L'Anticristo
IL TEMPO DELL'ANTICRISTO "Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo sappiamo che è l'ultima ora (...). Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio" (1 Gv 2,18-22).
Ma, se la battaglia contro l'Islam era stata vinta, altre battaglie
più insidiose attendevano il cristianesimo. Con il Rinascimento si cercò di portare
quell'equilibrio, fra mondo spirituale e mondo materiale, fra scienza e teologia, fra
ragione e fede, che nel periodo precedente era mancato. Tuttavia, l'umanesimo
rinascimentale imboccò ben presto la strada che lo porterà, nei secoli successivi, verso
l'Illuminismo e il Positivismo. Lo spirito dell'anticristo aveva ancora una volta sedotto
l'uomo facendo leva sul suo orgoglio e sulla sua fragilità. Quanti scandali e quante
infedeltà, non solo in quest'epoca, da parte degli stessi cristiani, hanno aiutato, anche
se indirettamente, lo spirito dell'anticristo!
Secondo periodo - In questa fase storica, che comprende il periodo che va dal XVIII secolo
fino al XX secolo, abbiamo il pieno sviluppo dello scientismo e del razionalismo. Qui
l'anticristo prosegue la sua opera di contrapposizione, di demolizione della Chiesa e del
Messaggio cristiano. Dopo avere diviso la Chiesa nella sua unità organica (a livello
teologico, liturgico, ecclesiologico e culturale, vere premesse di una unità anche
politica dell'Europa), inizia la sua campagna di demolizione ontologica del concetto di
uomo e della metafisica del creato. Scientismo e razionalismo, che ben poco avevano a che
fare con la vera "scienza" e la vera "retta ragione" intese in senso
tomista, rappresentavano la nuova sapienza da contrapporre al Cristianesimo. Una volta che
questa sapienza stabilì che solo il principio pensante era reale, essa giunse presto ad
identificarlo con l'Essere supremo, infine questo scomparve, dietro all'immagine
gigantesca, ma immaginaria, dell'uomo-re della natura e dio unico del suo piccolo
universo. L'anticristo giunse ad intaccare, in tal modo, l'uomo sul piano religioso,
intellettuale, sociale e morale.
Così, durante questi ultimi secoli, si cadde sempre più nel relativismo religioso e
morale. Con lo studio comparato delle religioni, si giunse alla conclusione che, in
pratica, le religioni si rassomigliano tutte e che esse sono il vero oppio dei popoli
(Marx). La società veniva così evolvendosi su principi essenzialmente immanestistici e
materialistici. Nasceva il marxismo, come reazione interna al capitalismo e alla società
liberal - borghese del XIX secolo, ma la visione del mondo e dell'uomo, ereditata
dall'Illuminismo e dal Positivismo, era sempre la stessa: Dio non esiste e l'uomo è un
animale come tutti gli altri, anche se ha la prerogativa della razionalità. Il marxismo,
nato nel seno del capitalismo europeo, esasperò semmai l'aspetto sociale e politico,
imponendo di fatto la dittatura di una classe (in realtà di un partito!) sulle altre. Al
mito dell'economia e del libero mercato, del liberalismo europeo, il marxismo contrappose
la dittatura in nome di un certo tipo di economia e di un certo tipo di credo
materialista, già insito nel capitalismo stesso. Liberalismo economico e marxismo, solo
apparentemente contrapposti, erano in realtà le due teste di un unico mostro, quelle del
materialismo pratico e teorico. Non per niente l'Apocalisse dipinge tutti i sistemi
politici sotto le sembianze di forme mostruose, cioè come l'immagine della multiforme
azione dell'anticristo.
A livello individuale, la cultura dell'anticristo si basò sempre più sul culto della
propria individualità (individualismo) e del proprio benessere (edonismo), sul
relativismo morale e religioso, che finirà ben presto per tramutarsi in quel nichilismo
che è la vera culla di ogni violenza sia individuale che collettiva dell'era moderna. Lo
spirito dell'anticristo, nel nostro tempo, ha scisso sempre più l'uomo dalla sua vera
origine e dal suo vero scopo, lasciandolo in balia della sua fragilità e della
precarietà dell'esistenza, come se un naufrago si trovasse a un tratto su una barca senza
timoniere, senza ricordare né da dove viene né dove deve andare.
Tuttavia, in questa seconda fase, siamo ancora nel tempo degli "anticristi",
come direbbe Giovanni. Solo quando tutti i preparativi saranno ultimati, preparativi
durati molti secoli, apparirà colui, cioè l'Anticristo, che dovrà incarnare alla
massima potenza il rifiuto della vera fede e della persona di Cristo in tutte le sue
dimensioni: umane, culturali, religiose e politiche. Egli, per avere successo (anche tra
gli eletti di Dio: Mt 24,24), userà le armi tipiche del serpente antico, cioè la
menzogna e l'inganno.
A dire il vero, non possiamo, cristianamente parlando, chiudere gli occhi di fronte ad una
molteplicità di segni che ci inducono a pensare che siamo ormai nella fase della piena
maturazione dei "tempi". Anche Giovanni Paolo II, in un discorso tenuto a Fatima
il 13/05/82, sembra presentire tale pericolo:"Di fronte a noi sta il pericolo
dell'apostasia da Dio, della lotta contro Dio e contro tutto ciò che è sacro e divino.
Siamo forse vicini al tempo predetto da S. Paolo, il tempo dell'anticristo che si alza
contro Dio e contro ogni specie di religione. E' il tempo però in cui anche lo Spirito
Santo mobilita, attraverso la Madonna, tutta la Chiesa." (Citato da don A. Mutti su
'Eco' 72 - Il riferimento è a 2 Tess, 2, 1-8). Di qui il compito della vigilanza che il
Vangelo sempre raccomanda (Lc 12,35).
IL VOLTO DELL'ANTICRISTO
"Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo...,
di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare..., quasi che il giorno del Signore
sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia
e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si
contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino
a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. [...] Il mistero dell'iniquità
è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo
allora sarà rivelato l'empio..., la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni
specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per
quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere
salvi" (2 Ts 2,1-10).
Se nel numero di settembre (1996), su questa stessa rivista, ho cercato di rendere ragione
delle parole di Giovanni (vedi 1 Gv 2,18-22) a proposito "dell'ultima ora" e
dell'Anticristo che deve venire, mi è sembrato giusto concludere il discorso
sull'Anticristo con questo secondo articolo, concentrando l'attenzione sulla sua persona e
sui segni che lo accompagneranno. Questo affinché nessuno si lasci ingannare da quello
che farà o dirà. Per fare questo ho preso il brano di Paolo ai Tessalonicesi, sopra
citato, come canovaccio interpretativo in quanto mostra i tratti fondamentali del nostro
problema.
In questo brano (2 Ts 2,1-12), Paolo, si limita a precisare che il ritorno (a quel tempo)
di Gesù non era imminente, ma che occorreva prima che si verificassero due fatti
fondamentali: l'"apostasia" e l'apparizione sulla scena della storia
(soprattutto della storia della Chiesa) dell'"uomo iniquo".
Cerchiamo ora di esaminare entrambi questi fatti.
La parola "apostasia", in teologia, significa l'abbandono volontario della fede
da parte di chi professava una determinata fede religiosa (nel nostro caso la fede
cristiana). Al concetto di apostasia si accompagna, per vicinanza tematica, anche il
concetto di "eresia", non come abbandono totale della fede, ma come abbandono di
singole verità che appartengono anch'esse all'insieme della rivelazione, così come la
Tradizione della Chiesa le ha tramandate. Ora, nell'era moderna e in particolare nel XX
secolo, ebbe luogo un fenomeno che, diversamente dall'eresia, non era mai accaduto nella
storia della Chiesa, cioè l'apostasia di massa di intere popolazioni un tempo cristiane.
Non si trattò più di un rifiuto di singole verità da parte di singoli o di piccoli
gruppi, ma del rifiuto organico, sistematico e pratico di ogni fede soprannaturale da
parte di vaste masse di uomini e donne. Fu un capovolgimento ontologico e antropologico
che segnò profondamente interi continenti e alla quale la Chiesa non era forse preparata.
Ed è questa l'"apostasia" cui Paolo si riferisce nella sua lettera ai
Tessalonicesi. Essa è un passaggio storico troppo importante e decisivo per la storia
della Chiesa e dell'umanità perché Paolo (e con lui tutta la Sacra Scrittura) non ci
facesse caso. Ed è proprio in questo humus materialista e immanentista che si fa strada
"l'uomo iniquo" di cui parla la lettera di Paolo. Tuttavia, lo si noti bene,
l'Anticristo, quando apparirà, non si presenterà apertamente come apostata, ma come un
rinnovatore religioso, amico di Dio e degli uomini. Ma qui sta la menzogna e l'inganno,
poiché la sua sarà in realtà una eresia gnostica molto vicina al Modernismo. Esso si
servirà della secolarizzazione, da una parte, e del risorgente sincretismo religioso alla
"New Age", dall'altra, per attaccare, dall'interno, il nocciolo del
cristianesimo, cioè Gesù Cristo. Proprio per lui sembrano state dette queste parole di
Gesù: "In verità, in verità vi dico: Chi non entra per la porta nell'ovile delle
pecore, ma s'arrampica da un'altra parte, è un ladro e un bandito. Chi invece entra per
la porta, è il pastore delle pecore [...] in verità vi dico: Io sono la porta delle
pecore..." (Gv 10,1-2;7a).
Allora che cosa distingue gli anticristi dall'Anticristo? Ci sono, a mio modesto parere,
una pluralità di gradi nel fare il male, come ci sono diversi gradi nel fare il bene. Un
santo, ad esempio, raggiunge un grado di perfezione superiore rispetto ad un cristiano
mediocre. La stessa cosa accade anche nel male dove, l'Anticristo personificato,
raggiungerà una perfezione maggiore nel fare e nel volere il male, superiore al resto
degli anticristi che l' hanno preceduto. Egli s'insuperbirà talmente che si contrapporrà
a Cristo stesso fino a sedere nel tempio di Dio, come dice Paolo, non come servo dei servi
ma con un culto maniacale per la propria persona, "additando se stesso come
Dio".
Che cosa s'intende per "tempio"? Per tempio di Dio si possono intendere tre
cose: a) il cuore dell'uomo, in quanto egli esercita un potere seduttore là dove dovrebbe
regnare solo Dio (Mt 24,24; Ap 13,1-8); b) il tempio di pietra, cioè il centro religioso
della cristianità cattolica, ovvero il Vaticano. La Sacra Scrittura, con Ezechiele, parla
anch'essa di un luogo concreto dove è situato questo tempio: "seggio divino in mezzo
ai mari" (28,2) e, con Isaia, di "monte dell'assemblea nelle parti più remote
del settentrione" (14,13); c) la Chiesa come tempio dove dimora il popolo di Dio. Io
propendo più per l'interpretazione "b", anche se le soluzioni "a" e
"c" sono strettamente collegate e contigue al punto "b".
Paolo dice ancora che "Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario
che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato
l'empio...". Questo significa che l'azione del male contro la Chiesa era già in atto
ai tempi di Paolo, ma che solo quando sarà tolto di mezzo la fede in Cristo, per mezzo
dell92attuale apostasia (o secolarizzazione) di massa e dopo che l'annuncio del Vangelo,
grazie anche ai numerosi viaggi papali e l'impegno di tanti missionari sparsi per il
mondo, sarà stato portato a tutti i popoli della terra, come già sta avvenendo, l'empio
potrà rivelarsi in tutta la sua potenza di seduttore.
Dicevamo sopra che egli, secondo Paolo, sederà nel tempio. Nessuno può assidersi nel
"tempio di Dio", nel nostro caso all'interno della Santa Sede, senza avere una
qualche dignità sacerdotale o episcopale. Infatti, il termine "sedere nel tempio di
Dio" esprime innanzi tutto una dignità e una qualità "sacra" di comando,
o di grandi responsabilità, da parte di chi "siede" nel tempio. E' perciò
probabile che egli sia attualmente collocato nella gerarchia cattolica (anche se non è
necessario che lavori già in Vaticano), estremamente colto in teologia e nelle scienze
umane e che, prima di cambiare segretamente padrone, sia stato un campione nel campo dello
spirito. Egli sarà per questo il Giuda perfetto, come già scriveva s. Giovanni:
"Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri,
sarebbero rimasti con noi; ma doveva rendersi manifesto che non tutti sono dei
nostri" (1 Gv 2, 19. Vedere anche 2 Pt 2,20-22).
Il problema dell'Anticristo, o falso profeta come lo chiama l'Apocalisse (16,13), è
quindi un fatto che riguarda prima di tutto la vita della Chiesa. Esso non giunge
dall'esterno, ma dall'interno. Egli è il cavallo di Troia del Dragone (il diavolo), della
prima e seconda bestia (cioè della massoneria mondiale e della massoneria infiltrata
nella gerarchia della Chiesa), citati nell'Apocalisse (Ap 13), che vogliono una chiesa
fantoccio, non più al servizio di Dio, ma del mondo e dei suoi più o meno occulti
padroni.
Il suo cavallo di battaglia sarà l'ecumenismo e il rinnovamento della Chiesa in molti
campi, ma in realtà sarà una sorta di neomodernismo. Alcuni segni già si avvertono in
diversi paesi europei dove, i suoi epigoni, già si battono per il sacerdozio per donne e
uomini sposati; l'abolizione del celibato dei sacerdoti; l'ammissione ai sacramenti dei
divorziati; la democratizzazione del governo della Chiesa, fino ad arrivare anche alla
trasformazione della s. Messa facendo di essa una semplice commemorazione di tipo
protestante, eliminando di fatto l'eucaristia (Mt 24,15).
Sarà il paladino del dialogo, ma non della comunione fraterna; della filantropia, ma non
della carità; della cultura, ma non della sapienza di Dio; sembrerà saggio per il mondo,
ma sarà empio agli occhi di Dio; sembrerà benedire, ma in realtà le sue saranno
maledizioni; forse farà anche dei prodigi (Mt 24,24), ma questi non verranno da Dio;
sembrerà essere il rinnovatore della Chiesa, ma in realtà sarà uno scismatico e
cercherà di dividere e di demolire la Casa di Dio fra gli uomini, tuttavia non riuscirà
nel suo intento perché il Verbo di Dio interverrà personalmente (Ap 19,20). Tale
intervento è annunciato implicitamente anche a Fatima e, recentemente, ribadito dalla
Vergine stessa a don Stefano Gobbi in un messaggio del 5 dicembre 1994:"...Ti
confermo che per il grande giubileo del duemila avverrà il trionfo del mio Cuore
Immacolato, che vi ho predetto a Fatima ed esso si realizzerà con il ritorno di Gesù
nella gloria, per instaurare il suo Regno nel mondo...".
Profezia sull’Anticristo
Attribuita a S. Odilia o Ottilia nata circa nel 660 e morta circa nel 720. Ascolta o mio, fratello poiché io ho visto il terrore della foresta e delle montagne, lo spavento che ha agghiacciato i popoli. t venuto il tempo quando la ... sarà chiamata la nazione più battagliera della terra. È arrivata l'epoca quando sorgerà dal suo seno il guerriero terribile che intraprenderà la guerra mondiale e che i popoli in armi chiameranno l'Anticristo.
Colui che sarà maledetto dalle madri piangenti i loro figliuoli come Rachele.Venti popoli diversi si combatteranno in questa guerra.. Il conquistatore si partirà dalle rive del Danubio. La guerra che egli incomincerà sarà la più spaventosa che l'umanità abbia mai vista.
Le armi saranno dei pendagli lucenti che le loro mani brandiranno come torce infiammate. Egli riporterà delle vittorie in terra ed in mare e fino nell'aria perché si libreranno i suoi guerrieri alati fino al firmamento e getteranno il fuoco sulle città e causeranno grandi incendi.
Le nazioni saranno sorprese ed esclameranno: "Da dove viene la sua forza?"
La terra sarà distrutta per il cozzo dei combattimenti. I fiumi saranno rossi di sangue ed i mostri marini stessi s'immergeranno nel più profondo degli oceani atterriti.
Le generazioni future si stupiranno che i loro avversari non abbiano arrestato la marcia della vittoria. Torrenti di sangue coleranno giù dalle montagne; questa sarà l'ultima battaglia, con tutto ciò il conquistatore avrà raggiunto l'apogeo dei suoi trionfi, verso il sesto mese del secondo anno di ostilità.
Questa sarà la fine del primo periodo detto delle vittorie sanguinose.
Egli crederà allora di poter dettare le sue condizioni.
La seconda parte eguaglierà in lunghezza la metà della prima.
Sarà chiamato il periodo di dominazione. Sarà fecondo di sorprese che faranno fremere i popoli. Questa non sarà ancora la fine, ma il principio della fine allorquando il combattimento si svolgerà nella città delle città.
A questo momento molti dei suoi lo vorranno lapidare, ma si faranno cose prodigiose in oriente.
Il terzo periodo sarà di corta durata, si chiamerà il periodo d'invasione perché per un giusto ritorno di cose il paese conquistatore sarà invaso da tutte le parti.
Le armate saranno diminuite per gran mali e tutti diranno: "Il dito di DIO è là".
I popoli crederanno che la fine sia vicina, lo scettro cambierà di mano in mano; i suoi si rallegreranno. Tutti i popoli spogliati riacquisteranno quello che essi avevano e qualche cosa dì più.
La regione parigina sarà salvata essa stessa a causa delle montagne benedette e delle sue donne devote.
Tuttavia tutti avranno aumento delle proprie perdite. Ma i popoli andranno sulle montagne e renderanno grazie al Signore perché gli uomini avranno visti tali orrori e abominazioni in questa guerra che per generazioni non se ne vedranno più.
L'ora della pace sulla spada sarà arrivata e si vedranno i due corni della luna riunirsi alla croce perché in questi giorni gli uomini atterriti adoreranno DIO, in verità il sole brillerà di uno splendore insolito.
(Articoli apparsi sul mensile "Il Segno del Soprannaturale" e gentilmente concessi dall'autore)