Atti di Pietro
1.
MS DI VERCELLI *
[1,
1] Partenza di Paolo da Roma. Quando Paolo dimorava a Roma e confermava molti
nella fede, avvenne che una donna di nome Candida, moglie di Quarto, membro
della guardia carceraria, udì Paolo, rifletté sulle sue parole, credette, e a
sua volta ammaestrò il marito. Allorché credette, Quarto permise a Paolo di
andarsene via dall'Urbe, dove riteneva più opportuno.
[2]
Dopo aver riferito ai fratelli ciò che Dio gli aveva ordinato, non dubitando
minimamente, era in procinto di partire dall'Urbe. Mentre si apprestava ad
andarsene, tra tutti i fratelli vi fu un gran pianto, fino a strappare le loro
vesti, poiché credevano che non avrebbero più visto Paolo; riandavano alle
numerose scene nelle quali Paolo aveva combattuto contro i dottori ebrei e li
aveva confutati asserendo: "Cristo, infatti, contro il quale i vostri padri
hanno alzato le mani, aboliva il loro sabato e i digiuni, le loro feste e la
circoncisione, respingeva le dottrine umane e tutte le loro tradizioni". In
nome della venuta del Signore nostro Gesù Cristo, i fratelli insistevano
affinché Paolo non rimanesse lontano più di un anno, dicendo: "Ben
sappiamo il tuo amore per i tuoi fratelli! Quando sarai giunto, non ci
dimenticare e non iniziare ad abbandonarci, siamo, infatti, fanciulli senza
padre".
[3]
Tra queste molteplici suppliche e lacrime, si udì un suono celeste, e una gran
voce disse: "Paolo, ministro di Dio, fu eletto nel ministero per tutto il
tempo della sua vita; egli raggiungerà la perfezione sotto i vostri occhi per
mano dell'empio e iniquo Nerone".
[2,
1] Offrirono allora a Paolo pane e acqua per il sacrificio affinché, dopo la
preghiera, li distribuisse ad ognuno. Tra di essi si trovava una certa Ruffina:
anche lei voleva ricevere l'Eucaristia dalle mani di Paolo. Ma Paolo, pieno
dello Spirito di Dio, le disse: "Tu non sei degna, Ruffina, di avvicinarti
all'altare di Dio! Non ti alzi, infatti, dal fianco di un marito, ma di un
adultero, e tenti di ricevere l'Eucaristia di Dio. Dopo avere sconvolto il tuo
cuore, ecco che Satana ti getterà a terra sotto gli occhi di tutti coloro che
credono nel Signore, affinché a questa vista sappiano che il Dio vivo nel quale
hanno creduto, è scrutatore di cuori. Se però ti pentirai di quanto hai
compiuto, colui che può cancellare i peccati non mancherà di liberarti da
questo peccato. Se invece non ti pentirai, mentre ancora sei in vita un fuoco
devastatore e tenebre esteriori ti afferreranno per sempre".
[2]
Subito Ruffina cadde, paralizzata in tutta la parte sinistra del suo corpo,
dalla testa fino alle unghie dei piedi. Non le restò neppure la facoltà di
parlare poiché la sua lingua era legata.
[3]
"Non sappiamo se Dio ci perdona le colpe commesse in passato". Paolo
chiese, allora, il silenzio e disse: "Fratelli che or ora avete iniziato a
credere in Cristo, se non persevererete nelle vostre azioni passate e in quelle
della tradizione dei vostri padri, se vi asterrete da ogni inganno, dalla
collera, dalla crudeltà, dall'adulterio, dall'orgoglio, dalla gelosia, dal
disprezzo e dall'odio, Gesù Dio vivo perdonerà quanto avete compiuto
nell'ignoranza. Perciò, servi di Dio, ognuno di voi armi il suo uomo interiore
con la pace, la pazienza, la mansuetudine, la fede, l'amore, la conoscenza, la
sapienza, l'amore dei fratelli, l'ospitalità, la misericordia, l'astinenza, la
castità, la bontà, la giustizia. Allora, come vostra guida per l'eternità,
avrete il primogenito di tutta la creazione e la vostra forza sarà nella pace
con nostro Signore".
[4]
Udite queste cose da Paolo, lo supplicarono affinché pregasse per essi; e Paolo
alzò la voce dicendo: "Dio eterno, Dio dei cieli, Dio la cui divinità è
ineffabile, tu hai tutto sistemato con la tua parola, tu che hai avvolto tutto
il mondo con il vincolo della tua grazia, Padre del tuo santo figlio Gesù
Cristo, noi ti preghiamo per il tuo figlio Gesù Cristo di fortificare quelle
anime che, una volta incredule, ora sono nella fede. Un giorno io ero blasfemo,
ora sono io che sono bestemmiato; una volta ero persecutore, ora sono io che
soffro la persecuzione degli altri; una volta ero nemico di Cristo, ora supplico
di essergli amico. Ho, infatti, fiducia nella sua promessa e nella sua
misericordia; ritengo di essere nella fede e di avere ricevuto il perdono delle
mie colpe passate.
[5]
Perciò, fratelli, vi esorto a credere anche nel Signore, Padre onnipotente, e a
porre tutta la vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, suo Figlio. Se
voi credete in lui, nessuno vi potrà privare delle sue promesse. Piegando
tutt'insieme le ginocchia, raccomandatemi al Signore, mentre sono in procinto di
partire verso un altro popolo, affinché la sua grazia mi preceda e mi dia un
felice viaggio, affinché essa attiri i suoi santi strumenti e i suoi fedeli, ed
essi mi ringrazino per l'aver io predicato loro la parola del Signore e siano
ben fondati nella fede"
[3,
1] Una grande folla di donne, supplicavano, in ginocchio il beato Paolo e,
baciando i suoi piedi, lo accompagnavano al porto. Intanto, Dionisio e Balbo
d'Asia, cavalieri romani e uomini nobili, ed un senatore di nome Demetrio,
stringendo forte la mano destra di Paolo, gli dissero: "S'io non fossi
magistrato, fuggirei dalla città con te, Paolo, per non separarmi da te".
Dissero così anche Cleobio, Ifito, Lisimaco, Aristea della casa di Cesare, le
due matrone Berenice e Filostrate e il presbitero Narcisso, dopo che l'ebbero
accompagnato al porto.
[2]
Siccome era imminente una tempesta marina, egli (Paolo) rinviò a Roma i
fratelli affinché discendessero quelli che volevano poterlo ascoltare fino al
suo imbarco. Udito ciò, i fratelli salirono nell'Urbe e riferirono il fatto ai
fratelli che ivi erano rimasti: la notizia si sparse subito e chi con bestie da
soma, chi a piedi, chi attraverso il Tevere, discesero al porto; qui furono
confermati nella fede per tre giorni interi, fino all'ora quinta del quarto
giorno pregando reciprocamente con Paolo e offrendo l'oblazione. Misero poi
sulla nave tutto ciò di cui poteva avere bisogno, gli diedero pure due giovani
fedeli affinché navigassero con lui, infine lo salutarono nel Signore e se ne
ritornarono a Roma.
[4,
1] Arrivo di Simon Mago a Roma. Pochi giorni dopo, la chiesa fu colpita da un
grande turbamento per opera di alcuni che asserivano di avere visto delle cose
mirabili compiute da un uomo in Ariccia, di nome Simone. Si diceva che si
presentasse come la grande potenza di Dio e che non facesse nulla senza Dio.
"E' forse Cristo? Ma noi crediamo in colui che ci è stato predicato da
Paolo. Abbiamo visto, infatti, che per mezzo suo dei morti sono risorti e dei
malati sono stati liberati da varie malattie. Costui poi è in cerca di
discussioni, lo sappiamo: non è poco, infatti, lo scompiglio che ha sollevato
tra noi. Forse è già entrato in Roma: ieri della gente lo supplicava con
grandi acclamazioni, dicendo: "Tu, dio d'Italia, tu il salvatore dei
Romani, affrettati a venire a Roma"".
[2]
Egli, rivolgendosi al popolo, disse con voce tenue: "Domani, verso l'ora
settima, mi vedrete volare al di sopra della porta della città con lo stesso
vestito che indosso ora mentre vi parlo". "Or dunque, fratelli, se lo
ritenete opportuno, andiamo e osserviamo attentamente come andranno a finire le
cose". Così si diressero alla porta, ove giunsero insieme. E tutto ad un
tratto, all'ora settima, lontano, in cielo apparve una polvere come un fumo
risplendente di raggi: si avvicinò alla porta e poi disparve. Poi apparve
dritto, in mezzo alla folla, che lo riconobbe come quello stesso che aveva visto
il giorno prima e l'adorò.
[3]
Tra i fratelli, lo scandalo non era piccolo, anche perché a Roma non c'era
Paolo e neppure Timoteo e Barnaba, mandati in Macedonia da Paolo, che ci
potessero rafforzare nella fede, soprattutto quelli che erano stati catechizzati
da poco.
[5,
1] Pietro da Gerusalemme a Roma. Mentre essi piangevano e digiunavano, a
Gerusalemme, Dio preparava Pietro per l'avvenire. Terminati i dodici anni che
gli erano stati imposti dal Signore Cristo, gli fece vedere questa scena e gli
disse: "Pietro, il mago Simone che tu hai smascherato e scacciato dalla
Giudea mi ha ancora preceduto a Roma. In poche parole: tutti coloro che avevano
creduto in me sono stati trascinati dall'astuzia e dalla decisa azione di Satana
del quale egli manifesta la potenza. Non tardare più: domani va' a Cesarea ove
troverai una nave pronta diretta in Italia. Tra pochi giorni ti manifesterò la
mia grazia che si offre generosamente".
[2]
Avvertito da questa visione, Pietro ne parlò subito ai fratelli, dicendo:
"E' necessario ch'io salga a Roma per sconfiggere un nemico e avversario
del Signore e dei nostri fratelli". Discese a Cesarea e si imbarcò
immediatamente, senza prendere provvigioni, dato che era già stata tolta la
scala.
[3]
Il nocchiero, che si chiamava Teone, si rivolse a Pietro e gli disse:
"Tutto ciò che abbiamo è cosa tua! Quale grazia potremmo noi avere se
nell'imbarazzo che sentiamo ricevendo te, nostro simile, non ti mettessimo a
disposizione tutte le cose che abbiamo? Che la nostra navigazione sia
felice!".
[4]
Dopo qualche giorno, all'ora di pranzo, il nocchiero si alzò e pregò Pietro di
gustare qualcosa, dicendo: "Chiunque tu sia, io ti conosco poco; che tu sia
Dio o che tu sia un uomo, a mio parere tu sei un ministro di Dio. Infatti,
mentre nel cuore della notte guidavo la mia nave mi addormentai, udii una voce
umana che mi parve venire dal cielo e mi disse: "Teone! Teone!". Mi
chiamò per nome due volte, ed aggiunse: "Tra coloro che navigano con te,
quello che più devi onorare è Pietro, giacché per mezzo suo, contro ogni
aspettativa, tu e gli altri compirete questa attraversata sani e salvi, senza
alcun danno"".
[5]
Mentre erano nell'Adriatico la nave si trovò in bonaccia e Teone facendoglielo
notare gli disse: "Se tu mi vuoi ritenere degno di essere intinto nel segno
del Signore, ne hai l'opportunità". Tutti quelli che erano sulla nave si
erano infatti addormentati ubriachi. Pietro allora discese per mezzo di una fune
e battezzò Teone nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo; ed egli
uscì dall'acqua allegro per la grande gioia. Anche Pietro divenne più sereno
per il fatto che Teone era stato considerato degno del suo nome.
[6]
"Sei tu che ci sei apparso, ottimo e solo santo, Dio Gesù Cristo, nel tuo
nome è stato or ora lavato e segnato con il tuo santo segno. E così nel tuo
nome lo rendo partecipe della tua Eucaristia, affinché sia per sempre un tuo
servo perfetto e senza biasimo". Mentre mangiavano e godevano nel Signore,
un vento non violento, ma moderato, prese la nave a prua e non smise per sei
giorni e altrettante notti fino a quando non giunsero a Pozzuoli.
[6,
1] Appena giunsero a Pozzuoli, Teone corse dalla nave all'albergo ove soleva
andare per prepararlo a ricevere Pietro. L'uomo dal quale soleva andare si
chiamava Ariston: costui temeva sempre il Signore, e Teone aveva fiducia in lui
a causa del nome.
[2]
Giunto all'albergo e visto Ariston, Teone gli disse: "Dio che ti ha
giudicato degno di servirlo, ha partecipato anche a me la sua grazia, per mezzo
del suo santo servo Pietro, che ebbe dal Signore nostro l'ordine di venire in
Italia e navigò con me dalla Giudea". A queste parole, Ariston si gettò
al collo di Teone, l'abbracciò e lo supplicò di condurlo alla nave per fargli
vedere Pietro. Dopo che Paolo era partito per la Spagna, diceva Ariston, non
aveva più incontrato alcun fratello presso il quale rinfrescarsi. Inoltre
improvvisamente era apparso in città un Ebreo di nome Simone. Con formule
magiche e con la sua malizia, aveva guastato la comunità da ogni parte tanto
che anch'io fuggii da Roma nella speranza dell'arrivo di Pietro. Paolo, infatti,
aveva parlato di lui, ed una visione mi manifestò molte cose. Ora dunque credo
nel mio Signore, credo che egli riedificherà il suo ministero e che dai suoi
servi sarà estirpata la tentazione. Giacché il Signore nostro Gesù è fedele
e raddrizzerà le nostre menti.
[3]
Mentre, tra le lacrime, udiva queste cose da Ariston accresceva sempre più il
suo entusiasmo e sempre più era confermato comprendendo che aveva posto la sua
fiducia nel Dio vivo.
[4]
Mentre Ariston così parlava tra le lacrime, Pietro gli diede la mano, lo sollevò
da terra e tra gemiti e lacrime gli disse: "Colui che per mezzo dei suoi
angeli tenta l'orbe terrestre, ci ha preceduto; ma colui che ha la potenza di
strappare i suoi servi da ogni tentazione, annienterà le sue seduzioni e le farà
calpestare dai piedi di coloro che hanno creduto nel Cristo che
predichiamo".
[5]
Mentre si incamminavano verso la porta, Teone supplicò Pietro dicendo:
"Sulla nave, in mezzo a questo vasto mare, non ti sei mai rifocillato, ed
ora, lasciando la nave, vuoi incamminarti lungo una strada così dura? Fermati,
prendi qualcosa e poi partirai. Temo, infatti, che il lastricato della strada da
qui a Roma ti faccia soffrire". Ma Pietro rispose loro: "Ma, e se mi
fosse appesa al collo una pietra molare come al nemico di nostro Signore e fossi
gettato nell'abisso, come il mio Signore ci diceva a proposito di chi
scandalizza i fratelli? E non è soltanto questa pietra molare che mi minaccia,
ma, ciò che è peggio, lo starmene lontano da coloro che hanno creduto nel
Signore Gesù Cristo, mentre egli mi ha contrapposto ai persecutori dei suoi
servi".
[7,
1] Prima predica di Pietro a Roma. Tra i fratelli dispersi si sparse nell'Urbe
la notizia che era venuto Pietro discepolo del Signore, a causa di Simone, per
additarlo come seduttore e persecutore dei buoni. Accorse così tutta una folla
per vedere l'apostolo del Signore, fondato in Cristo. Ed il primo giorno della
settimana, allorché la folla era convenuta per vedere Pietro, a gran voce egli
prese a dire: "Uomini qui presenti che sperate in Cristo e che recentemente
siete passati attraverso una prova, imparate quale sia il motivo per cui Dio
mandò suo Figlio nel mondo, quale sia il motivo per cui l'ha fatto nascere
dalla vergine Maria: senza dubbio per farci godere di qualche grazia e
vantaggio. Vuole abbattere ogni scandalo e ogni ignoranza, ogni potere del
diavolo, i suoi tentativi e le sue forze che prevalevano allorché il nostro Dio
non illuminava il mondo.
[2]
Ebbe misericordia di coloro che, colpiti da numerose e diverse infermità, per
ignoranza precipitavano nella morte, e mandò il suo Figlio: io vissi con lui e
testimonio di avere camminato sulle acque del mare. Confesso ch'io fui presente
a tutti i segni e prodigi che egli operò in questo mondo. Fratelli carissimi,
io rinnegai nostro Signore Gesù Cristo e non soltanto una volta, ma tre: mi
circuivano, infatti, cani maligni, come fu pure dei profeti del Signore. Ma il
Signore non me l'ha imputato: si è rivolto verso di me, ebbe pietà della
debolezza della mia carne, sicché in seguito ne piansi amaramente deplorando
l'instabilità della mia fede, che fu la causa per cui il diavolo mi rese
insensato al punto che io non conservai nel mio spirito la parola del mio
Signore.
[3]
Ed ora, uomini fratelli, qui convenuti nel nome del Signore, io dico: Satana
ingannatore, dirige le sue frecce anche contro di voi per distogliervi dalla
via. Non deflettete, fratelli! Non perdetevi d'animo! Fatevi coraggio, state
saldi e non abbiate dubbi. Se io, infatti, che il Signore ebbe in così grande
onore, da Satana sono stato fatto oggetto di scandalo al punto da rinnegare la
luce della mia speranza, sono stato da lui assoggettato e persuaso a fuggire
come se la mia fede fosse riposta in un uomo, che cosa pensate di voi che siete
soltanto neofiti? Pensavate che non vi avrebbe fatto cadere fino al punto da
rendervi nemici del regno di Dio, precipitandovi nella perdizione per opera di
un recentissimo errore? Chiunque, infatti, si allontana dalla speranza del
Signore nostro Gesù Cristo, costui è figlio della perdizione per sempre.
[4]
Convertitevi, dunque, fratelli eletti del Signore! Rafforzatevi nel Signore
onnipotente, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, che nessuno ha mai visto né
può vedere se non colui che avrà creduto in lui. Ponete mente da dove vi è
arrivata la tentazione. Non è infatti soltanto con le parole ch'io intendo
convincervi e che predico Cristo, ma è anche con fatti e con prodigi stupendi
che vi esorto, per mezzo della fede in Gesù Cristo, affinché nessuno di voi
guardi ad altri all'infuori di lui disprezzato e insultato dagli Ebrei;
all'infuori del Nazareno crocifisso, morto e risorto il terzo giorno".
[8,
1] Il senatore Marcello e la comunità di Roma. I fratelli, pentiti, domandavano
a Pietro di vincere Simone, che diceva di essere la forza di Dio, ed abitava in
casa del senatore Marcello da lui sedotto con i suoi incantesimi.
[2]
Tenendo presenti queste cose, fratello Pietro, ti facciamo sapere che la grande
misericordia di quest'uomo si è mutata in bestemmia. Giacché se lui non avesse
cambiato, anche noi non ci saremmo allontanati dalla fede santa in Dio nostro
Signore. Ed ora Marcello, furioso, si pente della sua beneficenza asserendo:
"Quanti beni ho sperperato e per quanto tempo! Con molta superficialità
pensavo di distribuire per la conoscenza di Dio!". Giunge fino al punto che
se un forestiero si presenta all'uscio di casa sua, egli lo fa bastonare e
mettere alla porta gridando: "Volesse il cielo ch'io non avessi dispensato
tanti beni agli impostori!". Ed altre bestemmie ancora. Ma se in te c'è
qualcosa della misericordia di nostro Signore e della bontà dei suoi precetti,
soccorri nel suo errore colui che fece l'elemosina ad un così grande numero di
servi di Dio".
[3]
All'udire questo, Pietro provò un grande dolore, e disse: "O artifizi e
tentazioni molteplici del diavolo! O macchinazioni e invenzioni perverse!
Alimenta, per se stesso, fuoco più terribile! Sterminio dei semplici, lupo
rapace, divoratore e dissipatore della vita eterna! Hai carpito il primo uomo
nella rete della concupiscenza, l'hai legato con vincoli corporei per mezzo
della tua antica cattiveria! Tu sei il frutto totalmente acerbo e amaro
dell'albero dell'amarezza, ed instilli diverse concupiscenze. Tu hai spinto
Giuda, mio condiscepolo e coapostolo, ad agire empiamente tradendo il Signore
nostro Gesù Cristo, che necessariamente ti punirà. Tu hai reso insensibile il
cuore di Erode, tu hai infiammato il faraone e l'hai costretto a lottare contro
il santo servo di Dio Mosè, ed hai dato a Caifa l'audacia di consegnare ad una
folla iniqua nostro Signore Gesù Cristo.
[4]
Ancor oggi tu colpisci le anime innocenti con le tue frecce avvelenate;
scellerato, nemico di tutti. Su di te grava l'anatema della Chiesa del Figlio
del Dio santo onnipotente. Come un tizzone gettato via dal focolare, tu sarai
spento dai servi di nostro Signore Gesù Cristo Su di te e sui tuoi figli
ritorni il tuo nero e una discendenza pessima, le iniquità, le minacce, le
tentazioni: su di te e sui tuoi angeli, o principio della malizia, o abisso di
tenebre! Le tenebre che ti avvolgono siano con te e con gli strumenti che tu
possiedi! Allontanati dunque da quanti sono in procinto di credere in Dio,
allontanati dai servi di Cristo e da quelli che vogliono combattere con lui.
Tieni per te i tuoi abiti tenebrosi! Invano tu batti porte estranee che non sono
tue, ma di Gesù Cristo che le custodisce. Tu, lupo rapace, rubi pecore che non
sono tue, ma di Gesù Cristo, che le custodisce con la più grande cura".
[9,
1] Pietro e il senatore Marcello. Mentre Pietro, con profondo dolore del suo
animo, parlava così, un numero di persone ancora più grande credette nel
Signore. I fratelli domandarono però a Pietro di entrare in lizza con Simone e
di non sopportare che egli portasse più oltre scompiglio tra il popolo.
[2]
Rivoltosi poi al popolo che lo seguiva Pietro disse: "State per vedere un
miracolo grande e sorprendente". Visto un grosso cane attaccato a una lunga
catena, Pietro si avvicinò e lo slegò. Una volta sciolto, il cane prese voce
umana e disse a Pietro: "Che cosa mi ordini di fare, servo
dell'inenarrabile Dio vivo?". Pietro gli rispose: "Entra e, in mezzo a
quanti lo circondano, dì a Simone: "Pietro ti dice di farti vedere in
pubblico; è infatti per causa tua, scellerato seduttore delle anime semplici,
che sono venuto a Roma"". Il cane si mise subito a correre, entrò, si
precipitò in mezzo a quelli che circondavano Simone e, alzando le zampe
anteriori, con una grande voce disse: "Pietro, servo di Cristo, sta alla
porta e ti dice: "Fatti vedere in pubblico, poiché è a causa tua,
scellerato seduttore di anime semplici, ch'io sono venuto a Roma"".
All'udire questo e alla vista di questo incredibile spettacolo, tutti stupirono
e Simone dimenticò le parole con le quali seduceva gli astanti.
[10,
1] A questa vista, Marcello si precipitò alla porta, si gettò ai piedi di
Pietro e disse: "Abbraccio i tuoi piedi, Pietro servo del Dio santo! Ho
peccato molto! Non considerare i miei peccati, se in te c'è la vera fede di
Cristo che predichi, se ricordi i suoi precetti: non odiare nessuno, non essere
cattivo verso alcuno; come ho imparato da Paolo, tuo coapostolo. Non prenderti a
cuore le mie mancanze, ma prega per me il Signore, il santo Figlio di Dio, del
quale io ho suscitato la collera perseguitando i suoi servi. Come buono
intendente di Dio, prega dunque per me, affinché io non sia abbandonato al
fuoco eterno con i peccati di Simone, nonostante sia stato indotto da lui ad
innalzargli una statua con l'iscrizione: "Al giovane dio, Simone".
[2]
Se sapessi, Pietro, di poterti persuadere con il denaro, non esiterei a dartene
pur di guadagnare l'anima mia. Se avessi dei figli, non ne terrei alcun conto,
pur di credere nel Signore che vive. Ti confesso che non mi avrebbe sedotto se
non avesse detto di essere la forza di Dio. Comunque debbo riconoscere, o
dolcissimo Pietro, ch'io non ero degno di ascoltarti, servo di Dio, né ero
abbastanza forte nella fede di Dio che è in Cristo; ed è appunto per questo
che mi sono scandalizzato. Ti prego dunque di non indignarti per quanto ti sto
per dire. Cristo nostro Signore, che tu predichi in verità, disse in tua
presenza ai tuoi coapostoli: "Se avrete una fede grande come un grano di
senape, direte a questo monte: trasferisciti! e subito si trasferirà". Ora
questo Simone ha detto che tu, Pietro, sei stato infedele allorché hai dubitato
quando eri sulle acque.
[3]
Ho anche udito che egli ha detto: "Coloro che sono con me non mi hanno
compreso". Se dunque voi sul quale egli ha imposto le mani, se voi da lui
scelti, se voi davanti ai quali egli ha compiuto cose meravigliose, dubitavate,
io mi appoggio su questa testimonianza, faccio penitenza e mi rifugio nelle tue
preghiere. Accogli la mia anima: io, infatti, sono caduto allontanandomi da
nostro Signore e dalla sua promessa. Penso che egli avrà misericordia di me che
sono pentito. Giacché l'Onnipotente è fedele e mi rimetterà i peccati".
Pietro disse a gran voce: "Gloria e splendore a te, Signore nostro, Dio
onnipotente, Padre del Signore nostro Gesù Cristo! A te gloria, lode e onore
nei secoli dei secoli. Amen. Poiché ora tu ci hai fortificato pienamente e ci
hai rafforzato in te al cospetto di tutti i presenti, Signore santo, rafforza
Marcello ed invia oggi la tua pace su di lui e sulla casa sua. Tu solo puoi fare
ritornare quanti sono periti o smarriti. Ti preghiamo tutti, Signore, pastore
delle pecore che una volta erano disperse ed ora sono da te riunite. Ricevi così
anche Marcello, una delle tue pecore, e non permettere che egli seguiti il suo
delirio di errore o di ignoranza, ma ricevilo nel numero delle tue pecore. Sì,
Signore, ricevilo! Egli ti supplica nel dolore e tra le lacrime".
[11,
1] Dopo avere parlato così, Pietro abbracciò Marcello; si rivolse alla folla
che gli stava davanti ed in essa scorse una persona che era posseduta da un
demonio pessimo e sorrideva. Pietro le disse: "Chiunque tu sia che hai
riso, fatti vedere apertamente da tutti i presenti!". Udito questo, un
giovane si precipitò nell'atrio della casa e, gridando a gran voce, si gettò
contro la parete dicendo: "Pietro, c'è una grande discussione tra Simone e
il cane che tu hai mandato. Simone disse al cane: "Riferisci ch'io non ci
sono"; e il cane gli rispose più cose di quante tu gli hai ordinato.
Quando avrà portato a termine questo mistero che tu gli hai comandato, morirà
ai tuoi piedi". Ma Pietro gli rispose: "E tu, demone, chiunque tu sia,
nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, esci da questo giovane senza fargli
del male, e fatti vedere da tutti i presenti". Udito ciò, il giovane si
spinse in avanti, afferrò una grande statua di marmo che era nell'atrio della
casa e la frantumò a forza di pedate. Si trattava di una statua di Cesare.
[2]
Allora Marcello, battendosi la fronte, disse a Pietro: "E' stato compiuto
un grande crimine e se Cesare lo verrà a sapere, da qualche spia, ci colpirà
con duri castighi". Pietro rispose: "Non ti vedo più come eri un
momento addietro! Dicevi di essere pronto a dare tutto quanto hai per salvare la
tua anima! Piuttosto, se veramente sei pentito e credi in Cristo con tutto il
cuore, prendi con le mani un po' di quest'acqua che zampilla, prega il Signore,
e versala in suo nome sui frammenti della statua: diventerà intatta come
prima". Marcello, senza alcuna esitazione, credendo anzi con tutto il
cuore, prima di prendere l'acqua con le sue mani, guardando verso il cielo,
disse: "Credo in te, Signore Gesù Cristo! Il tuo apostolo Pietro vuole
provare la fermezza della mia fede nel tuo santo nome. Prendo, dunque, l'acqua
nelle mie mani e, nel tuo nome, la verso su queste pietre affinché questa
statua ritorni intatta, come era prima. Se ora, Signore, la tua volontà è
ch'io resti in vita e non abbia a soffrire nulla da parte di Cesare, questa
pietra ridiventi integra come era prima". Asperse le pietre di acqua e la
statua ritornò integra.
[3]
Pietro fu lieto che Marcello, nella sua domanda al Signore, non avesse dubitato,
e Marcello gioiva in cuor suo perché, per la prima volta, tra le sue mani si
era avverato un miracolo; credette dunque di tutto cuore nel nome di Gesù
Cristo, Figlio di Dio, per mezzo del quale sono possibili, tutte le cose
impossibili.
[12,
1] Primo scontro tra Pietro e Simone. Simone, in casa, così parlava al cane:
"Dì a Pietro ch'io non sono in casa". Ma il cane in presenza di
Marcello, rispose: "Scelleratissimo e sfrontato nemico di tutti coloro che
vivono e credono in Gesù Cristo! Ecco che io, animale muto, mandato a te, ho
ricevuto la parola umana per confonderti e provare la tua impostura e le tue
menzogne; e tu hai riflettuto tante ore per dire: "Dì a Pietro ch'io non
sono in casa". Non ti vergogni di elevare, contro Pietro, ministro e
apostolo di Cristo, la tua voce debole e inutile quasi che tu possa nasconderti
da colui che mi ha ordinato di parlarti di presenza? E questo non per te, ma per
coloro che tu seducevi conducendoli alla rovina Sarai dunque maledetto, nemico e
corruttore della via della verità di Cristo, il quale punirà con il fuoco
eterno le iniquità da te commesse, e tu sarai nelle tenebre esteriori".
[2]
Dopo avere detto queste parole, il cane se ne andò seguito dalla folla, mentre
Simone fu lasciato solo. Il cane andò da Pietro che stava tra la folla, venuta
per vedere la sua faccia, e gli riferì quanto aveva fatto con Simone.
All'angelo e apostolo del vero Dio, il cane disse: "Tu, Pietro, avrai un
grande combattimento contro Simone, nemico di Cristo e dei suoi servi, ma
convertirai alla fede anche molti di coloro che sono stati sedotti da lui.
Riceverai perciò da Dio la ricompensa della tua opera".
[3]
Dopo aver parlato così, il cane si gettò ai piedi dell'apostolo Pietro e spirò.
Alla vista del cane che parlava, la folla fu piena di ammirazione: alcuni si
prostrarono ai piedi di Pietro, mentre altri dicevano: "Mostraci ancora un
miracolo, e noi crederemo in te come ministro del Dio vivo. Simone ha compiuto
davanti a noi molti miracoli, ed è per questo che l'abbiamo seguito".
[13,
1] Pietro, voltatosi, vide che da una finestra pendeva una aringa; la prese e
disse al popolo: "Se vedrete questa nuotare immediatamente nell'acqua come
un pesce, crederete in colui ch'io predico?". La risposta unanime fu:
"Crederemo veramente in te!". C'era lì vicino una piscina natatoria,
e Pietro disse: "Nel tuo nome, Gesù Cristo, al quale ancora non si crede,
vivi e nuota come un pesce davanti a tutti costoro!". Mise l'aringa nella
piscina ed essa rivisse e prese a nuotare. La folla vide che il pesce nuotava; e
affinché non si dicesse che si trattava di un fantasma egli lo fece nuotare non
solo in quel momento, ma per lungo tempo, tanto che certi popolani gli gettarono
del cibo e lo si vedeva tutto intero.
[2]
A questa vista, molti lo seguirono, credettero nel Signore e si radunavano
giorno e notte in casa del presbitero Narcisso. Pietro parlava loro degli
scritti profetici e delle cose che aveva detto e fatto nostro Signore Gesù
Cristo.
[14,
1] Ogni giorno Marcello si rafforzava per mezzo dei segni che vedeva operare da
Pietro in virtù della grazia concessagli da Gesù Cristo.
[2]
Così maltrattato e cacciato di casa, Simone corse alla casa in cui soleva
ritornare Pietro, e davanti alla porta del presbitero Narcisso gridava:
"Eccomi, sono Simone! Discendi dunque, Pietro, ed io ti dimostrerò che hai
creduto in un semplice Ebreo e figlio di artigiano".
[15,
1] Quando a Pietro furono riferite queste parole di Simone, egli gli mandò una
donna che stava allattando un bambino dicendole: "Discendi presto, e vedrai
uno che mi cerca Tu non dire nulla. Stattene zitta, ed ascolta quanto gli dirà
il bambino che tu tieni".
[2]
Apparirà la tua pessima natura e le tue macchinazioni saranno rovesciate. Ed
ecco la mia ultima parola: Gesù Cristo ti dice: "Costretto dal mio nome,
taci! Abbandona Roma fino al sabato prossimo"". E subito restò
forzatamente zitto e uscì da Roma fino al sabato, dimorando in una stalla.
[16,
1] Visione di Pietro e sua relazione su Simone. Giunta la notte mentre era
ancora ben sveglio, Pietro vide Gesù vestito con un abito splendente che
sorridendo gli disse: "Per mezzo mio e per mezzo di colui in virtù del
quale hai operato i segni in nome mio, è già ritornata una grande folla di
fratelli. Ma sabato prossimo avrai una lotta per la fede, e nel mio nome si
convertirà a me, ingiuriato, deriso e coperto di sputi, un numero assai più
grande di gentili e di Ebrei. Ti darò il mio aiuto, allorché chiederai segni e
prodigi, convertirai molti ma, istigato da suo padre, avrai contro di te Simone.
Tuttavia tutto quello che farà si rivelerà incantesimo e inganno magico. Ora
darai saldo fondamento a tutti coloro ai quali io ti manderò, non ti
arrestare!". Quando si fece luce, riferì ai fratelli che gli era apparso
il Signore e quello che gli aveva ordinato.
[17,
1] "Credetemi, uomini miei fratelli, ho scacciato questo Simone dalla
Giudea ove, con il suo incantesimo magico, faceva molto male. C'era in Giudea
una donna, Eubula, molto onorata in questo mondo, che possedeva oro in
abbondanza e pietre preziose di gran valore. Questo Simone, con due suoi simili,
si introdusse presso di lei, sebbene in casa nessuno abbia visto questi due
uomini, ma soltanto Simone. Con arte magica, restando invisibili, tolsero dalla
donna tutto l'oro. Quando Eubula si accorse di questo fatto prese a tormentare
la sua servitù, dicendo: "Avete visto che egli veniva da me per onorare
una semplice donna, avete preso occasione da quest'uomo divino per derubarmi. Ma
il suo nome è il nome del Signore".
[2]
Io digiunai tre giorni e pregai affinché si facesse luce su questo fatto. Mi
apparvero allora in visione Italico e Antulo, che erano stati da me catechizzati
nel nome del Signore, e un bambino nudo incatenato che mi diede del pane di
frumento e mi disse: "Aspetta ancora due giorni, Pietro, e vedrai le
grandezze di Dio Giacché quanto è scomparso dalla casa di Eubula, l'ha
asportato Simone con due altri uomini facendo uso di arti magiche e sortilegi.
Dopodomani, all'ora nona, dalla porta che conduce a Neapoli tu li vedrai mentre
vendono ad un orefice di nome Agripino un satirisco d'oro, del peso di due
libbre, sul quale è pure una pietra preziosa. Non è il caso che tu lo tocchi,
per non esserne contaminato; siano invece con te alcuni servi della matrona. Tu
indicherai loro la bottega dell'orefice e poi te ne andrai. In seguito a ciò,
molti crederanno nel nome del Signore. Apparirà, infatti, pubblicamente quanto
quelli hanno rubato con astuzia e malizia".
[3]
Ciò udito, mi recai da Eubula che trovai seduta, con l'abito strappato, la
capigliatura in disordine e in lacrime. Le dissi: "Eubula, sollevati dalla
tua tristezza, rasserena il tuo volto, sistema i tuoi capelli, indossa un abito
conveniente, e prega il Signore Gesù Cristo, giudice di ogni anima; egli è il
Figlio del Dio invisibile nel quale è necessario che tu sia salvata, purché tu
ti penta con tutto il cuore delle colpe passate, riceverai la sua forza. Ecco
che, per mezzo mio, il Signore ti dice: Tutto ciò che hai perduto lo troverai!
Quando l'avrai avuto, fa' in modo che egli ti trovi affinché tu possa
rinunziare al mondo presente e cercare il refrigerio eterno.
[4]
Ascolta dunque: qualcuno dei tuoi si apposti presso la porta che dà verso
Neapoli; dopodomani, verso l'ora nona, vedranno due giovani con un satirisco
d'oro, del peso di due libbre e ornato di pietre preziose, come mi è stato
mostrato in una visione e l'offriranno in vendita a un certo Agripino, amico
nella pietà e nella fede nel Signore Gesù Cristo, dal quale ti sarà indicato
che devi credere nel Dio vivo e non nel mago Simone, instabile demone che volle
piombarti nel lutto e fare torturare i tuoi innocenti familiari, che ti ha
sedotto con blandi discorsi e parole ingannevoli: egli aveva il timore di Dio
solo sulle labbra ed era interamente posseduto dall'empietà.
[5]
Quando, infatti, tu pensavi di passare un giorno allegro, quando innalzavi
l'idolo e l'ornavi di veli, quanto tu mettevi in pubblico tutti i tuoi ornamenti
su di un trepiedi, quello introdusse due giovani, non visti da alcuno di voi, e
con l'aiuto delle sue arti magiche, portarono via i tuoi ornamenti senza farsi
vedere. Ma le sue macchinazioni non ebbero successo, giacché il mio Dio me le
ha fatte conoscere affinché tu non restassi ingannata, non fossi punita nella
geenna con le tue opere empie e nemiche del Dio pieno di ogni verità, giudice
giusto dei vivi e dei morti al di fuori del quale non c'è speranza di vita, e
che ha salvato tutto ciò che tu avevi perduto. Or dunque salva la tua
anima!"".
[6]
Lei allora si prostrò ai suoi piedi dicendo: "O uomo, io non so chi tu
sia! Quanto a lui io l'avevo ricevuto come ministro di Dio, e per mezzo suo ho
dato in grande quantità tutto quanto egli mi domandò per il servizio dei
poveri; oltre a questo gli ho offerto molte cose ancora. Qual male gli ho fatto
perché egli macchinasse tanto contro la casa mia?". Pietro le rispose:
"Non bisogna dar credito alle parole, bensì alle opere e ai fatti. Ma ora
bisogna portare a termine la nostra impresa".
[7]
"La lasciai, dunque, e mi recai da Agripino con due familiari di Eubula e
gli dissi: Fa' attenzione a costoro per riconoscerli. Giacché domani verranno
da te due giovani per venderti un satirisco d'oro ornato di pietre preziose
appartenenti alla loro padrona. Tu lo prenderai per osservare e lodare il lavoro
dell'artista; sopraggiungeranno poi questi e Dio porrà in evidenza tutto il
resto.
[8]
Il giorno appresso, verso l'ora nona, giunsero i familiari della matrona e quei
giovani che volevano vendere ad Agripino il satirisco d'oro. Non appena ci si
impadronì di costoro, fu avvertita la matrona ed essa tutta sconvolta, andò
dal legato e a gran voce gli riferì quanto era accaduto. Il legato Pompeo
appena la vide ne fu meravigliato, dato che lei non si era mai fatta vedere in
pubblico, s'alzò subito dal tribunale, entrò nel pretorio e ordinò che
fossero condotti e interrogati. Ed essi, tra i tormenti, confessarono di avere
prestato il loro aiuto a Simone "perché ci dava del denaro". Dopo un
più lungo interrogatorio, confessarono che tutto ciò che Eubula aveva perso, e
molte altre cose ancora, era stato depositato sotto terra, in una caverna al di
là della porta. Udito ciò, Pompeo s'alzò per andare alla porta con i due
uomini legati ambedue da catene. Ed ecco che Simone stava entrando per la porta
per cercarli, poiché erano in ritardo: vide giungere una folla ed essi legati
da catene. Capì subito: si diede alla fuga e a tutt'oggi più non si fece
vedere nella Giudea.
[9]
Dopo che Eubula riebbe tutte le cose sue, le offrì per il servizio dei poveri:
credette nel Signore Gesù Cristo, riprese coraggio e, disprezzando questo mondo
e rinunziandovi, le distribuiva alle vedove e agli orfani, e rivestiva i poveri.
Dopo un lungo tempo si addormentò Ecco, fratelli carissimi, quanto avvenne in
Giudea e il motivo per cui fu scacciato da quel paese colui che è chiamato
l'angelo di Satana.
[18,
1] Carissimi e amatissimi fratelli, digiuniamo insieme e preghiamo il Signore
che lo ha scacciato di là e ha il potere di estirparlo anche di qui. Dia a noi
la forza di resistere contro di lui e contro le sue arti magiche, e di provare
che è un angelo di Satana. Sabato prossimo nostro Signore lo condurrà, suo
malgrado, al foro Giulio. Pieghiamo, dunque, le ginocchia ed egli ci esaudirà
anche se non gridiamo; c'è chi ci vede, anche se non si può vedere con questi
occhi: egli è in noi! Se noi lo vogliamo, egli non si allontanerà da noi!
Purghiamo dunque le nostre anime da ogni malvagia inclinazione, e Dio non si
allontanerà da noi. Anche se faremo soltanto un cenno con gli occhi, egli è
con noi!".
[19,
1] Quando Pietro terminò di dire queste cose, sopraggiunse Marcello e gli
disse: "Per te, Pietro, ho purificato tutta la mia casa, ho eliminato ogni
traccia di Simone, anche la perfida polvere dei suoi piedi. Ho preso dell'acqua
e, dopo avere invocato il nome del Signore, con tutti gli altri suoi servi che
gli appartengono, ho asperso tutta la casa, tutti i triclini, tutti i portici ed
anche fuori della porta, dicendo: "Signore Gesù Cristo, so che tu sei puro
ed esente da ogni macchia, sia scacciato dal tuo cospetto il mio
avversario". Ed ora, beatissimo, ho dato ordine che nella mia casa
purificata vengano a te le vedove e le persone anziane affinché preghino per
noi.
[2]
Ed acciocché si possano veramente chiamare servi di Cristo, ognuno riceverà un
pezzo d'oro in segno della sua qualità di ministro. Tutto il resto è pronto
per il ministero. Ti prego dunque, beatissimo Pietro, di porre il tuo sigillo
alle loro suppliche, affinché tu pure onori le loro preghiere per me. Orsù,
prendiamo anche Narcisso e tutti i fratelli che sono qui".
[20,
1] Quando Pietro entrò vide che tra le vedove anziane ce n'era una cieca alla
quale la figlia dava la mano guidandola in casa di Marcello. Pietro le disse:
"Avvicinati, madre! Da oggi, Gesù ti dà la sua mano destra! Per mezzo suo
abbiamo la luce inaccessibile che non può essere sovrastata dalla tenebre. Per
mezzo mio, egli ti dice: "Apri gli occhi, vedi, e cammina da
sola!"". Subito, la vedova vide Pietro che le imponeva le mani.
[2]
Anzitutto dobbiamo conoscere la volontà di Dio, cioè la sua bontà. Una volta,
infatti, si diffuse l'errore e molte migliaia di uomini venivano immersi nella
perdizione. Allora, spinto dalla sua misericordia, il Signore si mostrò in
un'altra forma ed apparve sotto l'immagine di un uomo, che né gli Ebrei né noi
possiamo degnamente illustrare. Giacché ognuno di noi vedeva come poteva,
secondo quanto era capace di vedere. Ora io vi esporrò quanto avete letto.
[3]
Nostro Signore volle ch'io vedessi la sua maestà sul monte santo e, alla vista
dello splendore della sua luce, con i figli di Zebedeo, chiusi gli occhi e caddi
come morto: udii la sua voce che non posso descrivere e, a causa del suo
splendore, pensai d'essere cieco. Poi, ripreso coraggio, pensai: forse il mio
Signore volle condurmi qui per accecarmi; ed ancora: se questa, Signore, è la
tua volontà, io non contraddico! Ma egli mi porse la mano e mi rialzò, e
quando fui in piedi lo vidi nuovamente come poteva reggerlo il mio sguardo.
[4]
E così, fratelli dilettissimi, il Dio misericordioso ha portato le nostre
debolezze ed ha preso su di sé le nostre colpe, come dice il profeta:
"Egli porta i nostri peccati e soffre per noi; pensavamo ch'egli fosse nel
dolore e coperto di piaghe". Poiché egli "è nel Padre e il Padre in
lui", egli è pure la pienezza di ogni maestà e ci ha manifestato tutte le
sue bontà.
Egli
pur non avendo né fame né sete,
per
noi ha mangiato e bevuto;
ha
sopportato e sofferto per noi gli improperi,
per
causa nostra morì e risorse;
egli,
con la sua grandezza, sopportò e difese un peccatore,
consolerà
anche voi affinché amiate
costui
che è grande e piccolissimo,
bello
e brutto, giovane e vecchio,
visibile
nel tempo e totalmente invisibile nell'eternità,
non
è trattenuto da mano umana,
ma
è tenuto dai suoi servitori;
[5]
la carne non lo vide, ma lo vede ora,
è
la parola udita e ora conosciuta;
non
può soffrire, ma ora conosce la sofferenza,
non
fu mai punito, ma ora è punito;
egli
esiste prima di tutti i secoli
ed
ora è stato compreso nel tempo;
è
la grande origine di ogni principio
ed
è stato consegnato ai prìncipi;
egli
è bello, ma in mezzo a noi
apparve
umile e brutto;
fu
visto da tutti, ma prevede tutto:
questo,
fratelli, è il Gesù che voi avete!
Egli
è porta, luce, via,
pane,
acqua, vita, risurrezione,
conforto,
pietra preziosa, tesoro, seme,
abbondanza,
grano di senape, vigna, aratro,
grazia,
fede, parola.
Egli
è tutto, non c'è alcuno più grande di lui.
A
lui lode in tutti i secoli dei secoli.
Amen".
[21,
1] Quando giunse l'ora nona, si alzarono per pregare. Ma ecco che delle vedove
anziane, cieche e non credenti, che all'insaputa di Pietro erano sedute là
alzarono la voce verso Pietro, dicendo: "Noi sediamo qui tutte insieme
sperando e credendo in Cristo Gesù. Come tu, dunque, hai restituito la vista a
una di noi, ti preghiamo, signore Pietro, di rendere anche noi partecipi della
tua misericordia e del di lui amore". Pietro rispose loro: "Se è in
voi la fede in Cristo, e se essa è solida, voi scorgete con il sentimento
quanto non vedete con gli occhi; le vostre orecchie possono ben essere chiuse,
ma saranno intimamente aperte nell'animo vostro. Questi occhi si schiuderanno
nuovamente, non vedendo che uomini, buoi, muti animali, pietre e legno; ma non
tutti gli occhi scorgono Gesù Cristo. Ma ora, Signore, il tuo dolce e santo
nome soccorra costoro: tocca i loro occhi. Tu, infatti, puoi far sì che esse
vedano con i loro occhi".
[2]
Dopo che tutti pregarono, il triclinio nel quale erano risplendette con il
bagliore del fulmine che squarcia le nubi. Ma non era una luce come quella del
giorno: era una luce ineffabile, invisibile, impossibile a descrivere da
qualsiasi uomo; questa luce ci illuminò, gridando verso il Signore: "Abbi
pietà di noi tuoi servi, Signore! Accordaci, Signore, quanto possiamo
sopportare: noi, infatti, non possiamo né sopportare né vedere questo!".
[3]
Noi eravamo là a terra; solo quelle vedove cieche se ne stavano in piedi: la
luce splendente che ci era apparsa, entrò nei loro occhi e le fece vedere.
Pietro disse loro: "Riferite quanto avete visto". Esse dissero:
"Noi abbiamo visto un vecchio dall'aspetto che noi non possiamo
descrivere". Altre dissero: "Era un adolescente"; altre:
"Abbiamo visto un fanciullo toccarci delicatamente gli occhi; e così i
nostri occhi si sono aperti".
[4]
Pietro allora, glorificando il Signore, disse: "Tu sei il solo Signore Dio!
Quante labbra bisognerebbe avere per lodarti e per poterti ringraziare come
merita la tua misericordia! Fratelli, come vi ho riferito poco fa, Dio è più
complesso dei vostri pensieri: ciò appare manifesto da queste vedove anziane
che hanno visto il Signore sotto forme diverse".
[22,
1] Dopo averli esortati tutti affinché mettessero tutto il loro cuore per
comprendere il Signore, con Marcello e altri fratelli prese a servire le vergini
del Signore e poi si riposò fino al mattino. Marcello disse alle vergini:
"Ascoltate, sante e inviolate vergini del Signore! Avete un luogo ove
restare, poiché i cosiddetti miei beni non appartengono forse a voi? Dunque,
non allontanatevi di qui e rifocillatevi: sabato prossimo, cioè domani, Simone
lotterà con Pietro, il santo di Dio. Come il Signore fu sempre con lui, anche
ora sia al suo fianco Cristo Signore di cui è apostolo. Pietro, infatti, ha
seguitato a non assaggiare nulla e a digiunare ancora un giorno per vincere il
pessimo nemico e persecutore della verità del Signore. Ecco che sono giunti i
miei giovani ad annunziarmi di aver visto nel foro dei palchi e di avere udito
dire dalla folla: "Domani, alla prima luce del giorno, due Ebrei
discuteranno qui sulla denominazione di Dio". Vegliamo dunque fino a domani
mattina supplicando il Signore nostro Gesù Cristo e domandiamogli di ascoltare
le nostre preghiere in favore di Pietro".
[2]
Dopo essersi brevemente riposato, Marcello si svegliò e disse a Pietro:
"Pietro, apostolo di Cristo, affrontiamo con coraggio il nostro proposito.
Addormentatomi per qualche istante, io infatti ti ho visto seduto su di un luogo
molto alto, di fronte a una numerosa folla, ed avevi davanti una odiosissima
donna dall'aspetto di Etiope, non di una Egiziana, essendo tutta nera e coperta
di sordidi panni; essa danzava con attorno al collo una collana di ferro, e mani
e piedi stretti da una catena. A questa vista tu mi dicevi: "Marcello,
questa donna che balla è tutta la forza di Simone e del suo dio: troncale la
testa!". Ed io rispondevo: "Fratello Pietro, sono senatore di nobile
famiglia e mai ho macchiato le mie mani, non ho mai ucciso, neppure un
passerotto!". A queste parole tu hai preso a gridare ancora di più:
"Vieni, vera nostra spada, Gesù Cristo, e non troncare soltanto la testa
di questo demone, ma fa' a pezzi anche tutte le sue membra, davanti a tutti
questi ch'io ho sperimentato fare parte della tua milizia".
[3]
E subito, un uomo che rassomigliava a te, Pietro, ed aveva una spada, la fece
tutta a pezzi; io guardai con grande ammirazione voi due, tu e quello che fece a
pezzi questo demone, ed eravate molto simili. Al mio risveglio, ti ho narrato
questi segni di Cristo".
[23,
1] Incontro e lotta tra Pietro e Simone. I fratelli e tutti quelli che si
trovavano a Roma s'erano adunati comprandosi ognuno il suo posto con una moneta
d'oro. Andarono anche senatori, prefetti e funzionari. Pietro, appena giunse,
stette dritto, in mezzo agli altri, mentre tutti gridarono: "Pietro, facci
vedere chi è il tuo Dio, o quale sia la maestà che ti ha dato la sua fiducia.
Non essere sfavorevole ai Romani: essi amano gli dèi. Abbiamo avuto i saggi di
Simone, vogliamo avere anche i tuoi: dimostrateci tutti e due a chi dobbiamo
prestare fede".
[2]
Mentre così parlavano, sopraggiunse anche Simone. Sconvolto, si pose al fianco
di Pietro osservandolo attentamente. Dopo un lungo silenzio, Pietro disse:
"Uomini romani, siate voi i nostri veri giudici! Asserisco, infatti, di
aver creduto nel Dio vivo e vero, e vi prometto di fornirvene le prove, a me ben
note, come molti di voi possono testimoniare.
[3]
Scacciato da me di là, venne qui, pensando di potersi nascondere in mezzo a
voi; ma ecco che è qui presso di me. Parla, Simone: vedendo le guarigioni
compiute per mezzo nostro, a Gerusalemme non ti sei forse gettato ai miei piedi
e a quelli di Paolo? Non hai detto: "Prendete da me tutto il denaro che
volete, ve ne supplico, purché io possa operare tali prodigi con l'imposizione
delle mani"? A queste parole ti abbiamo maledetto: "Credi tu di
tentarci con il desiderio del denaro?". Ed ora tu non hai paura di nulla?
Il mio nome è Pietro perché Cristo Signore si è degnato di chiamarmi
"pronto ad ogni cosa". Io credo, infatti, nel Dio vivo in virtù del
quale demolirò le tue magie.
[4]
Ed ora quest'uomo compia in vostra presenza le mirabilia che faceva. Non volete
credere a ciò ch'io vi ho detto?".
[24,
1] Ma Pietro disse: "Anatema alle tue parole su Cristo! Hai avuto il
coraggio di parlare così, nonostante che il profeta affermi: "Chi potrà
narrare la sua generazione?". Ed un altro profeta dice: "L'abbiamo
visto, ma non aveva né forma né bellezza"; e: "Negli ultimi tempi,
nasce un bambino dallo Spirito santo: sua madre non conosce uomo, e nessuno
afferma di essere suo padre". Ed ancora: "Essa ha generato e non ha
generato"; ed ancora: "Poca cosa è per voi stancare la pazienza degli
uomini? Volete stancare anche la pazienza del Signore? Per questo lo stesso
Signore vi darà un segno: ecco che una vergine concepirà". Per onorare il
Padre, un altro profeta dice: "Non abbiamo udito la sua voce e non è
intervenuta alcuna ostetrica". Un altro profeta dice: "Non è nato
dalla vulva di una donna, ma disceso da un luogo celeste"; ed ancora:
"La pietra s'è staccata senza l'intervento delle mani ed ha spezzato tutti
i regni"; ed ancora: "La pietra, rifiutata dai costruttori, è
diventata la pietra d'angolo", e afferma che questa pietra è "scelta
e preziosa". Il profeta dice ancora: "Ecco che al di sopra della nube
ho visto venire come un figlio d'uomo".
[2]
Ma perché proseguire? Se voi, uomini romani, conosceste le scritture
profetiche, vi esporrei ogni cosa; secondo esse è infatti necessario che del
regno di Dio si parli e giunga a compimento in modo misterioso. Ma questo vi
apparirà più tardi.
[25,
1] Per non sembrare di fare qualcosa di ingiusto, il prefetto volle mostrare la
sua pazienza a tutti e due. Il prefetto fece dunque avanzare uno dei suoi servi
e disse a Simone: "Prendi costui e fallo morire" A Pietro disse:
"E tu risuscitalo". Ed al popolo disse: "Ora spetta a voi
giudicare chi di loro è accetto a Dio; se chi uccide o chi vivifica".
Simone parlò subito all'orecchio del servo e, senza un grido, lo ammutolì e lo
fece morire.
[2]
Tra la folla si elevò un mormorio, e una delle vedove che era assistita dalla
casa di Marcello, da dietro alla moltitudine, ove si trovava, gridò:
"Pietro, servo di Dio, l'unico figlio che avevo è morto!". La folla
le fece largo, e così fu condotta da Pietro. Lei si prostrò ai suoi piedi,
dicendo. "Avevo un unico figlio: lui mi nutriva, lui mi sollevava, lui mi
sosteneva. Adesso che è morto, chi mi stenderà la mano?". Pietro le
rispose: "Va' con questi testimoni e porta tuo figlio affinché costoro che
vedono possano credere che risorse per opera di Dio".
All'udire
questo lei cadde a terra.
[3]
Pietro disse allora ai giovani: "Qui c'è bisogno di giovani, oltre a
quelli che vogliono credere". Subito si alzarono trenta giovani pronti
tanto a trasportare lei quanto a portare suo figlio morto.
[26,
1] Mentre i giovani parlavano così, al foro il prefetto si rivolse a Pietro e
gli disse: "Che ne dici, Pietro? Ecco che il servo giace là, morto;
l'imperatore gli voleva bene, e tuttavia non l'ho risparmiato. Certo, io avevo
anche molti altri servi, ma ho fiducia in te e nel tuo Signore che predichi e
volli provare se voi siete proprio sicuri e veridici". Pietro gli disse:
"Dio non si deve tentare né sottovalutare! Ma, amato e invocato, questo
Dio esaudisce coloro che ne sono degni. E poiché ora, qui tra voi, è tentato
il Dio e Signore mio Gesù Cristo, nonostante i molti segni e prodigi da me
compiuti per la conversione dei vostri peccatori, tu Signore, invocato per mezzo
della mia voce, con la tua forza risuscita al cospetto di tutti colui che Simone
uccise toccandolo".
[27,
1] Mentre si faceva largo ai giovani che portavano su di una barella il figlio
della vedova davanti a Pietro, alzando gli occhi al cielo e stendendo le mani
Pietro disse: "Padre santo del figlio tuo Gesù Cristo, che ci hai concesso
la tua potenza affinché per mezzo tuo possiamo chiedere ed ottenere, possiamo
disprezzare tutte le cose che sono nel mondo e seguire te solo, che sei visto da
pochi uomini, ma vuoi essere conosciuto da molti: manda i tuoi raggi, Signore,
illumina e mostrati, risuscita il figlio di questa anziana vedova che senza suo
figlio non può sostentarsi. Ed io servendomi della voce di Cristo, mio Signore,
ti dico: giovanotto, alzati e cammina con tua madre fino a quando le sei utile!
[2]
Dopo sarai al mio servizio, con un compito più importante, nelle funzioni di
diacono e di vescovo". E subito il morto si alzò. La folla presente rimase
stupita e il popolo gridava: "Tu, Dio di Pietro, sei il Dio salvatore, tu
sei il Dio invisibile e salvatore!". E parlavano tra di loro pieni di
ammirazione per la parola di un uomo che invoca la potenza del suo Signore; e ne
furono santificati.
[28,
1] La fama si diffuse per tutta la città. Fu così che venne la madre di un
senatore, scivolò in mezzo alla folla e cadde ai piedi di Pietro dicendo:
"Ho saputo dai miei che tu sei il ministro di un Dio misericordioso, che
partecipa la sua grazia a quanti desiderano questa luce. Partecipa, dunque,
questa luce anche a mio figlio: so, infatti, che tu non sei geloso di alcuno;
non disdegnare la supplica di una matrona!".
[2]
Pietro le rispose: "Credi tu nel mio Dio, per opera del quale sarà
risuscitato tuo figlio?". La madre, piangendo, disse a gran voce:
"Credo, Pietro. Credo!". Tutto il popolo gridava: "Rendi il
figlio a sua madre!". Pietro ordinò: "Sia portato qui davanti a tutti
costoro". E rivolgendosi al popolo, Pietro disse: "Uomini romani, io
sono uno di voi, sono di carne umana e sono peccatore, ma ho ottenuto
misericordia. Non guardatemi, dunque, come se compissi queste cose con il mio
potere; si tratta di opere del mio Signore Gesù Cristo, giudice dei vivi e dei
morti. Credendo in lui ed essendo io inviato da lui, ho fiducia che invocandolo,
egli risusciti i morti. Va', dunque, donna, e fa' in modo che tuo figlio sia
portato qui e risusciti".
[3]
La donna scivolò nuovamente in mezzo alla folla, corse con grande gioia sulla
via pubblica e, con animo credente, giunse a casa; dai suoi servi lo fece
prendere e portare al foro. Disse ai servi di mettersi il pileo sulla testa e di
camminare davanti alla barella portando davanti a questa barella tutto ciò che
ella doveva consacrare al cadavere di suo figlio, affinché Pietro, a questa
vista, avesse pietà del cadavere e di lei; e, tutti in lacrime, giunsero
davanti alla folla, seguiti da una moltitudine di senatori e di matrone che
voleva vedere le meraviglie di Dio.
[4]
Il morto, Nicostrato, era molto nobile e molto amato dal senato. Lo posero
davanti a Pietro. Chiesto il silenzio, Pietro disse a grandissima voce:
"Uomini romani, vi sia ora giudizio giusto tra me e Simone: giudicate voi
chi di noi due crede nel Dio vivo, se lui o io. Se egli risuscita il corpo
portato qui, credete in lui come all'angelo di Dio, ma se egli non può, io
invocherò il mio Dio e renderò alla madre il figlio vivo; allora ammetterete
che questo vostro ospite è un mago e seduttore".
[5]
Vedendo che tutti lo sollecitavano, Simone se ne stava immobile e silenzioso.
Quando vide che il popolo taceva e lo guardava, Simone esclamò: "Uomini
romani, se vedrete che il morto risorge, scaccerete Pietro dall'Urbe?".
Tutto il popolo rispose: "Non solo lo scacceremo, ma lo bruceremo tra le
fiamme". Simone allora si avvicinò al corpo del morto, si chinò tre volte
e tre volte s'alzò mostrando al popolo che alzava la testa e l'agitava, apriva
gli occhi e si inchinava verso Simone.
[6]
Subito essi si misero a cercare legna e fascine per bruciare Pietro tra le
fiamme. Ma Pietro, avendo ricevuto la forza di Cristo, alzò la voce e disse a
coloro che gridavano contro di lui: "Popolo di Roma, ora vedo che fino a
quando i vostri occhi, le vostre orecchie e il vostro cuore sono ciechi, non mi
è lecito chiamarvi fatui e vuoti. Ma fino a quando i vostri sensi saranno
ottenebrati? Non vi accorgete di essere stregati al punto da considerare risorto
un morto che non s'è alzato? Uomini romani! Io potrei accontentarmi di tacere e
di morire in silenzio, lasciandovi alle menzogne di questo mondo. Ma ho davanti
agli occhi la pena di un fuoco inestinguibile. Se dunque vi pare giusto, il
morto parli e si alzi; se vede, sciolga con le sue mani le bende che legano il
suo mento; chiami sua madre, e dica a voi che gridate: "Perché
gridate?". Vi faccia un cenno con la mano! Volete vedere, invece, che è
morto e voi vi siete ingannati? Si scosti dalla barella quest'uomo che vi ha
indotti ad allontanarvi da Cristo, e vedrete che questo morto è esattamente
tale e quale l'avete visto quando lo portarono".
[7]
Il prefetto Agrippa non tollerando più oltre, s'alzò e di sua mano respinse
Simone: il morto giaceva così come era prima. Disilluso ormai dalla magia di
Simone, il popolo infuriato, prese a gridare: "Ascolta, Cesare! Se il morto
non risuscita, Simone sia bruciato in luogo di Pietro, giacché egli ci ha
veramente accecato".
[8]
Ciò detto si avvicinò al giovane e prima di risuscitarlo, disse a sua madre:
"Questi servi, che tu hai affrancato in onore di tuo figlio, divenuti
liberi possono prestare ancora obbedienza al loro padrone vivo? So che il cuore
di molti resterebbe ferito al vedere tuo figlio risuscitato, qualora essi
dovessero divenire nuovamente schiavi. Restino piuttosto liberi, ricevano i
mezzi per vivere come li ricevevano prima e seguitino ad abitare con lui: tuo
figlio, infatti, risorgerà".
[9]
Toccando il fianco del giovane, Pietro gli disse: "Alzati!". Il
giovane si alzò, prese i suoi abiti, discese dalla barella e disse a Pietro:
"Uomo, andiamo, te ne supplico, verso nostro Signore Gesù Cristo che ho
visto parlare con te e dirti, indicando me: "Conducilo a me perché è
mio"".
[29,
1] Da quel momento volevano adorarlo come un dio gettandosi ai suoi piedi
domandando la guarigione dei malati che avevano in famiglia. Ma il prefetto
vedendo attorno a Pietro una così grande moltitudine, fece cenno a Pietro di
andarsene. Pietro diceva al popolo di andare nella casa di Marcello, ma la madre
del giovane supplicava Pietro di mettere piede a casa sua. Ma Pietro aveva
deciso di andare a passare il giorno del Signore presso Marcello per vedere le
vedove che Marcello aveva promesso di servire di sua propria mano.
[2]
Il giovane risorto diceva perciò: "Io non mi allontano più da
Pietro!". Mentre la madre allegra e piena di gioia se ne andò a casa sua;
e il giorno dopo il sabato, giunse in casa di Marcello portando a Pietro due
mila pezzi d'oro e gli disse: "Dividi questo tra le vergini che sono al
servizio di Cristo". Il giovane risuscitato dai morti, constatando che non
aveva dato nulla ad alcuno, andò a casa, aprì lo scrigno e offrì quattro mila
pezzi d'oro, dicendo a Pietro: "Io che sono stato risuscitato dai morti
compio una duplice offerta e, da oggi, offro me stesso a Dio quale vittima
parlante".
[30
(1), 1] Pietro e una peccatrice pubblica. Una domenica, Pietro parlava ai
fratelli e li esortava alla fede in Cristo: erano presenti molti senatori, molti
cavalieri, donne ricche e matrone che venivano rafforzati nella fede.
[2]
Alcuni dei presenti gli dissero: "Non hai tu fatto male a ricevere questo
denaro da quella donna? In tutta Roma si parla male di lei a causa della sua
prostituzione e a causa del fatto che lei non resta unita ad un solo uomo: si
accosta persino ai suoi schiavi. Non essere partecipe della mensa di Crise, ma
le sia restituito quanto è suo". Udite queste parole, Pietro sorrise e
disse ai fratelli: "Chi sia questa donna nel resto della sua vita, io non
lo so. Se ho ricevuto questo denaro, non è senza motivo che l'ho fatto: lei,
infatti, l'offrì come debitrice di Cristo e lo dà ai servi di Cristo, avendo
egli stesso provveduto ai suoi".
[31
(2), 1] Guarigioni di San Pietro e ripresa dell'attività di Simone. Di sabato
gli portavano anche i malati chiedendogli che fossero liberati delle loro
malattie: molti paralitici erano guariti: i gottosi, gli affetti da febbre
terzana e quartana e quanti credevano nel nome di Gesù Cristo erano guariti da
ogni corporale infermità; ed ogni giorno, un grande numero veniva conquistato
dalla grazia del Signore.
[2]
Ma dopo l'intervallo di pochi giorni, Simone mago promise alla folla che avrebbe
convinto Pietro che la sua fede non era fondata sul Dio vero, ma su di un dio
falso. Egli compiva molte stregonerie, ma i discepoli già rafforzati si
burlavano di lui.
[3]
Ma Pietro lo seguiva e lo confutava davanti a spettatori. Siccome non faceva una
bella figura, era deriso dal popolo di Roma e suscitava la diffidenza non
realizzando quanto prometteva, egli disse loro: "Uomini romani, sembra che
voi attribuiate a Pietro una superiorità su di me, quasi che sia potente, e gli
prestate maggiore attenzione. Voi vi ingannate. Domani vi abbandonerò, uomini
atei ed empi, e volerò verso Dio del quale sono la forza, sebbene sia diventato
debole. Mentre voi siete caduti, io sto dritto e ritorno verso mio padre e gli
dirò: "Hanno tentato di fare cadere anche me, tuo figlio che stavo dritto,
ma non mi sono lasciato travolgere da loro, e sono ritornato in me
stesso"".
[32
(3), 1] Simone vola verso il cielo. Il giorno dopo, una grande folla si riunì
alla via Sacra per vederlo volare; ed anche Pietro, al quale era apparsa una
visione, andò in quel luogo per confutarlo. Quando era venuto a Roma egli aveva
sedotto la folla volando; Pietro, che doveva confutarlo, allora non abitava
ancora a Roma da lui ingannata con le sue illusioni fino al punto da traviare
alcuni.
[2]
Vedendo questo straordinario spettacolo, Pietro gridò al Signore Gesù Cristo:
"Se tu permetterai che quest'uomo porti a compimento quanto ha iniziato,
tutti coloro che hanno creduto in te ne resteranno scandalizzati e più non si
crederà ai segni e prodigi che tu, per mezzo mio, hai loro concesso. Manda
presto, Signore, la tua grazia: quest'uomo cada dall'aria e, pur senza morire,
resti indebolito e annichilito spezzandosi una gamba in tre posti". E cadde
dall'aria spezzandosi una gamba in tre punti. Allora gli tirarono addosso delle
pietre e ciascuno se ne ritornò a casa sua; e tutti ormai credettero in Dio.
[3]
Uno degli amici di Simone, il cui nome era Gemello, che aveva una moglie greca e
dal quale Simone aveva ricevuto molto, sopraggiunse poco dopo da un viaggio e,
vedendolo con una gamba spezzata, gli disse: "Simone, se la forza di Dio è
spezzata, lo stesso Dio del quale tu sei la forza non sarà forse
un'illusione?".
[4] Simone, nella sua sciagura, trovò uomini che lo portarono, su di una lettiga, da Roma ad Ariccia, ove soggiornò e donde fu poi condotto a Terracina presso un certo Castore, che era stato bandito da Roma sotto accusa di magia: qui fu amputato, e qui trovò la sua fine Simone, angelo del diavolo.
2.
MARTIRIO DI PIETRO
[33
(4), 1] San Pietro predica la castità. A Roma, Pietro godeva nel Signore, con i
fratelli, e ringraziava giorno e notte per la moltitudine che ogni giorno era
condotta al nome sacro dalla grazia del Signore.
[2]
Esse allora accettarono di sopportare tutti i mali da parte di Agrippa, pur di
non essere più soggette ai suoi desideri: erano, infatti, forti della forza di
Gesù.
[34
(5), 1] Una donna di nome Santippe, di grande bellezza, moglie di Albino, amico
di Cesare, andò da Pietro insieme ad altre matrone e si tenne poi lontana da
Albino. Costui, folle d'amore per Santippe, vedendo che lei più non condivideva
il suo letto, andò sulle furie come una belva e voleva uccidere Pietro di
proprio pugno: si era, infatti, reso conto che la causa di questa separazione
era lui.
[2]
Fu così che a Roma si scatenò un grande tumulto. Albino manifestò ad Agrippa
quanto lo riguardava, dicendogli: "O tu mi vendichi di questo Pietro che mi
ha separato da mia moglie, oppure io stesso mi vendicherò". Agrippa narrò
come anch'egli aveva subito la stessa sorte, avendolo Pietro separato dalle sue
concubine. Albino allora gli disse: "E che aspetti, allora? Cerchiamo di
uccidere questo stregone per riavere le nostre donne e per vendicare quei mariti
che non possono ucciderlo, pur essendo stati da lui separati dalle loro
donne".
[35
(6), 1] Fuga di Pietro, suo ritorno e crocifissione. Mentre complottavano così,
Santippe venne a conoscere l'incontro di suo marito con Agrippa e mandò
qualcuno a comunicarlo a Pietro affinché si allontanasse da Roma. Ed anche gli
altri fratelli, compreso Marcello, l'esortavano ad andarsene. Ma Pietro diceva
loro: "Dobbiamo dunque fuggire, fratelli?". Ma essi gli risposero:
"No! Tu però puoi servire ancora il Signore". E, obbedendo ai
fratelli partì da solo, dicendo: "Nessuno di voi venga via con me! Cambierò
il mio vestito e poi uscirò solo".
[2]
Ma mentre attraversava la porta, vide il Signore che entrava in Roma e gli
disse: "Signore, dove (vai) così?". Il Signore gli rispose:
"Entro in Roma per esservi crocifisso". E Pietro a lui: "Signore,
per essere nuovamente crocifisso?". Rispose: "Sì, Pietro, sarò
nuovamente crocifisso". Pietro, entrato in se stesso, vide il Signore
salire in cielo e se ne ritornò a Roma allegro e glorificando il Signore poiché
egli stesso aveva detto: "Sarò crocifisso". Ciò doveva dunque
capitare a Pietro.
[36
(7), 1] Salito nuovamente dai fratelli, disse loro quanto aveva visto. Essi
rimasero col cuore afflitto e piangevano dicendo: "Ti preghiamo, Pietro, di
pensare a noi così nuovi!". Pietro rispose: "Se tale è la volontà
di Dio, avvenga pure anche se noi non lo vogliamo! Quanto a voi, il Signore ha
la forza di rafforzarvi nella sua fede, renderà saldo il vostro fondamento in
lui, ed estenderà voi che siete stati piantati da lui, affinché voi per mezzo
suo ne piantiate altri. Fino a quando il Signore vorrà ch'io viva nella carne,
non mi rifiuto; ma se egli vuole riprendermi, gioisco e mi rallegro".
[2]
Pietro parlava così e tutti i fratelli piangevano, quand'ecco quattro soldati
si impadronirono di lui e lo condussero da Agrippa il quale, a causa della sua
morbosa passione, ordinò che fosse crocifisso per ateismo.
[3]
Accorse allora tutta la moltitudine dei fratelli, ricchi e poveri, orfani e
vedove, umili e potenti, nell'intento di vedere e portare via Pietro. Con un
coro unanime ininterrotto il popolo gridava: "Di che cosa è colpevole
Pietro, o Agrippa? Che male ha fatto? Dillo ai Romani!". Altri dicevano:
"Se egli muore c'è da temere che il suo Signore ci faccia perire tutti
quanti".
[37
(8), 1] Avvicinatosi, stette presso la croce e prese a dire: "O nome della
croce, mistero nascosto! O grazia ineffabile espressa nel nome della croce! O
natura umana inseparabile da Dio! O amore indicibile dal quale non ci si può
separare e che le labbra contaminate non possono esprimere! Ora che sono al
termine della mia liberazione dalla terra io ti comprendo! Ora manifesterò chi
tu sia; non tacerò questo mistero della croce da lungo tempo celato nella mia
anima.
[2]
Per voi che sperate in Cristo, la croce non sia ciò che sembra di essere! Essa
è, infatti, completamente diversa dalla apparenza: anche questa passione,
conformemente a quella di Cristo, è diversa da ciò che appare. Ora soprattutto
che potete comprendermi, voi che ne avete la forza, ascoltatemi nell'ora ultima
e suprema della mia vita. Allontanate le anime vostre da tutto ciò che è
materiale, da tutto ciò che è apparenza, ma non realtà. Distoglietevi da
tutti questi modi di vedere, distoglietevi da tutti questi modi di dare ascolto
alle cose apparenti! E conoscerete ciò che riguarda Cristo e tutt'intero il
mistero della salvezza! Per voi che le udite, queste mie parole siano come se
non fossero dette. Ma per te, Pietro, è giunto il momento di abbandonare alle
tue guardie il tuo corpo: prendetelo dunque voi che avete questo compito. Io ve
lo chiedo, o esecutori! Crocifiggetemi così: con la testa in basso e non
diversamente! Il motivo lo dirò a quelli che mi ascoltano".
[38(9),
1] Dopo che fu sospeso come aveva chiesto, prese nuovamente a dire: "Uomini
che avete il compito di ascoltare, udite ciò ch'io vi annunzio, soprattutto in
questo momento in cui sono crocifisso! Comprendete il mistero di tutta la natura
e quale è stato il principio di ogni cosa! Dunque, il primo uomo, della cui
stirpe io, precipitato con la testa in basso, porto l'immagine, manifestò una
natura diversa da quella che aveva una volta: non avendo movimento, è morta.
Egli aveva gettato a terra il suo stato primitivo e, così rovesciato, organizzò
tutto l'ordine di questo mondo: sospeso secondo l'immagine della sua vocazione,
fece vedere destra la sinistra e la sinistra destra; cambiò tutti i segni della
sua natura tanto da considerare bello ciò che non lo è, e buono ciò che è
cattivo.
[2]
A questo proposito, il Signore dice in un mistero: "Se della destra non
fate sinistra e della sinistra destra, inferiore ciò che è superiore, e
anteriore ciò che è posteriore, non comprenderete il regno". Questo è il
pensiero ch'io pongo davanti ai vostri occhi; e la figura che voi vedete,
contemplandomi sospeso, è l'immagine dell'uomo che nacque per primo.
[3]
Voi, dunque, diletti miei, tanto voi che udite adesso quanto quelli che vi
ascolteranno, dovete abbandonare questo primitivo errore e rialzarvi. E' giusto,
infatti, salire sulla croce di Cristo che è l'unica e sola parola distesa,
della quale lo Spirito dice: "Che cos'è Cristo, se non la parola, l'eco di
Dio?". Sicché la parola è l'asse dritto della croce, quello al quale sono
crocifisso; l'eco è l'asse trasversale, cioè la natura dell'uomo; il chiodo
che unisce l'asse trasversale a quello dritto è la conversione e la penitenza
dell'uomo.
[39
(10), 1] Poiché, dunque, o parola di vita, come da me fu or ora chiamato
l'albero, mi hai fatto conoscere e mi hai svelato queste cose, io ti ringrazio
con labbra inchiodate, non con una lingua che sparge verità e menzogna, né con
questa parola che si diffonde per opera di una natura terrestre, bensì ti
ringrazio, o re, con quella voce che è compresa dal silenzio, che non si ode
apertamente, che non è emessa da organi corporei, che non entra in orecchie di
carne, che non è udita da un essere corruttibile, che non è nel mondo e che
non si spande sulla terra, che non è scritta in libri, che non appartiene a uno
ad esclusione di altri: è con questa voce, Gesù Cristo, ch'io ti ringrazio,
con il silenzio di questa voce con cui lo Spirito che è in me ti ama, ti parla,
ti vede, ti supplica.
[2]
Tu sei comprensibile soltanto per opera dello Spirito. Tu sei per me un padre.
Tu sei per me una madre. Tu sei per me un fratello, tu sei un amico, tu sei un
servo, tu sei un intendente, tu sei il tutto, ed il tutto è in te. Tu sei
l'essere e non esiste altro all'infuori di te.
[3]
Anche voi, fratelli, rifugiatevi in lui; e quando avrete compreso che tutto
sussiste soltanto in lui, otterrete ciò di cui vi parlo: ciò che occhio non
vide, orecchio non udì, né mai entrò nel cuore dell'uomo. Ti domandiamo
dunque ciò che tu hai promesso di darci, o Gesù senza macchia, noi ti lodiamo,
noi ti ringraziamo, noi uomini ancora deboli, ti confessiamo e glorifichiamo.
Poiché tu solo sei Dio e non altri: al quale sia gloria, ora e in tutti i
secoli dei secoli. Amen".
[40
(11), 1] Ed allorché la moltitudine presente ripeteva ad alta voce questo
"Amen", insieme all'"Amen", Pietro rese lo spirito al
Signore.
[2]
Nel pieno della notte, Pietro apparve a Marcello e gli disse: "Marcello hai
tu udito che il Signore ha detto: "Lasciate che i morti seppelliscano i
loro morti""? Marcello rispose: "Sì!". Pietro seguitò:
"Tu dunque hai perduto quanto hai consacrato al morto! Giacché tu, che sei
vivo, hai avuto cura di un morto come se tu fossi un morto".
[41
(12), 1] In seguito, essendo Nerone venuto a conoscenza della dipartita di
Pietro da questa vita, biasimò il prefetto Agrippa che l'aveva fatto morire
senza comunicarglielo: egli, infatti, avrebbe voluto punirlo con un tormento più
doloroso e più duro. Giacché Pietro, facendo discepoli alcuni dei suoi servi,
li aveva fatti allontanare da lui: restò perciò in collera contro Agrippa e
non gli parlò per molto tempo. Cercava di fare perire tutti i fratelli che
erano stati fatti discepoli di Pietro.
[2]
Ma nella notte vide un uomo che lo fustigava dicendo: "Nerone, tu non puoi
ora perseguitare o fare perire i servi di Cristo! Astieniti dunque dallo
stendere la mano contro di essi". Spaventato da una tale visione, Nerone
lasciò stare i fratelli anche nel tempo in cui Pietro aveva abbandonato la
vita.
3.
FRAMMENTI COPTI DEL MUSEO BORGIANO
(Mss.
128, 129 e 130)
Pietro
predica la castità. Anche questo brucerò vivo. Ed esse stabilirono nell'animo
di sopportare ogni tortura che avrebbe loro inflitta, pur di non contaminare il
loro corpo con Agrippa, da allora in poi, in forza della potenza di Gesù
Cristo.
Un'altra
donna bellissima, di nome Santippe, moglie di Albino, compagno del re, insieme
con altre matrone, andò da Pietro, ed anch'essa abbandonò il letto di Albino,
come le altre matrone avevano abbandonato quello dei mariti. Albino, divenne
furioso, amandola assai ed essendo essa bellissima, perché non dormiva più con
lui. Il suo animo s'infuriò contro lui come una fiera, e voleva ucciderlo perché
sapeva che a causa sua essa aveva abbandonato il suo letto.
Anche
molte altre donne si compiacquero della parola di purità e così abbandonarono
i loro mariti. Gli uomini ugualmente abbandonarono i letti delle loro mogli.
C'era in Roma un grande turbamento e Albino informò il re in merito a lui, e a
tutto ciò che aveva fatto, dicendo: "Re Agrippa, o tu mi vendichi di
Pietro, che ha diviso mia moglie da me, o mi vendicherò da solo". Il
prefetto Agrippa gli disse: "Anch'io mi trovo nella stessa tribolazione
nella quale sei tu, per colui che ha separate le mie concubine da me".
Albino gli domandò: "E perché te ne stai così neghittoso, Agrippa?
Prendiamolo ed uccidiamolo, come mago e sacrilego, affinché le nostre donne
tornino ad esser nostre. Vendichiamo gli altri, che da soli non hanno la forza
di vendicarsi, e dai quali ha diviso le mogli".
Fuga
di Pietro, suo ritorno e crocifissione. Concertavano queste cose. Ma Santippe
conobbe i progetti che Albino, suo marito, preparava insieme col re Agrippa
contro Pietro e mandò ad annunziargli le loro macchinazioni, pregandolo che per
alcuni giorni si allontanasse da Roma.
Gli
altri fratelli, con Marcello, udendo queste cose, lo pregarono anch'essi di
uscire da Roma; ma Pietro disse loro: "Fuggiremo dunque, miei fratelli,
come servi fuggitivi?". Essi risposero: "No! Ma finché ne hai la
forza, servi il Signore". Porse ascolto pertanto ai fratelli, si levò e
uscì solo, dicendo: "Nessuno venga con me! Andrò solo e cambierò il mio
abito". Ma mentre usciva dalla porta, vide il Signore Gesù che entrava in
Roma. Vedendolo, Pietro gli disse: "Signore, perché tu sei qua? Dove
vai?". Il Signore rispose a Pietro: "Entrerò a Roma per essere
crocifisso!". Pietro domandò al Signore: "Signore, sarai un'altra
volta crocifisso?". Rispose il Signore: "Sì, o Pietro, mi
crocifiggeranno un'altra volta". Pietro tornato in sé, vide il Signore che
ascendeva al cielo. Pietro tornò in Roma esultando e lodando il Signore,
ripensando che ciò che il Signore gli aveva detto: "Sarò di nuovo
crocifisso" doveva compiersi in lui.
Tornò
presso i fratelli, annunziando le cose che aveva vedute. I fratelli gemettero
nel loro animo e piangevano dicendogli: "Ti preghiamo, padre nostro,
Pietro, di avere misericordia e di te stesso e di noi piccini". Ma Pietro
disse loro: "Se questa è la volontà del Signore così sarà, quand'anche
noi non lo volessimo. Quanto a voi, Dio ha il potere di fortificarvi nella sua
fede, conformarvi a lui, corroborare quelli che egli ha piantato, e voi ne
pianterete altri per suo mezzo. Per quel tempo che il Signore vorrà farmi
restare in vita, io non mi opporrò, ma se vorrà trarmi fuori dal corpo, ne
sono lieto e ne gioisco". Mentre Pietro diceva queste cose i fratelli
piangevano.
Ed
ecco quattro soldati della coorte che stava al cospetto del re mandati per
condurlo ad Agrippa; il quale per la malattia che aveva, comandò di
crocifiggerlo sotto l'accusa di empietà. La moltitudine dei fratelli
ricchi
e poveri, orfani e vedove, deboli e robusti, corsero a un tratto per vedere
Pietro, e strapparlo dalle mani dei carnefici. Ciascuno gridava dicendo:
"Quale scelleraggine Pietro ha commesso, o Agrippa, e che male ti ha fatto?
Dillo a noi Romani". Alcuni dicevano: "Non far morire costui per
timore che il suo Dio abbia a far perire noi tutti. Ma san Pietro parlò al
popolo e lo fece star tranquillo". Mentre andava al luogo ove doveva essere
crocifisso, disse a tutti i fratelli: "O soldati, che sperate in Cristo,
ricordate i segni e i miracoli che per mezzo mio avete veduti. Ricordate le
misericordie di Cristo, che per la vostra salute operò fra voi: aspettate la
sua venuta ed egli darà a ciascuno secondo le sue opere. Non vi adirate e non
vi indignate contro Agrippa, il quale compie le opere del padre suo, il diavolo.
Ciò avverrà come ha detto il Signore, annunziandomi in antecedenza ciò che
sarebbe avvenuto. Ma perché indugio ad andare verso la croce?".
Mentre
andava verso la croce, si arrestò e cominciò a dire così: "O nome della
croce, mistero occulto, o grazia ineffabile che si dice sul nome della croce! O
natura umana impotente a dividersi da Dio! Io ti prendo a forza, o croce:
essendo agli estremi, in questo luogo, che si scioglierà affinché tu manifesti
che cosa sei. O mistero della croce fin da principio nascosto nell'anima mia e
che io partorirò, né tacerò fino a quando non l'avrò detto. Non sia a voi la
croce solamente apparenza! Voi che avete la forza d'intendermi, ascoltate ora
che sono all'ultima mia ora: oltre questo apparente, la croce ha pure un altro
significato. Voi che siete venuti nell'ultima mia ora prima che io esca di
questa vita, lo potete udire. Il vostro animo s'innalzi sopra ogni senso, per
separarsi dal re visibile. Fatevi stranieri ad ogni opera che passa, essa
veramente non esiste. Chiudete la vista degli occhi esteriori: i vostri occhi
esterni divengano ciechi! Chiudete le orecchie della carne, eliminate da voi
ogni opera del corpo, conoscete ciò che Cristo ha sopportato e saprete il
mistero della vostra salvezza. E' questo il tempo, o Pietro, per consegnare il
tuo proprio corpo a coloro che lo vorranno. Prendetevi ora ciò che è vostro!
Vi prego, o carnefici, di crocifiggermi con il capo all'ingiù, e non in altra
guisa: quale sia il motivo, io lo manifesterò a chi mi ascolterà allorché sarò
crocifisso".
Ed
essendo crocifisso nel modo che egli avea richiesto, cominciò a dire così:
"Uomini, cui è proprio l'udire, ascoltate attentamente ciò che ora io vi
dirò, crocifisso, con il capo all'ingiù. Conoscete il mistero di tutta l'umana
natura e quale sia stato il principio della creazione dell'universo. Perocché
il primo uomo dal quale tolsi il genere secondo la sua specie, cadendo con il
capo all'ingiù, manifestò fin da principio che la sua generazione non si
muoveva poiché era morta e non avea il moto. Tratto giù, egli che aveva
gettato il suo principio sulla terra, fece sì che tutte le cose a noi visibili
nella creazione cambiassero posto, a sua somiglianza che era appeso con il capo
all'ingiù. Fece sì che quelli che erano nella destra, fossero nella sinistra,
e quelli che erano nella sinistra, fossero nella destra, cambiando tutti i segni
della natura, tanto da fargli reputare le cose buone come cattive, e le cose
veramente cattive come misteriosamente buone. Di queste cose dice
misteriosamente il Signore: "Se non fate che le cose che sono alla destra
siano come quelle alla sinistra, e quelle che sono alla sinistra come quelle che
sono alla destra, ciò che è in cielo come ciò che è in basso, e ciò che è
innanzi come ciò che è dietro, non entrerete nel regno dei cieli". Questo
pensiero, nella forma che ora vi ho manifestato, corrisponde alla maniera nella
quale mi vedete crocifisso ed è il tipo del primo uomo, nel quale si manifestò
la specie umana".
...i
grandi, e ai deboli senza forza, si radunarono tutti e convennero nel medesimo
luogo, desiderando di vedere Pietro, e di strapparlo dalle loro mani. Il popolo
gridava: "Qual è la violenza che Pietro ha commessa; dillo a noi
Romani". Altri poi dicevano: "Non ucciderlo, per timore che il suo Dio
non abbia a perdere noi tutti. Pietro, andando al luogo ove stava per essere
crocifisso, trattenne la moltitudine, dicendo: "State tranquilli, miei
figli!". E prese a dir loro: "Uomini, che diveniste soldati di Gesù,
uomini che credeste in Cristo, ricordate i segni e i miracoli che vedeste
compiere per mezzo mio; ricordate le misericordie di Dio, le guarigioni che ha
operate fra voi; aspettatelo, non temete, poiché viene a remunerare ciascuno
secondo le sue opere. Non vi adirate contro Agrippa re, a mio motivo: egli serve
il suo padre, Satana. Quanto a me, è necessario che ciò mi avvenga. Poiché il
Signore lo ha già manifestato dicendo: "Questo è quanto è stabilito che
debba avvenire a te!". E perché non mi affretto ad andare verso la
croce?". Pietro si fermò e cominciò a dire: "O nome della croce,
mistero nascosto! O grazia ineffabile che narrerò sulla croce". Pietro
proseguì verso la croce ed esclamò: "O mistero nascosto fin dal
principio, e che ora si manifestò per mezzo del corpo del mio Salvatore! Possa
io ora esser fatto degno di procedere verso te; poiché ora ne è venuto il
tempo. O croce santa, fin dal principio nascosta nel mio animo! E voi, che avete
creduto nella croce di Cristo, fate che la croce non sia per voi solamente
apparenza. Ascoltate, voi che avete potere di ascoltarmi; sono all'ultima
ora".
Pregò
poi i soldati di crocifiggerlo capovolto, ed essendo crocifisso nel modo che
aveva chiesto, cominciò a dir loro: "Uomini, cui è dato udire, ascoltate
le cose che io vi dirò, e conoscete il mistero della natura, e quello che fu il
principio della creazione. Possa la vostra mente illuminarsi, non guardare
solamente a ciò che appare. I vostri occhi esteriori divengano ciechi, si
chiudano le orecchie del vostro cuore, allontanate da voi ogni pensiero terreno
e le opere della carne, imparate tutto ciò che avvenne a Cristo, e conoscete
tutto il mistero della nostra salvezza. Non dite che non è veritiero o che non
esiste; poiché io vi mostrerò la forza di Cristo e la sua santa croce.
Poiché
il primo uomo dal cui genere ho tolto la somiglianza, cadde con il capo all'ingiù:
non conosceva la dignità, poiché reputava le cose cattive come buone e le
buone come cattive. Dopo essere stato tratto in giù, gettò via il suo
principio. La sua natura si trasportò a capo ingiù, facendo cambiare tutte le
cose esistenti; come il Signore aveva indicato misteriosamente, dicendo:
"Se non portate ciò che è a destra alla sinistra, ciò che è a sinistra
alla destra, in basso ciò che è in cielo, e indietro ciò che è avanti, non
entrerete nel regno dei cieli". Ecco, miei figli, che vi ho mostrato perché
questo è il modo che io mi scelsi per essere crocifisso, a capo ingiù, nella
forma del primo uomo...".
"E
voi, miei diletti, che ora mi ascoltate, e quelli che udranno in seguito,
abbandonate il primo errore che fu commesso e tornate al vostro principio: cioè
quello che conviene a voi che sperate nel Signore e nella sua croce. La croce è
figura del verbo diritto, è solo questo che riempie il tutto, è questo di cui
ha parlato lo Spirito affermando che l'interpretazione della croce è il verbo,
la voce di Dio, affinché il verbo sia simile al legno dritto che viene dal
cielo in giù e sul quale dobbiamo venire crocifissi.
La
voce è il legno che sta nel mezzo, inchiodato sul legno che va di qua e di là
e che è la natura umana; mentre il chiodo che tiene ferma sul legno dritto il
legno che è nel mezzo, è la conversione a Dio e la penitenza. Queste cose
avendomi rivelato e manifestato, o parola di vita, o legno del quale ora parlo,
che è legno dritto, io ti ringrazio non con queste labbra infisse con chiodi, né
con questa lingua dalla quale esce tanto la verità quanto la menzogna, né con
queste parole che escono per arte di natura e materiale.
Ti
ringrazio, o re, con quella voce che si intende nel silenzio, che non si ascolta
manifestatamente, che non esce da organi corporei i quali si corrompono, che non
entra in orecchie carnali, che non si ode nella natura corruttibile, che non
dimora in questo mondo, non si pone sulla terra, e non è scritta nei libri, che
è con uno, e non è con altri. Io ti ringrazio, o Cristo Gesù, nel silenzio
che è la tua voce, la quale è lo spirito che è in me, che ti ama e parla con
te, ti guarda e appare al tuo cospetto, e per mezzo del quale si pensa a te.
Esso solo è lo spirito, che è pensato in te.
Tu
sei mio padre, tu mia madre, tu mio fratello, tu mio compagno, tu mio Signore,
io tuo servo; tu mio dispensatore, tu il tutto e il tutto è
in
te: tu sei colui che è, e nessun altro è fuori di te.
Voi,
miei diletti, e miei fratelli, rifugiandovi in questo, e conoscendo che esiste
solo lui, possederete i beni, che ha promesso di darvi dicendo così:
"Quello che occhio non ha mai veduto e orecchio non ha mai udito e non è
salito in cuor d'uomo, queste cose ha preparato a coloro che lo amano".
Ti
preghiamo, Gesù immacolato, per ciò che hai promesso di darci, ti lodiamo, ti
ringraziamo, t'invochiamo, ti preghiamo, ti confessiamo, noi uomini deboli. Tu
solo sei Dio, insieme col tuo Padre buono e lo Spirito santo; a te la gloria nei
secoli dei secoli. Amen!".
Mentre
la moltitudine con lui pronunziava "amen" ad alta voce,
improvvisamente san Pietro rese lo spirito nelle mani del Signore.
Sepoltura
di Pietro e pace nella chiesa di Roma
Marcello
non prese da veruno alcun parere o comando, e quantunque non gli fosse stato
lecito, come conobbe che il beato aveva reso lo spirito, lo depose giù dalla
croce con le sue mani, lo lavò con latte e vino, e avendo macinato cinquanta
mine di mirra ed aloe e di foglia indica, unse con esse il suo corpo, ed empì
una grande cassa di miele attico di molto prezzo, vi pose il suo corpo, e lo
mise nel suo stesso sepolcro.
Pietro
quella notte stette in apparizione sopra Marcello, dicendo: "Marcello non
udisti il Signore che dice: "Lasciate che i morti seppelliscano i loro
morti?"".
...te,
e per tuo mezzo, tu sei colui che è, né conosciamo altri fuori di te.
E
voi, miei diletti, restate in lui e custodite i suoi precetti, affinché per suo
mezzo otteniate i beni, che egli ha promesso a coloro che opereranno secondo la.
sua volontà. Ed io non cesserò d'invocarlo per voi tutti!
Io
do gloria e benedico la sua grandezza, poiché egli solo è il Dio vero, che ha
creato tutte le cose. A lui gloria e potenza per i secoli dei secoli.
Amen".
E
mentre la grande moltitudine, con i fratelli fedeli che circondavano la sua
croce, diceva ad alta voce l'amen, l'apostolo Pietro rese lo spirito nella pace
di Dio.
La
sua santa benedizione sia con tutti noi in perpetuo. Amen.
Marcello
senza aver preso ordine o comando da alcuno, vedendo che il beato aveva reso lo
spirito, si fece innanzi, e con le sue proprie mani lo tolse giù dalla croce,
lo lavò con vino e latte odorosi. Macinò cinquanta mine di mastice e venti
libbre di mirra e aloe, foglia indica e malobatro, e la pose sul corpo venerato
di san Pietro. Empì una grande cassa di miele attico, di molto prezzo, lo gettò
sul corpo del beato Pietro, dentro la cassa, e lo pose nel suo proprio sepolcro.
Pietro
apparve a Marcello in visione, gli stette sopra e gli
disse:
"Marcello che ne dici? Non avevi udito che il Signore disse: "Lasciate
che i morti seppelliscano i loro morti?"" E Marcello rispose:...
Marcello
rispose di sì, e Pietro proseguì: "Le cose che hai poste sul mio corpo
morto, le hai sciupate, e tu ancora vivo, ti dài cura di un morto come se tu
fossi morto".
Marcello
s'alzò e narrò la visione ai compagni, che erano stati confermati nella fede
di Gesù Cristo da Pietro e che lui stesso avea confermato finché Paolo non
venne in Roma.
Nerone
quando venne a sapere che Pietro aveva terminato la vita, biasimò il prefetto
che prima di farlo morire non aveva udito il suo giudizio; perocché avrebbe
voluto castigarlo e punirlo con una grave pena. Ammaestrando, infatti, alcuni
che appartenevano a lui, Pietro fece sì che lo abbandonassero. Nerone si adirò,
per molto tempo non parlò ad Agrippa, e cercava tutti i fratelli che erano
stati istruiti da Pietro per ucciderli.
Ma
nella notte vide uno che lo flagellava, dicendo: "Nerone, tu non hai per
ora la forza di far uccidere i servi di Cristo, perseguitandoli; desisti da
loro". E subito, conturbato, Nerone desistette lasciando i discepoli di
Cristo, nel tempo nel quale Pietro finì la vita, nella pace di Dio. Amen.
FRAMMENTO
COPTO DI BERLINO *
[1]
La figlia di Pietro. Il primo giorno della settimana, cioè il giorno del
Signore, si radunò una folla e furono portati a Pietro dei malati affinché li
guarisse.
[2]
Ma perché non hai aiutato tua figlia, vergine, che è cresciuta bella e crede
nel nome di Dio? Ha un lato interamente paralizzato ed è là in quell'angolo,
curva e impotente. Si vedono quelli che tu hai guarito, ma non ti curi di tua
figlia".
[3]
Pietro sorrise e rispose: "Figlio mio, Dio solo sa perché il corpo di mia
figlia è infermo. Sappi che non è per debolezza o impotenza che egli non le
concede i suoi doni, bensì per convincere il tuo spirito e per aumentare la
fede dei presenti". Poi guardò sua figlia e le disse: "Alzati dal tuo
posto senza che alcuno ti aiuti all'infuori di Gesù, cammina sana davanti a
tutti costoro, e vieni qui da me". Lei si alzò e andò da lui. La folla si
rallegrò all'accaduto. E Pietro disse: "Il vostro cuore sia convinto che,
qualsiasi cosa gli domandiamo, Dio non è impotente".
[5] Costei, infatti, farà del male a molte anime se il suo corpo sarà
sano". Pensai però che la visione si giocasse di me. Ma quando la
giovinetta ebbe dieci anni fu per molti causa di scandalo.
[6]
(I servi di) Tolomeo portarono via la giovinetta, la lasciarono davanti alla
porta di casa e se ne andarono. Appena sua madre ed io ce ne siamo accorti,
siamo discesi e ci accorgemmo che tutto un lato del suo corpo, dalle dita del
piede alla testa, era paralizzato e inaridito; la portammo via lodando il
Signore che aveva preservato la sua serva dalla contaminazione e dalla
vergogna... Questo è il motivo per cui la giovane è, a tutt'oggi, in questo
stato.
[7]
E' bene ora che sappiate ciò che è capitato a Tolomeo. Rientrato in se stesso,
si dolse notte e giorno di quanto gli era capitato e versò tante lacrime che
divenne cieco, e si era deciso ad alzarsi per andare a impiccarsi. Era l'ora
nona del giorno, e mentre era solo nella sua camera da letto, una grande luce
illuminò tutta la casa ed egli udì una voce che gli disse: [8] "Tolomeo,
i suoi vasi Dio non li ha dati per la perdizione e la vergogna! Soprattutto per
te che hai creduto in me non è decoroso contaminare una vergine! In lei tu devi
vedere una sorella, poiché per te come per lei io sono un solo Spirito. Alzati,
dunque, e va' subito dall'apostolo Pietro: contemplerai la mia gloria ed egli ti
spiegherà le disposizioni".
[9]
Senza esitare, Tolomeo ordinò alla sua gente di indicargli la strada per
giungere a me. E quando fu presso di me, mi riferì tutto ciò che era avvenuto
per opera della potenza di Gesù Cristo, Signore nostro. Fu allora che egli vide
con gli occhi della sua carne e con gli occhi della sua anima. Fece del bene a
molti che sperano in Cristo, ed elargì loro il dono di Dio.
[10]
Poi Tolomeo morì. Lasciò la vita e se ne andò dal suo Signore. Nel suo
testamento lasciò a mia figlia un appezzamento di terreno, perché è per mezzo
di lei che egli credette in Dio e fu guarito. Essendone passata a me la cura, io
l'esercitai con grande attenzione: vendetti il campo (Dio solo lo sa, né io né
mia figlia), vendetti il campo senza trattenere nulla del suo prezzo, avendone
dato tutto il denaro ai poveri.
[11]
Sappi dunque, o servo di Gesù Cristo, che Dio ha cura dei suoi, e prepara ad
ognuno ciò che è bene per lui, mentre noi crediamo che Dio ci abbia
dimenticato. Ed ora, fratelli, dobbiamo dolerci, vegliare e pregare affinché la
bontà di Dio getti uno sguardo su di noi. Noi l'aspettiamo!".
[12]
Pietro, alla loro presenza, tenne ancora altri discorsi e, nella lode di Cristo
Signore,
ATTI
DEI BEATI APOSTOLI PIETRO E PAOLO
dello
Ps.ÄMarcello *
[1]
Paolo in viaggio per Roma. Quando san Paolo uscì dall'isola di Gaudomelete si
diresse in Italia. Gli Ebrei che si trovavano nella metropoli romana vennero a
sapere che Paolo aveva chiesto udienza a Cesare.
[2]
Colpiti da grande dolore e da profondo dispiacere, dissero tra di loro:
"Non gli basta l'avere afflitto tutti i fratelli ed anche i nostri parenti
nella Giudea, nella Samaria e in tutta la Palestina; tutto questo non gli basta,
ed ecco che viene anche qui, dopo aver chiesto a Cesare il permesso di mandarci
in rovina".
[3]
Tutti gli Ebrei dunque si unirono in consiglio contro Paolo e, dopo molte
discussioni, giudicarono opportuno presentarsi al re Nerone, allora regnante,
per supplicarlo di non permettere che Paolo venisse a Roma. Prepararono non
pochi doni che portarono con sé con la supplica seguente: "Ti
supplichiamo, re buono, di inviare ordini in tutte le province soggette alla tua
pietà affinché sia impedito che Paolo si avvicini a questi luoghi. Questo
Paolo, infatti, dopo aver afflitto la nostra patria, ha chiesto di venire qui
per rovinare anche noi. A noi basta, piissimo re, l'afflizione causataci da
Pietro".
[4]
Udito ciò, il re Nerone rispose loro: "Sia fatto secondo la vostra volontà!
Scriveremo a tutte le nostre province affinché gli sia assolutamente vietato di
approdare alle regioni italiane". Sobillarono anche Simone Mago, pregandolo
di ostacolargli in ogni modo l'approdo nelle regioni italiane.
[5]
Mentre le cose stavano così, alcuni gentili che si erano convertiti ed erano
stati battezzati durante la predicazione di Pietro, inviarono a Paolo una
lettera di questo tenore: "Paolo, vero servo del nostro padrone Gesù
Cristo e fratello di Pietro, primo degli apostoli! Abbiamo udito dai maestri
ebrei, abitanti in questa grandissima città di Roma, che hanno pregato Cesare
di inviare messaggi in tutte le sue province, affinché ovunque tu sia trovato
sia ucciso. Noi tuttavia abbiamo creduto e crediamo che come Dio non separa i
due grandi luminari da lui creati, così non vi dividerà l'uno dall'altro, cioè
né Pietro da Paolo, né Paolo da Pietro. Bensì, nel Signore nostro Gesù
Cristo, nel quale siamo stati battezzati, crediamo che saremo degni anche del
tuo insegnamento".
[6]
Paolo, il venti del mese di maggio, ricevette i due uomini inviati con la
lettera e, pieno di coraggio, ringraziò il Signore e padrone nostro Gesù
Cristo. Salpato da Gaudomelete per approdare alla costa italiana, non toccò più
l'Africa, ma si diresse alla volta della Sicilia, e giunse nella città di
Siracusa con i due uomini che gli erano stati mandati da Roma.
[7]
Di là salpò per Reggio Calabria e da Reggio passò a Messina, ove ordinò
vescovo una persona di nome Bacchilo; da Messina salpò per Didimo, dove rimase
una notte, donde salpò per Pozzuoli ove giunse il giorno dopo.
[8]
Dioscoro, il padrone della nave che lo aveva trasportato fino a Siracusa,
simpatizzando per Paolo, che gli aveva liberato il figlio dalla morte, lasciata
la propria nave a Siracusa, lo aveva seguito fino a Pozzuoli. Qui si trovavano
alcuni discepoli di Pietro, che accolsero Paolo e lo pregarono di restare da
loro; vi rimase una settimana, nascosto a causa degli ordini di Cesare.
[9]
Tutti i prefetti vigilavano per arrestarlo e ucciderlo. Ma Dioscoro, il padrone
della nave, che era calvo sul davanti, uscì pubblicamente per la città di
Pozzuoli fin dal primo giorno, indossando la tunica di capitano di mare;
credendo che fosse Paolo, lo presero, lo decapitarono e ne mandarono la testa a
Cesare.
[10]
Convocati dunque i capi degli Ebrei, Cesare comunicò loro la notizia, dicendo:
"Rallegratevi grandemente, giacché Paolo, il vostro nemico, è
morto!". E mostrò loro la sua testa. In quel giorno essi fecero una grande
festa: era il quattordici di giugno, ed ogni Ebreo fu pienamente soddisfatto.
[11]
Paolo, a Pozzuoli, udito che Dioscoro era stato decapitato, ne fu grandemente
rattristato; alzati gli occhi al cielo, disse: "Signore onnipotente e
celeste, che mi sei apparso ovunque sono andato per mezzo del tuo Verbo
unigenito, Signore nostro Gesù Cristo, punisci questa città, dopo avere fatto
uscire tutti coloro che hanno creduto in Dio e hanno seguito la sua
parola".
[12]
Disse dunque loro: "Seguitemi". E uscì da Pozzuoli insieme a quelli
che avevano creduto nella parola di Dio. Giunto nel luogo detto Baia, tutti
alzarono gli occhi e videro la città detta Pozzuoli sprofondarsi per circa due
braccia sulla via del mare; e ancor oggi si trova là sotto il mare a memoria di
questo fatto.
[13]
Partiti da Baia, giunsero a Gaeta, ove insegnò la parola di Dio: rimase infatti
per tre giorni in casa di Erasmo, che Pietro aveva mandato da Roma a insegnare
il vangelo di Dio. Partito da Gaeta, arrivò in una borgata, detta Terracina,
ove rimase sette giorni in casa del diacono Cesario, sul quale Pietro aveva
imposto le mani; di qui navigò lungo il fiume fino a un luogo detto Tre
Taverne.
[14]
Quelli che si erano salvati dal cataclisma della città di Pozzuoli annunziarono
a Cesare, in Roma, che Pozzuoli si era sprofondata con tutta la sua gente.
Profondamente addolorato a causa della città, il re convocò i capi degli Ebrei
e disse loro: "Ecco, vi ho dato ascolto facendo decapitare Paolo. Per
questo la città si è sprofondata".
[15]
I capi degli Ebrei risposero a Cesare: "Piissimo re, non ti abbiamo detto,
forse, che egli ha sconvolto tutta la regione dell'Oriente e rovinato i nostri
padri? E' meglio, piissimo re, che perisca una città che tutto il tuo regno.
Questo, infatti, è quanto doveva capitare a Roma". All'udire queste
parole, il re si fece animo.
[16]
Fermatosi quattro giorni a Tre Taverne, Paolo proseguì per il Foro Appio, detto
Vicusarape. E quivi, durante la notte, mentre riposava, vide una persona seduta
su di un sedile d'oro circondato da una folla di neri che dicevano: "Oggi
io ho istigato un figlio a uccidere suo padre". Un altro diceva "Io ho
fatto cadere una casa provocando la morte dei genitori e dei figli". E si
raccontavano gli uni agli altri molte altre malefatte. Giunse poi un altro che
annunziò: "Io ho istigato il vescovo Giovenale, sul quale aveva imposto le
mani Pietro, a dormire con la superiora Giuliana".
[17]
Udito tutto ciò mentre dormiva nel Foro Appio, presso Vicusarape, mandò subito
a Roma dal vescovo Giovenale uno di quelli che l'avevano seguito da Pozzuoli per
dirgli ciò che aveva appena compiuto.
[18]
Il giorno appresso, Giovenale corse a gettarsi ai piedi di Pietro e, gemendo e
piangendo, gli disse quanto era appena accaduto. Aggiunse poi: "Credo che
questo è proprio il luminare che tu aspettavi". Pietro gli rispose:
"Come può essere lui, dato che egli è morto?".
[19]
Allora il vescovo Giovenale condusse da Pietro colui che era stato mandato da
Paolo, il quale gli annunziò che era vivo, in viaggio e si trovava al Foro
Appio. Pietro ringraziò e glorificò Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo.
[20]
Convocati poi i credenti suoi discepoli, li mandò a Tre Taverne, da Paolo. Tra
Tre Taverne e Roma v'è la distanza di trentotto miglia.
[21]
Intanto, a Roma si sparse la notizia che stava arrivando Paolo, il fratello di
Pietro, e i credenti in Dio ne furono oltremodo lieti. Ma tra gli Ebrei vi fu un
grande subbuglio e mandarono a dire a Simone Mago: "Comunica al re che
Paolo non è morto, bensì vive ed è arrivato!". Simone rispose agli
Ebrei: "Di chi era dunque la testa giunta a Cesare da Pozzuoli? Non era
anch'essa calva?".
[22]
Pietro e Paolo a Roma. Quando Paolo giunse a Roma, gli Ebrei furono assaliti da
un grande timore; si radunarono presso di lui e lo pregarono dicendo: "E'
la fede nella quale sei nato, che tu devi vendicare! Non è giusto, infatti, che
tu, Ebreo e figlio di Ebrei, ti chiami maestro dei gentili e vindice degli
incirconcisi: tu, circonciso, annienti la fede della circoncisione. Or dunque,
quando vedrai Pietro, lotta contro la sua dottrina; egli, infatti, ha rovinato
tutta la difesa della nostra legge".
[23]
Paolo rispose loro: "Se la sua dottrina è veritiera, convalidata dalla
testimonianza dei libri degli Ebrei, è giusto che noi tutti siamo
ossequienti".
[24]
Mentre Paolo esponeva loro queste e altre simili cose, fu notificato a Pietro
l'arrivo di Paolo a Roma: subito egli s'alzò e andò da lui. Quando si videro
piansero dalla gioia e, abbracciatisi a lungo, si bagnarono reciprocamente di
lacrime.
[25]
Paolo raccontò a Pietro la trama di tutte le sue vicissitudini e le fatiche
subite nel viaggio marittimo; Pietro gli raccontò quanto aveva sofferto a causa
di Simone Mago e di tutte le sue insidie; così parlando, giunse la sera ed egli
si ritirò.
[26]
Il giorno appresso quando (Pietro) arrivò trovò una moltitudine di Ebrei
davanti alla porta di Paolo. Tra i cristiani ebrei e quelli provenienti dai
gentili era sorto un grande turbamento. Gli Ebrei dicevano: "Noi siamo una
gente eletta, un sacerdozio regale, della stirpe di Abramo, di Isacco, di
Giacobbe e di tutti i profeti con i quali parlò Dio, ai quali svelò i suoi
misteri e le sue grandi meraviglie. Mentre voi, provenienti dai gentili, non
avete nulla di grande nella vostra stirpe, salvo l'essere divenuti impuri e
abominevoli a causa degli idoli e delle sculture".
[27]
Agli Ebrei che asserivano queste e altre simili cose, i provenienti dai gentili
rispondevano dicendo: "Non appena udimmo la verità, noi subito l'abbiamo
seguita abbandonando il nostro errore. Mentre voi, pur conoscendo i prodigi in
favore dei vostri padri, pur vedendo i segni profetici, pur avendo accolto la
legge, pur avendo passato il mare a piedi asciutti e pur avendo visto immersi i
vostri nemici, pur avendo avuto una colonna di fuoco, di notte, e una nube di
giorno, la manna dal cielo e l'acqua che sgorgava dalla roccia, vi siete fatto
un vitello idolatrico e avete adorato una scultura. Noi, invece, senza aver
visto alcun prodigio crediamo nel Dio salvatore, colui che, nella vostra
disobbedienza, avete abbandonato".
[28]
Queste e altre simili erano le loro discussioni, quando l'apostolo Paolo disse
loro che non era conveniente che sorgessero tra loro alterchi del genere, e che
invece ciò che conta è il fatto che Dio abbia adempiuto le sue promesse
giurate ad Abramo, nostro padre, che cioè nella sua discendenza sarebbero state
benedette tutte le genti, non essendovi, davanti a Dio, eccezione di persona.
[29]
Dopo che Paolo disse queste cose, tanto gli Ebrei quanto gli oriundi pagani si
quietarono. Ma i capi degli Ebrei attaccarono Pietro. A quelli che lo
rimproveravano per il fatto che interdiva le loro sinagoghe, Pietro disse:
"Ascoltate, fratelli, lo Spirito santo che promise al patriarca David:
"Tra la tua discendenza, uno si siederà sul tuo trono". Orbene colui
al quale il Padre disse: "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato"
fu crocifisso, per invidia, dai pontefici. Per compiere la salvezza del mondo,
egli acconsentì di soffrire tutte queste cose. Come dunque dal costato di Adamo
fu formata Eva, così dal costato di Cristo fu formata la Chiesa senza macchia e
immacolata.
[30]
In tal modo Dio aprì a tutti i figli di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
l'ingresso alla fede della Chiesa, non all'infedeltà per mezzo della sinagoga.
Convertitevi perciò ed entrate nella gioia del padre vostro Abramo, giacché
Dio ha mantenuto quanto gli aveva promesso. Perciò anche il profeta dice:
"Il Signore ha giurato e non si pentirà: Tu sei sacerdote in eterno
secondo l'ordine di Melchisedec". Egli, infatti, divenne sacerdote sulla
croce, quando offrì l'olocausto del proprio corpo e del proprio sangue quale
vittima per tutto il mondo".
[31]
Mentre Pietro diceva queste e altre simili cose, una grandissima parte del
popolo credette.
[32]
Simone Mago da Nerone. Allora Simone, spinto dall'invidia, prese a parlare molto
male di Pietro presentandolo come mago e impostore. Quanti ammiravano i suoi
segni, gli credevano. Egli faceva muovere un serpente di bronzo, faceva ridere
statue di pietra e le metteva in movimento; mentre egli stesso riusciva a
correre e a sollevarsi improvvisamente in aria.
[33]
Pietro invece curava gli infermi, con la preghiera faceva vedere i ciechi,
ordinava ai demoni di fuggire e risuscitava i morti. Esortava il popolo sia a
guardarsi dall'inganno di Simone, sia a smascherarlo per sfuggire ogni forma di
servitù demoniaca.
[34]
Fu così che tutte le persone per bene abominarono Simone e lo descrivevano come
mago ed empio. D'altra parte i seguaci di Simone affermavano che Pietro era
mago, come erano loro stessi con Simone. E così la parola giunse al Cesare
Nerone il quale ordinò di condurre da lui Simone Mago.
[35]
Entrato si pose davanti a lui e, essendogli complice il diavolo, cominciò a
cambiare forma tanto che divenne improvvisamente un bambino, poi, dopo un poco
un vecchio, e quindi un giovane. A tal vista Nerone ritenne che fosse davvero
figlio di Dio.
[36]
Allora Simone si presentò a Nerone e gli disse: "Ascolta, re! Se tu non
scaccerai subito questi uomini, il tuo regno non potrà più sussistere"
[37]
Pietro, Paolo e Simone da Nerone. Nerone, preoccupato, ordinò subito che gli
fossero condotti davanti. Il giorno appresso entrarono da Nerone Pietro e Paolo,
apostoli di Cristo e Simone disse: "Questi sono i discepoli del Nazareno i
quali non ritengono decoroso appartenere al popolo degli Ebrei". Nerone
domandò: "Chi è il Nazareno?". Simone rispose: "Nella Giudea c'è
una città, che è sempre stata vostra nemica, detta Nazaret; il loro maestro
viene di là".
[38]
Allora Pietro disse a Simone: "Mi meraviglio come mai davanti al re ti
vanti in modo così sfacciato e affermi di poter stravincere i discepoli di
Cristo con la tua arte magica"
[39]
Nerone domandò: "Chi è Cristo?". Pietro gli rispose: "Se vuoi
conoscere, o re, chi è Cristo e i fatti avvenuti nella Giudea a proposito di
Cristo, prendi le lettere di Ponzio Pilato inviate a Claudio e saprai
tutto". Nerone allora ordinò che gli fossero portate e lette davanti a
loro. Eccone il contenuto:
[40]
"Ponzio Pilato a Claudio, salute! Poco fa è accaduto quanto ho potuto
mettere in chiaro. Che cioè gli Ebrei per invidia si sono preparata una
terribile rovina per sé e per i loro discendenti. I loro padri avevano la
promessa che Dio dal cielo avrebbe mandato loro il suo Santo che sarebbe stato
giustamente chiamato loro re: costui, che era stato promesso, fu inviato sulla
terra per mezzo di una vergine. Egli pertanto venne nella Giudea mentre io ero
governatore.
[41]
Lo videro illuminare i ciechi, purificare i lebbrosi, guarire i paralitici,
scacciare i demoni dagli uomini, risuscitare i morti, comandare ai venti,
camminare sulle onde del mare e compiere molti altri prodigi, mentre tutto il
popolo dei Giudei lo chiamava figlio di Dio. Mossi da invidia contro di lui, i
pontefici me lo consegnarono con accuse: con ogni sorta di false testimonianze,
asserivano che era un mago e che agiva contro la loro legge.
[42]
Io credetti che fosse così. Perciò lo feci flagellare e lo consegnai alla loro
volontà. Essi lo crocifissero e posero delle guardie là ove fu sepolto. Ma il
terzo giorno, mentre i miei soldati facevano la guardia, egli risuscitò. La
malizia degli Ebrei si accese al punto da offrire ai soldati del denaro affinché
asserissero che i suoi discepoli ne avevano rapito il corpo. Ma essi, pur avendo
ricevuto il denaro, non furono capaci di tacere l'accaduto e testimoniarono di
averlo visto risorto e di aver ricevuto del denaro dagli Ebrei.
[43]
Letta la lettera, Nerone domandò: "Dimmi, Pietro, stanno proprio così le
cose?". Pietro rispose: "Sì, proprio così, o re. Questo Simone
infatti è pieno di menzogne e di inganno anche se crede di essere ciò che non
è, vale a dire Dio. Nel Signore mio Gesù Cristo, si trova invece tutta quella
somma vittoria che egli, in virtù dell'economia divina per la salvezza degli
uomini, volle benevolmente comunicare all'umanità".
[44]
Simone rispose: "Non ti tollero più, Pietro! Ora comanderò ai miei angeli
che vengano a vendicarmi di te". Pietro rispose: "Non temo i tuoi
angeli, essi avranno piuttosto paura di me, in forza del mio Signore Gesù
Cristo".
[45]
Nerone disse: "Pietro, non temi Simone, il quale comprova la sua divinità
con le opere?". Pietro rispose: "La divinità, o re, è in colui che
scruta i segreti del cuore. Or dunque mi dica che cosa penso. Prima che costui
mentisca io manifesterò il mio pensiero alle tue orecchie, affinché egli non
osi poi asserire il falso circa la mia mente". Nerone gli disse:
"Vieni qui e dimmi che cosa pensi". Pietro rispose: "Ordina che
mi sia portato un pane d'orzo e mi sia dato di nascosto". Disse poi
nuovamente Pietro: "Dì, Simone, qual è il mio pensiero, che cosa è stato
detto, che cosa è accaduto?".
[46]
Mancante.
[47]
Simone disse: "Sappi, o re, che nessuno all'infuori di Dio conosce i
pensieri degli uomini". Pietro gli rispose: "Tu dunque, che dici di
essere figlio di Dio, dimmi che cosa penso, manifesta che cosa ho fatto or ora
di nascosto?". Pietro aveva benedetto il pane d'orzo ricevuto e, spezzatolo
con la destra e con la sinistra, lo aveva raccolto nelle maniche.
[48]
Allora Simone, adirato di non sapere rispondere all'occulta domanda
dell'apostolo, si mise a gridare dicendo: "Escano grandi cani e lo divorino
alla presenza di Cesare". E all'istante apparvero dei cani grandi che si
gettarono su Pietro. Ma Pietro stese le mani in preghiera e mostrò ai cani il
pane che aveva benedetto. A quella vista i cani fuggirono e da quel momento non
si fecero più vedere. Allora Pietro disse a Nerone "Ecco, o re, che ti ho
fatto conoscere non con parole, ma con opere, come Simone sia un mago e un
ingannatore. Dopo avere promesso infatti che contro di me si sarebbero gettati
degli angeli, ha fatto venire invece dei cani, mostrando così di non disporre
di angeli celesti, ma di cagnetti demoniaci".
[49]
Allora Nerone disse a Simone: "Che ne dici, Simone; Penso che siamo
sconfitti". Simone rispose: "Costui si è comportato con me allo
stesso modo nella Giudea, in tutta la Palestina e a Cesarea".
[50]
Nerone allora domandò, rivolto a Paolo: "Tu, perché non parli,
Paolo?". Paolo rispose e disse: "Sappi, o re, che se tu mandi libero
questo mago, lasciandolo compiere simili azioni, causerà un gravissimo male
alla tua patria e sconvolgerà il regno con una guerra intestina". Nerone
domandò a Simone "Tu, Simone, che rispondi a queste cose?". Simone
rispose "Se io non mi manifesto chiaramente facendo vedere che sono un dio,
nessuno mi presterà il culto dovuto". Nerone gli domandò: "E ora che
aspetti, per dimostrare che sei un dio e far così punire costoro?".
[51]
Simone disse: "Ordina di farmi costruire un'alta torre di legno. Salirò su
di essa, chiamerò i miei angeli e, sotto gli occhi di tutti, ordinerò loro di
trasportarmi in cielo da mio padre. Costoro non potranno fare questo, e apparirà
come siano semplici uomini".
[52]
Simone disse: "O buon re, se credi che io sono un mago, fammi decapitare in
un luogo oscuro e lasciami là ucciso; se nel terzo giorno io non risorgerò,
saprai che io sono un mago, ma se risorgerò, sappi che io sono figlio di
Dio".
[53]
Così avvenne. Nerone comandò, ed egli, con la sua arte magica, fece in modo
che al buio venisse decapitato un ariete, che, nel buio fino al momento della
decapitazione, era apparso come Simone. Dopo averlo decapitato ne cercò la
testa, la portò alla luce e si accorse che era quella di un ariete. Non volle
però dire nulla al re, per non essere fustigato, dato che gli aveva comandato
di agire all'oscuro.
[54]
Dottrina di Pietro e Paolo. Siccome Nerone aveva detto: "Il domani vi
metterà alla prova", rivolto a Paolo, disse: "Tu, Paolo, perché non
fiati?".
[55]
Paolo rispose e disse: "Non ascoltare le parole di costui, o re. Egli
infatti è un ingannatore e un mago e vuol portare alla rovina la tua anima e il
tuo regno. Come i maghi egiziani Ianne e Iambre sedussero il faraone e il suo
esercito fino a farli sprofondare in mare, così costui a causa della formazione
ricevuta da suo padre, il diavolo, induce gli uomini a procurarsi molti mali.
Tanti ingenui vengono così adescati ed è messo alla prova il tuo regno.
[56]
Io confido nella potenza del mio Signore Gesù Cristo che presto manifesterà
chi egli è. Quanto crede di innalzarsi fino in cielo, altrettanto sarà
sprofondato nell'abisso infernale, dov'è pianto e stridore di denti".
[57]
Nerone domandò: "Qual è la dottrina di Cristo, tuo maestro?". Paolo
rispose: "Circa la dottrina del mio maestro, sulla quale mi interroghi,
essa non è compresa se non da quelli che si rivolgono alla fede con cuore puro.
Ciò che egli ha insegnato, non è altro che pace e amore. E anch'io, da
Gerusalemme fino all'Illirio ho diffuso la parola della pace, come avevo da lui
imparato.
[58]
Ho insegnato infatti a prevenirsi reciprocamente con il rispetto; ho insegnato
alle persone eminenti e ai ricchi a non insuperbirsi e non riporre la loro
fiducia nell'incertezza delle ricchezze, ma a porre la loro speranza in Dio; ho
insegnato ai poveri a godere della loro povertà; ho insegnato ai padri a
educare i loro figli nel timore di Dio; ho insegnato ai figli a obbedire a
genitori con comprensione salvifica; ho insegnato alle chiese dei credenti a
credere in un solo Dio, padre onnipotente, invisibile e imperscrutabile, e nel
suo Figlio unigenito, mio Signore Gesù Cristo.
[59]
Questa è la mia dottrina, che non ricevetti da uomo, né per mezzo di un uomo,
ma mi fu data da Gesù Cristo, che mi ha parlato dal cielo e mi ha mandato
(affidandomi) il k‚rigma, dicendomi: "Va'! Io infatti sarò con te e
giustificherò tutto ciò che farai e dirai!"".
[60]
All'udire ciò, Nerone fu fuori di sé e, rivolto a Pietro domandò: "Tu
che dici?". Pietro rispose: "Tutto ciò che ha detto Paolo è vero. E
da molte lettere che abbiamo ricevuto dai nostri episcopi che si trovano in
tutta l'ecumene, siamo venuti a conoscenza di quanto è accaduto e di quanto si
diceva di lui. Essendo infatti egli difensore della legge, una voce di Cristo lo
chiamò dal cielo e gli insegnò la verità. Egli non perseguitava la nostra
fede per invidia, ma per ignoranza. Prima di noi c'erano stati infatti degli
pseudocristi, come Simone, degli pseudoapostoli e degli pseudoprofeti i quali,
agendo contro le Scritture, avevano tentato di annientare la verità. A causa di
questi fu necessaria la scelta di quest'uomo che, fin da fanciullo, altro non
aveva fatto che scrutare i misteri della legge divina: fondandosi su di essi
sarebbe diventato vindice della verità e persecutore della menzogna. Non
essendo la sua lotta mossa dall'invidia, ma dalla difesa della legge, la stessa
verità parlò con lui dal cielo, dicendogli: "Io sono Gesù che tu
perseguiti! Cessa dunque dal perseguitarmi, perché io sono la verità per la
quale tu ti accanisci nella lotta contro i nemici della verità".
[61]
Mentre Pietro così parlava, Simone disse a Nerone: "Comprendi, o buon re,
che questi due si sono messi d'accordo contro di me. Io, infatti, sono la verità
e costoro mi sono contrari". Pietro disse: "In te non c'è alcuna
verità! Non fai che proferire menzogne".
[62Ä66]
Mancanti.
[67]
Simone disse: "Buon re, questi uomini si giocano della tua bontà e ti
hanno ingannato". Nerone rispose: "Ma anche tu non mi hai ancora
totalmente rassicurato a tuo riguardo". Simone rispose: "Dopo tante
belle azioni e prodigi che ti ho mostrato, mi meraviglio che tu dubiti".
Nerone rispose: "Io non concordo con alcuno di voi! Rispondi piuttosto a
quello che ti domando".
[68]
Simone rispose: "D'ora in poi non ti risponderò più!".
[69]
Pietro disse: "Noi predichiamo un unico Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, che ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto si trova in essi:
egli è vero re e il suo regno non avrà fine!". Nerone domandò: "Chi
è questo re?". Paolo rispose: "Il Signore e salvatore di tutte le
genti". Simone disse: "Quello di cui parlate sono io e voi lo sapete,
Paolo e Pietro, non vi è nascosto. Fate così solo perché io vi giudichi degni
del martirio". Pietro e Paolo risposero: "Non ti accada mai nulla di
bene, Simone mago, impasto di amarezza!".
[70]
Simone disse: "Ascolta, Cesare Nerone! Affinché tu conosca ch'io sono
stato mandato dal cielo, domani salirò nei cieli e renderò beati coloro che
credono in me, ma mostrerò la mia ira contro tutti coloro che mi hanno
rinnegato". Pietro e Paolo risposero: "Da molto tempo Dio ci ha
chiamato nella sua gloria. Tu invece sei stato chiamato dal diavolo e ti
affretti verso il castigo".
[71]
Simone disse: "Buon re, ascoltami! Manda via da te questi pazzi, affinché,
andato in cielo dal padre mio, io ti sia propizio". Nerone rispose:
"Come sapremo che te ne vai in cielo?". Simone rispose: "Ordina
di costruirmi una alta torre di legno, con travi lunghi, affinché, quand'io
salirò su di essa, i miei angeli vengano a raggiungermi nell'aria; non possono
infatti venire da me, sulla terra, tra i peccatori".
[72]
Volo di Simone. Allora Nerone ordinò che fosse costruita una torre alta nel
Campo Marzio. Qui doveva convenire tutto il popolo e le autorità militari per
contemplare lo spettacolo. Nerone ordinò che anche Pietro e Paolo fossero
presenti a questa adunanza, dicendo loro: "Ora deve manifestarsi la verità".
Pietro e Paolo risposero: "Non saremo noi a svergognarlo, ma il Signore
nostro Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, quello che egli asserisce falsamente
di essere".
[73]
Paolo allora disse a Pietro: "A me spetta piegare le ginocchia e pregare
Dio. A te, invece, intervenire se vedrai che pone mano a qualcosa. Tu infatti
sei stato scelto per primo dal Signore". Paolo piegò le ginocchia e
pregava, mentre Pietro disse a Simone: "Porta a compimento quanto hai
iniziato! E' giunto, infatti, il tempo della tua infamia e della nostra
chiamata: vedo infatti il mio Cristo che chiama me e Paolo".
[74]
Nerone disse: "E dove andrete senza la mia volontà?". Pietro rispose:
"Dove ci chiamerà il Signore nostro". Nerone domandò: "Chi è
il vostro Signore?". Pietro rispose: "Gesù Cristo che io ho visto
chiamarci". Nerone disse: "Anche voi dunque siete in procinto di
salire in cielo?". Pietro rispose: "Se piace a colui che ci
chiama".
[75]
Allora, dinanzi a tutti, Simone salì sulla torre con la testa incoronata di
alloro, stese le mani e cominciò a volare. Vedendolo volare, Nerone disse a
Pietro: "Simone è un uomo veritiero, mentre tu e Paolo siete
ingannatori". Pietro gli rispose: "Presto saprai, o re, che noi siamo
veri discepoli di Cristo, e che costui non è Cristo, ma mago e
malfattore". Nerone disse: "E ancora insistete? Ecco, contemplatelo,
mentre sta salendo in cielo".
[76]
Allora Pietro si rivolse a Paolo e disse: "Paolo, alza gli occhi e
guarda". Paolo alzò gli occhi pieni di lacrime alla vista di Simone che
volava, e disse: "Pietro, che aspetti? Compi l'opera intrapresa! Il Signore
nostro Gesù Cristo, infatti, ci chiama". Udendoli, Nerone sorrise e disse:
"Costoro ormai si vedono vinti e delirano!". Pietro rispose: "Ora
saprai che noi non deliriamo". Paolo disse a Pietro: "Fai pure ciò
che vuoi fare!".
[77]
Allora Pietro guardò verso Simone e disse: "Angeli di Satana che lo
portate nell'aria, per sedurre il cuore degli uomini increduli, vi scongiuro per
il Dio che ha creato tutto e per Gesù Cristo, che egli ha risuscitato da morte
nel terzo giorno! Da questo momento non trasportatelo più, ma lasciatelo
cadere!". All'istante, abbandonato, precipitò in un luogo detto via Sacra,
si divise in quattro parti, unì insieme quattro selci rimaste unite fino a
oggi, a testimonianza della vittoria degli apostoli.
[78]
Martirio di Pietro e Paolo. Nerone, pieno d'ira, fece catturare Pietro e Paolo e
li mise ai ceppi. Ordinò di conservare con cura per tre giorni il corpo di
Simone, ritenendo che nel terzo giorno sarebbe risorto. Ma Pietro gli disse:
"Costui non risorgerà più, essendo veramente morto e condannato al
supplizio eterno".
[79]
Nerone, allora, chiamò il prefetto Agrippa e gli disse: "Bisogna far
morire malamente gli uomini irreligiosi. Ordino dunque di fustigarli con cardi
di ferro, di farli perire nella naumachia e di eliminare malamente tutti quelli
dello stesso genere". Il prefetto Agrippa disse: "Non sembra
conveniente, re buono, quanto comandi a proposito di questi irreligiosi".
Nerone domandò: "E perché?". Agrippa rispose: "Perché Paolo
pare innocente, mentre Pietro è reo di omicidio e di irreligiosità".
Nerone domandò: "Come li faremo perire allora?". Il prefetto Agrippa
rispose: "A quanto mi pare, ritengo giusto che a Paolo sia recisa la testa
come irreligioso, mentre Pietro, che è anche reo di omicidio, sia innalzato in
croce". Nerone rispose: "Hai giudicato egregiamente".
[80]
Udita la sentenza, Pietro e Paolo furono allontanati dal cospetto di Nerone.
Paolo fu condotto incatenato sul luogo della decapitazione, a tre miglia dalla
città, sotto la scorta di tre soldati, di nobile stirpe. Allontanatisi dalla
porta lo spazio del tiro di una freccia, andò loro incontro una pia donna, la
quale, vedendo Paolo in catene, si sentì commuovere e scoppiò in lacrime. Il
nome della donna era Perpetua e aveva un occhio solo. Vedendola piangere, Paolo
le disse: "Dammi il tuo sudario; al mio ritorno, te lo restituirò".
Lei prese il sudario, e subito glielo diede. I soldati si avvicinarono alla
donna e le dissero: "Perché vuoi perdere il tuo fazzoletto, donna? Non sai
che va alla decapitazione?". Ma Perpetua rispose loro: "Vi scongiuro
per la salvezza di Cesare, quando lo decapiterete coprite i suoi occhi con quel
fazzoletto". E così fu fatto.
[81]
I soldati presero poi san Pietro, e quando giunsero al luogo della
crocifissione, il beato disse loro: "Il mio Signore Gesù Cristo, discese
dal cielo in terra, fu crocifisso su di una croce diritta; siccome adesso si
degna di chiamare in cielo me che provengo dalla terra, la mia croce deve essere
piantata con la testa in giù, affinché io diriga i miei piedi verso il cielo.
Non sono degno, infatti, di venire crocifisso come il mio Signore". Essi
voltarono subito la croce e gli inchiodarono i piedi in alto.
[82]
Si radunò una folla che sparlava di Cesare e di come farlo fuori. Ma Pietro li
dissuadeva, dicendo: "Non adiratevi contro di lui, egli infatti è servo di
suo padre, il diavolo. Io devo portare a compimento l'ordine del mio Signore.
Alcuni giorni fa Agrippa si era sollevato contro di me: invitato dai fratelli
sono uscito dalla città; ma mi venne incontro il Signore mio Gesù Cristo. Io
lo adorai e gli dissi: "Signore, dove vai?". Mi rispose: "Seguimi,
poiché a Roma debbo essere nuovamente crocifisso". E, seguendolo, ritornai
a Roma. Ed egli mi disse: "Non temere, poiché io sono con te fino a quando
ti avrò introdotto in casa del Padre mio".
[83]
Perciò, figli miei, non impeditemi di seguire la mia via! I miei piedi sono già
sulla via del cielo. Non affliggetevi, anzi rallegratevi, poiché oggi riceverò
il premio delle mie fatiche". Ciò detto, proseguì così: "Ti
ringrazio, buon pastore, poiché mi hai giudicato degno di questa ora. Ti
supplico però, per le pecore che mi hai affidato e partecipano al mio dolore.
Ti prego affinché abbiano parte con me nel tuo regno e non si accorgano di
essere senza di me, avendo te come pastore per mezzo del quale io ho potuto
pascere questo gregge". E così dicendo, spirò.
[84]
Sepoltura e custodia dei corpi. Apparvero improvvisamente persone illustri,
dall'aspetto forestiero che dicevano fra loro: "Siamo venuti da Gerusalemme
per i santi prìncipi degli apostoli". Insieme a Marcello, persona distinta
che aveva creduto a Pietro dopo aver abbandonato Simone, di nascosto ne presero
il corpo e lo deposero sotto il terebinto, accanto al luogo della naumachia in
Vaticano.
[85]
Gli uomini che avevano detto di venire da Gerusalemme, dissero al popolo:
"Gioite ed esultate giacché vi è concesso di avere grandi protettori, i
santi apostoli e amici del Signore Gesù Cristo. Sappiate che il pessimo Nerone,
dopo l'uccisione dei santi apostoli, non riuscirà più a mantenere il
regno". [86] Dopo di ciò, per odio contro Nerone, si sollevò l'esercito e
il popolo dei Romani. Nerone, appena se ne accorse, ebbe paura e fuggì in
luoghi solitari e non fu più visto. Alcuni dissero che morì di fame e di
freddo, e che il suo corpo fu sbranato dai lupi.
[87]
Persone pie vennero dall'Oriente con l'intenzione di rapire i corpi dei santi
apostoli e trasportarli in Oriente. Ma in città ci fu un grande terremoto;
allora il popolo romano scappò e li pose in un luogo detto Catacomba, sulla via
Appia, al terzo miglio. Quivi furono custoditi i corpi dei santi per un anno e
sei mesi, fino a quando costruirono per loro i luoghi ove deporli. Il corpo del
beato Pietro fu posto, con gloria e inni, in Vaticano, luogo vicino alla
naumachia, quello invece del beato Paolo fu posto sulla via Ostiense, al secondo
miglio della città.
[88]
Il cammino dei santi apostoli e martiri di Cristo Pietro e Paolo ebbe fine il 29
giugno, quello dei tre soldati il 2 luglio, e quello di Perpetua e Potenziana il
giorno 8 dello stesso mese di luglio.