Atti di Andrea
1.
MIRACOLI DEL BEATO ANDREA APOSTOLO *
[1,
1] La regione di Andrea e la liberazione di Matteo. Dopo il nobile e glorioso
trionfo dell'ascensione del Signore, gli apostoli si dispersero in diverse
regioni per predicare la parola di Dio.
[2]
L'angelo del Signore andò allora dall'apostolo Andrea e gli disse: "Alzati
e va' nella città di Mirmidone e libera tuo fratello Matteo dallo squallore del
carcere in cui si trova" Egli domandò: "Signore, ma io non conosco la
strada! Co me andrò?". "Va' - rispose - alla spiaggia del mare; là
troverai una nave: sali subito su di essa. Io, infatti, sarò la guida del tuo
viaggio".
[3]
Improvvisamente, quel luogo tremò, nel carcere risplendette una grande luce,
gli occhi del beato apostolo furono ristabiliti, furono infrante le catene di
tutti, fu spaccato il legno nel quale erano avvinti i loro piedi, e tutti
magnificavano Dio, dicendo: "Grande è il Dio predicato dai suoi
servi!".
[4]
Già gli si strappavano i capelli dal capo e scorreva il sangue dalla testa,
allorché pregò il Signore: "Apri, Signore te ne prego, gli occhi dei loro
cuori affinché conoscano te vero Dio e desistano da questa iniquità. Non
addossare loro questo peccato poiché non sanno ciò che fanno".
[2,
1] Il cieco indemoniato. Allontanatosi da quel luogo, Andrea ritornò nella sua
regione.
[2]
Il beato Andrea gli rispose: "So bene che questa non è la voce di un uomo,
ma del diavolo che impedisce a questo uomo di riacquistare la vista". E
rivoltosi a lui, gli toccò gli occhi e subito riacquistò la luce e glorificava
Dio.
[3,
1] Il servo di Demetrio da Amasea. Demetrio, primo cittadino di Amasea, aveva un
servo egiziano che amava con un amore eccezionale. Costui fu colpito da febbre
ed esalò lo spirito. Venuto a conoscenza dei segni che faceva il beato
apostolo, Demetrio andò da lui, si prostrò ai suoi piedi con lacrime e gli
disse: "Ritengo che nulla ti sia difficile, ministro di Dio. Il mio ragazzo
che amavo di amore eccezionale, è morto. Ti supplico di venire a casa mia e
restituirmelo".
[2]
All'udire ciò il beato apostolo, commosso per le sue lacrime, andò nella casa
ove giaceva il ragazzo e, predicando ininterrottamente quanto concerne la
salvezza del popolo, si rivolse al cadavere, dicendo: "Dico a te, ragazzo,
in nome di Gesù Cristo, Figlio di Dio, alzati e sta' su sano e salvo".
Subito il ragazzo egiziano s'alzò, ed egli lo restituì al suo signore.
[4,
1] Sostrato e la madre. Un ragazzo cristiano, di nome Sostrato, andò
segretamente dal beato Andrea per dirgli: "Mia madre, invaghita della mia
bellezza, mi perseguita di continuo affinché mi unisca a lei. Giudicando questo
un'infamia, fuggii inorridito. Ma lei, mossa da fiele, andò dal proconsole
accusandomi del suo crimine. So che, quando sarò accusato, non risponderò
nulla: preferisco, invero, perdere la vita piuttosto di scoprire il crimine di
mia madre. Ti confesso questo affinché abbi la compiacenza di supplicare il
Signore per me acciocché non perda la vita, innocente".
[2]
Mentre egli parlava così vennero i ministri del proconsole per prenderlo. Ma il
beato apostolo, dopo aver fatto una preghiera, s'alzò e andò con il ragazzo.
[3]
Dopo che egli le parlò così, la donna disse: "Ascolta, proconsole! Dopo
che mio figlio aveva tentato di agire così, si pose al seguito di quest'uomo e
non si allontanò più da lui". Irritato da ciò, il proconsole ordinò che
il ragazzo fosse chiuso in un otre da parricida e gettato nel fiume, e Andrea
rinchiuso in carcere fino a quando fosse scelto il supplizio per eliminare anche
lui.
[5,
1] Gratino e famiglia. Il figlio di Gratino di Sinope mentre si stava lavando
nel bagno delle donne, fu colpito da forti dolori di testa ed era terribilmente
tormentato da un demone. Allora Gratino mandò una lettera al proconsole nella
quale domandava di supplicare Andrea perché andasse da lui, giacché egli era
stato colpito dalla febbre ed era gravemente malato, sua moglie poi era gonfia a
causa dell'idropisia. Alla preghiera del proconsole, Andrea salì su di un
veicolo e andò nella città.
[2]
Andato poi al letto dell'uomo, disse: "Giustamente sei afflitto da una
noiosa infermità, avendo tu abbandonato il letto matrimoniale per unirti a una
prostituta. In nome del Signore nostro Gesù Cristo, alzati guarito e non
peccare più per non cadere in una malattia più grave". E fu guarito.
[3]
Mentre così parlava, il liquido se ne andò via dalla parte inferiore e fu
risanata con suo marito.
[6,
1] L'apostolo a Nicea. Dopo partì per Nicea ove sette demoni dimoravano tra le
tombe poste a lato della strada. A mezzogiorno lanciavano sassi contro la gente
e avevano già ucciso molti. All'arrivo del beato apostolo, tutta la città gli
andò incontro con rami d'olivo, innalzando lodi e dicendo: "La nostra
salvezza sta nelle tue mani, o uomo di Dio!".
[2]
Egli ringraziando Dio della loro fede, ordinò che gli stessi demoni fossero
presenti davanti a tutto il popolo: e vennero sotto forma di cani.
[7,
1] Il giovane ucciso dai sette cani. Mentre egli si avvicinava alla porta di
Nicodemia, si stava trasportando un morto su di una barella: il vecchio padre,
sostenuto dalle braccia dei servi, solo a stento riusciva a seguire la
sepoltura. Anche la madre aggravata dalla stessa età, con i capelli spettinati,
seguiva il feretro lamentandosi a gran voce e dicendo: "Guai a me! Alla mia
età devo mettere per la sepoltura del figlio quanto avevo preparato per la mia
sepoltura!".
[2]
Il beato apostolo allargando nuovamente le braccia verso il cielo, pregò:
"Ritorni, ti prego, Signore, l'anima del fanciullo, affinché tutti
abbandonino gli idoli e si convertano a te. La sua rianimazione sia la salvezza
di tutti coloro che stanno per perire, e così più non siano sotto il dominio
della morte, bensì, divenuti tuoi, meritino la vita eterna". I fedeli
risposero: "Amen!".
[8,
1] Viaggio a Bisanzio. Partito di lì, l'apostolo del Signore salì in una nave
diretta verso il mare dell'Ellesponto: navigava diretto a Bisanzio. Ma ecco che
incapparono in un mare tempestoso, dominato da un forte vento, tanto che la nave
stava per affondare. Mentre tutti si aspettavano la fine, il beato Andrea pregò
il Signore, poi comandò al vento e lo fece tacere; le onde del mare si
quietarono e ritornò la bonaccia. Liberati tutti dal presente pericolo,
giunsero a Bisanzio.
[9,
1] Di qui proseguirono per la Tracia. Qui, da lontano, videro una folla di
uomini che portavano in mano spade e lance come se li volessero assalire. Appena
li scorse, l'apostolo Andrea fece verso di loro il segno di croce, dicendo:
"Ti prego, Signore, di far cadere a terra il loro padre che li ha istigati
a fare questo. La potenza divina li sconvolga, sicché non possano nuocere a
quanti sperano in te".
[2]
Allorché diceva questo, un angelo del Signore passò con grande splendore, toccò
le loro spade e tutti caddero bocconi, e quando passò il beato apostolo non ne
ebbe nocumento alcuno: gettate le spade, tutti, infatti, lo adoravano. L'angelo
del Signore si allontanò poi da loro con un grande chiarore.
[10,
1] Il santo apostolo quando giunse a Perinto, città marittima della Tracia,
trovò una nave in partenza per la Macedonia. Gli apparve nuovamente un angelo
del Signore e gli ordinò di imbarcarsi sulla nave.
[2]
Predicando egli in nave la parola di Dio, il nocchiero e tutti quelli che erano
con lui credettero nel Signore Gesù Cristo. L'apostolo santo glorificava Dio
che anche in mare non mancasse chi prestasse orecchio alla sua predicazione e
credesse nel Figlio di Dio onnipotente.
[11,
1] I fratelli di Filippi. A Filippi c'erano due fratelli, uno dei quali aveva
due figli, l'altro due figlie, ed essendo nobili, avevano molti beni. Uno disse
all'altro: "Abbiamo abbondantissime ricchezze, ma tra i cittadini non ve n'è
alcuno degno di unirsi alla nostra stirpe. Su, facciamo un'unica famiglia: i
miei figli prendano le tue figlie, e così le nostre ricchezze resteranno più
facilmente unite". Questo parlare fu gradito al fratello e fecero un patto
al quale si obbligarono con la caparra inviata dal padre dei giovani.
[2]
Tre giorni dopo venne il beato apostolo. Vedendolo, se ne rallegrarono molto,
gli andarono incontro con corone, si prostrarono ai suoi piedi e dissero:
"Essendo stati avvertiti, aspettavamo, servo di Dio, la tua venuta affinché
ci dica che dobbiamo fare. Ci giunse, infatti, la parola di aspettarti e ci fu
detto di non unire i nostri figli prima della tua venuta".
[3]
Dopo che ebbe parlato così, i loro parenti furono commossi e dissero: "Ti
domandiamo, signore, di supplicare per noi il tuo Dio poiché è nell'ignoranza
che abbiamo compiuto questo delitto".
[12,
1] La domanda del giovane Essuo. A Tessalonica c'era un giovane molto nobile e
ricco, di nome Essuo. All'insaputa dei suoi parenti, andò dall'apostolo e,
prostratosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Servo di Dio, indicami,
ti prego, la via della verità. Ho saputo, infatti, che tu sei un vero ministro
di colui che ti ha mandato". Il santo apostolo gli predicò il Signore Gesù
Cristo: il giovane credette, si aggregò al santo apostolo, più non ricordò i
parenti n‚ ebbe cura delle ricchezze.
[2]
Il santo apostolo, lasciato il ritiro, prese a predicare loro la parola di Dio.
Ma essi non volevano ascoltare. Ritornò allora al giovane e chiuse la porta di
casa. Ma essi radunarono una coorte e poi andarono a incendiare la casa in cui
si trovava il giovane, dicendo: "Perisca il giovane che abbandonò parenti
e patria!".
[3]
A questa vista, i parenti del giovane, dicevano: "Ecco che nostro figlio è
già divenuto mago!". E, presa una scala, volevano salire fino al ritiro
per ucciderlo con la spada. Ma il Signore li accecò, tanto che non vedevano i
gradini della scala. E mentre persistevano in questa perversità, un cittadino
di nome Lisimaco, disse: "Perché, uomini, vi affaticate per nulla? Dio,
infatti, combatte in favore di queste persone e voi lo ignorate? Desistete da
questa follia affinché l'ira celeste non vi distrugga".
[4]
Era tanto il pentimento del cuore di tutti, che Lisimaco disse: "Cristo,
predicato dal suo servo Andrea, è veramente Figlio di Dio!". Rialzati poi
dall'apostolo, furono corroborati nella fede: soltanto i parenti del giovane non
vollero credere; maledicendo l'adolescente se ne ritornarono in patria e
presentarono i loro averi alle pubbliche autorità. E dopo cinquanta giorni
morirono tutti e due nello spazio di un'ora. Ma siccome gli uomini di quella
città volevano bene al giovane a causa della sua bontà e dolcezza, la pubblica
autorità gli concesse tutto il patrimonio e così venne a possedere tutto
quanto avevano posseduto i suoi parenti. Con ciò però non si allontanava
dall'apostolo, bensì distribuiva i proventi dei campi per i bisogni dei poveri
e per le cure degli indigenti.
[13,
1] Il figlio di Carpiano. Poi il giovane supplicò il beato apostolo affinché
andassero insieme in Tessalonica. Quando giunsero, tutti gli si fecero intorno,
lieti di rivedere il giovane.
[2]
Allora suo padre andò a casa e disse al fanciullo: "Oggi sarai guarito,
carissimo figlio Adimato"; così si chiamava il fanciullo. Questi rispose:
"Si è proprio avverato il mio sogno! In visione mi apparve, infatti,
quest'uomo che mi avrebbe guarito". Così dicendo indossò i suoi abiti,
s'alzò da letto e, di corsa, si diresse al teatro per non essere seguito dai
parenti. Prostratosi ai piedi del beato apostolo ringraziava della riacquistata
salute.
[14,
1] Il giovane soffocato. Un cittadino che aveva un figlio colpito da uno spirito
immondo, pregava il beato apostolo dicendo: "Uomo di Dio, guarisci, te ne
prego, mio figlio, tormentato malamente dal demonio". Ma il demonio, saputo
che sarebbe stato scacciato, spinse il figlio in una cella segreta e lo soffocò
strozzando con il laccio l'anima sua. Il padre del fanciullo, trovatolo morto,
pianse molto e disse ai suoi amici: "Portate il cadavere al teatro.
Confido, infatti, che potrà essere risuscitato dall'ospite che predica il vero
Dio".
[2]
Quando fu trasportato e posto davanti all'apostolo, egli raccontò come fosse
stato ucciso dal demonio, e disse: "Uomo di Dio, credo che, per opera tua,
egli potrà risorgere". L'apostolo rivoltosi al popolo, domandò: "A
che giova, uomini di Tessalonica, che vediate queste cose, se poi non
credete?". Ma gli risposero: "Non dubitare, uomo di Dio! Quando costui
sarà risorto, noi tutti crederemo". A queste parole l'apostolo disse:
"In nome di Gesù Cristo, alzati, fanciullo!". E subito risorse.
[15,
1] Il figlio di Medea. Andò da lui un certo uomo di Filippi di nome Medea il
cui figlio era ammalato in uno stato di estrema debolezza. Disse all'apostolo:
"Uomo di Dio, ti supplico di restituirmi mio figlio, il cui corpo è ora in
stato di estrema debolezza". Così dicendo, piangeva molto.
[2]
Mentre entrava dalla porta della città, un vecchio gli andò incontro pregando
per i figli che, per una colpa indicibile, Medea aveva condannato alla pena del
carcere ed erano coperti di ulcere purulente.
[3]
Siccome la gente gridava e diceva: "Servo di Dio, Andrea, guarisci anche i
nostri malati!", l'apostolo disse al giovane: "Va' per le case ove ci
sono malati e nel nome di Gesù Cristo, nel quale sei stato guarito, tu ordina
loro di alzarsi". Ed egli, tra lo stupore della gente, andò per le case
ove c'erano malati, e con l'invocazione del nome di Cristo restituiva loro la
salute. Tutto il popolo credette e, offrendo regali, domandavano di ascoltare la
parola di Dio. Ma il beato apostolo predicava la parola e non prendeva alcun
regalo.
[16,
1] La figlia di Nicola. Un cittadino di nome Nicola mostrò una carrozza dorata
con quattro candidi muli e l'offrì al beato apostolo, dicendo: "Prendi,
servo di Dio; tra quanto mi appartiene non trovai nulla di più amabile;
desidero solo che sia guarita mia figlia tormentata da una grave tortura".
[2]
Da te desidero ricevere questo: che l'uomo interiore conosca il vero Dio suo
fattore e creatore di tutte le cose, che respinga le cose terrene e desideri le
celesti, che trascuri le caduche e ami le durature, che rinneghi le cose
visibili e che con la contemplazione scorga le tensioni spirituali, affinché
tu, dopo avere esercitato i sensi in queste cose, possa meritare di raggiungere
la vita eterna, e in quelle gioie eterne goda anche di questa figlia restituita
alla sanità".
[17,
1] Un indemoniato. Il giorno seguente, mentre egli insegnava, un giovane gridò
a gran voce: "Che c'è tra te e noi Andrea, servo di Dio? Sei venuto per
toglierci dalle nostre dimore?". Allora il beato apostolo chiamò a s‚ il
giovane, e disse: "Racconta, operatore di delitti, quale sia il tuo
lavoro". Ed egli: "Io ho dimorato in questo giovane fin dalla sua
fanciullezza, pensando che mai ne sarei stato allontanato. Ma tre giorni
addietro ho udito suo padre che diceva a un amico: "Vado da un uomo,
Andrea, che è servo di Dio ed egli guarirà mio figlio". Ed ora temendo i
tormenti ai quali tu ci condanni, sono venuto per uscire da lui davanti a
te". Così dicendo, si prostrò ai piedi dell'apostolo e uscì dal giovane,
il quale guarì e s'alzò glorificando Dio.
[2]
Era così grande la grazia da Dio concessa al santo apostolo, che spontaneamente
venivano tutti a sentire la parola della salvezza, dicendo: "Spiegaci, uomo
di Dio, chi è il vero Dio nel cui nome guarisci i nostri malati".
[18,
1] Il proconsole Virino e i suoi soldati. Mentre accadevano queste cose venne
fuori un nemico della predicazione apostolica e andò dal proconsole Virino,
dicendo: "A Tessalonica venne un uomo iniquo che predica la distruzione dei
templi degli dèi, l'eliminazione delle cerimonie e lo sradicamento di tutte le
norme dell'antica legge. Predica il culto di un solo Dio, del quale afferma di
essere servo".
[2]
Intanto il proconsole, vedendo che l'apostolo non gli era stato condotto come
aveva ordinato, fremette come un leone e mandò altri venti soldati. Anche
questi salirono nella casa, ma alla vista dell'apostolo restarono turbati e non
dissero nulla. Udito ciò, il proconsole montò sulle furie e inviò un grande
numero di soldati affinché lo portassero davanti a lui con la forza.
[3]
Nel mentre giunse il proconsole, tutto furente, e pur stando presso il santo
apostolo non riusciva a vederlo. Ma egli disse: "Io sono colui che tu
cerchi, proconsole!". Immediatamente gli si aprirono gli occhi, lo vide e
disse sdegnato: "Che genere di pazzia è questa? Tu disprezzi il nostro
ordine e sottoponi alle tue parole i nostri ministri? E' chiaro che tu sei mago
e malefico. Ora ti sottoporrò alle fiere per il disprezzo degli dèi e di noi,
e allora vedrai se il crocifisso che tu predichi ti potrà liberare". Il
beato apostolo rispose: "E' necessario che tu creda, proconsole, al Dio
vero e a suo Figlio Gesù Cristo da lui mandato, particolarmente vedendo come
sia interessato anche uno dei tuoi soldati".
[4]
Prostratosi in preghiera il santo apostolo elevò per lungo tempo preghiere al
Signore, poi toccò il soldato, dicendo: "Alzati! Ti risuscita il mio Dio
Gesù Cristo, ch'io predico". Subito il soldato s'alzò e stette dritto
sano e salvo.Siccome
il popolo esclamava: "Gloria al nostro Dio!", il proconsole disse:
"Non crediate, gente, non crediate al mago!".
[5]
L'apostolo condannato alle fiere. Allora il proconsole se ne andò adirato al
pretorio. Al mattino fece immettere fiere nello stadio e poi ordinò che fosse
trascinato il beato apostolo e gettato nello stadio. Fu preso, dunque, tirato
per i capelli, spinto con bastoni e, gettato nell'arena. Liberarono un cinghiale
feroce e terribile: questo fece, per tre volte, il giro del santo di Dio, ma non
gli fece nulla. Alla vista di ciò, il popolo diede gloria a Dio.
[6]
Finalmente il proconsole, furente, ordinò di liberare un ferocissimo leopardo.
Appena liberato, scansò il popolo, salì al sedile del proconsole, afferrò suo
figlio e lo soffocò. Ma il proconsole era sotto una tale demenza che di fronte
a tutte queste cose n‚ si doleva n‚ parlava.
[19,
1] Il serpente straordinario. Quando accadevano queste cose, un giovane che era
con l'apostolo, raccontò alla madre quanto era avvenuto e l'indusse ad andare
incontro al santo: lei andò, gli si prostrò ai piedi e anelava ascoltare la
parola di Dio. Poi, quand'ebbe terminata la predicazione, lo supplicò di andare
in un suo campo ove c'era un serpente di straordinaria grandezza che devastava
tutta la zona.
[2]
Il santo apostolo giunse poi al campo della donna ove giaceva morto un bambino
che era stato percosso dal serpente. Vedendo i suoi parenti piangere, disse
loro: "Il nostro Dio, che vuole la vostra salvezza, mi ha mandato qui
affinché crediate in lui. Or dunque andate a vedere l'uccisore di vostro
figlio, morto". Essi risposero: "Se vediamo che è stato vendicato,
noi non rimpiangeremo la morte del figlio".
[20,
1] Un sogno dell'apostolo. Il giorno appresso il beato apostolo vide un sogno
che raccontò così ai fratelli: "Ascoltate, carissimi, il mio sogno. Vidi
un monte straordinariamente alto spoglio di qualsiasi cosa terrena ad eccezione
di una luce così splendente che pareva illuminasse tutto il mondo. Ed ecco
accanto a me i carissimi fratelli apostoli Pietro e Giovanni. Giovanni stese una
mano all'apostolo Pietro e l'innalzò in cima al monte, poi, rivoltosi a me, mi
pregò di salire dopo Pietro, dicendo: "Andrea, tu berrai il calice di
Pietro"! Poi, stese le mani, mi disse: "Avvicinati, allunga le tue
mani per avvicinarle alle mie e unire il tuo capo al mio capo". Ciò fatto,
mi trovai più piccolo di Giovanni. Poi mi disse: "Vuoi conoscere il
significato di quanto tu vedi e chi sia colui che ti parla?" e io:
"Desidero conoscere queste cose". Ed egli a me: "Io sono la
Parola della croce dalla quale prossimamente tu penderai per il nome di colui
che tu predichi". Mi disse pure molte altre cose che ora è necessario
tacere, ma appariranno manifeste allorché mi accosterò a questa immolazione.
[2]
Si radunino ora tutti coloro che hanno accolto la parola di Dio e io li
raccomanderò al Signore Gesù Cristo affinché voglia custodirli immacolati
nella sua dottrina. Io ormai mi stacco dal corpo e vado a raggiungere quella
promessa che si è degnato concedermi il dominatore dei cieli e della terra,
Figlio del Dio onnipotente, che con lo Spirito santo, vero Dio, vive per sempre
nei secoli".
[3]
E così per cinque giorni li ammaestrava e confermava nei precetti di Dio. Poi,
allargate le mani, pregò il Signore, dicendo: "Custodisci, ti prego,
Signore, questo gregge che già ha conosciuto la tua salvezza, sicché contro di
lui non prevalga il maligno e ottenga di custodire inviolato per tutti i secoli
quanto, per tuo ordine, io ho trasmesso ed egli ha accolto". Allorché
terminò di dire ciò, tutti i presenti risposero: "Amen".
[21,
1] Da Tessalonica a Patrasso Molti fedeli della Macedonia lo accompagnarono con
due navi. Nel desiderio di sentire le sue parole, tutti bramavano salire sulla
nave nella quale viaggiava l'apostolo, affinché anche in mare non mancasse loro
la parola di Dio. Ma l'apostolo disse loro: "Conosco il vostro desiderio,
però questa nave è troppo piccola. I fanciulli e il bagaglio siano dunque
caricati sulla nave più grande; voi, invece, salite su questa più piccola e
viaggeremo insieme". Diede loro Antimo affinché li consolasse, poi ordinò
che salissero su di un'altra nave che doveva essere sempre vicina alla sua in
modo che anch'essi lo potessero vedere e udire la parola di Dio.
[2]
Mentre egli prendeva un po' di sonno, a causa di un leggero colpo di vento uno
cadde in mare. Antimo lo svegliò, dicendogli: "Aiuto, dottore buono! E'
perito uno dei tuoi servi". Appena si svegliò, l'apostolo rimproverò e
fece quietare il vento, e il mare ritornò tranquillo; mentre l'uomo, che era
caduto, fu accompagnato alla nave con l'aiuto dell'onda e Antimo, presolo per
mano, lo tirò sulla nave. Tutti ammirarono la virtù dell'apostolo e il fatto
che fosse obbedito anche dal mare.
[22,
1] Il proconsole Lisbio. Siccome molti lo pregavano che andasse in casa loro,
egli rispose: "Viva il Signore! Non andrò se non dove mi ordinerà il
Signore". Ma nel sonno notturno non ebbe alcuna rivelazione.
[2]
"Io - rispose - odiavo la via che tu insegni e ho inviato delle navi con
soldati al proconsole della Macedonia affinché ti mandasse incatenato qui da
me, per condannarti a morte, ma a causa di naufragi non riuscirono ad arrivare
dove erano stati mandati. Persistendo io nella mia intenzione di annientare la
tua vita, mi apparvero due Etiopi che mi colpirono con flagelli, dicendo:
"Non abbiamo qui più alcun potere perché venne quell'uomo che tu volevi
perseguitare. Ma in questa notte nella quale abbiamo ancora potere ci
vendichiamo contro di te". E lasciatomi gravemente ferito si allontanarono
da me. Tu ora, uomo di Dio, supplica il Signore affinché, perdonandomi questo
delitto, io sia guarito dall'infermità che mi ha colpito".
[23,
1] La concubina Trofima. Allora Trofima, che una volta era stata concubina del
proconsole e che ora si era già associata a un altro uomo, aderì
all'insegnamento apostolico e perciò a volte andava in casa del proconsole ove
insegnava sempre l'apostolo. Il suo uomo, adirato, andò dalla sua signora e le
disse: "Memore della condotta di prostituta che aveva tenuto con il signor
mio proconsole, ora è nuovamente ritornata a lui". E lei, piena di fiele,
esclamò: "Per questo motivo, dunque, mio marito mi ha abbandonato e ormai
da sei mesi non si unisce più a me! Egli ama la sua ancella!". Chiamato il
procuratore, ordinò che fosse condannata per prostituzione e, senza indugio, fu
condotta al postribolo e affidata al mezzano.
[2]
Ma Lisbio non sapeva nulla di tutto ciò: la cercava, ma era illuso dalla
moglie. Lei poi, entrata nel postribolo, pregava con assiduità: quando venivano
quelli che volevano toccarla lei poneva il vangelo che portava seco sul suo
petto e subito chi le si avvicinava perdeva le forze. Un giorno venne un uomo
impudicissimo per oltraggiarla e, siccome lei resisteva, quello le stracciò le
vesti, e il vangelo cadde a terra. Allora Trofima, lacrimando, stese la mani al
cielo e disse: "Tu, Signore, in nome del quale io amo la castità, non
permettere che sia contaminata". Subito le apparve un angelo del Signore, e
il giovane cadde morto ai suoi piedi, mentre lei, rasserenata, benediceva e
glorificava il Signore che non aveva permesso che si facesse beffa di lei. Ma
poi, nel nome di Gesù Cristo, risuscitò il giovane e tutta la città accorse a
vedere questo spettacolo.
[3]
La moglie del proconsole andò invece al bagno con il suo procuratore. E mentre
si lavavano apparve loro un terribile demone che li percosse tutti e due e
caddero morti. Si elevò allora un gran pianto, mentre all'apostolo e al
proconsole fu comunicato che sua moglie era morta con un mezzano.
[4]
Callista moglie del proconsole. Dopo queste parole, il proconsole andò al
pretorio, mentre il santo apostolo ordinò che fosse portato il corpo. Poi,
avvicinatosi, disse: "Ti prego, Gesù Cristo, Signore benigno, affinché
questa donna sia risuscitata e conoscano tutti che tu solo, Signore Dio, sei
misericordioso e giusto e non permetti che periscano gli innocenti". Toccò
poi la testa della donna, dicendo: "In nome di Gesù Cristo, mio Dio,
alzati!". Subito la donna risorse e, a faccia bassa, piangendo e gemendo,
guardava a terra. L'apostolo le disse: "Entra in camera tua e prega
ritirata, fino a quando il Signore ti conforterà". Lei rispose:
"Fammi prima rappacificare con Trofima, contro la quale ho agito così
male". Il santo apostolo rispose: "Non temere! Trofima, infatti, non
si ricorda più del male, n‚ attende la vendetta, bensì ringrazia Dio di
tutto ciò che le è accaduto". E chiamata Trofima la rappacificò con
Callista, la moglie del proconsole risuscitata.
[24,
1] Il giovane Filopatore annegato e risuscitato. Dopo la passeggiata si
sedettero e con essi si sedettero sulla sabbia anche tutti quelli che erano con
loro per ascoltare la parola di Dio. Quand'ecco sulla spiaggia, ai piedi
dell'apostolo, il cadavere di una persona uccisa e gettata in mare. Allora
sant'Andrea apostolo esultò nel Signore, e disse: "Bisogna che costui sia
risuscitato affinché conosciamo che cosa gli ha fatto il nemico". Poi elevò
una preghiera, prese il morto per mano, lo alzò, e subito rivisse e prese a
parlare. Siccome era nudo, gli diede la tunica e gli domandò: "Racconta ed
esponi per ordine tutto ciò che ti è capitato".
[2]
Mentre diceva questo rimuginava molto in cuor suo riflettendo che proprio quello
doveva essere l'apostolo che cercava. Gli si gettò, dunque, ai piedi dicendo:
"So che tu sei il servo del vero Dio! Ti supplico per coloro che erano con
me, affinché anch'essi, con il tuo intervento, ottengano la vita e conoscano il
Dio vero che tu predichi". Allora il santo apostolo, pieno di Spirito
santo, gli predicava costantemente la parola di Dio, mentre il giovane ammirava
il suo insegnamento. E aperte le mani, disse: "Fai apparire, Signore, te ne
prego, anche i cadaveri degli altri morti affinché anch'essi conoscano te, solo
Dio vero".
[3]
Mentre tutti piangevano, l'apostolo pregò che tutti i corpi si radunassero
insieme: erano, infatti, stati gettati sparsi. Quando furono radunati insieme,
l'apostolo domandò: "Chi vuoi che sia risuscitato per primo?".
Rispose: "Varo, mio fratello di latte". Allora, in ginocchio per
terra, le mani aperte verso il cielo, pregò molto a lungo con lacrime, dicendo:
"Gesù buono, risuscita questo morto, nutrito con Filopatore, affinché
conosca la tua gloria e sia magnificato il tuo nome tra i popoli". Il
giovane subito s'alzò e tutti i presenti ne furono stupiti. L'apostolo pregò
nuovamente su di ognuno, dicendo: "Ti prego, Signore Gesù, affinché
risorgano anche questi, trasportati dal profondo del mare". Poi ordinò che
ognuno dei fratelli, tenendo per mano un morto, dicesse: "Gesù Cristo,
Figlio del Dio vivo, ti risuscita!". Ciò fatto, i trentotto risuscitarono,
e i presenti glorificarono Dio dicendo: "Non c'è alcuno simile a te,
Signore!".
[25,
1] A Corinto da Calliope. C'era una donna di nome Calliope che, sposata con un
omicida, rimase illecitamente incinta. Quando giunse il momento del parto era
avvinta da grandi dolori, ma non riusciva a partorire. Disse allora a sua
sorella: "Va', ti prego, a invocare la nostra dea Diana affinché abbia
pietà di me". Lei, infatti, aveva amore per la partoriente.
[2]
Alla vista della donna torturata dal tormento dei dolori lancinanti, il beato
apostolo, disse: "Giustamente soffri! Malamente ti sei sposata, con inganno
hai concepito, e perciò soffri intollerabili dolori. Sei andata inoltre a
consultare i demoni che non possono giovare n‚ a se stessi n‚ ad alcun
altro. Credi, ora, in Gesù Cristo, Figlio di Dio, e partorisci! Tuttavia quello
che indegnamente hai concepito sarà morto". La donna credette e, usciti
tutti dalla camera, partorì un morto e fu così liberata dai dolori.
[26,
1] Andrea e Filopatore. Mentre il beato apostolo, a Corinto, seguitava a
compiere molti segni e prodigi, Sostrato, padre di Filopatore, fu avvertito in
sogno di visitare l'apostolo. Giunse dunque in Acaia, ma non trovandolo, andò a
Corinto.
[2]
Il giorno seguente offrì all'apostolo molti doni. Ma il santo di Dio rispose:
"Non è mia abitudine ricevere alcunché da voi. Il mio guadagno siete voi
stessi allorché crederete in Gesù che mi ha mandato a evangelizzare in questo
luogo. Se avessi desiderato del denaro, avrei già trovato Lisbio che è più
ricco e mi potrebbe arricchire molto. Per me, infatti, i vostri doni sono le
cose che giovano alla vostra salvezza".
[27,
1] Andrea al bagno. Pochi giorni dopo diede ordine che gli si preparasse un
bagno. Quando giunse per lavarsi, vide un vecchio indemoniato che tremava molto.
Mentre lo stava osservando, un giovane uscì dalla piscina, si gettò ai piedi
dell'apostolo dicendo: "Che c'è tra noi e te, Andrea? Sei venuto qui per
scacciarci dalle nostre dimore?". Dritto, davanti a tutto il popolo,
l'apostolo rispose: "Non abbiate timore! Credete in Gesù, nostro
salvatore". Avendo risposto tutti: "Crediamo a ciò che tu
predichi!", egli sgridò ambedue i demoni; questi abbandonarono i corpi
degli ossessi, sicché tanto il vecchio che il giovane se ne tornarono a casa
liberi.
[2]
Mentre il beato apostolo si lavava, affermava che il nemico del genere umano
tende insidie ovunque sia nei bagni che nei fiumi e che perciò si deve invocare
costantemente il nome del Signore affinché colui che tende le insidie non
raggiunga il suo scopo. Di fronte a questo, i cittadini giungevano portando
malati che ponevano davanti a lui, e venivano guariti.
[28,
1] Il vecchio peccatore Nicola. Accadevano queste cose, allorché un vecchio, di
nome Nicola, giunse dall'apostolo con gli abiti stracciati, dicendo: "Servo
di Dio, settantaquattro sono gli anni della mia vita, e mai mi sono allontanato
da azioni impure, da prostitute e dalla fornicazione, spesso fui spinto
ciecamente al postribolo e praticavo cose illecite. E' ora il terzo giorno che
sento parlare dei miracoli che fai e della tua predicazione piena di parole
vitali. Riflettevo dunque di abbandonare questa mia condotta e venire da te
affinché mi indirizzi verso cose migliori. Ma mentre pensavo a ciò, sentivo in
me un sentimento contrario che mi suggeriva di lasciare stare e di non compiere
il bene al quale riflettevo. Lottando dunque così con la mia coscienza, presi
il vangelo e pregai il Signore affinché mi facesse, una buona volta,
dimenticare quelle cose. Ma dopo pochi giorni, dimentico del vangelo che avevo
addosso e infiammato da un pensiero perverso andai nuovamente al postribolo. Ed
ecco che là una prostituta, appena mi vide, disse: "Esci, vecchio, esci!
Tu sei, infatti, un angelo di Dio. Non toccarmi n‚ avvicinarti a questo luogo.
Io vedo in te un grande mistero!". E mentre, meravigliato, riflettevo quale
fosse il significato di tutto ciò, mi ricordai di avere con me il vangelo.
Allora me ne tornai indietro e venni da te, servo di Dio, affinché abbia pietà
dei miei errori. Ho, infatti, la più grande speranza di non perire, se tu
pregherai per la mia miseria".
[2]
Udito questo, il beato Andrea espose molte cose contro la fornicazione. Poi,
inginocchiatosi, apri le mani, e pregava in silenzio mandando gemiti e piangendo
dall'ora sesta fino all'ora nona del giorno. Quando poi s'alzò si lavò la
faccia, ma non volle prendere nulla. Diceva: "Non mangerò fino a quando
non saprò se Dio avrà misericordia di quest'uomo e se sarà annoverato tra i
salvati".
[3]
Ritornato a casa sua, distribuì ai bisognosi tutto quello che aveva, fece poi
così tanta penitenza che per sei mesi non si nutriva d'altro che di acqua e
pane secco. Terminata l'equa penitenza, passò da questo mondo. Il beato
apostolo non era presente, ma nel luogo in cui si trovava udì una voce
"Andrea! Nicola, per il quale tu hai pregato è diventato mio". Allora
ringraziò, comunicò ai fratelli che Nicola aveva abbandonato il corpo e pregò
affinché riposasse in pace.
[29,
1] Andrea a Megara. Nel luogo in cui si trovava, andò da lui Antifane,
cittadino di Megara, e gli disse: "Beato Andrea, se in te c'è bontà,
conforme al precetto del Salvatore che tu predichi, dimostrala liberando la mia
casa dall'insidia che la minaccia: è, infatti, molto tormentata".
[2]
Allora il santo apostolo ne fu commosso e disse: "Presso Dio non esistono
preferenze. Egli, infatti, venne per salvare tutti coloro che periscono". E
proseguì: "Andiamo a casa sua!".
[30,
1] Massimilla, moglie del proconsole Egea. Quando giunse nella città di
Patrasso, dove il proconsole Egea era succeduto a Lisbio, gli si avvicinò una
donna di nome Efidama, che si era convertita alla dottrina da un certo Sosia,
discepolo di un apostolico e abbracciando i piedi del beato apostolo, disse:
"Sant'Andrea, la mia signora Massimilla colpita da grande febbre, ti prega
di andare da lei. Volentieri, infatti, desidera ascoltare la tua dottrina. Il
proconsole, suo marito, sta davanti al lettuccio e, piangendo, tiene in mano la
spada per trafiggersi non appena lei avrà esalato lo spirito".
[2]
Giunto davanti al letto dell'inferma, l'apostolo fece una preghiera. Poi le
prese una mano e subito la donna sudò abbondantemente, la febbre la lasciò e
l'apostolo ordinò che le fosse dato da mangiare.
[31,
1] Molte guarigioni. Allontanatosi di là, vide un uomo senza forza che giaceva
nell'immondezza e al quale molti cittadini offrivano l'elemosina affinché
potesse mangiare. L'apostolo gli disse: "In nome di Gesù Cristo, alzati
guarito!". E subito s'alzò e glorificava Dio.
[32,
1] Andato in un altro luogo, e visto un uomo cieco con la moglie e il figlio,
disse: "Questa è proprio un'opera del diavolo! Ecco quelli che ha accecati
nella mente e nel corpo!". E proseguì: "In nome del mio Dio, Gesù
Cristo, io vi restituisco la luce degli occhi corporali. Egli poi si degni di
illuminare le tenebre delle vostre menti affinché, conosciuta la luce che
illumina ogni uomo che viene in questo mondo, possiate essere salvi".
Impose su di loro le mani e aprì i loro occhi. Ed essi, prostratisi, baciavano
i suoi piedi e dicevano: "Non c'è altro Dio all'infuori di quello che
predica il suo servo Andrea".
[33,
1] Il marinaio malato. Vedendo questi segni, uno gli disse: "Ti prego,
servo di Dio, di degnarti andare fino al porto ove si trova un uomo, figlio di
un certo marinaio, che da cinquant'anni, espulso da casa, in una debolezza
estrema, giace sulla spiaggia: e a nulla gli valsero le cure mediche. E' pieno
di piaghe ed è un brulichio di vermi".
[2]
Quando questi terminò di dire tali cose, il beato apostolo lo seguì fino a
lui. L'infermo lo guardò e domandò: "Sei tu, forse, il discepolo di quel
Dio che è il solo che può salvare?". Il santo apostolo gli rispose:
"Io sono colui che, in nome del mio Dio, ti ridà la salute". E
aggiunse: "In nome di Gesù Cristo, alzati e seguimi!". Abbandonati i
panni purulenti e putrefatti, mentre sul suo corpo scorrevano vermi e pus, egli
lo seguiva.
[3]
Arrivati al mare, entrarono tutt'e due nell'acqua, e il santo apostolo,
lavandolo in nome della santa Trinità, lo guarì in modo così perfetto che sul
suo corpo non appariva più alcun indizio di quella malattia.
[34,
1] Mentre per opera del beato apostolo accadevano queste cose a Patrasso, venne
dall'Italia Stratocleo, fratello del proconsole. Ed ecco uno dei servi che gli
era molto caro, di nome Algmana, colpito da uno stimolo demoniaco, giaceva
nell'atrio con la bava alla bocca: e ne derivò un grande tumulto.
[2]
Quando finalmente raggiunsero l'apostolo, lo pregarono per il servo; ed egli
presagli la mano disse: "Alzati, giovane, in nome di Gesù Cristo, mio Dio,
ch'io predico". E subito s'alzò sano e salvo. Stratocleo allora credette
nel Signore e, corroborato nella fede, non si allontanava dall'apostolo, ma gli
era sempre vicino e ascoltava la parola della salvezza.
[35,
1] Costanza di Massimilla e condanna di Andrea. Massimilla venendo
quotidianamente al pretorio chiamava l'apostolo e ascoltava da lui la parola di
Dio, giacché il proconsole si era allontanato da Patrasso ed era andato in
Macedonia. Era, infatti, grandemente indignato contro l'apostolo per il fatto
che sua moglie Massimilla, dopo che aveva accolto la parola, più non si univa a
lui.
[2]
Ritornato poi mentre tutti se ne stavano seduti nel pretorio ad ascoltare la
parola di Dio, furono sconcertati temendo che compisse qualche atto di
prepotenza. Allora il santo apostolo pregò, dicendo: "Non permettere,
Signore, che il proconsole entri in questo luogo fino a tanto che tutti se ne
siano usciti". All'istante il proconsole sentì il bisogno di purgarsi il
ventre; e mentre, andato alla ritirata, stava ritardando, il santo apostolo
impose le mani su ognuno, li segnò e permise loro di andarsene; per ultimo segnò
se stesso e se ne andò. Non appena trovava il tempo, Massimilla andava dal
santo apostolo e, ascoltata la parola di Dio, se ne ritornava a casa sua.
[36,
1] Dopo queste cose il beato apostolo fu preso dal proconsole Egea e messo in
carcere. Tutti si radunavano da lui per sentire la parola della salvezza ed egli
non cessava di predicare, notte e giorno, la parola di Dio.
[2]
Sepoltura e miracoli. Il suo beato corpo fu preso da Massimilla, fu aromatizzato
con profumi e posto nel sepolcro: su di esso pregava assiduamente il Signore,
supplicando affinché il beato apostolo si ricordasse di lei.
[37,
1] Da questo sepolcro scaturiva manna sotto forma di farina e olio dal profumo
gradevolissimo dal quale gli abitanti di quella regione deducono quale sarà la
fertilità dell'anno in corso.
[2]
L'epilogo. Non abbiamo seguito anche l'ordine della sua passione, perché
abbiamo constatato che fu scritto in modo molto pratico ed elegante da un altro.
[38,
1] Questo è quanto io, con bocca indegna, con linguaggio rustico, con coscienza
cattiva, ho osato divulgare a proposito dei miracoli del beato Andrea apostolo
supplicando la sua misericordia affinché come nel giorno della sua nascita io
uscii dall'utero materno, così per sua intercessione sia liberato dall'inferno,
e come iniziai il corso di questa vita nel giorno della sua passione, così egli
si degni unirmi a se stesso come suo discepolo. E poiché una grande quantità
di misfatti ci tiene lontani da più grandi meriti, io, temerario, oso chiedere
soltanto questo: quando, dopo il giudizio, sarà reso conforme al corpo del
Signore splendente di gloria, ottenga almeno che non sia negato il perdono ai
miei gravissimi peccati.
E' terminato il libro del vescovo Gregorio di Tours sui prodigi e miracoli del beato Andrea apostolo.
2.
MARTIRIO DI SANT'ANDREA APOSTOLO *
(Passio
sancti Andreae apostoli)
[1,
1] Prologo. Martirio di sant'Andrea apostolo visto con i nostri occhi. Noi tutti
i presbiteri e i diaconi delle Chiese di Acaia ci rivolgiamo a tutte le Chiese
che sono in Oriente e in Occidente, a mezzogiorno e a settentrione stabilite nel
nome di Cristo. Pace a voi e a tutti quanti credono in un solo Dio perfetto
nella Trinità: vero Padre, non generato, vero Figlio unigenito, vero Spirito
santo procedente dal Padre e dimorante nel Figlio, sicché appare come uno solo
sia lo Spirito nel Padre e nel Figlio e come questo sia il Figlio unigenito e
quello colui che generò. Questa fede l'abbiamo imparata da sant'Andrea apostolo
del Signore nostro Gesù Cristo, il cui martirio, da noi visto di presenza,
esporremo per quanto ci è possibile.
[2,
1] Il mistero della croce. Quando dunque entrò nella città di Patrasso il
proconsole Egea, iniziò a obbligare i credenti in Cristo a offrire sacrifici
agli idoli. Andò allora da lui sant'Andrea e gli disse: "Sarebbe
necessario che tu che hai meritato di essere giudice degli uomini, conoscessi il
tuo giudice che è in cielo e, conosciutolo, lo venerassi e, venerando colui che
è il vero Dio, distogliessi il tuo animo da coloro che non sono veri dei".
[2]
Andrea rispose: "I prìncipi romani ancora non hanno conosciuto che il
Figlio di Dio, venuto per la salvezza degli uomini, ha insegnato che gli idoli
non soltanto non sono dèi, ma sono demoni pessimi e nemici del genere umano che
insegnarono agli uomini a offendere Dio, affinché, offeso, si allontani e non
dia ascolto, ed essendosi allontanato e non esaudendo, essi restino prigionieri
del diavolo il quale seguita ad ingannarli fino a quando escano dal corpo
colpevoli e nudi portando con s‚ null'altro all'infuori dei peccati".
[3,
1] Egea rispose: "Appunto perché il vostro Gesù predicava queste
superstiziose e vane parole, gli Ebrei lo affissero al patibolo della
croce".
[2]
Andrea rispose: "Dico "spontaneamente" perché ero con lui quando
fu tradito da un suo discepolo, e perché prima di essere tradito ci disse che
sarebbe stato tradito e crocifisso per la salvezza degli uomini, e predisse che
sarebbe risorto nel terzo giorno. E allorché mio fratello Pietro gli disse:
"Abbiti riguardo, Signore! Che ciò non avvenga!", rispose a Pietro
così: "Indietro, Satana! Tu non sai comprendere le cose di Dio". Per
farci conoscere in modo più completo che accoglieva il martirio spontaneamente,
ci diceva: [3] "Ho la facoltà di deporre la mia anima e ho la facoltà di
riprendermela". Infine, mentre cenava con noi, disse: "Uno di voi sta
per tradirmi!". Siccome dopo questa frase tutti ci rattristammo, per non
lasciare alcun dubbio lancinante aggiunse: "E' colui al quale, di mia mano,
darò un pezzo di pane!". E dopo averlo dato a uno dei nostri condiscepoli
e presentate le cose future quasi che fossero già passate, ci fece sapere che
era stato tradito volontariamente non avendo fuggito il traditore, scappando,
ma, al contrario, essendo rimasto là ove egli sapeva che sarebbe venuto".
[4,
1] Egea rispose: "Mi meraviglio che tu, uomo prudente, voglia seguire
quest'uomo che ad ogni modo, o spontaneamente o contro voglia, riconosci che è
stato crocifisso". Andrea rispose: "Questo, ricordi che già l'ho
detto, è il grande mistero della croce. Se tu mi vorrai ascoltare, te lo
spiegherò".Egea rispose: "Non si può chiamare mistero, ma
supplizio".Andrea rispose: "Esso è appunto il mistero dell'umana
redenzione. Se ascolterai con pazienza, vedrai che è così".
[2]
Egea rispose: "Io ti ascolterò con pazienza, ma se tu non ottempererai a
quanto ti dirò farò ricadere su di te questo stesso mistero della croce".
Andrea rispose: "Se paventassi il patibolo della croce, non predicherei la
gloria della croce".
[3]
Andrea rispose: "Non è l'insolenza, ma la fede che non mi fa temere la
pena di morte. Preziosa è, infatti, la morte dei giusti, mentre la morte dei
peccatori è pessima. Per questo voglio che tu ascolti il mistero della croce:
quando lo conoscerai, forse ci crederai e credendo otterrai pure la redenzione
della tua anima". Egea disse: "Si redime ciò che si riconosce
perduto. Ed è forse perduta la mia anima perché tu asserisca ch'io ottengo la
sua redenzione per una non so quale fede?".
[5,
1] Andrea rispose: "E' quanto desideravo dirti! Quando avrò mostrato che
le anime di tutti gli uomini sono perdute allora rivelerò questa loro
redenzione per mezzo del mistero della croce. Il primo uomo, infatti, introdusse
la morte a causa del legno della prevaricazione, e fu così necessario che, per
mezzo del legno della passione, fosse espulsa dal genere umano la morte che era
entrata; poiché il primo uomo fu fatto da una terra immacolata e poi introdusse
nel mondo la morte a causa del legno della prevaricazione, fu necessario che,
nato da una vergine, un uomo perfetto, al quale era congiunto il Figlio del Dio
che aveva fatto il primo uomo, riacquistasse la vita eterna che gli uomini
avevano perduto per causa di Adamo, e che dal legno della croce eliminasse il
legno della concupiscenza, che stendesse dalla croce mani immacolate in luogo
delle mani stese con intemperanza, che prendesse un cibo di fiele per il cibo
soave dell'albero proibito e, ricevendo su di s‚ la nostra mortalità donasse
a noi la sua immortalità".
[6,
1] Egea disse: "Queste cose le devi raccontare a coloro che ti credono.
Quanto a me, se non accetti di offrire un sacrificio agli dèi onnipotenti,
ordinerò che, dopo averti bastonato, sia affisso su quella croce che lodi
tanto". Andrea rispose: "Ogni giorno io sacrifico al Dio onnipotente,
uno e vero, non il fumo d'incenso n‚ carni e sangue di tori muggenti e di
capri, quotidianamente sacrifico, invece, sull'altare della croce un agnello
immacolato: agnello che sacrificato resta integro e vivo, nonostante che le sue
carni siano mangiate e il suo sangue sia bevuto dal popolo fedele. Pur essendo
egli veramente sacrificato, le sue carni veramente mangiate e il suo sangue
veramente bevuto, resta, come ho detto, integro, immacolato e vivo".
[2]
Egea domandò: "Come può avvenire questo?". Andrea rispose: "Se
vuoi imparare come questo possa avvenire, diventa discepolo e potrai così
essere ammaestrato su ciò che domandi".
[7,
1] Andrea in carcere. Allora Egea ordinò che fosse messo in prigione. E quando
fu rinchiuso andò da lui una folla che proveniva da quasi tutta la provincia
con l'intenzione di uccidere Egea e spezzare le porte del carcere per liberare
l'apostolo Andrea.
[2]
Se, infatti, si deve aver paura del terrore, è proprio da temere quello che è
senza fine. Il timore umano è come il fumo: appena sorto, subito sparisce. Se
si ha da avere paura dei dolori, si devono temere quelli che, iniziati, non
finiscono più: i dolori di quaggiù sono leggeri e quindi sopportabili; quando
sono gravi liberano l'anima più presto. Ma quei dolori invece sono eterni; ivi
quotidianamente ci sono pianti, ululati, tristezza e tormenti senza fine: il
proconsole Egea non teme di andarci! Ma voi preparatevi a conseguire i gaudi
eterni per mezzo delle tribolazioni temporali: là gioirete sempre, avrete
continua prosperità e regnerete sempre in Cristo".
[8,
1] La condanna. Il santo apostolo Andrea ammaestrò il popolo per tutta la notte
con queste e altre simili parole.
[2]
Andrea rispose: "Potrò godere con te se, credendo in Cristo, rinunzi al
culto degli idoli. Cristo, infatti, mi ha mandato in questa provincia nella
quale gli ho acquistato non poco popolo". Egea disse: "Per questo
appunto ti spingo a sacrificare, affinché questo popolo che è stato da te
ingannato abbandoni l'inanità della tua dottrina e offra gradite offerte agli dèi.
In Acaia non c'è rimasta, infatti, più alcuna città nella quale i templi
degli dèi non siano abbandonati e deserti. Per mezzo tuo dunque sia nuovamente
restaurato il culto degli dèi, affinché si possano placare gli dèi adirati
contro di te e tu possa rimanere nella nostra amicizia. Altrimenti, in difesa
degli dèi, sarai sottoposto a diversi tormenti e, dopo di essi, morirai sul
patibolo della croce da te lodata".
[3]
Andrea rispose: "Ascolta, figlio della morte e paglia destinata ai fuochi
eterni! Ascolta me che sono servo del Signore e apostolo di Gesù Cristo. Finora
mi sono comportato con dolcezza verso la tua critica della fede, ritenendo che,
capace di ragionare, saresti diventato un difensore della verità, avresti
disprezzato gli idoli e adorato il Dio che si trova nei cieli, ma siccome
seguiti nella tua sfrontatezza e pensi ch'io possa temere le tue minacce,
escogita pure tutti quei supplizi che vuoi. Sarò, infatti, tanto più gradito
al mio re quanto più, per il suo nome, sarò stato confessore perseverante nei
tormenti".
[9,
1] Egea allora ordinò che fosse steso e flagellato. Dopo che tre soldati per
sette volte si furono scambiati, fu sollevato e condotto davanti a lui. Egea gli
disse: "Ascoltami, Andrea! Revocherai in tal modo la sentenza dello
spargimento del tuo sangue. Se non farai così, ti farò morire sul patibolo
della croce".
[2]
Andrea rispose: "Io sono servo della croce di Cristo e devo più desiderare
che temere il trionfo della croce. Tu potrai scampare i tormenti eterni, se,
dopo aver messo alla prova la mia perseveranza, crederai in Cristo. Io non mi
commuovo per la mia passione, temo invece per la tua perdizione. La mia passione
durerà uno o due giorni, al massimo, mentre i tuoi tormenti non termineranno
neppure dopo migliaia di anni: desisti dunque dall'accrescere le tue miserie e
dall'accendere tu stesso il tuo fuoco eterno".
[10,
1] Sulla croce. Allora Egea, indignato, ordinò di affiggerlo alla croce,
ingiungendo ai carnefici che gli fossero legate le mani e i piedi e fosse steso
come su di un eculeo affinché non venisse meno subito, come nel caso in cui
fosse stato inchiodato, ma il tormento avesse una più lunga durata.
[2]
Giunto al luogo in cui era stata preparata la croce, scorgendola da lontano
esclamò a gran voce: "Salve, o croce, inaugurata con il corpo di Cristo e
ornata dalle margherite delle sue membra. Prima che il Signore salisse su di te,
incutevi un timore terreno, ora invece, oggetto di amore celeste, sei accolta
come un dono. I credenti, infatti, sanno quanta gioia tu racchiudi, quanti
regali tieni preparati. Perciò vengo a te sicuro e pieno di gioia affinché tu
pure accolga esultante me che sono discepolo di colui che fu appeso su di te,
poiché sempre ti ho amato e ho desiderato abbracciarti!
[3]
o croce buona che hai accolto la maestà e la bellezza delle membra del Signore,
a lungo desiderata, amata con sollecitudine, cercata senza posa, e a volte già
preparata con animo ardente, toglimi dagli uomini e restituiscimi al mio Maestro
affinché per mezzo tuo mi accolga colui che per mezzo tuo mi ha redento".
[11,
1] La folla presente era di circa ventimila uomini. Tra i quali c'era pure il
fratello di Egea, di nome Stratocle, che gridava con il popolo contro l'ingiusta
sentenza che aveva condannato un uomo santo a patire tali cose. Ma il beato
Andrea incoraggiava le menti di quanti credevano in Cristo, ed esortava a
sopportare le cose temporali insegnando che nulla è degno del martirio al
confronto della ricompensa eterna.
[12,
1] Nel mentre tutto il popolo andò, gridando, alla casa di Egea. Gridavano
tutti insieme, asserendo che un uomo santo, virtuoso, ornato di buoni costumi,
buon maestro, pio, modesto e ragionevole non doveva patire tali cose, bensì
doveva essere deposto dalla croce giacché erano ormai due giorni che dalla
croce non cessava di predicare la verità.
[13,
1] Temendo il popolo, Egea promise di deporlo e prese ad andare con essi.
Sant'Andrea, vedendolo, gli disse: "Cosa sei venuto a fare da noi, o Egea?
Se vuoi credere in Cristo, ti sarà aperta, come ti ho promesso, la via del
perdono. Ma se sei venuto per slegarmi, sappi che io, fino a quando vivo in
questo corpo, non potrò essere deposto da questa croce. Ormai vedo già il mio
re, l'adoro e mi trovo al suo cospetto Sono dolente per i tuoi mali, giacché ti
aspetta una rovina eterna. Corri in tuo favore, miserabile, mentre ancora puoi,
affinché tu non incominci a volere quando più non potrai".
[14,
1] I carnefici stesero le mani verso la croce, ma non poterono affatto arrivare
fino a lui. Successivamente altri e poi altri ancora cercarono di scioglierlo,
ma nessuno lo pot‚ raggiungere. Le braccia che si stendevano per scioglierlo
restavano paralizzate.
[2]
Poi, ad alta voce, sant'Andrea disse: "Signore Gesù Cristo, Maestro buono,
ordina ch'io non sia deposto dalla croce prima che tu abbia accolto il mio
spirito". Quando ebbe detto questo alla vista di tutti, venne dal cielo,
come un lampo, un grande splendore che l'avvolse tutto, e a causa di questo
splendore gli occhi umani non poterono scorgerlo. Lo splendore durò circa
mezz'ora e quando la luce scomparve, egli spirò, andandosene, con la stessa
luce, verso il Signore: a lui sia gloria nei secoli dei secoli.
[15,
1] Egea, afferrato dal demonio prima che giungesse a casa sua, fu tormentato dal
demonio sulla strada davanti a tutti e spirò. Suo fratello invece sfuggì
tenendo il corpo di sant'Andrea.
[2]
La paura che si impadronì di tutti fu così grande che non rimase più nessuno
che non credesse al nostro Dio salvatore che vuole che tutti gli uomini siano
salvi e pervengano alla conoscenza della verità: a lui sia gloria nei secoli
dei secoli. Amen.
3.
CODICE VATICANO GR. 807
e
PETROBURGENSE CESAREO GR. 94 *
[1,
1] Dopo l'ascensione, i beati apostoli di nostro Signore Gesù Cristo erano
radunati a Gerusalemme allorché, in mezzo a loro, s'alzò il beato Pietro e
disse: "Uomini chiamati e scelti dalla Parola di Dio, fatti suoi discepoli
dalla sua sapienza, ricordate bene che, compiuti prodigi, segni, e meraviglie in
virtù del suo potere, ci ha ordinato che, dopo aver ricevuto lo Spirito santo,
ci disperdessimo per tutto il mondo a predicare la penitenza e la remissione dei
peccati a quanti crederanno al suo santo nome.
[2]
Su ognuno di noi è discesa ormai la potenza derivante dal cielo ed è stato
versato su di noi il dono dello Spirito santo, per mezzo di una buona parola
siamo stati incoronati con l'arma della pietà e con la grazia del nostro
padrone, Dio e salvatore nostro Gesù Cristo manifestatosi abbondantemente su di
noi. Ci è lecito, dunque, indugiare e temporeggiare prima di mettere mano
all'opera per la quale egli ci ha chiamato e ci ha scelto?".
[2,
1] S'alzarono allora, e gettarono le sorti per vedere dove ognuno doveva andare
e quale popolo avere: a Pietro toccò quelli della circoncisione; a Giacomo e
Giovanni, l'Oriente; a Filippo le città della Samaria e dell'Asia; a
Bartolomeo, Albanopoli; a Matteo, la Partia e la città di Mirmenide; a Tomaso
la grande Armenia e l'India; a Lebeo e a Taddeo, la Beronicide; a Simone Cananeo,
la Barbaria; dopo tutti gli altri, Andrea ebbe in sorte la Bitinia, la
Lacedemonia e l'Acaia.
[3,
1] Si dispersero, dunque, tutti nelle varie regioni della terra, e l'apostolo
Andrea cominciò a percorrere la Bitinia insegnando alla folla la Parola di Dio.
[2]
A questa notizia, il proconsole Lesbio si turbò e disse: "E' un mago, un
truffatore! Non bisogna che gli diate retta! E' agli dèi che dobbiamo domandare
i benefici!". E cercava di prenderlo e ucciderlo.
[4,
1] Di notte, un angelo del Signore apparve al proconsole e, con molta autorità
e severe minacce, gli disse: "Che male ti è derivato da quello straniero
che gli tendi tranelli e vuoi ingannare il Dio che annunzia? Ecco ora che la
mano del suo Signore è contro di te: resterai paralitico fino a quando, per
mezzo suo, non conoscerai la verità".
[2]
Essi cercarono presto il beato Andrea apostolo e quando lo trovarono lo
condussero dal proconsole. Appena lo vide, il proconsole cadde ai suoi piedi e
lo supplicò dicendo: "Uomo di Dio, straniero conoscitore di un Dio
straniero, abbi pietà di un uomo errante, di un uomo alieno dalla verità, di
un uomo morso dai pungoli dei peccati, di un uomo che conosce molti dèi falsi e
ignora l'unico vero Dio. Io supplico il Dio che è in te: porgimi la mano della
salvezza, aprimi le porte della conoscenza, fa' risplendere per me la luce della
giustizia!".
[5,
1] Il beato apostolo commosso e in lacrime per le parole dell'orante, alzò i
suoi occhi al cielo e, posta la mano destra su tutto il di lui corpo, disse:
"Mio Dio Gesù Cristo, prima ignorato dal mondo, ma ora manifestato per
mezzo nostro, Figlio del Dio della Parola, anteriore a tutti e presente in
tutti, tocca il tuo servo e guarisci lo strumento che ti sei preparato affinché
anch'egli sia tra i tuoi uomini e annunzi la tua efficace potenza". E
presolo per la mano destra, lo rialzò.
[2]
Alzatosi, ringraziava riconoscente il Signore, dicendo "Uomo straniero, è
proprio vero che questo Dio non domanda n‚ ore, n‚ giorni, n‚ tempi. Perciò
io sono tuo con tutta la mia casa: credo in colui che ti ha mandato da
noi!". Andrea gli rispose: "Giacché hai creduto con grande fede a
colui che mi ha mandato, sarai ripieno di una maggiore conoscenza".
[6,
1] Tutta la città si rallegrava per la salvezza del proconsole e dai dintorni
venivano folle recando ammalati da varie infermità. Egli pregava per loro,
invocava il nome del Signore Gesù Cristo, imponeva su di loro le mani e li
guariva tutti.
[2]
Tutti insieme si gettarono sui templi, fecero a pezzi gli idoli, li abbatterono,
li annientarono, li pestarono, li distrussero e li bruciarono al grido:
"Sia nominato soltanto il Dio di Andrea".
[7,
1] Molto tempo dopo, allorché la parola del beato Andrea e il suo annunzio
senza difficoltà s'erano fatta strada presso tutti, Cesare diede a Lesbio un
successore allontanandolo dal potere. Quando ricevette l'ordine di Cesare,
Lesbio se ne rallegrò. Andò dal beato Andrea e gli disse:
[2]
"Ora che mi sono svestito della vana gloria, che ho deposto lo splendore
del mondo e mi sono liberato dalle sollecitudini della vita, crederò di più
nel Signore. Accoglimi come compagno, uomo di Dio. Accoglimi come un fedele che
parla e testimonia fedelmente davanti a tutti gli uomini quanto concerne il
comune salvatore Cristo". Lasciato il pretorio, andò dunque con Andrea.
[8,
1] In questo periodo, l'apostolo Andrea ebbe una visione. Gli parve di avere
davanti Cristo salvatore che gli diceva:
[2]
Ed ecco che una persona si presentò davanti all'apostolo e gli disse:
"Egeate, al quale è affidata la carica di proconsole, mandato da Cesare e
sobillato da nemici malevoli, è giunto nelle regioni dell'Acaia. Gli hanno,
infatti, manifestato che hai sterminato gli dèi della città, che hai demolito
i loro templi, tagliato i loro boschetti, e li hai indotti ad adorare un tale
crocifisso. Ha quindi mandato sicari ad arrestarti".
[9,
1] Stava ancora pregando quando i sicari erano già alla porta: i mandati di
Egeate misero in subLuglio la casa ove era ospitato il beato apostolo.
Afferrarono Antifane, ospite del servo di Dio, e lo scossero con forza dicendo:
"Accogliendo uno straniero mago, seduttore, empio e distruttore di templi
non gli hai offerto soltanto l'ospitalità, ma hai eliminato gli idoli dalla
nostra città. Da' dunque una lezione allo straniero e consegnaci il servo del
crocifisso, il cui nome è Andrea. Ne ha, infatti, bisogno Egeate, il grande e
illustre proconsole".
[2]
A quell'atto di forza, tutta la città si radunò subito alle porte di Antifane
gridando e dicendo: "Cesare ha mandato il proconsole per tenere lontani i
malvagi e premiare i buoni. Per quale motivo Egeate cerca il servo di Dio?
Vogliamo saperlo! Andrea, infatti, apostolo del Dio straniero, è divenuto per
noi padre, maestro e medico!".
[10,
1] A questo grido, temendo che la folla della città eliminasse i messi
dell'abominevole Egeate, il beato apostolo uscì di casa in mezzo a loro e, con
la mano, fece cenno di tacere.
[2]
E Andrea disse: "Fratelli chiamati dalla Parola e scelti dal suo nome, la
grazia non sta soltanto nel fatto che voi crediate in colui che mi ha mandato,
ma anche nella vostra morte per lui. Desistete dunque dal tumultuare, affinché
non dobbiamo poi renderne conto come colpevoli di sedizione e come aizzatori di
lotte, e non come cittadini pii. Lasciate che vada da Egeate. Perdonate quelli
che mi arrestano. Quando sarò morto, vi mostrerò ancora più chiaramente la
via della risurrezione".
[11,
1] Alla vista del beato Andrea, Egeate disse: "Uomo straniero al luogo, ai
costumi e al nostro sangue, dì come ti sei fidato di entrare nei domini di
Cesare e distruggere l'augusta religione dei nostri dèi? Hai inoltre ordinato a
tutta l'Acaia di seguire un crocifisso e così, senza spada, hai conquistato
tutta la città di Patrasso!".
[12,
1] Il beato Andrea stese la mano e disse: "Bene, bene! E' il mio buon Dio a
condurmi a te. In lui confido, per mezzo di lui è stata precipitata nell'abisso
la schiera dei demoni, la falange dei vostri dèi se n'è andata in fumo e, come
vedi, i vostri idoli non sono più nulla. Considera il fatto, o proconsole, e
deducine le conseguenze a proposito del mio Dio. Comprendi la rovina dei vostri
dèi e glorifica il mio Dio. Egli è l'onnipotente Dio Parola che esiste prima
di tutti i secoli, che dal Padre ha ricevuto autorità e dominio per giudicare
vivi e morti.
[2]
Egli è Dio per propria virtù, prese un corpo e venne nel mondo, scelse noi
apostoli e ci diede l'autorità di percorrere tra tutte le genti per annunziare,
nel suo nome, la penitenza e la remissione dei peccati affinché l'umanità
respinga l'idolatria nemica di Dio e conosca il solo e unico Dio, l'adori e
renda culto soltanto a lui. Perché egli ha mandato qui anche te: se ascolti e
crederai in lui, sarai salvo, ma se resti incredulo sarai condannato con i tuoi
cosiddetti dèi".
[13,
1] Ma Egeate, immondo, si turò le orecchie come un aspide, non volendo udire il
vero saggio, e disse: "O pazzo inventore di un nome straniero, godi dei
miei doni!". Lo fece flagellare e ordinò che fosse crocifisso.
[2]
Allorché egli giunse alla croce, tutto il popolo gridava: "Ingiusta è la
sentenza di Egeate! Ha condannato alla croce uno straniero che non fece nulla di
male. O sentenza ingiusta! Elimina pure di mezzo noi, proconsole, che abbiamo
commesso molti peccati, ma non il giusto!".
[14,
1] Quando giunse sul luogo, visto il legno piantato, abbandonò tutti, si
avvicinò alla croce e le disse ad alta voce: "Salve, croce! Salve! So bene
che sei a riposo, sei stanca perché è da tempo che sei stata piantata e mi
aspetti. Sono venuto a te e ti sento mia! Sono venuto da te che mi hai
desiderato e voglio far conoscere il mistero per cui sei stata piantata. Sei
stata piantata nel mondo per dare consistenza alle cose instabili: una tua parte
è rivolta al cielo per annunziare l'uomo Parola; una tua parte si stende a
destra e a sinistra per sbaragliare la tremenda potenza nemica e fare convergere
il mondo nell'unità; una parte di te è piantata in terra per raccogliere
insieme alle celesti, le cose terrestri e quelle dell'Ade.
[2]
O croce, invenzione salvifica dell'Altissimo! O croce, trofeo vittorioso di
Cristo contro i nemici! O Croce, piantata sulla terra e portante frutto nei
cieli! O nome della croce comprendente ogni cosa! Salve, o croce, che
incatenasti tutto il mondo! Salve forma intelligente che formò la tua forma
informe! Salve punizione occulta che colpisce terribilmente la natura della
conoscenza politeista e scaccia dall'umanità il suo inventore! Salve, o croce,
che svestisti il padrone, fruttificasti il ladro, chiamasti l'apostolo a
penitenza, e non disdegnasti di accogliere anche noi.
[3]
Ma fino a quando seguiterò a parlare senza abbracciarti per essere vivificato
nella croce e uscire dalla vita con una morte comune per mezzo della croce? E
voi ministri, partecipate alla mia gioia, e voi inservienti di Egeate adempite
la volontà di tutti e due legando l'agnello al supplizio, l'uomo al demiurgo,
l'anima al salvatore"
[15,
1] Mentre proferiva queste parole gli si avvicinarono i sicari, lo legarono mani
e piedi ma non lo inchiodarono: questo appunto era l'ordine di Egeate, che
voleva tormentarlo lasciandolo appeso e farlo mangiare vivo dai cani notturni.
[2]
Ma dopo quattro giorni e quattro notti, il volto dell'apostolo non si abbassò,
la voce non si stancò, le membra non perdettero vigore: egli non si lamentò e
non pianse, tanto che tutta la folla lo benediceva, glorificava Dio che assiste
e fortifica quanti sperano in lui.
[16,
1] Udito che ancora era vivo, Egeate se ne meravigliò e corse da lui. Ed
allorché l'apostolo lo vide davanti a s‚, gli disse a gran voce: "Perché,
Egeate, sei venuto da chi non ti appartiene? Perché guardi chi è appeso? Perché
ti meravigli di chi è legato? Salva l'anima tua! Credi in Cristo che mi ha
mandato. Alza gli occhi e vedi Gesù, luce beata. Semplifica l'egemonia della
tua anima e accogli la conoscenza della prima Parola. Deponi l'ignoranza e non
avvilire i tuoi ragionamenti. Non rovinare i tuoi simili, non privarli dei beni,
non rischiare la condanna con la disobbedienza, non cadere sotto il serpente
affinché non ti rapisca, come un leone. Si addolcisca la vita sul legno! Credi
nel crocifisso!
[2]
La croce è bella! E', infatti, vivificatrice! Bello è colui che è appeso
sulla croce! E', infatti, sterminatore dei demoni, è redentore delle anime, è
rimuneratore dei lottatori! Ma perché dico queste cose? Vieni da me, Cristo!
Manda libero il servo, guarito il malato, immortale il mortale, incorruttibile
il corruttibile, sciolto colui che è legato, celeste colui che è terrestre,
affinché, per mezzo mio, si salvino i credenti e anch'io sarò testimonio della
tua vera divinità".
[17,
1] Così dicendo e glorificando ancora il Signore, con ringraziamento, rese lo
spirito, mentre tutti stupivano e gridavano: "Grande è il Dio di Andrea!
Il Dio dello straniero è l'unico! Il Dio dei cristiani è buono! Salvaci tutti,
Cristo, come hai salvato Andrea che ha operato in te"
[18,
1] Dopo l'esodo dell'apostolo, la moglie di Egeate andò dalla croce insieme a
Stratocle e sciolsero i resti dell'apostolo, e li deposero con molta cura fuori
della città. Lei poi passò alla sequela di Cristo e si separò da Egeate a
causa della sua condotta e della sua anima bestiale Si diede a una vita casta,
serena e beata per amore di Cristo e restò insieme ai fratelli.
[2]
Egeate, con i rimorsi nell'anima e la coscienza afflitta, una notte s'alzò e si
buttò giù da una grande altezza: e così, contuso e lacero, finì la vita.
[19,
1] Il santo apostolo fu martirizzato il 6 del mese di perit, secondo gli
Asiatici, il 30 del mese di novembre, secondo i Romani, regnante nostro Signore
Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
4.
CODICE VATICANO GR. 808
[1,
1] Parole di Andrea in carcere. "...in voi non c'è altro che fiacchezza?
Non vi siete ancora convinti che non potete più resistere alla sua benevolenza?
Rallegriamoci con noi stessi e siamo ossequienti per la abbondante comunione che
abbiamo con lui. Diciamo a noi stessi: Benedetta la nostra stirpe! Da chi è
amata? Benedetta la nostra esistenza! Da chi ha ricevuto misericordia? Noi che
siamo stati riconosciuti da una così grande altezza, non siamo stati gettati al
suolo, non apparteniamo al tempo per essere poi dissolti dal tempo, non siamo un
congegno del movimento fatto per esser poi distrutto da se stesso, n‚ la
nostra nascita è terrena e quindi peritura.
[2]
Noi apparteniamo dunque alla grandezza alla quale aspiriamo, siamo sua proprietà;
apparteniamo a colui che ha pietà di noi. Apparteniamo al migliore e perciò ci
asteniamo da quanto è perverso. Apparteniamo al bene e per suo amore
respingiamo quanto è vergognoso, al giusto per mezzo del quale respingiamo
l'ingiusto, al misericordioso per mezzo del quale respingiamo il crudele, al
salvatore per mezzo del quale abbiamo conosciuto il distruttore, alla luce per
mezzo della quale abbiamo bandito le tenebre, all'Uno per mezzo del quale
abbiamo allontanato il molteplice, al celeste per mezzo del quale abbiamo
imparato a conoscere il terreno, al permanente per mezzo del quale abbiamo visto
il transeunte.
[3]
Se desideriamo offrire un degno ringraziamento al Dio che ha avuto misericordia
di noi oppure esprimergli la nostra gioiosa fiducia oppure presentargli un inno
di lode oppure glorificarlo, è perché siamo stati riconosciuti da lui".
[2,
1] Dopo aver parlato così ai fratelli, li congedò affinché ognuno andasse a
casa sua, dicendo loro: "Voi non sarete mai abbandonati da me, voi che
siete servi di Cristo a causa dell'amore che è in lui, n‚ io sarò nuovamente
abbandonato da voi a causa della sua intercessione". Ed ognuno si diresse a
casa propria.
[2]
Proposta di Egeate a Massimilla. Tra loro regnò la gioia per molti giorni
durante i quali Egeate omise di proseguire la sua accusa contro l'apostolo.
Ognuno di loro fu allora confermato nella speranza nel Signore e si riunivano
senza timore nella prigione insieme a Massimilla, Efidama e gli altri, difesi
dalla protezione e dalla grazia del Signore.
[3,
1] Un giorno Egeate mentre stava rendendo giustizia, si ricordò della causa di
Andrea, e come preso da pazzia abbandonò la causa che aveva tra le mani, s'alzò
dalla sedia curule, e corse subito al pretorio per abbracciare e lusingare
Massimilla. Massimilla, appena tornata dalla prigione, aveva varcato la soglia
di casa prima di lui. Entrato, egli le disse:
[4,
1] "I tuoi genitori, Massimilla, mi ritennero degno di essere tuo consorte
e ti diedero in moglie a me prescindendo dalla ricchezza, dalla stirpe e dalla
gloria e badarono esclusivamente alla buona disposizione della mia anima.
Tralasciando molte cose che volevo rimproverarti, sia a proposito di quanto ho
sopportato dai tuoi genitori, sia a proposito di quanto tu hai sopportato da me
in tutta la nostra vita, sono venuto dal tribunale per sapere da te,
ragionevolmente, soltanto questa cosa! Se tu sarai quella che eri un tempo e se
tu vivrai con me nel modo che noi sappiamo, dormirai con me, condurrai con me
una vita matrimoniale e mi genererai figli, nei tuoi riguardi io mi comporterò
bene in ogni cosa; più ancora, libererò lo straniero che ho rinchiuso in
prigione.
[2]
Ma se tu non vuoi, io non ti farò mai nulla di male: invero, non lo potrei
neppure; ma torturerò ancora di più colui che tu ami più di me. Ed ora,
Massimilla, rifletti quale delle due cose tu preferisci, e dammi una risposta
domani. Io sono pienamente disposto a ogni evenienza". Detto ciò uscì.
[5,
1] Insegnamento di Andrea. Massimilla, però, alla solita ora, andò con Efidama
da Andrea, pose le mani di lui sul suo viso, le baciò e cominciò a riferirgli
integralmente le condizioni di Egeate.
[2]
Vedo che veramente in te si compie il pentimento di Eva, e in me il ritorno di
Adamo. Ciò che essa subì inconsciamente tu ora, con il ritorno, lo porti a
lieto fine, e quanto subì l'intelligenza, da essa avvilita ed espulsa, io
raddrizzo con te, che sei cosciente di essere innalzata. Tu hai riparato le sue
deficienze, senza essere succube come lei; e rifugiandomi in Dio, io ho reso
perfetto quanto in lui era imperfezione. Lei fu disobbediente, tu hai obbedito;
io fuggo ciò a cui egli acconsentì; noi siamo coscienti di ciò in cui essi si
illusero. E', infatti, stabilito, che ognuno corregga i propri errori.
[6,
1] Ho parlato come ho parlato, ma potrei anche aggiungere ciò che segue:
Felice
te, o natura, che sei stata salvata perché sei stata forte e non ti sei
nascosta!
Felice
te, o anima, che gridi ad alta voce quanto hai patito, e ritorni in te stessa!
Felice
te, o uomo, che riconosci ciò che non è tuo e aspiri a ciò che è tuo!
Felice
te, che ascolti quanto è detto perché sei più grande delle cose pensate o
dette!
[2]
Riconosci che tu sei più potente delle cose che sembra ti sorpassino, più
bello di quelli che ti gettarono nell'ignominia, di quelli che ti portarono in
prigione. Comprendendo, o uomo, tutto ciò in te stesso, e cioè che tu sei
immateriale, santo, luce, affine a colui che non è generato, che sei
ragionevole, celeste, limpido, puro, al di sopra della carne, al di sopra del
mondo, al di sopra dei capi, al di sopra delle potestà, sui quali tu stai in
tutta verità, allora tu comprendi la tua condizione e ricevi quella piena
comprensione per la quale tu eccelli: vedendo il tuo volto nel tuo essere,
spezza tutte le catene (non parlo solamente di quelle che sono in relazione con
la tua origine, ma anche di quelle che sono al di sopra dell'origine per le
quali abbiamo coniato nomi straordinariamente grandi) e brama ardentemente di
vedere colui che ti è rivelato, colui che non è generato, colui che, con piena
fiducia, tu solo conoscerai presto.
[7,
1] E' in riferimento a te, Massimilla, che ho detto queste cose: le cose
espresse ti colpiscano con la loro forza. Come Adamo morì in Eva perché le
acconsentì, così io ora vivo in te che segui il comandamento di Dio e ti
consolidi nella natura del tuo essere. Non curarti, Massimilla, delle minacce di
Egeate, sapendo che abbiamo un Dio che ha misericordia di noi. Non ti smuovano
le sue vuote parole: rimani casta.
[2]
Egli mi punisca pure non solo con il tormento delle catene, ma mi getti pure
alle bestie, mi bruci nel fuoco o mi precipiti da un dirupo. Che importa? Non c'è
che questo solo corpo: ne faccia pure ciò che vuole, giacché egli gli è
affine.
[8,
1] Ti rivolgo la parola ancora una volta, Massimilla: ti dico di non concederti
a Egeate, resisti alle sue insidie. Tanto più, Massimilla, che in una visione
ho visto il Signore che mi diceva: "Andrea, il diavolo, padre di Egeate, ti
libererà dalla tua prigionia". Tu, dunque, d'ora in poi, mantienti casta e
pura, santa, incontaminata, onesta, lontana dall'adulterio, dissenziente dalle
parole dei nostri nemici, sciolta, integra, senza lacrime, illesa, incrollabile
nella tempesta, indivisa, libera da contaminazioni e senza simpatia verso le
opere di Caino.
[2]
Se tu, Massimilla, non ti arrenderai a tutto ciò che è contrario a questo,
anch'io approderò al riposo, costretto così ad abbandonare questa vita per te,
cioè per me. Ma se io fossi cacciato via di qui, io che, forse, per mezzo tuo
posso giovare ad altri che mi sono affini, e tu ti lasciassi persuadere dalle
parole di Egeate e dalle lusinghe del serpente, suo padre, tanto da ritornare
alle tue opere precedenti, sappi ch'io sarò punito per te fino a quando tu
riconosca che ho rinunciato alla vita per amore di un'anima che non ne era
degna.
[9,
1] Supplico, dunque, l'uomo saggio, che è in te, di perseverare nella giusta
visione intellettuale. Ti supplico di preservare l'invisibile intelligenza che
è in te. Ti prego di amare Gesù Cristo e non lasciarti andare verso ciò che
è basso. Aiuta anche me che ti chiamo in aiuto come uomo, affinché io diventi
perfetto. Aiuta anche me affinché tu conosca la tua vera natura. Soffri della
mia stessa sofferenza per conoscere ciò ch'io patisco e sfuggire alla
sofferenza.
[2]
Contempla ciò ch'io contemplo e diventerai cieca per quello che vedi. Contempla
ciò che è necessario e non vedere ciò che non è necessario. Ascolta ciò
ch'io dico, e respingi ciò che tu hai ascoltato.
[10,
1] Queste cose le ho dette a te e ad ognuno che ascolta, se vuole ascoltare.
[2]
Ognuna di esse è penetrata fermamente nel tuo intelletto? Ti ha toccato nella
tua parte intellettuale? Ho in te uno che mi ascolta? Trovo in te me stesso? C'è
in te uno che parla nel quale io riconosco me stesso? Ama egli colui che parla
in me e desidera avere comunione con lui? Vuole egli essere unito a lui? Ha egli
premura di essere suo amico?
[3]
Trova egli in lui un po' di riposo? Ha egli un luogo ove posare il capo? C'è
quivi qualcosa che gli sia contrario? C'è qualcosa che sia indignato con lui,
che gli resista, che lo odi, che fugga da lui, che sia selvaggio, che si ritiri,
che torni indietro, che se ne vada, che sia oppresso, che combatta, che parli
con altri, che si lasci adulare dagli altri, che concordi con altri?
[4]
Vi è forse qualcosa che lo molesti? C'è forse qualcuno che mi è estraneo? Un
avversario, uno che infranga la pace, un nemico, un ingannatore, uno stregone,
uno storto, un corrotto, uno scaltro, un misantropo, un nemico della parola, uno
simile ai tiranni, un millantatore, un superbo, un pazzo, un affine del
serpente, un'arma del diavolo, un amico del fuoco, uno che appartiene alle
tenebre?
[11,
1] Andrea afferrò la mano di Stratocle, e disse: "Ho colui ch'io amavo!
Riposerò in colui che aspettavo! Il fatto che tu sospiri e piangi senza alcun
freno, per me è segno che ho già trovato il riposo, che non ho pronunciato
invano queste parole che mi sono affini".
[12,
1] Stratocle gli rispose: "Non credere, beatissimo Andrea, che ci sia
qualcos'altro che mi affligga all'infuori di te. Giacché le parole che escono
da te sono come scintille di fuoco scagliate verso di me, e ognuna mi colpisce
veramente e mi infiamma La parte della mia anima che è incline a quanto io
ascolto è tormentata nel presentimento della vicina afflizione. Tu, infatti, te
ne vai ed io so bene che lo fai nel modo giusto.
[2]
Ho ricevuto i semi delle parole di salvezza, tu ne sei stato il seminatore, ma
affinché essi germoglino e crescano non ho bisogno di altro che di te,
beatissimo Andrea.
[13,
1] Andrea gli rispose: "Questo, figlio mio, è quanto anch'io ho visto in
te. Glorifico il mio Signore perché la mia opinione su di te non è andata
errata, bensì conosceva quanto affermavo.
[2]
Sappiate che domani Egeate mi consegnerà affinché io sia crocifisso.
Massimilla, ancella del Signore, susciterà le ire del nemico che è in lui e al
quale egli appartiene, non acconsentendo a quanto è per lei odioso e penserà
di consolarsi volgendosi contro di me".
[14,
1] Mentre l'apostolo diceva queste cose, Massimilla non era là. Ascoltate le
parole con le quali le aveva risposto, ne era rimasta impressionata; ed
essendosi, anzi, trasformata in ciò che le parole le avevano manifestato, si
recò nel pretorio con animo deciso e forte. Aveva detto addio a tutta la vita
della carne. Allorché Egeate le presentò la stessa domanda sulla quale le
aveva dato da riflettere, se cioè voleva riprendere i rapporti coniugali, lei
rifiutò.
[2]
Da allora in poi egli pensò all'uccisione di Andrea e meditava quale morte gli
avrebbe inflitto. E quando fra tutti i generi, si decise per la morte in croce,
uscì con i suoi amici per mangiare. Massimilla, invece, preceduta dal Signore
nelle sembianze di Andrea, ritornò in prigione insieme a Efidama.
[15,
1] "Fratelli, dal Signore sono stato inviato quale apostolo in queste
regioni, delle quali il Signore mi reputò degno, non per insegnare ad alcuno,
ma per ricordare ad ogni uomo affine alle parole che vive tra mali transeunti,
deliziandosi nelle sue nocive illusioni. E' per questo ch'io vi ho sempre
esortato a fuggirle, vi ho incoraggiato a tendere verso le cose durevoli e a
fuggire da tutto ciò che è transitorio. Vedete bene che nessuno è stabile, ma
che tutte le cose, e gli stessi modi umani di pensare e di agire, sono
facilmente mutevoli.
[2]
Questo accade perché l'anima non è esercitata, si smarrisce nella natura e
conserva gli allettamenti del suo errore. Considero perciò beati coloro che
sono diventati obbedienti alle parole annunziate e attraverso di esse vedono i
misteri della loro propria natura, per amore della quale sono state costruite
tutte le cose.
[16,
1] Vi ingiungo perciò, figli carissimi, di edificarvi saldamente sul fondamento
stabile che vi è stato posto e contro il quale non prevarrà la malevolenza di
alcuno. Ponete le vostre radici su questo fondamento: siate costanti, ricordando
quanto avete visto e quanto è avvenuto allorché io camminavo con tutti voi.
[2]
Avete visto che per mezzo mio sono accadute opere alle quali non potete negare
fede, e si sono realizzati segni davanti ai quali grida la stessa natura muta.
Vi ho comunicato parole che vi prego di ricevere come esse stesse esigono.
[17,
1] Per quello che mi accadrà non lasciatevi turbare considerando come un evento
insolito e straordinario il fatto che il servo di Dio, colui al quale Dio stesso
ha dato molto, sia nelle opere che nelle parole, venga strappato con la forza a
questa vita terrena da un uomo malvagio. Non solo, infatti, questo accadrà a
me, ma anche a tutti coloro che lo hanno amato, che hanno creduto in lui e
l'hanno confessato. Il diavolo, sfrontatissimo, armerà contro di essi i suoi
figli affinché diventino esecutori dei suoi disegni, ma non avrà quanto
desidera.
[2]
Vi dirò ora il motivo per cui egli ordisce queste cose. Fin dall'inizio di
tutte le cose e, se così si può dire, da quando colui che non ha principio è
disceso a sottoporsi al principio che è sotto di lui, il nemico che è
contrario alla pace, allontana da lui (Dio) colui che in realtà non gli
appartiene, ma è soltanto un debole: ancora non ha raggiunto la illuminazione
totale e non è ancora capace di conoscere se stesso. Siccome anch'egli non lo
conosce, ha bisogno di essere da lui combattuto. Credendo di possederlo e di
dominarlo per sempre, egli (il nemico) gli si è contrapposto così tanto da
fare della sua inimicizia una specie di amicizia. Suggerendogli i suoi propri
pensieri, spesso li rappresenta come piacevoli e allettanti ritenendo di poterlo
così dominare interamente. Apertamente egli non si mostra come un nemico, finge
invece un'amicizia degna di lui.
[18,
1] Protrasse così a lungo la sua opera che egli dimenticò di riconoscerla; lui
però la conosceva bene. A motivo dei suoi doni egli non era considerato come
nemico.
[2]
Prima di questo il nostro nemico era spensierato: ci offriva un'amicizia degna
di lui e non supponeva neppure che noi, da lui ingannati, ce ne potessimo
allontanare. Ma quando risplendette l'economia della salvezza, la sua ostilità
divenne non dico più forte, ma più aperta, in quanto egli fece apparire quella
parte della sua natura che era nascosta e che riteneva di poter celare: manifestò
così quello che è.
[3]
Perciò, fratelli, conoscendo quanto accadrà, siamo vigili, non svogliati,
alieni da ogni comportamento superbo, e la nostra anima non porti quelle
impronte che sono sue e non nostre.
5.
PAPIRO COPTO DI UTRECHT *
[1,
1] (9, 1-36)... l'apostolo. Ma allorché Andrea, apostolo di Cristo, udì che,
per causa sua, avevano arrestato quelli della città, si levò, uscì fuori in
mezzo alla strada e disse ai fratelli che non c'era alcun motivo per dissimulare
qualcosa.
[2]
Mentre l'apostolo stava proferendo queste parole, era presente un giovane, uno
dei quattro soldati, nel cui corpo si nascondeva un demone. Quando il giovane fu
davanti all'apostolo, il demone gridò, dicendo: "Che cosa ti ho fatto,
Variano, per mandarmi da quest'uomo timorato di Dio?". Non appena il
giovane disse questo, il demone lo gettò a terra: restò sconvolto e sbavava.
Ma i suoi camerati lo afferrarono e lo trattennero in piedi.
[3]
Andrea ebbe, allora, compassione del giovane e disse ai soldati suoi camerati:
"Vi vergognate di affrontarmi perché vedete che la vostra natura vi
rimprovera? Perché asportate il prezzo sicché egli non può appellarsi al re e
ricevere aiuto per poter combattere contro il demone nascosto nelle sue membra?
Egli non soltanto si appella, ma parla la lingua del palazzo: il suo re
l'ascolterà ben presto. Infatti, l'odo dire: "Che cosa ti ho fatto,
Variano, per mandarmi da quest'uomo timorato di Dio?"...".
[2,
1] (10, 1-37) "...contro di me. Giacché questa cosa che ho fatto non l'ho
compiuta da me, bensì ci sono stato costretto. Ora ti narrerò tutto il
significato della faccenda. Questo giovane dal corpo tormentato, ha una sorella
vergine, abile combattente e lottatrice. Vi assicuro che, per merito della sua
purezza, delle sue preghiere ed elemosine, è vicina a Dio.
[2]
Ora, per dirla in breve, presso la sua casa abitava un grande mago ed ecco
quanto accadde un giorno: alla sera la vergine salì sul tetto a pregare, il
giovane mago la vide mentre pregava e Semmath entrò in lui istigandolo a
combattere contro questa abile lottatrice. Il mago disse tra s‚: "Ho
passato vent'anni sotto la guida del mio maestro fino a quando imparai l'arte!
Eccomi dunque ora all'inizio della mia arte. Se non sarò più forte di questa
vergine, sarò proprio un buono a nulla".
[3]
Il giovane mago invocò dall'alto le grandi potenze contro la vergine
indirizzandole contro di lei. Quando i demoni giunsero per tentarla o
persuaderla, si comportarono come suo fratello; picchiarono alla porta e,
pensando che si trattasse del fratello, lei si alzò e andò ad aprire la porta;
ma prima lei fece una lunga preghiera sicché i demoni divennero come... e
fuggirono... Piccolo".
[3,
1] (13, 1-25) "La vergine piangeva presso Erucia. Ma Erucia disse alla
vergine: "Perché piangi? Non sapevo che saresti venuta qui... ora queste
potenze ti perseguitano per metterti alla prova... Tu piangi e la tristezza...
[2]...
Se però adesso tu piangi tuo fratello... con lui, domani io gli invierò
l'apostolo Andrea affinché lo guarisca. E non soltanto affinché lo guarisca,
ma farò in modo che egli prenda la cintura del palazzo"".
[3]
Dopo che il demone disse questo, l'apostolo gli domandò: "Come hai potuto
conoscere i misteri nascosti dell'Altissimo? Allorché un soldato viene
scacciato dal palazzo non gli è più concesso di conoscere i misteri del
palazzo: e come potrà conoscere i misteri nascosti dell'Altissimo?". Il
demone gli rispose...
[4,
1] (14, 1-43) "Perché non dovresti tremare menzionando i misteri
dell'Altissimo? Io tremo in tutte le mie membra e glorifico colui che riceve,
colui che viene per le anime dei santi.
[2]
O guerrieri, non inutilmente avete preso le armi e gli scudi, non inutilmente
avete sopportato guerre: il re ha preparato il palazzo per voi.
[3]
Dopo aver detto questo, l'apostolo si volse al demone e gli disse: "Ora è
tempo che tu ti allontani da questo giovane affinché egli prenda la cintura del
palazzo celeste".
[5,
1] (15, 1-29) militare e la depose davanti agli occhi dell'apostolo, dicendo:
"Uomo di Dio, ho speso venti monete per acquistare questa uniforme terrena,
ma ora voglio vendere tutto quello che ho per acquistare l'abito del vostro
Dio".
[2]
I suoi camerati gli dissero: "Misero giovanotto! Se tu rinneghi l'uniforme
del re, sarai punito". Ma il giovane rispose loro: "Sono veramente un
misero a motivo dei miei precedenti peccati! Fosse vero ch'io sia punito
soltanto per il fatto che ho rinnegato l'uniforme del re, e non sia invece
punito per avere io disprezzato l'uniforme del re immortale dei secoli. Voi
ignoranti, non vedete che razza di uomo è questo? Nella sua mano non v'è
alcuna spada n‚ alcuna arma da guerra, e tuttavia questi grandi prodigi sono
compiuti da lui".
Atto
di Andrea
6.
FRAMMENTO COPTO
DELLA
BODLEIAN LIBRARY *
[1,
1] ... uomo ... per vedermi.
Allora
Gesù disse ad
[2]
io ho abbandonato la casa di mio padre e di mia madre, e, quant'è vero che vive
la mia anima, più non vi sono entrato e n‚ ho più visto il volto di mio
padre e di mia madre, il volto dei miei figli e di mia moglie. Ho portato invece
la mia croce ogni giorno seguendoti
[3] ...uno, che è piccolo, come uno di noi che siamo sotto il tuo nome. Non ho due mantelli desiderato per me. Questo mantello che è su di me..."