Atti di Tommaso
I
[1]
In un momento in cui tutti gli apostoli Ä Simone Cefa e Andrea, Giacomo e
Giovanni, Filippo e Bartolomeo, Tomaso e Matteo il Cananeo, Giuda figlio di
Giacomo Ä si trovavano a Gerusalemme, si divisero i vari paesi tra di loro
affinché ognuno predicasse nella regione che gli sarebbe toccata e nel luogo al
quale il Signore l'avrebbe inviato.
[2]
Giuda ragionava così allorché un mercante indiano di nome Habban, dall'India
capitò nella regione meridionale. Lo aveva mandato il re Gudnafar affinché gli
portasse un abile costruttore. Nostro Signore lo vide camminare per la strada e
gli domandò: "Vuoi tu acquistare un costruttore?". Quello gli
rispose: "Sì". Nostro Signore gli disse: "Ho uno schiavo che è
costruttore. Te lo vendo!". Gli mostrò Tomaso, che si trovava alquanto
distante, si accordò con lui sul prezzo di venti pezzi d'argento e scrisse
l'atto di vendita, così: "Io, Gesù, figlio del falegname Giuseppe, del
paese di Betlemme, in Giudea, certifico di aver venduto il mio schiavo Giuda
Tomaso a Habban, commerciante del re Gudnafar". Terminato l'atto di
vendita, Gesù prese Giuda e lo condusse al commerciante Habban. Appena lo vide,
Habban gli domandò: "Costui è il tuo padrone?". Giuda gli rispose:
"Sì, è il mio padrone". Allora il commerciante Habban gli disse:
"Egli ti ha venduto a me completamente". Giuda se ne restò zitto.
[3]
Il mattino seguente, s'alzò, pregò, si rivolse al suo Signore e gli disse:
"Su, Signore nostro, sia come tu vuoi! Sia fatta la tua volontà"; se
ne andò dal commerciante Habban senza prendere con sé null'altro all'infuori
del suo prezzo: il Signore, infatti, glielo aveva dato.
[4]
Discesi a terra, si dirigevano in città allorché udirono il suono di zampogne,
di organi ad acqua e di molti canti. Giuda domandò: "Qual è il motivo di
questa allegria in città?". Gli risposero: "Gli dèi hanno condotto
anche te in questa città affinché tu sia allegro! Il re, infatti, ha una sola
figlia e la sta dando in sposa a un uomo; è l'allegria della festa nuziale. Il
re ha inviato araldi a proclamare l'evento, affinché tutti vengano alla festa,
ricchi e poveri, schiavi e liberi, stranieri e cittadini. Chiunque non viene
alla festa è sotto la minaccia dell'ira del re". Il commerciante Habban
disse a Giuda: "Andiamo anche noi, affinché non si parli male di noi,
soprattutto che siamo stranieri!". Dopo aver preso alloggio in un albergo
ed essersi riposati alquanto, andarono alla festa. Giuda si assise in mezzo agli
altri, e tutti lo osservavano come uno straniero giunto da un'altra località.
Il commerciante Habban, suo padrone, si era assiso in un altro luogo.
[5]
Mentre essi mangiavano e bevevano, Giuda non assaggiava assolutamente nulla.
Quelli che gli stavano vicino gli domandavano: "Perché sei venuto qui se
poi non mangi e non bevi?". Giuda rispose: "Sono venuto qui per
qualcosa di meglio che mangiare e bere, cioè per accontentare il re e compiere
la sua volontà, e perché gli araldi proclamavano che colui che udiva e non
veniva sarebbe stato punito".
[6]
Mentre lei seguitava a restare a lungo presso di lui, Giuda non sollevò mai il
suo sguardo, ma lo tenne sempre fisso a terra. Allora giunse un coppiere, alzò
la mano e lo colpì con uno schiaffo. Giuda lo guardò e gli disse: "Il mio
Dio ti perdonerà quest'atto nel mondo futuro, ma in questo mondo egli mostrerà
le sue opere meravigliose sulla mano che mi ha colpito: la vedrò presto
dilaniata da un cane!". Giuda prese poi a cantare questo canto:
[7]
E' circondata dai suoi paraninfi, tutti invitati da lei, le sue damigelle pure
la precedono, cantando lodi. I vivi sono in attesa di lei, rivolti verso lo
sposo che verrà, splenderanno della sua gloria, saranno con lui nel regno, che
non tramonterà mai; saranno nella gloria, che assembrerà tutti i giusti,
saranno nella gioia riservata ad alcuni; indosseranno ornamenti splendenti,
saranno vestiti dalla gloria del loro Signore. Loderanno il Padre vivo, del
quale ricevettero la maestosa luce: illuminati dallo splendore del loro Signore,
dal quale ebbero un cibo, che non lascia alcun rifiuto, bevettero dalla vite che
acuisce la sete di quanti ne bevono; glorificarono il Padre, Signore di tutto,
il suo unigenito figlio
[8]
Quando ebbe terminato questo canto, quelli che gli erano vicini lo guardavano e
videro che cambiava aspetto; non potevano però comprendere quanto aveva detto,
perché egli aveva parlato in ebraico, lingua che essi non conoscevano. La
suonatrice di flauto, essendo Ebrea, comprendeva ogni cosa e lo guardava; ed
anche quando lo lasciò per andare a suonare da altri, non cessava di guardare a
lui, amandolo come suo connazionale: ai suoi occhi, egli era più bello di tutti
i presenti.
[9]
A quella vista, tutti rimasero stupefatti e allorché si domandarono a chi di
loro mancasse, si scoprì che si trattava della mano del coppiere che aveva
colpito Giuda.
[10]
Allora cominciò a pregare così: "Signore nostro, compagno dei suoi servi,
guida e maestro di quanti credono in lui, rifugio e riposo degli afflitti,
speranza dei poveri, liberatore dei deboli, guaritore delle anime inferme,
datore della vita all'universo e salvatore di tutte le creature, tu sai le cose
che avverranno, tu le compi per mezzo di noi, tu sveli i segreti nascosti, tu
riveli le parole misteriose, tu sei colui che pianta l'albero buono ed è per
opera delle tue mani che avviene ogni azione. Tu sei nascosto in tutte le tue
opere e ti manifesti nelle loro azioni, Gesù, perfetto Figlio e grazia
perfetta, tu sei divenuto il Messia e ti sei rivestito dell'umana natura. Tu sei
la potenza, la sapienza, l'intelligenza e la volontà, il riposo del Padre tuo,
nel quale tu sei velato nella gloria e nel quale tu sei manifestato nella tua
attività creativa: voi siete uno solo con due nomi. Tu ti sei manifestato come
debole e quanti ti videro pensarono che tu fossi un uomo bisognoso di aiuto, tu
hai manifestato la gloria della tua divinità dando prova di longanimità verso
la nostra umanità, allorché abbattesti il malvagio dalla sua potenza,
chiamasti con la tua voce i morti e divennero vivi, e a quelli che erano vivi e
speravano in te facesti la promessa di una eredità nel tuo regno. Tu fosti
l'ambasciatore inviato dalle altezze supreme, perché hai l'abilità di compiere
la viva e perfetta volontà di colui che ti invia. Tu sei glorioso, Signore,
nella tua potenza; il tuo governo rinnovatore è in tutte le creature, in tutte
le opere preparate dalla tua divinità, e nessuno può annullare il volere della
tua maestà, né contrapporsi alla tua natura, al tuo essere. Tu discendesti
nello sheol, sei andato proprio fino in fondo, ne hai aperto le porte, hai
liberato i suoi prigionieri e, per opera della natura della tua divinità, hai
preparato la strada che conduce in alto. A te, Signore, mi rivolgo in favore di
questi giovani affinché tu faccia loro quanto sai che sarà loro
benefico". Pose poi le mani su di essi e disse: "Il Signore nostro sia
con voi!"; e, lasciatili, se ne andò via.
[11]
All'ordine del re, i paraninfi uscirono dalla camera nuziale; e quando tutti
furono fuori e le porte della camera nuziale chiuse, lo sposo sollevò il velo
per addurre a sé la sposa. Vide allora nostro Signore, nelle sembianze di
Giuda, che se ne stava a parlare con la sposa. Lo sposo gli domandò: "Oh!
ma non sei tu uscito per primo? Com'è che sei ancora qui?". Nostro Signore
gli rispose: "Io non sono Giuda, sono il fratello di Giuda". Nostro
Signore si sedette poi sul letto, fece sedere i giovani su delle sedie e prese a
dire loro:
[12]
"Ricordatevi, figli miei, quello che vi disse mio fratello, conoscete colui
al quale egli vi ha affidato e sappiate che non appena vi asterrete da questo
sordido rapporto, diverrete templi puri, sarete preservati dalle sollecitudini
palesi e dalle invisibili, e da ogni fastidiosa cura di bambini il cui fine non
è che amara tristezza. Se avrete dei figli, per amor loro diverrete ladri,
avari, aguzzini di orfani e predoni di vedove e per il loro agire malvagio
sarete orribilmente torturati. Poiché la maggioranza dei fanciulli sono causa
di molti affanni: o li prende il re, o sono preda di un demone o sono ghermiti
dalla paralisi; e se godono buona salute, cadranno malati o a causa di adulterio
o di furto o di fornicazione o di omicidio o di vanagloria; e a causa di queste
sciagure voi subirete per loro una tortura.
[13]
I giovani furono convinti da nostro Signore, si diedero a lui, si astennero dal
sordido piacere e passarono la notte ai loro posti. Nostro Signore se n'era
partito, dicendo loro: "Sia con voi la grazia del Signore vostro".
[14]
La sposa rispose: "In verità, madre mia, sono innamorata e prego il mio
Signore di poter continuare nell'amore che ho sperimentato questa notte ed
essere attratta dallo sposo incorruttibile che questa notte mi si è rivelato;
io non sono velata perché è stato allontanato da me il velo della corruzione;
non sento alcuna vergogna perché da me sono state rimosse le opere della
vergogna; non sono pentita perché dimora in me la penitenza restauratrice della
vita; sono piena di gioia e allegra perché in questo giorno di gioia
transitoria non mi sono lasciata prendere dall'agitazione; ho disprezzato
quest'opera di corruzione e l'allegria di un banchetto nuziale passeggero perché
sono stata invitata alla vera festa nuziale; non ho avuto rapporto con un marito
che finisce in amaro pentimento, perché mi sono congiunta con il vero
marito".
[15]
E seguitava a dire molte altre cose di questo genere, allorché lo sposo
l'interruppe, dicendo: "Ti lodo, Dio nuovo, che per opera di uno straniero
sei venuto qui! Ti glorifico, Dio, che sei stato predicato da un Ebreo, che mi
hai liberato dall'infermità che dimorava in me per sempre, che ti sei rivelato
a noi e hai intuito il mio stato, che mi hai salvato dal cadere e mi hai
condotto a uno stato migliore, che mi hai allontanato da queste cose transitorie
e mi hai reso degno di quelle perenni, che ti sei abbassato fino alla mia
piccolezza per potermi condurre alla tua grandezza, che non hai trattenuto da me
che ero perduto, la tua grazia, bensì mi hai insegnato a cercare me stesso e ad
allontanare da me le cose che non sono mie, che mi hai ricercato quando io
ancora non ti conoscevo, che sei venuto a me quando io ancora non ti scorgevo:
ora che io lo scorgo, non sono capace di parlare di ciò che non conosco, di lui
non posso permettermi di dire alcunché con audacia, giacché è a motivo del
tuo amore ch'io sono audace".
[16] Allorché il re udì queste cose dallo sposo e dalla sposa si stracciò le vesti e disse a coloro che erano con lui: "Andate presto per tutta la città, ricercate e portatemi quel mago che io stesso, con le mie mani, ho introdotto in casa mia domandandogli di pregare per la mia infelice figlia. All'uomo che, trovatolo, me lo porterà darò tutto quello che vuole". Quelli uscirono, girarono alla sua ricerca, ma non lo trovarono perché era partito; andarono all'albergo ove egli si era intrattenuto, trovarono la suonatrice di flauto che sedeva in lacrime, perché egli non l'aveva presa con sé. Quando le dissero ciò che era avvenuto, lei se ne rallegrò e disse: "Qui io ho trovato riposo!". E, alzatasi, andò dai giovani e dimorò con essi per lungo tempo. Essi ammaestrarono anche il re e riunirono un buon numero di fratelli fino a quando si ebbe notizia dell'apostolo nel regno dell'India. Andarono poi da lui e rimasero con lui.
Qui termina il primo atto.
II
Secondo
atto: Tomaso entra in India e costruisce in cielo un palazzo per il re
[17]
Quando Giuda entrò nel regno dell'India con il mercante Habban, questi andò a
riverire Gudnafar, re dell'India e gli parlò dell'artigiano che gli aveva
condotto. Il re ne fu molto contento e ordinò che Giuda fosse condotto alla sua
presenza. Il re gli domandò: "Quale mestiere sai esercitare?". Giuda
rispose: "Sono falegname, servo di un falegname e architetto".
[18]
Il re lo prese, andò fuori della porta della città, parlando con lui della
costruzione del palazzo e di come dovevano essere gettate le fondamenta. Giunto
al posto in cui il re desiderava che gli fosse costruito il palazzo, disse a
Giuda: "E' qui che desidero costruirmi un palazzo". Giuda gli disse:
"Bene, questo è un luogo adatto". Si trattava di un prato e nei
pressi c'era una quantità di acqua. Il re gli ingiunse: "Incomincia a
costruire qui". Giuda gli rispose: "Ora, proprio in questo tempo, non
posso costruire". Il re gli domandò: "In che tempo potrai
costruirlo?". Giuda gli rispose: "Lo inizierò nel mese di tishri e lo
finirò nel mese di nisan". Il re replicò: "Tutti gli edifici sono
costruiti in estate; e tu vuoi costruire in inverno". Giuda gli rispose:
"Solo così è possibile costruire il palazzo". Il re concluse:
"Bene, fanne un tracciato affinché lo possa vedere, giacché io ritornerò
qui dopo una lunga assenza". Giuda prese una canna e cominciò a misurare:
dispose le porte verso oriente, per la luce; le finestre verso occidente, per
l'aria; le cucine a meridione e i canali d'acqua per il servizio a settentrione.
Il re gli disse: "Tu sei veramente un buon artigiano, degno di servire un
re". Gli lasciò una grande somma di denaro e se ne andò.
[19]
Di tempo in tempo gli mandava argento e oro, ma Giuda se ne andava per villaggi
e città sovvenendo ai poveri, sollevando gli afflitti, dicendo: "Ciò che
è del re sarà dato al re, e molti avranno riposo".
[20]
Giudizio sul palazzo. Allorché il re giunse in città interrogava ognuno dei
suoi amici a proposito del palazzo costruitogli da Giuda, ma essi rispondevano:
"Non ha costruito alcun palazzo, né ha compiuto alcun'altra cosa, bensì
è andato in giro per città e villaggi sovvenendo ai poveri e ammaestrandoli
sul nuovo Dio, curando anche gli infermi, scacciando i demoni e facendo molte
altre cose: pensiamo che si tratti di un mago. Tuttavia la sua misericordia e le
guarigioni che compie senza chiedere ricompensa, il suo ascetismo e la sua
modestia ci inducono a pensare che sia piuttosto o un saggio o un apostolo del
vero Dio. Egli, infatti, digiuna molto e prega molto, mangia pane e sale, beve
acqua, porta un solo vestito, per se stesso non prende nulla da alcuno e dà
agli altri tutto quello che ha". Udito ciò, il re si colpì il volto con
le sue mani e scosse a lungo la testa
[21]
Mandò poi a chiamare Giuda e il commerciante che glielo aveva portato, e domandò:
"Mi hai costruito il palazzo?". Giuda rispose: "Sì, il palazzo
te l'ho costruito!". Il re gli domandò: "Quando possiamo andare a
vederlo?". Giuda rispose: "Tu non lo puoi vedere ora, ma solo quando
sarai partito da questo mondo". Allora, l'ira del re lo rese furioso e
ordinò che sia Tomaso sia il commerciante che glielo aveva portato fossero
legati e condotti in prigione fino a quando avrebbe potuto interrogarlo per
sapere a chi erano stati dati i suoi denari e metterlo poi a morte.
[22]
Mentre diceva queste cose, la sua anima lo abbandonò; il re rimase rattristato
per il fratello, che amava molto, e ordinò che fosse sepolto in una splendida
tomba. Ma allorché l'anima di Gad, fratello del re, lo abbandonò, fu presa
dagli angeli e portata in cielo, le mostrarono successivamente i vari posti,
domandandogli in quale di essi desiderava essere. Giunti al palazzo edificato da
Giuda per il re, suo fratello, appena lo vide, disse agli angeli: "Miei
signori, vi chiedo di abitare in una delle camere inferiori di questo
palazzo". Gli angeli gli risposero: "Non ti è permesso abitare in
questo palazzo!". Egli domandò loro: "Perché?". Gli risposero:
"Questo palazzo è quello costruito dal cristiano per tuo fratello".
Disse loro: "Lasciatemi vi prego, signori, affinché possa andare da mio
fratello a comprare da lui questo palazzo. Non avendolo visto, egli me lo venderà".
[23]
Allora gli angeli lasciarono andare l'anima di Gad; mentre veniva vestito,
l'anima rientrò in lui ed egli disse ai presenti: "Chiamatemi mio fratello
perché ho da fargli una domanda". Fu portata al re la notizia: "Tuo
fratello è ritornato in vita!". Il re s'alzò dal suo posto e andò, con
molta gente, nella casa di suo fratello, e quando fu a fianco al letto del
fratello era così attonito che non gli riusciva di articolare parola. Il
fratello gli disse: "So, fratello, che se qualcuno ti avesse chiesto la metà
del tuo regno, tu me l'avresti data. Ora ti chiedo di volermi vendere ciò a cui
tu hai faticato". Il re gli domandò: "Dimmi che cosa ti debbo
vendere". Gli rispose: "Assicurami con giuramento!". Dopo che il
re l'assicurò con giuramento che gli avrebbe dato qualsiasi cosa avesse
chiesto, egli disse: "Vendimi il palazzo che tu hai in cielo". Il re
domandò: "E chi mi ha dato un palazzo in cielo?". Il fratello gli
rispose: "E' quello che il cristiano ha costruito per te".
[24]
Il re gli rispose: "Questo non te lo posso vendere! Bensì io prego e
supplico Dio di potervi entrare, di riceverlo e di essere reputato degno di
dimorare tra i suoi abitanti. Quanto a te, se veramente desideri comprarti un
palazzo, questo architetto te ne può costruire un altro migliore del mio".
[25]
Il re e suo fratello. Giuda disse: "Ti lodo, Signore nostro Gesù Cristo
unico Dio della verità all'infuori del quale non ve n'è altro! Tu conosci
tutto ciò che l'uomo ignora, tu la cui misericordia sovrasta l'uomo da te
voluto e creato (che non dimentichi, sebbene ti abbia dimenticato), accogli il
re e suo fratello, uniscili al tuo gregge, ungili, purificali dalle impurità,
custodiscili dai lupi, falli pascolare sui tuoi prati e falli bere alla tua
fonte la cui acqua non è mai torbida e il cui flusso non viene mai meno. Ecco
che essi ti supplicano e scongiurano, con il desiderio di diventare tuoi servi,
di essere perseguitati dal tuo nemico e di essere odiati per amor tuo. Concedi
che, in te, essi siano coraggiosi, siano rafforzati con i tuoi gloriosi misteri
e partecipino ai doni dei tuoi doni".
[26]
Essi manifestando la loro gioia con inni sacri, aderirono all'apostolo e non si
staccavano da lui; ogni bisognoso era aiutato e sollevato, e chiesero di poter
ricevere il segno, dicendogli: "Le nostre anime sono rivolte a Dio per
ricevere il sigillo, giacché abbiamo udito che tutte le pecore del Dio che tu
predichi gli sono note per mezzo del sigillo". Giuda rispose: "Anch'io
mi rallegro e vi chiedo di prendere parte all'Eucaristia e alla benedizione del
Cristo che io predico".
[27]
Quando entrarono nella sala del bagno, Giuda si presentò davanti a loro e il
Signore apparve, e disse: "La pace sia con voi, fratelli!". Essi
udirono soltanto la voce, ma non videro alcuna figura giacché non erano ancora
stati battezzati.
Giuda
si recò sul margine della vasca e versò dell'olio sulla loro testa, dicendo:
"Vieni,
santo nome di Cristo,
Vieni,
potenza della grazia che dimori in alto.
Vieni,
grazia perfetta; vieni, dono sublime.
Vieni,
comunicatrice di benedizione.
Vieni,
rivelatrice dei misteri nascosti.
Vieni,
madre delle sette case, il cui riposo è nell'ottava casa.
Vieni,
messaggera di riconciliazione e mettiti in comunione con le menti di questi
giovani.
Vieni,
Spirito di santità, e purifica loro i reni e il cuore".
E
li battezzò nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo di santità.
Quando
salirono dall'acqua apparve loro un giovane che reggeva una candela accesa, al
cui fulgore impallidì la luce delle lampade, e divenne invisibile a loro non
appena usciti. L'apostolo disse: "Non potevamo sopportarne il fulgore
essendo troppo forte per i nostri occhi".
[28]
"Uomini, donne, bambini, giovani e fanciulle astenetevi dalla fornicazione,
dall'avarizia e dal servizio dei demoni, poiché sotto questi tre capi si
riassume ogni iniquità. La fornicazione acceca l'intelletto, e ottenebra gli
occhi dell'anima, confonde i passi del corpo, cambia la sua complessione e lo
debilita. L'avarizia agita l'anima in mezzo al corpo, sicché prende quanto non
le appartiene e teme la vergogna allorché restituisce le cose ai loro
proprietari. Il servizio del ventre pone l'anima nell'affanno e nella tristezza
per il timore di cadere nell'indigenza, avida di cose che sono lungi da lei. Ma
se ne sarete liberati, diverrete senza affanno e senza dolore e vi si applicherà
il detto: "Non preoccupatevi per il domani, giacché il domani avrà la sua
preoccupazione". Ricordate l'altra espressione scritta per voi:
"Guardate i corvi e osservate gli uccelli del cielo che non seminano, non
mietono e non raccolgono in granai, e tuttavia Dio li ciba; tanto più egli avrà
cura di voi, di voi che avete poca fede".
[29]
Dopo che l'apostolo ebbe proferito queste parole, alcuni di essi gli dissero:
"Per il creditore è tempo d'essere pagato". Egli rispose loro:
"Il creditore cerca sempre d'avere di più, ma diamogli quanto gli è
dovuto". Recitò una benedizione sul pane e sulle olive, e li distribuì a
loro; ne mangiò anch'egli, perché albeggiava la domenica.
Qui
termina il secondo atto.
III
Terzo
atto di Giuda: il serpente nero
[30]
L'apostolo uscì per andare dove il Signore gli aveva ordinato. Dopo aver
camminato circa tre chilometri, si scostò un poco dalla strada, vide che per
terra giaceva il cadavere di un giovane di bell'aspetto ed esclamò: "Mi
hai dunque condotto qui, nostro Signore, per questa prova? Sia come tu
vuoi!". E prese a pregare, dicendo: "Signore nostro, Signore dei morti
e dei vivi, dei vivi che stanno in piedi e dei morti che giacciono, Signore,
Signore delle anime dimoranti nei corpi, e Padre di tutte le anime che sono
uscite dai corpi, vieni, Signore, in questo momento, per amore di quella polvere
formata dalle tue sacre mani, dal cielo guarda giù a me che ti invoco e mostra
la tua gloria in quest'uomo che giace qui". E proseguì: "Questo fatto
non ebbe luogo senza l'istigazione del nemico, che compie queste cose. Ma questo
nemico che compie tali cose non avrebbe osato agire così con uno che gli era
estraneo, ma solo con uno che gli era soggetto".
[31]
Quando egli terminò di pronunciare queste parole, da una fessura venne fuori un
serpente nero, che scuotendo fortemente la testa e battendo al suolo la coda,
disse ad alta voce all'apostolo: "Ti narrerò per quale motivo io ho ucciso
questo giovane. In questo paese, qui sopra davanti a te, c'era una bella donna:
mi passò vicino, io la vidi, ne rimasi innamorato, le andai dietro e vidi
questo giovane che la stava baciando; costui dormì anche con lei e fece con lei
altre cose sconvenienti; benché sarebbe facile per me, a te non oso
manifestarle, sapendo che l'abisso di Cristo distruggerà la nostra natura.
[32]
Il serpente rispose: "Io sono un rettile figlio di un rettile,
danneggiatore figlio di un danneggiatore. Sono figlio di colui al quale è stato
dato il potere su tutte le creature, che egli tormenta. Sono figlio di colui
che, per coloro che gli obbediscono, si fece simile a Dio affinché compiano la
sua volontà. Sono il figlio di colui che governa ogni cosa creata sotto i
cieli. Sono il figlio di colui che è al di là dell'oceano, e la cui bocca è
chiusa. Sono parente di colui che parlò con Eva e, per mezzo di lei, fece sì
che Adamo trasgredisse il comando di Dio. Sono colui che incitò Caino ad
assassinare suo fratello. Per causa mia, la terra fu maledetta e su di essa
crebbero spine: ed è per questo ch'io fui creato. Sono colui che osò buttare
giù i giusti dalla loro altezza e li corruppe con la brama delle donne;
generarono uomini corpulenti nei quali io compii la mia volontà.
[33]
Il serpente disse queste cose perché Giuda aveva domandato al Signore che gli
desse la parola e che fosse costretto a parlare della sua natura. Una
moltitudine udiva tutte queste cose e quando ebbe finito di parlare, nel vedere
e nell'udire tutte queste meraviglie, tutti i presenti furono pieni di timore e
di fede, e presero a gridare forte e all'unisono: "Uno è il Dio, quello di
quest'uomo che ci ha istruito sul suo Dio, la cui parola ha ordinato a questa
terribile bestia di manifestare la sua natura".
[34]
Il giovane e Tomaso. Il giovane glorificava Dio in grazia del quale aveva
riacquistato la vita ed era stato liberato da tutte le sue azioni precedenti per
opera dell'apostolo Giuda; sentendo il rimorso della sua coscienza, supplicò
pure l'apostolo perché l'aiutasse nella preghiera al Signore. Disse:
"Gloria a te, Dio misericordioso, grande e glorioso, che hai fatto e
organizzato tutte le cose create.
[35]
Giuda gli rispose: "Se tu sarai liberato da queste cose che hai imparato,
come hai detto, dall'artefice del male, e ascolterai colui che nel fervore del
tuo amore tu stai ora cercando, tu lo vedrai e sarai per sempre con lui,
riposerai con lui nella sua grazia e sarai con lui nella sua gioia. Ma se tu
sarai negligente verso di lui, se ritornerai alle tue prime azioni e
disprezzerai colui che ora desideri ardentemente a motivo della sua bellezza e
dello splendore del suo volto, non solo tu sarai privato di questa vita che hai
visto, ma perderai anche quella alla quale tu aneli".
[36]
Giuda andò poi in città, prese la mano del giovane e gli disse: "Le cose
che tu hai visto sono soltanto una parte delle molte che Dio ha in suo potere.
Egli non ci ha mandato promesse riguardanti queste cose visibili, bensì ci ha
promesso cose migliori. Fino a quando siamo in questo mondo non siamo capaci di
parlare di ciò che riceveranno quelli che credono in Dio. E, infatti, se
diciamo che egli ci dà la luce, menzioniamo qualcosa che abbiamo visto; se
diciamo che ci dà le ricchezze, menzioniamo qualcosa che è in questo mondo; se
parliamo di abiti lussuosi, menzioniamo qualcosa che è indossato dai nobili; se
parliamo di cibi raffinati, menzioniamo qualcosa dal quale siamo stati posti in
guardia; se parliamo di questo temporaneo riposo, sappiamo che per esso è
fissata una sanzione.
[37]
L'apostolo e la moltitudine. Mentre Giuda diceva al giovane queste cose, si
aggiunse a loro una moltitudine L'apostolo sollevò gli occhi e vide che per
poterlo vedere si alzavano l'uno sull'altro e andavano su luoghi elevati;
rivolto a loro, l'apostolo disse: "Uomini che siete venuti all'assemblea di
Cristo, uomini che desiderate credere in Gesù, prendete l'esempio che vi deriva
da questa scena: se non vi sollevate in alto, non potete vedere me che sono
piccolo. Incapaci di vedere me, che sono come voi, come potrete essere capaci di
vedere colui che è in alto e si trova nelle profondità se non vi sollevate al
di sopra delle vostre opere precedenti, al di sopra delle vostre azioni che non
giovano, dei piaceri inopportuni, della ricchezza corruttibile che resta quaggiù,
al di sopra dei beni e dei possedimenti che periscono sulla terra, al di sopra
delle vesti che si consumano, della bellezza che invecchia e si sfigura, al di
sopra del corpo nel quale tutte queste cose si sintetizzano e che le sostiene
tutte, ma poi diventa polvere? Credete, invece, nel Signore nostro Gesù Cristo,
che noi predichiamo, affinché la vostra speranza riposi in lui, in lui possiate
vivere per sempre, affinché egli diventi la vostra guida in questa terra di
errore, affinché in questo mare in burrasca egli sia per voi un porto, affinché
nella regione della sete, sia per voi una fonte di acqua viva, affinché nel
luogo della fame, sia per voi una cesta piena, affinché sia la quiete delle
vostre anime, il medico e il datore di vita per i vostri corpi".
[38]
La moltitudine esclamò: "Apostolo del Dio vivo, guida lungo il sentiero
della vita, rivelatore della verità, molte sono le cose che sono state fatte
per noi, che siamo alieni dal Dio glorioso da te predicato e fino ad ora non
abbiamo osato dichiararci suoi, giacché le nostre opere sono lungi da lui e a
lui odiose. Ma se egli avrà compassione di noi, ci libererà dalle nostre
azioni precedenti e da ogni male da noi compiuto vivendo nell'errore, non
richiedendocene conto né più ricordando i nostri anteriori peccati, noi
diverremo suoi servi e eseguiremo la sua volontà". Giuda rispose loro:
"Egli non ve ne richiederà conto, né ricorderà più i vostri peccati
compiuti vivendo nell'errore, egli perdonerà le vostre iniquità, quanto avete
compiuto antecedentemente allorché eravate nell'ignoranza".
IV
Atto
quarto: del puledro
[39]
L'apostolo era ancora allo stesso posto sulla strada e parlava alla moltitudine
sul regno di Dio, sulla loro conversione e sul ritorno a nostro Signore. Mentre,
dunque, l'apostolo era sulla strada e parlava con quella moltitudine, un puledro
d'asino andò a porsi davanti a lui. Giuda gli disse: "Non è senza divina
disposizione che questo puledro è venuto qui.
[40]
Allorché l'apostolo pronunciava queste parole, la moltitudine ivi radunata lo
stava osservando nell'attesa di sentire quello che avrebbe risposto al puledro.
L'apostolo rimase a lungo rivolto al cielo, mentre gli altri stupivano e
l'osservavano; poi disse al puledro: "Chi sei tu? Qual è lo scopo delle
moltissime cose meravigliose e grandi espresse dalla tua bocca?". Il
puledro gli rispose: "Io sono della razza che servì il profeta Balaam e
Dio, tuo Signore, cavalcò su di me. Sono stato mandato da te per darti un po'
di quiete, per consolidare così la fede di costoro e mi sia così aggiunta
quella porzione che m'è stata assegnata per servirti e che mi sarà tolta dopo
ch'io ti avrò servito". Tomaso gli disse: "Il Dio che ti ha dato
questo dono può fare in modo che, infine, esso sia perfetto in te e in quelli
della tua razza; ma io sono troppo piccolo e debole per questo mistero".
[41]
Giunto alla porta della città, egli smontò e disse: "Va' e resta al
sicuro come sei stato finora!". In quello stesso momento il puledro cadde a
terra e morì, mentre tutti i presenti rimasero tristi e dicevano all'apostolo:
"Ridonagli la vita!". L'apostolo rispose: "Non gli ridono la
vita, non perché sia incapace di ridare la vita a questo puledro, ma perché ciò
è meglio per lui. Colui, infatti, che gli diede la parola, poteva far sì che
non morisse; ma è perché così è meglio per lui". L'apostolo allora
ordinò a quelli che erano con lui di scavare una fossa e seppellirvi il suo
corpo: come aveva ordinato, così fu fatto.
V
Atto
quinto: del demone che aveva preso dimora in una donna
[42]
Entrato in città accompagnato dalla moltitudine, l'apostolo pensava di recarsi
in casa della famiglia del giovane al quale aveva ridonato la vita, poiché ne
era stato insistentemente pregato. Ma una donna avvenente gridò a gran voce,
dicendogli: "Apostolo del nuovo Dio, venuto in India, servo del Dio santo,
che da te è predicato datore della vita alle anime di quanti credono e vanno a
lui e guaritore dei corpi di quanti sono vessati dal nemico, tu che sei
strumento di vita per l'intero popolo dell'India, concedi ch'io sia portata
davanti a te, ch'io possa dirti quanto mi è accaduto; forse potrò così avere
da te qualche speranza e quelli che ti circondano approfondiranno la loro
fiducia nel Dio che tu predichi. Ti confesso, infatti, che non è poco il
tormento con il quale mi colpisce il nemico, ormai da cinque anni. Prima stavo
bene, avevo pace da ogni parte, non avevo alcuna preoccupazione e non conoscevo
gli affanni.
[43]
Ma un giorno, mentre uscivo dal bagno, incontrai un uomo dall'aspetto sconvolto,
il cui parlare e la cui voce erano molto deboli; costui mi disse: "Io e te
saremo un solo amore! Unisciti a me come si uniscono un uomo e una donna".
Gli risposi: "Non mi sono sposata perché non posso sopportare l'uomo, e
come posso concedermi a te che desideri avere un'adultera relazione con
me?". E dissi poi alla ragazza che era con me: "Hai visto l'impudenza
di quel giovane? Giunse perfino a farmi proposte licenziose". Lei mi
rispose: "Ho visto un vecchio che parlava con te".
[44]
Vista l'istigazione del nemico, l'apostolo alzò la voce e disse: "Male che
non può essere frenato, nemico che non ha mai sosta, invidioso che non ha mai
quiete, brutto che combatti contro i graziosi per riuscire ad assoggettarli a
te! Tu hai molte brutte forme, appari come vuoi, ma il tuo color nero non muta
mai perché fa parte della tua natura. Astuto e guastatore delle opere buone!
Albero amaro i cui frutti sono simili a te! Nemico bugiardo che lotti contro
coloro che non sono tuoi! Seduzione che si contorce in se stessa e la cui
impudenza osa assalire coloro che sono migliori di lui! Malizia che scorri e
strisci come un serpente, entri e prendi di mira la virtù! Ma fino a quando
seguito a dire queste cose? Non farmi aspettare, manifestati subito, nemico dei
servi di Cristo, affinché questa moltitudine veda che noi l'invitiamo al vero
Dio". Dopo che l'apostolo disse queste cose, il nemico venne e si pose
davanti a lui; nessuno però lo vedeva ad eccezione dell'apostolo e della donna,
e gridò a gran voce, udito da tutti i presenti:
[45]
Il demonio. "Che cosa abbiamo da fare con te, apostolo dell'Altissimo? Che
cosa abbiamo da fare con te, servo di Gesù Cristo? Che cosa abbiamo da fare con
te, partecipe dei santi misteri di Dio? Perché vuoi tu distruggerci, quando
ancora non è giunto il nostro tempo? Perché vuoi tu privarci del potere che ci
fu dato, mentre finora abbiamo ancora speranza di servircene? Che cosa abbiamo
da fare con te, che sei venuto a scacciarci? Tu hai potere su quelli che ti
obbediscono, e noi abbiamo potere su coloro che ci sono soggetti. Perché vuoi
tu usare la violenza contro di noi prima del tempo, mentre poi richiedi dagli
altri che non usino violenza verso alcuno? Perché brami ciò che non è tuo?
Non ti basta il tuo? Perché ti assimili al Dio, tuo Signore, che nascose la sua
maestà, apparve come un corpo e noi, vedendolo, credemmo che fosse un mortale,
ma poi egli si voltò e ci eliminò? Tu, infatti, sei nato da lui! Mentre
pensavamo di poterlo assoggettare al nostro potere, egli si voltò e ci precipitò
nell'abisso. Noi non lo conoscevamo, avendoci egli ingannato con il suo aspetto
umile, con la sua indigenza e povertà. Al vederlo, pensammo che fosse uno dei
figli degli uomini, ignorammo che egli era il datore di vita a tutta l'umanità.
Fino a quando dura il nostro tempo, egli ci diede il potere di non allentare la
nostra presa, per questo ci interessiamo dei nostri. Tu però desideri più di
quanto egli ti ha dato e ci vuoi tormentare".
[46]
Dette queste cose, il demone si mise a piangere nuovamente, dicendo: "Io ti
lascio, mia donna avvenente, trovata molto tempo addietro e nella quale mi sono
riposato. Ti lascio, mia sorella e mia amata, nella quale speravo di dimorare.
Non so quello che farò né a chi chiederò soccorso affinché m'aiuti. Si, so
che cosa fare! Andrò in un altro paese dove non sentirò parlare di questo
uomo, e troverò una persona che ti sostituisca, o mia diletta". Alzò poi
la voce e disse: "Stai bene, tu che hai trovato rifugio in uno più grande
di me! Io mi pongo in cammino alla ricerca di un'altra come te; se non la troverò,
me ne ritornerò da te. So, infatti, che ora che quest'uomo ti è vicino tu ti
rifugi in lui. Ora che me ne vado, tu ritorni com'eri prima, ma quando giungerà
la notte e ti dimenticherai di lui, io avrò il modo di avvicinarti; il nome di
colui che quest'uomo predica mi ha ora spaventato". Quando il demone ebbe
proferito queste cose, in quello stesso momento egli lo guardò, ma non lo trovò
più; non rimase che fumo e fuoco, e tutti i presenti esterrefatti.
[47]
A questa vista, l'apostolo disse loro: "Quel maledetto non ha mostrato
nulla di strano, ma solo la natura in cui viene consumato: è consumato dal
fuoco e da esso si sprigiona il fumo".
[48]
Gesù, voce sublime sorta dalla perfetta misericordia, salvatore di tutti,
liberatore e governatore del mondo, datore di forza ai morti. Gesù, mano destra
del Padre, che hai scagliato il maligno giù negli estremi confini e hai adunato
in una assemblea benedetta la sua proprietà. Gesù, re universale che
sottometti tutto. Gesù che sei nel Padre e il Padre in te, voi che siete uno
nella potenza, nella volontà, nella gloria, nell'essenza, che per amore nostro
sei stato nominato con molti nomi, tu che sei Figlio e ciononostante indossasti
un corpo. Gesù, che divenisti nazireo, la tua grazia provvede a tutti come Dio.
Figlio del Dio altissimo, che divenisti uomo vilipeso e umile. Gesù che non
trascuri nulla di quanto ti domandiamo, tu causa di vita per tutto il genere
umano. Gesù, che per noi fosti chiamato seduttore, tu che liberi dalla
seduzione i tuoi esseri umani. Io mi rivolgo a te in favore di costoro qui
presenti, che credono in te, che necessitano del tuo aiuto, che aspettano il tuo
dono, che si rifugiano nella tua maestà: apri le loro orecchie affinché
ascoltino le parole dette da noi. Venga la tua grazia, dimori in essi la fede e
li rinnovi rispetto alle loro azioni precedenti, sicché si svestano dell'uomo
vecchio con le sue opere e si rivestano dell'uomo nuovo ch'io ho predicato
loro".
[49]
Pose la sua mano su di loro, li benedisse, dicendo: "Resti su di voi la
grazia di nostro Signore per sempre! Amen".
[50]
Prese poi a dire:
"Vieni,
dono sublime!
Vieni,
grazia perfetta!
Vieni,
rivelatore dei misteri tra i profeti eletti!
Vieni,
annunziatore delle lotte del suo apostolo, nostro valoroso atleta!
Vieni,
tesoro della maestà!
Vieni,
prediletto della misericordia dell'Altissimo!
Vieni,
silenzioso rivelatore dei misteri del Sublime!
Vieni,
espressione delle cose nascoste e manifestatore delle opere del nostro Dio!
Vieni,
segreto datore della vita ed espositore delle tue azioni!
Vieni,
datore di gioia, e riposo di quanti si uniscono a te!
Vieni,
potenza del Padre e sapienza del Figlio giacché noi tutti siamo una persona!
Vieni,
e partecipa con noi in questa Eucaristia che celebriamo, in questa offerta che
presentiamo e in questa commemorazione che facciamo!".
VI
Atto
sesto: del giovane che uccise una donna e dell'Eucaristia
[51]
Un giovane che aveva commesso un'odiosissima azione, si accostò, prese
l'Eucaristia e se la stava mettendo in bocca allorché le sue mani rimasero
inaridite e non poterono giungere alla bocca. Appena videro ciò, quelli che
erano con lui andarono a comunicare all'apostolo quanto era accaduto.
[52]
Udite queste cose, l'apostolo disse: "O amore corrotto e spudorato, che hai
incitato quest'uomo a compiere queste cose! O compagno della corruzione, alla
quale quest'uomo non è stato capace di resistere! O connubio lascivo, che
corrompe le menti degli uomini e le aliena dalla purezza di Cristo! Opera
ingannatrice che infurii contro i tuoi!".
[53]
Giuda gli disse: "Vieni, andiamo nell'albergo dove hai compiuto questa
azione". Egli precedette l'apostolo, mentre una grande moltitudine lo
seguiva. Giunti all'albergo, entrarono e trovarono la donna morta; a tale vista
l'apostolo ne fu addolorato, trattandosi di una ragazza. Ordinò che fosse presa
e portata al centro dell'albergo; dopo che la presero e portarono in un letto,
Giuda Tomaso le impose le mani e prese a dire:
[54]
E rivolto al giovane, disse: "Volgi la mente al Signore nostro". Lo
segnò poi con il segno della croce, e proseguì: "Va', prendila per mano e
dille: "La mia mano ti ha colpito con il ferro, Gesù con la sua grazia ti
risuscita per mezzo della mia fede"".
[55]
L'aldilà. Giuda le rispose: "Dimmi donde sei venuta e che cosa hai
visto". Lei rispose: "Tu che eri con me e al quale egli mi affidò,
vuoi sentire da me questo?". E prese a raccontare: "Un uomo
dall'aspetto brutto, dal corpo nero e dalle vesti sordide, mi prese e portò in
un luogo pieno di voragini, e con un diffuso odore puzzolente; mi fece guardare
in ognuna delle voragini. Nella prima vidi un fuoco ardente e ruote di fuoco che
vi giravano nel mezzo; mi disse: "A questo tormento sono destinate le anime
di coloro che trasgrediscono la legge, quelle che mutano l'unione del connubio
stabilito da Dio. Altre anime destinate a questo tormento sono quelle che non
hanno conservato la loro verginità e si sono date ad atti vergognosi: verranno
in questo tormento perché trasgredirono la legge di Dio; saranno abbandonate
agli spiriti cattivi, saranno disprezzate e derise, ed avranno così la loro
retribuzione; poi andranno in un altro luogo di tormenti peggiore di questo, ove
saranno torturate".
[56]
Mi mostrò un'altra voragine Vi guardai dentro e vidi cose spaventose alle quali
sono destinate le anime dei malfattori: osservai molte torture destinate a
uomini e donne, a giovani e a ragazze; gli uomini che, abbandonata la loro
moglie, hanno relazioni con le donne dei loro compagni, giovani che non si
attengono alle loro leggi, bensì soddisfano lascivamente la loro libidine con
le prostitute, e ai quali non basta il violare la legge con le prostitute, ma
tendono insidie alle vergini e indulgono lascivamente al peccato, le ragazze che
non hanno conservato lo stato verginale a motivo della loro lasciva libidine e
hanno così attirato la vergogna sui loro genitori; tutti costoro verranno in
questi tormenti e saranno ripagati secondo le loro opere.
[57]
Mi prese nuovamente e mi fece vedere un antro oscuro, dal quale veniva un odore
puzzolente, e mi disse: "Guarda e osserva! Questa è, infatti, la prigione
per le anime delle quali ti parlai allorché ti dissi che al termine del primo
castigo ne sarebbe seguito un altro: alcune saranno qui consumate interamente,
mentre altre saranno dirette ad altri tormenti"". I custodi di quei
tormenti dissero all'uomo che mi guidava: "Dacci costei affinché la
leghiamo al suo posto in attesa che vada tra i suoi tormenti". Ma l'uomo
che mi guidava rispose: "Non ve la consegnerò perché ho timore di colui
che me l'ha affidata, senza darmi l'ordine di lasciarla qui; la riporterò su
con me fino a quando riceverò ordini a suo riguardo". Mi prese e mi portò
nel luogo ove c'erano gli uomini. Egli, che era come te, mi affidò a te,
dicendoti: "Prendi costei, giacché è una pecora smarrita!". Tu m'hai
ricevuto da lui ed ecco che ora mi trovo davanti a te supplicandoti di essere
condotta, per mezzo tuo, alla fede, di poter trovare la grazia per mezzo della
tua preghiera, e di potere anche andare a quei tormenti che ho visto".
[58]
Giuda Tomaso disse allora: "Avete udito, figli miei, quanto ha detto questa
donna. E i tormenti non sono soltanto questi, ma ce ne sono altri ancora
peggiori. Voi pure, dunque, se non vi convertite alla verità ch'io predico e se
non vi asterrete dalle azioni cattive, da ogni opera che non vi è di giovamento
e dai pensieri sprovvisti di conoscenza, finirete in mezzo a questi tormenti.
Credete, dunque, in Gesù Cristo ed egli farà svanire le vostre azioni
precedenti, vi purificherà da ogni pensiero terreno proprio della terra, vi
purificherà da tutti i vostri peccati, che senza il pentimento davanti a Dio vi
accompagnerebbero, andrebbero con voi e resterebbero innanzi a voi. Ognuno di
voi si svesta perciò del suo vecchio uomo e si rivesta del nuovo, si svesta cioè
del suo modo di vivere e delle sue opere corporali. Quelli che rubavano, non
rubino più, bensì si diano da fare e lavorino per vivere. Quelli che si davano
all'adulterio non commettano più adulterio, non si abbandonino più a un
momentaneo piacere per non incorrere in un perpetuo tormento; l'adulterio,
infatti, davanti a Dio è più odioso di ogni altra opera cattiva. Tenetevi
lungi dalla menzogna, dall'oppressione, dall'ubriachezza, dalla calunnia e non
rendete male per male. Tutte queste cose sono odiate dal Dio ch'io predico e
davanti a lui sono impure. Camminate, invece, con tutta umiltà, temperanza e
purezza; abbiate fiducia in Dio, diverrete suoi servi e riceverete da lui quei
doni che sono dati solo a pochi".
[59]
La moltitudine credette, si arrese obbediente al Dio vivo e a Gesù Cristo e si
rallegrava delle opere benedette dell'Altissimo e del suo santo servizio. Ognuno
portava molto denaro per il sollievo delle vedove, che l'apostolo radunava in
ogni città, a ognuna delle quali egli provvedeva per mezzo dei suoi diaconi
trasmettendo per il vitto e il vestito ciò che era stato offerto per loro.
[60]
Allorché Giuda Tomaso li vide, alzò la sua voce e disse: "Sia gloria a
te, vivente dal vivente! Sia gloria a te, datore di vita a molti! Sia gloria a
te, aiuto e sostegno di coloro che vengono al tuo luogo di rifugio! Sia gloria a
te, insonne da tutta l'eternità, ridestatore degli uomini, vivente e datore di
vita! Tu sei Dio, Figlio di Dio, salvatore e aiuto, rifugio e riposo di tutti
coloro che si affaticano nella tua opera. Datore di riposo a quanti, per amore
del tuo nome, hanno sopportato il peso di tutto il giorno, nel meriggio. Ti
lodiamo per il dono che ci hai dato, per i soccorsi alla nostra debolezza, per
la provvidenza alla nostra povertà.
[61]
Perfeziona in noi, fino in fondo, la tua grazia e la tua misericordia! Concedici
il coraggio che è in te! Guarda, Signore! Amiamo solo te! Abbiamo abbandonato
le nostre famiglie e le famiglie dei nostri parenti e, per amor tuo, siamo
divenuti stranieri, senza alcuna costrizione. Guarda, Signore! Per amor tuo
abbiamo abbandonato i nostri possedimenti, per guadagnare te, possedimento della
vita che non può essere tolto Guarda, Signore, nostro! Per amor tuo abbiamo
abbandonato tutti i nostri parenti, per potere essere incorporati alla tua
parentela. Guarda, Signore nostro! Abbiamo abbandonato i nostri padri, le nostre
madri e i nostri tutori, per potere vedere il tuo Padre sublime ed essere
ripieni del tuo cibo divino. Guarda, Signore nostro! Abbiamo abbandonato le
nostre mogli carnali e i frutti terrestri per essere uniti a te con un'unione
verace e produrre quei frutti celesti che vengono dall'alto, che nessun uomo ci
può togliere, che saranno sempre con noi e noi con essi".
Qui terminano i sei atti.
VII
Atto
settimo: del generale andato incontro a Tomaso
[62]
Mentre Giuda andava predicando attraverso l'India si recò da lui il generale di
un re e gli disse: "Ti prego, servo di Dio, di considerare che sono venuto
personalmente da te, che sei apostolo di Dio mandato per guarire gli uomini che
hanno bisogno di aiuto, dato loro dalle tue mani! Ho sentito, a tuo riguardo,
che non ricevi mercede da alcuno per te, ma la passi ai poveri; se tu, infatti,
accettassi qualcosa ti avrei mandato una grande somma di denaro e non mi sarei
presentato qui personalmente, giacché il re non fa nulla senza di me. Io vivo
nell'abbondanza e sono ricco, sono uno dei grandi di tutta l'India; non ho mai
fatto un torto ad alcuno, e tuttavia mi è capitato il contrario di quello che
merito. Io ho una moglie dalla quale ebbi una figlia; le voglio molto bene, come
insegna la natura, e non conosco altra donna che lei. Ora avvenne che nella
nostra città ebbe luogo un matrimonio e i contraenti erano miei grandi amici;
vennero, dunque, da me, pregandomi di permettere che invitassero alla festa sia
lei che la figlia. Siccome si trattava di amici io non potei trovare alcuna
scusa e, pur contro la sua volontà, la mandai accompagnata da molti servi per
lei e per la figlia feci una grande ostentazione di ricchezza
[63]
Giunto il momento dell'arrivo, le mandai incontro lanterne e torce; io stesso me
ne stavo sulla strada nell'attesa che arrivasse, per poterla vedere e accogliere
lei e la figlia. E mentre me ne stavo là, udii un grido di lamentazione e di
pianto: alle mie orecchie giungeva, dalla bocca di tutti: "Ahimè per lei,
ahimè!". Vennero poi da me i miei servi, con le vesti strappate, per
annunziarmi quanto era accaduto, dicendomi: "Abbiamo visto un uomo e con
lui un ragazzo che gli assomigliava; l'uomo pose la mano su tua moglie e il
ragazzo su tua figlia. Esse cercarono di sfuggire loro e noi li colpimmo con le
spade, ma le nostre spade caddero al suolo; ed in quel momento esse caddero a
terra digrignando i denti e sbattendo la testa per terra. Perciò siamo venuti
per informarti di ciò che è capitato". Udite tali cose dai miei servi, mi
stracciai le vesti, mi percossi la faccia con le mani e presi a correre per la
strada come un pazzo; al mio arrivo le trovai a terra per la strada; allora le
presi, me le portai a casa e dopo molto tempo ritornarono in se stesse ed io le
ristorai e le feci sedere.
[64]
Iniziai allora a domandare a mia moglie: "Che cosa ti è capitato?".
Lei mi rispose: "Tu non hai capito ciò che mi hai fatto? Ti avevo chiesto
di non andare alla festa perché non stavo bene di corpo. Mentre camminavo lungo
la strada, giunta alla conduttura dell'acqua, vidi un uomo nero di fronte a me
che mi faceva cenni con la testa e vicino a lui c'era un ragazzo che gli
assomigliava. Dissi alla figlia: Guarda quanto sono orribili questi uomini! La
figlia mi rispose: Ho visto un ragazzo i cui denti erano come il latte e le cui
labbra erano come carboni. Lasciandoli vicino all'acquedotto, ce ne andammo.
[65]
Udite tali cose dal generale, l'apostolo restò molto triste e gli disse:
"Se tu credi che il mio Signore Gesù Cristo le può risanare, tu le vedrai
guarite". A queste parole, il generale gli rispose: "Io credo che tu
puoi risanarle". L'apostolo gli disse: "Io non sono Gesù, ma suo
servo e apostolo. Affidati a lui ed egli le guarirà e le aiuterà". Il
generale rispose: "Mostrami come lo posso invocare e come posso credere in
lui!". "Per quanto ti è possibile Ä rispose l'apostolo Ä volgi in
alto la tua mente, giacché egli ora non è visibile agli occhi corporei, ma per
mezzo della fede lo si riconosce nelle sue opere ed è glorificato dalle
guarigioni che opera". Il generale innalzò allora la sua voce e disse:
"Io credo in te, Gesù Cristo, Dio vivo, Figlio del Vivente, che sei
divenuto uomo, che sei apparso come medico, come datore di vita e come Salvatore
per tutti gli uomini che veramente si convertono a te. Sì, Signore, ti supplico
e prego, aiuta la mia poca fede e il mio timore, poiché mi rifugio in te".
[66]
"Figli miei, fratelli e sorelle in nostro Signore Gesù, restate in questa
fede e abbiate fiducia nel Signore nostro Gesù Cristo che vi ho annunziato;
ponete in lui la vostra speranza ed egli vi custodirà; non staccatevi da lui
poiché egli non vi abbandonerà. Se accade che vi addormentiate di quel sonno
che fa sì che l'uomo che dorme non sia più lui, egli non dormirà, ma sarà
sveglio e vi custodirà. Se sarete in mare su di una nave, dove nessuno è
capace di aiutare il compagno, egli camminerà sulle onde del mare e sosterrà
la vostra nave. Io, infatti, mi allontano da voi e non so se vi rivedrò ancora
corporalmente. Non siate come i figli di Israele che incespicarono allorché
partì da loro Mosè che era stato per un tempo il loro pastore. Ecco, in mia
vece vi lascio il diacono Santippo: egli vi predicherà Gesù Cristo come me.
[67]
Pregò a lungo con loro, li affidò a nostro Signore e disse: "Signore di
ogni genere di creature che ti aspettano, Dio di tutti gli spiriti che sperano
in te, tu che liberi dall'errore i tuoi esseri umani, e redimi dalla corruzione
e dalla schiavitù quanti ti sono obbedienti e vengono al tuo luogo di rifugio,
resta tu con il gregge di Santippo, ungi il suo gregge con l'olio di vita,
purificalo dalla sua infermità, custodiscilo dai lupi e dai ladroni sicché non
possano strapparlo dalle sue mani". Impose loro le mani e disse: "La
pace del Signore sia con voi e vi accompagni!".
VIII
Atto
ottavo: il branco degli asini selvatici
[68]
L'apostolo dunque si avviò sulla strada per andarsene, mentre tutti
l'accompagnavano piangendo e scongiurandolo per il Signore di ricordarsi di loro
nelle sue preghiere e di non dimenticarli.
[69]
Dopo avere percorso circa un miglio, Giuda Tomaso supplicò il generale, lo fece
alzare e sedere a fianco a lui, e ordinò poi all'auriga di andarsi a sedere al
suo posto. Mentre percorrevano la strada e Giuda conversava con il generale, le
bestie, stanche per la lunghezza del percorso, si fermarono rifiutandosi di
proseguire. Il generale, gravemente rattristato, pensava di correre a piedi alla
ricerca di altre bestie, oppure altri cavalli, ovunque avesse potuto trovarle,
avendo ormai solo più poco tempo.
[70]
Pieno di paura perché erano molti, il generale andò e più si avvicinava più
essi gli venivano incontro; quando gli furono vicini, disse loro: "Giuda
Tomaso, apostolo di Gesù Cristo, ordina: "Quattro di voi vengano con me
perché ne ho bisogno"". A queste parole si affrettarono a correre da
lui tutti e, per disposizione del Signore, appena giunti gli si prostrarono
davanti. Allora Giuda Tomaso, apostolo del Signore, alzò la sua voce di lode
dicendo:
[71]
L'apostolo, il generale e gli asini. Sulla carrozza sedeva l'apostolo con il
generale e l'auriga, gli asini selvatici procedevano poco alla volta
tranquillamente e con dolcezza per non dare scossoni all'apostolo di Dio;
raggiunta la porta della città, individuarono la casa e si arrestarono davanti
al cortile del generale. Stupito, il generale esclamò: "Sono incapace di
parlare e di raccontare ciò che è accaduto; se avverrà ancora un prodigio,
allora io racconterò tutto". Avendo visto gli asini selvatici aggiogati
alla carrozza e avendo udito la fama dell'apostolo che era giunto là, tutti gli
abitanti della città si facevano avanti. L'apostolo disse al comandante:
"Dov'è casa tua? Dove ci conduci?". Il generale rispose: "Sai
che ti trovi alla porta del tuo servo, e queste bestie, che per tuo ordine sono
venute con te, lo sanno meglio di me".
[72]
Ciò detto, l'apostolo prese a dire: "Gesù, conoscenza di colui che in
questo paese è sconosciuto; Gesù, voce di colui che in questa città è
straniero; Gesù, che in questa gente sei straniero; Gesù, che hai inviato il
tuo apostolo in ogni paese e in ogni città; che sei glorificato in lui e che
per mezzo suo sei manifestato a tutti coloro che ne sono degni; Gesù, che ti
sei rivestito del corpo, sei divenuto uomo e sei apparso a tutti noi affinché
non ci potessimo allontanare dal tuo amore; Signore nostro, che ci hai dato te
stesso, che ci comperi con il tuo sangue e ci acquisti per te quale proprietà
acquisita a caro prezzo. E che cosa noi gli possiamo dare per la sua vita? Egli
diede, infatti, a noi la sua vita. Non c'è nulla che ci appartenga né egli
chiede a noi qualcosa, eccetto che noi lo preghiamo per poter vivere".
[73]
Quando egli ebbe finito di dire queste cose, molti erano giunti da ogni parte
per vedere l'apostolo del nuovo Dio, che era venuto. Giuda disse: "Perché
restiamo qui oziosi? Che cosa vuoi tu, Gesù? Ordina al tempo e porta l'opera a
compimento!".
[74]
Alla presenza di una folla di persone, l'asino selvatico entrò e disse:
"Mi rivolgo a voi, nemici dell'umanità! Mi rivolgo a voi, che chiudete gli
occhi alla luce per non vedere, perché la natura del male non può restare con
il bene! Mi rivolgo a voi, progenie della Geenna e dell'Abbaddon, figli di colui
che fino a oggi non è mai sazio del male, che produce continuamente dei servi
maligni secondo la sua natura! Mi rivolgo a voi, audaci perversi che perirete di
vostra propria mano! Che dire a proposito della vostra fine? Non lo so! Quello
che vorrei dire sono incapace di esprimerlo; tali cose sono gravi per essere
udite e sorpassano ogni misura giacché, per quanto grandi siano i vostri corpi,
sono ancora troppo piccoli per le vostre retribuzioni. Mi rivolgo a te, demone,
e a tuo figlio che ti accompagna, essendo stato ora mandato contro di voi. Ma
perché prolungo il mio dire sulla vostra natura? Voi la conoscete più di me e
siete sfrontati. Giuda Tomaso, discepolo di Gesù Cristo, egli che mi ha inviato
qui con misericordia e grazia, ordina: "Uscite fuori davanti a questa folla
qui presente e ditemi di quale razza siete"".
[75]
In quel momento uscirono la donna e sua figlia dall'aspetto simile a un morto,
nude e sfigurate. Appena le vide, l'apostolo ne fu rattristato e disse:
"Non v'è stata usata pietà alcuna, perciò avete una conoscenza limitata!
Nel nome di Gesù Cristo allontanatevi da esse e mettetevi al loro fianco".
[76]
L'apostolo capì che quello era il demone che aveva scacciato da quell'altra
donna; e quello proseguì: "Lasciami andare, te ne prego! Andrò e dimorerò
dove tu vuoi, prenderò gli ordini da te e non avrò paura di colui che ha
autorità su di me, giacché tu sei venuto a visitare e a fare il bene, così
come io sono venuto per distruggere. Come tu sei riprovato se non adempi la
volontà di colui che ti ha mandato, così anch'io se non eseguisco la volontà
di colui che mi ha mandato seguirò prima del tempo il destino della mia natura.
Come il tuo Signore ti aiuta nelle cose che tu compi, così il padre mio mi
sostiene nelle cose che faccio. Come egli ti prepara degli strumenti degni
ch'egli abiti in essi, così egli mi fa conoscere degli strumenti che gli siano
obbedienti, in modo ch'io compia in essi la sua volontà. Come egli nutre e
provvede a te e a quanti ti obbediscono, così tortura e tormenta me e quelli
nei quali io dimoro. Come a te egli dà la ricompensa del tuo lavoro, cioè la
vita perpetua, così anche a me dà la ricompensa per le mie azioni, cioè la
perdizione perpetua. Come tu godi per le tue preghiere, per le tue opere buone e
per l'Eucaristia, per i canti di lode a lui, per i salmi e gli inni, così io
godo per gli omicidi, per gli adulteri, per i sacrifici e le libazioni di vino
sugli altari. Come tu indirizzi gli uomini alla vita perpetua, così io
indirizzo gli uomini a me, alla perdizione e al tormento perpetui. Tu ricevi la
tua ricompensa, io la mia".
[77]
Dopo che il demonio ebbe finito di dire queste cose, l'apostolo rispose:
"Per mezzo mio, Gesù dice a te e a tuo figlio che non entrerete più in
una abitazione umana; uscite e andate a dimorare lungi da qualsiasi abitazione
umana". I demoni gli risposero: "Obbediamo a quanto ci hai comandato,
ma a quelli che ti sono nascosti che cosa farai? Essi gioiscono nei loro
strumenti più di te: sono venerati dalla gente che compie la loro volontà
sacrificando loro, versando loro libazioni di vino e offrendo sacrifici".
L'apostolo rispose: "Alla fine periranno anch'essi con i loro
adoratori".
[78]
Gli asini selvatici se ne stavano l'uno a fianco all'altro senza staccarsi; ma
quello al quale la potenza di nostro Signore aveva dato la parola se ne stava
davanti ai suoi compagni, e allorché tutta la gente lo guardava in silenzio
nell'attesa di vedere quanto avrebbe fatto l'apostolo, l'asino selvatico,
guardando la gente, disse all'apostolo: "Perché te ne stai lì ozioso,
apostolo dell'Altissimo? Al tuo fianco c'è il Paraclito in attesa di ciò che
gli chiederai per dartelo. Perché indugi, buon discepolo? Il tuo Maestro
desidera mostrare grandi cose per mezzo tuo. Perché te ne stai immobile,
predicatore di colui che è nascosto? Il tuo Maestro desidera svelare, per mezzo
tuo, la sua nascosta natura a quelli che sono degni di udire queste cose. Perché
te ne stai quieto, tu che nel nome del tuo Signore operi prodigi? Il tuo Signore
è a fianco a te per infonderti coraggio. Non temere! Egli non ti abbandonerà,
la sua divinità non permetterà che la tua umanità sia tormentata. Inizia,
dunque, a invocarlo ed egli ti ascolterà come è solito fare in ogni tempo.
Perché ti attanaglia lo stupore davanti alle sue molteplici opere? Le cose
operate per mezzo tuo sono piccole. Se vuoi enumerare i suoi doni non sarai
capace di giungere alla fine. Perché ti stupisci a proposito delle guarigioni
corporali che hanno un termine, mentre tu ricordi quella sua guarigione che non
ha fine? Perché valuti l'amore temporale, mentre puoi riflettere ogni giorno
sulla vita perpetua?
[79]
Voi gente qui presente nell'attesa di vedere la risurrezione di costoro che sono
prostrate, credete nel Maestro della verità, credete in colui che vi incammina
verso il vero, credete nel rivelatore dei segreti, credete nel dimostratore
della vita, credete all'apostolo eletto di Gesù, credete al Figlio, Gesù
Cristo, che è nato affinché coloro che sono nati vivano in virtù della sua
nascita, è cresciuto affinché per mezzo suo apparisse la crescita perfetta; è
andato a scuola affinché per mezzo suo fosse nota la sapienza perfetta, insegnò
al suo maestro perché egli era il Maestro della verità e l'insegnante dei
saggi, andò nel tempio e offrì un sacrificio affinché apparisse manifesto che
tutti i sacrifici sono santificati da lui. Questo è il suo apostolo, questo è
l'apostolo della verità, questo è colui che compie la volontà di colui che
l'ha mandato.
[80]
Invocazione. Mentre esso diceva queste cose, tutti gli asini selvatici lo
stavano osservando e, quando rimase zitto, Giuda disse: "Che cosa debbo
pensare del tuo servo Gesù? Come ti debbo invocare, non so! Tu sei dolce e
silente, sei quieto e loquace! Tu vedi quanto c'è nel cuore, indaghi ciò che
c'è nella mente! Gloria a te, misericordioso! Gloria a te, Parola viva' Gloria
a te, nascosto e multiforme! Gloria a te, misericordia che ha abbondato su di
noi! Gloria a te, grazia discesa su di noi! Gloria a te, grandezza divenuta
piccola per noi! Gloria alla tua sublimità divenuta umile per noi! Gloria alla
tua forza, divenuta debolezza per noi! Gloria alla tua divinità, che per noi si
è rivestita di umanità! Gloria alla tua divinità che fu fatta nuova per noi,
e morì per dare a noi la vita! Gloria alla tua risurrezione dal sepolcro,
affinché noi possiamo risorgere e salire in alto! Gloria alla tua ascensione in
cielo con la quale tu ci hai preparato la strada verso l'alto, dopo averci
promesso e giurato che saremo seduti alla tua destra e alla tua sinistra, e
saremo giudici insieme a te! Tu sei la Parola del cielo, tu sei la luce nascosta
dell'intelligenza, lo studio del sentiero della verità, colui che disperde le
tenebre e distrugge l'errore!".
[81]
Dopo avere detto queste cose l'apostolo andò dalle donne che stavano là, e
disse: "Mio Signore e mio Dio Gesù Cristo, io non dubito di te, bensì ti
invoco giacché in ogni tempo tu ci hai dato aiuto, conforto e coraggio. Datore
della franchezza di parola e della gioia al tuo servo e apostolo, fa' che queste
donne siano guarite, si alzino e tornino a essere come erano prima che fossero
colpite dai demoni". A queste parole, le donne si volsero in su e si
sedettero guarite. Giuda ordinò al generale di farle accompagnare a casa dai
suoi servi e di dare loro da mangiare.
IX
Atto
nono: della moglie di Carisio
[82]
Ritornato da loro, Giuda, con una grande moltitudine, andò in casa del
generale.
[83]
Encratismo. E rivolto a quegli uomini, disse: "La benedizione pronunziata
all'indirizzo di quelli è caduta su di voi che state portando; voi, infatti,
siete sotto un grave peso mentre lei vi dirige con il suo comando. Sebbene Dio
vi abbia creato uomini, gli uomini vi fanno portare dei pesi gravi come se foste
bestie. Quelli che vi sono superiori per natali pensano in cuor loro che voi non
siate uomini come essi, ignorano che davanti a Dio tutti gli uomini sono uguali,
siano liberi o schiavi. Giusto è il giudizio di Dio con il quale saranno
giudicate tutte le anime della terra, nessuna esclusa, siano esse schiave o
libere, ricche o povere: quelli che hanno non ne trarranno alcun vantaggio, e
quelli che non hanno non subiranno alcun svantaggio nel giudizio. A noi,
infatti, non fu comandato di fare cose di cui siamo incapaci, né di prendere
pesi gravi, né di edificare edifici, che i carpentieri innalzano per se stessi
con saggezza, né di praticare l'arte di scolpire le pietre dure come, secondo
la loro forza, fanno gli scalpellini, bensì ci fu comandato qualcosa che
possiamo compiere.
[84]
Di astenerci: dalla fornicazione, capo di tutti i mali, dall'omicidio in ragion
del quale la maledizione venne su Caino, dal furto che indusse Giuda Iscariota a
impiccarsi, dall'intemperanza che privò Esaù della sua primogenitura, dalla
cupidigia perché chi le è soggetto non considera quello che fa, dalla vana
gloria e dalla calunnia disgregatrice, da ogni azione cattiva e da atti
vergognosi, dal detestabile connubio e dall'unione impura, ove c'è eterna
condanna: questa afferra con forza i superbi e li getta giù nel sentiero più
basso, li pone in suo potere di modo che non possano distinguere quello che
fanno e le loro azioni siano a essi stessi celate.
[85]
Voi, però, ascoltatemi e comportatevi con purezza preferita da Dio al di sopra
di tutti i beni, e con temperanza perché ci mostra il connubio con Dio e dà la
vita eterna. Comportatevi anche con umiltà perché è stata pesata con ogni
altra virtù ed è apparsa pesante sorpassando il peso delle altre e
conquistandosi la corona, con dolcezza stendendo la mano al povero e provvedendo
al bisognoso, ma soprattutto guardate di comportarvi con purezza; preferita da
Dio, essa ci dà accesso alla vita perpetua essendo al di sopra di tutte le virtù
ed è per mezzo suo che si compiono tutte le buone opere, giacché colui che non
è puro è incapace di compiere qualcosa di buono essendo che tutte le virtù
vengono dopo la purezza. La purezza offre la visione di Dio e distrugge il male,
la purezza piace a Dio ed è per questo che procede da lui, la purezza è un
atleta insuperabile, la purezza è la verità che non vacilla, la purezza è la
torre che non crolla, davanti a Dio la purezza è giudicata degna di essergli
ancella, trovata da molti, la purezza è bellezza, la purezza distrugge la
corruzione, la purezza è messaggera di concordia e apportatrice di novelle di
pace.
[86]
L'umiltà ha soggiogato la morte e l'ha ridotta in suo potere, l'umiltà ha
conquistato l'inimicizia, l'umiltà è un giogo leggero che non stanca coloro
che lo portano, l'umiltà non teme nulla e non è dura verso alcuno, l'umiltà
è concordia, è pace, è gioia e quiete.
[87]
Migdonia e la moglie di Mazdai. Mentre Giuda diceva queste cose, tutta la folla
l'ascoltava premendosi l'un l'altro. E la moglie di Carisio, parente del re
Mazdai, balzò giù dalla lettiga, cadde a terra davanti ai piedi dell'apostolo
e lo supplicò dicendo: "Ti supplico, apostolo del nuovo Dio venuto
dall'abitazione degli uomini in un luogo deserto (noi, infatti, abitiamo in un
deserto perché viviamo come bestie senza parola, ma ecco che ora siamo
addomesticati dalle tue mani), di volgerti anche a me, di pregare per me affinché
ottenga grazia da questo Dio che tu predichi, possa diventare una sua ancella ed
essere unita a voi con la preghiera, con la speranza e con il ringraziamento,
affinché possa ricevere il segno e divenire anch'io un suo tempio nel quale
egli abiti".
[88]
L'apostolo rispose: "Prego e supplico voi fratelli in nostro Signore e
sorelle di Cristo, affinché la parola di Cristo abiti e dimori in voi tutti
poiché a voi è stato dato il potere sulle vostre anime".
[89]
Carisio, parente del re Mazdai, preso il bagno, era andato a cena domandando
dove mai fosse andata la moglie che, dalla camera, non gli era andata incontro.
Le di lei ancelle gli risposero: "Non si sente di venire!". Egli entrò,
allora, in camera, la vide coricata sul letto con la faccia coperta e la baciò.
[90]
Udito quanto aveva detto Migdonia, Carisio non volle lasciare la camera né per
dormire né per cenare, ordinò ai servi di portargli il vitto per potere cenare
in presenza di lei. Quando fu portato il vitto e posto davanti a lui, egli le
chiese di cenare, ma lei non volle. Allora mangiò solo lui. Carisio le disse:
"Per causa tua, ho rifiutato di fermarmi a cenare dal mio signore, il re
Mazdai, e tu rifiuti di cenare con me!". Migdonia rispose: "E' perché
non mi sento". Poi egli s'alzò per andare a letto e dormire com'era sua
abitudine, ma lei gli disse: "Non t'ho forse detto che oggi mi debbo
scusare, desiderando dormire sola?".
[91]
Udite queste parole, se ne andò a dormire in un altro letto. Svegliatosi
improvvisamente dal sonno, le disse: "Mia signora e sorella Migdonia,
ascolta il sogno che ho visto questa notte. Mi sono visto seduto alla presenza
del mio signore, il re Mazdai, e davanti a noi c'era una tavola. Vidi un'aquila
scendere dal cielo e portare via una coppia di pernici davanti a me e al re,
trasportandole nel suo nido, e ritornare poi nuovamente a librarsi sopra di noi
Il re Mazdai chiese che gli fosse portato un arco; l'aquila ritornò e portò
ancora via davanti un colombo e una tortora. Allora il re Mazdai le scoccò una
freccia che la trapassò da parte a parte, senza farle alcun male, ed essa se ne
andò via al suo nido. Mi svegliai dal sonno agitato e tormentato a motivo della
pernice che avevo gustato, senza poter proseguire a portarla alla mia bocca
mentre in bocca non mi restava che il gusto".
[92]
Al mattino, Carisio, parente del re Mazdai, s'alzò di buon'ora e, vestendosi,
si infilò la scarpa destra al piede sinistro e disse a Migdonia: "Ma che
è questo? Prima il sogno e poi questa azione!". Migdonia gli rispose:
"Anche questo non è di malaugurio, ma di buonaugurio; da una cosa di
malaugurio deriva qualcosa di buono!". Lavatesi le mani, andò a salutare
il re Mazdai.
[93]
Anche Migdonia, moglie di Carisio, s'alzò presto, andò a ossequiare l'apostolo
Giuda e lo trovò seduto in conversazione con il generale e con una grande
moltitudine. Egli diceva loro: "Figli miei, di chi è moglie la donna che
ieri ricevette nostro Signore nel suo cuore e nella sua anima?". Il
generale gli rispose: "E' moglie di Carisio, parente del re Mazdai. Suo
marito è un uomo difficile e in tutto ciò che dice al re è assecondato. Non
permetterà che ella compia quanto ha promesso, giacché di lei ha detto al re
molte cose gentili ed ha pure affermato che non c'è nessuna come lei. Lei pure
gli vuole molto bene e le cose che tu dici loro sono estranee ad essi"
[94]
Udite queste cose, Migdonia disse a Giuda: "Davvero, mio Signore,
attraverso la tua preghiera ho ricevuto il seme vivo della Parola e per mezzo
del mio Signore Gesù produrrò frutti simili al seme?". Giuda rispose:
"Queste nostre anime, che sono tue, ti lodano, o Signore nostro. Questi
nostri spiriti, che sono tuo vero possesso, ti lodano, mio Signore. Questi
nostri corpi, che tu hai reso degne dimore del tuo spirito, sempre da
glorificare, ti lodano, mio Signore".
Sull'encratismo.
Rivolto a tutti i presenti, disse l'apostolo:
"Beati
i puri, le cui anime non li hanno mai riprovati, perché essi le hanno
acquistate e in loro non alberga alcun dubbio.
Beati
gli spiriti dei puri, che hanno ricevuto la corona e dall'agone salgono verso il
premio loro assegnato.
Beati
i corpi dei puri, fatti degni templi mondi nei quali dimorerà Cristo.
Beati
voi, puri, essendovi concesso di chiedere e di ricevere.
Beati
voi, puri, essendo chiamati giudici.
Beati
voi, puri, essendovi dato il potere di perdonare i peccati.
Beati
voi, puri, giacché non avete distrutto ciò che vi fu affidato, bensì, con
gioia, lo avete portato in alto, insieme a voi.
Beati
voi, mansueti, poiché Dio vi ha reso degni di ereditare il regno.
Beati
voi, mansueti, avendo vinto il maligno.
Beati
voi, mansueti, giacché vedrete il volto del vostro Signore.
Beati
voi, temperanti, giacché sarete soddisfatti e godrete delle cose spirituali che
non passano, che non si dissolvono e che sfamano coloro che di esse si cibano.
Beati
voi, temperanti, essendo liberati dal peccato".
Mentre
l'apostolo pronunciava queste parole, tutta la moltitudine lo stava ad
ascoltare, e Migdonia, moglie di Carisio, amico del re Mazdai, si fortificava
grandemente nella purezza, nella temperanza e nella mansuetudine.
[95]
Mentre questi si rallegravano tutto il giorno nelle lodi e nella maestà del
Signore, Carisio, amico del re Mazdai, andò a pranzare e non trovò sua moglie
a casa; prese allora a domandare sue notizie ai servi: "Dov'è andata la
vostra padrona?". Uno di essi gli rispose: "E' andata dallo straniero,
e si trova là". Udito ciò dal servo, si sdegnò contro gli altri servi
che non lo avevano informato su quanto era accaduto. Andò a prendere un bagno,
ritornò che era ancora giorno e, sedutosi, attese Migdonia fino al suo rientro.
[96]
Saputo che lei non voleva uscire, andò da lei e le domandò: "Perché non
vuoi venire a cenare con me? Non vuoi, forse, neppure dormire con me come
d'abitudine? Ho ancora più timore di questo dopo che ho sentito che quello
stregone e imbroglione è molto preoccupato di questo, che un uomo, cioè, non
conviva con la propria moglie, volendo così privarci di ciò che dà gioia alla
natura e fa piacere agli dèi".
[97]
Quando Carisio diceva queste cose, Migdonia restava zitta come un sasso; pregava
e supplicava che si facesse giorno per poter andare a vedere l'apostolo di Dio.
Egli allora la lasciò e se ne andò mestamente a cenare. Riteneva che, almeno,
avrebbe dormito con lei come d'abitudine; ma allorché se n'era uscito da lei,
ella si inginocchiò e prese a pregare dicendo: "Mio Signore e mio Dio,
Cristo, mio datore di vita, dammi la forza di vincere la temerarietà di Carisio
e concedimi di mantenere la purezza della quale ti compiaci e per mezzo della
quale troverò la vita eterna". Dopo avere pregato così, si scoprì la
faccia e si pose a giacere.
[98]
Dopo avere cenato, Carisio andò da lei e si tolse i vestiti. Ella se ne accorse
e gli disse: "A fianco a me, non c'è più posto per te, poiché il mio
Signore Gesù, al quale mi sono unita, è migliore di te ed è sempre al mio
fianco!". Carisio rise e le rispose: "Tu prendi bene in giro quello
stregone e deridi bene lui che disse: "Se non vi mantenete puri, non potete
vivere davanti a Dio"".
[99]
Carisio passò una notte molto triste: batteva una mano contro l'altra, voleva
andare dal re Mazdai per informarlo della violenza che gli era stata fatta, e
pensava: "Se mi presento con la tristezza che sento, chi mi introdurrà dal
re Mazdai? So bene che, se la fortuna non mi avesse abbandonato e abbattuto dal
mio orgoglio, dalla mia grandezza e dall'alta mia dignità, e precipitato nel
disprezzo e nell'umiliazione separandomi dalla mia diletta Migdonia, anche se il
re Mazdai si fosse presentato, a quest'ora, alla mia porta, io non sarei uscito
a rispondergli, ma avrei atteso il mattino. So che qualunque cosa dica, il re
Mazdai mi asseconderà; gli parlerò, dunque, della stregoneria dello straniero,
come abbia agito violentemente e abbia precipitato in un abisso uno che era in
alto; io, infatti, non sono rattristato per il fatto di essere stato allontanato
dall'unione con Migdonia, bensì sono addolorato per lei, perché la sua
grandezza fu degradata, la sua libertà menomata, umiliato il suo alto spirito,
perché la donna che nessuno dei suoi servi vide mai in collera fuggì nuda
dalla sua camera e non so dove se ne sia andata; sotto l'influsso della
stregoneria dello straniero, forse se n'è andata per la strada, ma non so con
chi, giacché di lei non si sa più nulla".
[100]
Prese poi a piangere, dicendo: "Guai a te, per amor tuo, mia vera consorte
della quale ora sono privo! Guai a me, per amor tuo, mia amata e mia amante, che
per me vali più di tutta la mia stirpe! Da te non ho avuto né un figlio né
una figlia con cui potermi ricreare! Non hai ancora passato con me un anno, ed
ecco un occhio maligno ti ha distolto da me! Se, con la forza, la morte ti
avesse strappato da me, mi sarei annoverato tra i re, tra i prìncipi e tra i
nobili, ma non proprio questo straniero, forse schiavo fuggito dai suoi padroni,
venuto qui per essere la mia sfortuna! Non avrò mai riposo né mi arresterò
fino a quando non l'avrò distrutto, fino a quando non l'avrò castigato e mi
sarò vendicato di lui. Per questa notte non mi mostrerò al re Mazdai, ma se
non mi accontenterà e non castigherà lo straniero, gli parlerò del generale
Sifur, causa della rovina di questa donna. Ecco, infatti, che egli se ne sta a
casa mentre molti entrano ed escono da lui che insegna la nuova dottrina della
purezza, insegna che un uomo non può vivere se non si separa da tutto ciò che
gli appartiene e diventa un asceta, va mendicando come lui, che cerca di farsi
dei seguaci".
[101]
Mentre Carisio meditava su queste cose, si fece giorno: si alzò di buon
mattino, si vestì e si mise le scarpe; indossò, tuttavia, ornamenti dimessi;
il suo atteggiamento era oscuro ed egli molto triste. Andò ad ossequiare il re
Mazdai ed appena il re Mazdai lo vide gli domandò: "Perché sei venuto da
me in uno stato così miserabile? Perché è triste il tuo volto, ed è mutato
il tuo atteggiamento?".
[102]
Udite queste cose dal suo parente, il re Mazdai rispose: "Non rattristarti
e non tormentarti! Manderò a prenderlo e lo castigherò, e tu riavrai tua
moglie. Ho reso giustizia ad altri che non potevano rendersela da soli, tanto più
la renderò a te!".
[103]
Tomaso in prigione. Giuda domandò a Migdonia per qual motivo suo marito era
irritato contro di lei e progettava tali cose contro di loro. Lei rispose:
"Perché non mi sono data con lui alla corruzione. La notte scorsa,
infatti, egli voleva soggiogarmi e assoggettarmi a ciò che era solito fare, ma
colui al quale mi sono affidata mi ha liberato dalle sue mani, io fuggii nuda
dal suo fianco, me ne andai a dormire dalla mia nutrice; non so cosa gli sia
capitato per ordire queste cose contro di voi".
[104]
Quando Sifur fu davanti al re Mazdai, Mazdai gli domandò: "Qual è la sua
storia, donde viene e che cosa insegna quello stregone che trama contro di
te?". Sifur rispose: "Non sa, forse, il mio signore, ch'io e tutti i
miei amici eravamo in grande affanno per mia moglie, che conosci e che molti
hanno in onore, e per mia figlia, per le quali io reputo un nulla tutto quanto
possiedo? La calamità e la prova che le colpì, e come fossero diventate
irrisione e maledizione per tutto il paese? Io, dunque, sentii parlare di
quest'uomo, andai da lui, l'interrogai, lo presi e lo menai quivi. Mentre
camminavo con lui sulla strada vidi miracoli strepitosi; molti sono coloro che
hanno visto e udito quanto disse un asino selvatico e ciò che un demone affermò
di lui. Egli guarì mia moglie e mia figlia, ed ecco che ora stanno bene, senza
accettare ricompensa alcuna ad eccezione della fede e della purezza affinché
possano essere partecipi di quanto egli compie. Egli insegna: "Temete un
solo Dio, Signore di tutto, e Gesù Cristo, suo Figlio, e vivrete per
sempre". Da una sera all'altra, non mangia altro che pane e sale, e beve
acqua; prega molto e Dio gli concede tutto quello che egli chiede; egli rallegra
anche noi, asserendo che il suo Dio è santo, buono, misericordioso, benevolo,
datore di vita, e che quindi coloro che credono in lui, gli si devono accostare
con mondezza, con purezza e con amore".
[105]
Udite tali cose da Sifur, il re Mazdai mandò alla casa del generale Sifur dei
soldati che erano alla sua presenza affinché prendessero Giuda Tomaso e quelli
che avrebbero trovato con lui. Questi, entrati, lo trovarono seduto che
insegnava a una grande folla mentre Migdonia era seduta ai suoi piedi. Vista la
folla che lo circondava, ne furono impauriti e se ne ritornarono dal re Mazdai
per dirgli: "Non osammo dirgli nulla perché era con lui una grande folla,
ed anche Migdonia se ne stava seduta ai suoi piedi ascoltando le sue
parole". Mazdai e Carisio udirono queste cose.
[106]
Carisio disse a Giuda: "Alzati malvagio, corruttore, nemico! Che cosa mi può
fare la tua stregoneria? Le tue stregonerie le farò ricadere sul tuo
capo".
[107]
Ma, entrando in prigione, Giuda era allegro e contento, e diceva: "Grazie,
Signore Gesù Cristo, di avermi reputato degno non soltanto di credere in te, ma
anche di sopportare molte cose per amor tuo!". Ed aggiunse: "Ti
ringrazio, mio Signore, di avermi ritenuto degno di queste cose! Ti ringrazio,
mio Signore, perché la tua provvidenza ha vigilato su di me e tu mi hai
giudicato degno di sopportare molti mali per amor tuo! Ti ringrazio, mio
Signore, perché per amor tuo sono stato un recluso, un asceta, un povero, un
girovago mendicante! Possa io, dunque, partecipare alla beatitudine del povero,
alla pace dell'afflitto, alla beatitudine di quelli che sono odiati dagli
uomini, perseguitati e vilipesi, di coloro ai quali sono dette parole odiose.
Ecco che per amor tuo sono odiato ed evitato da molti; per amor tuo, dicono di
me ciò ch'io ignoro".
[108] Tutti quelli che erano in prigione, vedendolo pregare, lo supplicarono di pregare anche per essi. Dopo aver pregato, Giuda, si sedette e prese a cantare quest'inno.
Inno
della perla dell'apostolo Giuda nel paese degli Indiani
1
Quand'ero un piccolo fanciullo
2
lieto della ricchezza e del fasto
3
Dall'Oriente, nostra casa,
4
dalla ricchezza del nostro tesoro
5
grande, ma leggero,
6
oro di BethÄEllaye
7
rubini d'India
8
mi provvidero di diamante
9
Mi tolsero la veste scintillante
10
e la toga porpurea,
11
Fecero con me un contratto
12
"Se tu discenderai in Egitto
13
che è in mezzo al mare
14
tu indosserai la tua veste scintillante
15
e con tuo fratello, il più vicino alla nostra autorità,
[109]
16 Io lasciai l'Oriente e discesi,
17
lungo la strada pericolosa e difficile
18
Attraversai le frontiere di Maishan
19
raggiunsi la terra di Babel
20
discesi in Egitto
21
Andai diritto dal serpente
22
nell'attesa che si appisolasse e dormisse
23
Allorché fui unico e solo,
24
vidi laggiù un orientale,
25
un giovane gentile e amabile
26
mi si avvicinò, si unì a me,
27
con il quale spartire la mia merce.
28
Lo misi in guardia contro gli Egiziani,
29
indossai le loro vesti
30
essendo giunto dall'estero
31
Ma in un modo o in un altro
32
dimorarono con me slealmente
33
Io dimenticai che ero figlio di re,
34
Dimenticai la perla
35
e a motivo del peso delle loro oppressioni
[110]
36 Ma di tutte queste cose che mi accaddero
37
Nel nostro regno fu fatto un proclama
38
re e prìncipi dei Parti
39
In mio favore scrissero un piano
40
Mi scrissero una lettera
41
"Da tuo padre, re dei re,
42
da tuo fratello, nostro secondo,
43
Su, alzati, dal tuo sonno
44
Ricordati che sei figlio di re!
45
Ricordati della perla,
46
Pensa alla tua veste
47
che porterai e che ti adornerà.
48
e con tuo fratello, nostro vicer‚
[111]
49 La mia lettera è una lettera
50
per custodirla dai malvagi, dai figli di Babel,
51
Essa volò nelle sembianze di un'aquila,
52
volò e si affiancò a me
53
Alla sua voce e al suono del suo rumore
54
La afferrai e la baciai
55
conformi a quanto è segnato in cuor mio
56
Mi ricordai che i miei genitori erano re
57
Mi ricordai della perla,
58
e incominciai a incantare
59
Lo costrinsi a dormire e lo cullai nel suo
60
e il nome del nostro secondo
61
Afferrai la perla e mi volsi
62
Mi tolsi la loro sordida e immonda veste
63
e subito ripresi la via del ritorno
64
La mia lettera, la mia destatrice,
65
e come essa mi destò con la sua voce
66
Essa che abita nel palazzo
67
con la sua voce e con la sua guida
68
e con il suo amore mi sospinse.
69
Procedendo, passai da Sarbug,
70
giunsi alla grande Maishan,
71
posta in riva al mare.
72
L'abito splendido che mi ero tolto
73
da Ramtha e Rekem
74
per mezzo dei loro tesorieri
[112]
75 Io più non ricordavo il suo modello
76
ma subito, non appena lo ricevetti,
77
L'osservai molto bene
78
giacché noi due eravamo distinti
79
Anche i tesorieri, che lo portarono,
80
erano due, ma in un'unica sembianza
81
dalle mani di colui che per mezzo di loro
82
la mia veste ricamata,
83
di oro e berilli, di rubini e agate,
84
di sardonici dai colori diversi.
85
con fermagli di diamante
86
l'immagine del re dei re
87
e come pietre di zaffiro
[113]
88 Vidi che in tutto il suo essere
89
e che si preparava a parlare,
90
udii il suono degli accenti
91
"Io sono colui che è operoso nelle azioni
92
io mi compresi e percepii che la mia statura
93
Con i suoi movimenti regali
94
e sulle mani dei suoi dispensatori
95
L'amore mi spingeva a correre,
96
mi protesi in avanti e lo presi.
97
e mi avvolsi interamente nella mia toga,
98
l'indossai e mi recai su alla porta.
99
Chinai il capo e adorai la maestà
100
io avevo adempiuto i suoi comandamenti
101
alla sua porta
102
egli si rallegrò di me e mi accolse
103
mentre lo lodava
104
Promise che anche alla porta
105
con la mia offerta e con la perla
L'inno
dell'apostolo Giuda Tomaso, pronunciato quand'era in prigione, è terminato.
[114]
Mutamento di Migdonia. Carisio, marito di Migdonia, ritornò a casa contento
perché pensava in cuor suo che d'ora in avanti sua moglie sarebbe stata con lui
come prima che udisse la parola di Giuda e credesse in nostro Signore Gesù
Cristo, Figlio di Dio. Quando Carisio giunse, trovò la moglie seduta, lo
sguardo rivolto a terra, le vesti strappate; a motivo di Giuda era divenuta come
una pazza. Egli le domandò "Migdonia, che è questa malata follia che si
è impossessata di te? Perché hai fatto tali cose? Io sono Carisio, lo sposo
della tua giovinezza. Io sono colui che per gli dèi e per la legge ha potere su
di te. Perché ti sei comportata come una pazza? Perché sei diventata oggetto
di scherno per l'intero paese? Da questo momento togliti dalla mente il pensiero
di quel mago! Sto infatti per togliere la sua presenza di sotto ai tuoi occhi,
di modo che non lo veda mai più".
[115]
Udite tali cose da Carisio, suo sposo, lei rimase amaramente triste e afflitta.
Ma egli proseguì ancora: "Che delitto hai tu commesso contro gli dèi che
ti lasciarono precipitare in questa sventura? Che peccato hai tu contratto
davanti ad essi che ti hanno condotto a questa umiliazione e degradazione? Ti
prego, Migdonia, la tua vista non torturi più la mia anima, non affliggere
oltre il mio cuore con l'affanno per te. Io sono Carisio, lo sposo della tua
giovinezza, sono il tuo vero sposo, onorato e temuto da tutto il paese. Non so
che cosa debbo fare, non so come mi devo comportare, né che cosa escogitare.
[116]
Mentre Carisio, piangendo, diceva queste cose, Migdonia sedeva muta e sorda come
un sasso, senza guardarlo, e rivolta a terra.
[117]
Allorché Carisio terminò di dire queste cose, Migdonia gli disse:
"Carisio, colui ch'io amo è superiore a tutto ciò che tu possiedi e a
tutto quello che tu hai. Tutto quello che tu hai è della terra e resta sulla
terra, mentre colui ch'io amo è in cielo, e mi prenderà in cielo con lui.
Infatti, la tua ricchezza passa, la tua bellezza svanisce, i tuoi abiti si
invecchiano, si logorano e periscono, e tu sei lasciato solo con i tuoi peccati
e le tue mancanze. Se tu non ti liberi di loro, essi ti seguiranno. Non
ricordarmi le tue passate azioni con me, per le quali io supplico il mio Signore
affinché le cancelli. Non ricordarmi gli impuri e immondi piaceri e le tue
azioni carnali, dalle quali prego di poter essere liberata dall'amore del mio
Signore. Ho dimenticato tutte le tue pratiche e familiarità, il tuo agire è
giunto alla fine. Il mio Signore e salvatore Gesù dimora per sempre con quelle
anime che si sono rifugiate in lui. Colui nel quale mi sono rifugiata e nel
quale ho creduto, mi salverà e mi libererà da tutte le azioni vergognose ch'io
ero solita compiere con te quando non ero credente".
[118]
Quando ebbe terminato di dire queste cose, se ne andò a dormire. Migdonia,
invece, senza essere scorta da alcuno, prese venti zuze e andò alla prigione
per darle ai custodi dei prigionieri affinché le permettessero di recarsi da
Giuda.
X
Atto
decimo: Migdonia riceve il battesimo
[119]
Migdonia stava meditando su queste cose, allorché giunse Giuda entrando
dall'ingresso posteriore. Lei rimase spaventata e, dal timore, cadde a terra.
Egli le si avvicinò e le disse: "Non temere, Migdonia! Gesù Cristo non ti
lascerà, il tuo Signore al quale tu hai affidato l'anima tua, non ti abbandonerà;
il benevolo, la cui grazia è grande, non ti lascerà! Il benigno, in forza
della sua bontà, non ti abbandonerà! Il buono, in forza della sua bontà, non
ti lascerà e il grande, in forza della sua grandezza, non ti abbandonerà!
[120]
Migdonia gli disse: "Dammi il segno di Gesù Cristo e concedimi di ricevere
il suo dono dalle tue mani, prima che tu te ne parta da questo mondo".
[121]
Dopo che Narchia ebbe portato queste cose, Migdonia si scoprì il capo e si pose
davanti al santo apostolo. Egli, allora, prese l'olio e si accinse a versarlo
sul suo capo, dicendo: "Olio santo, datoci per l'unzione, nascosto mistero
della croce, che attraverso di lui è reso visibile, tu che rafforzi le membra
malate, tu Signore nostro Gesù vita, salute e remissione dei peccati, manda la
tua potenza affinché dimori in questo olio e fa' che la tua santità abiti in
esso!". Versando l'olio sul capo di Migdonia, disse: "Guariscila dalle
sue ferite del passato, lava le sue piaghe, fortifica la sua debolezza!".
[122]
Giuda esclamò: "Chi mai è come te, Dio, che non rifiuti all'uomo il tuo
amore e la tua bontà? Chi è come te nella bontà e nella grazia, eccetto tuo
Padre, per il quale tu hai liberato il mondo dalla miseria e dall'errore? Amore
che vinse la concupiscenza, verità che distrusse la menzogna! Tu sei amabile e
in te non c'è nulla di brutto, tu sei l'umile che buttò giù la superbia, tu
sei il vivente che distrusse la morte, tu sei il pacifico che ha posto fine alla
fatica! Gloria all'unigenito del Padre, gloria alla bontà inviata per mezzo
della bontà, gloria alla tua bontà che riposa su di noi!".
[123]
Di buon mattino, Carisio si recò da Migdonia e dalla sua nutrice e le trovò
che pregavano così: "Dio nuovo, che sei venuto qui per opera di uno
straniero; Dio santo, che sei nascosto a tutta la stirpe degli Indiani; Dio, che
ci hai mostrato la tua gloria per opera del tuo apostolo Tomaso; Dio, al quale
noi siamo accorsi, avendo compreso che in te c'è la vita e che ce la puoi dare;
Dio, che hai raggiunto la nostra piccolezza, a motivo della tua misericordia e
della tua grazia; Dio, che ci hai cercato quando noi non ti conoscevamo; Dio,
che sei in alto ma al quale nulla è nascosto di quanto si trova nelle profondità;
tu, Signore, tieni lungi da noi la ferocia di Carisio, arresta la sua bocca
bugiarda e gettalo ai piedi dei tuoi credenti!".
[124]
Le si avvicinò nuovamente per supplicarla: "Se tu mi acconsentirai, io non
proverò più alcuna pena. Ricorda, sorella mia, il giorno del matrimonio, il
primo giorno nel quale tu mi hai accolto come sposo, e dimmi ora schiettamente
che cosa ti è più caro, io a quell'epoca o Gesù adesso?".
[125]
Dopo aver udito queste cose, Carisio andò a riferirle al re Mazdai. Il re gli
rispose: "Prendiamolo ed eliminiamolo!". Ma Carisio gli disse:
"Abbi ancora un po' di pazienza verso di lui! Fallo uscire dalla prigione,
parlagli, minaccialo; forse egli se ne andrà e convincerà Migdonia a
comportarsi con me come prima".
[126]
Il re Mazdai domandò a Giuda: "Perché insegni tu una dottrina detestata
dagli dèi e dagli uomini e nella quale non c'è nulla di buono?". Giuda
rispose: "Che cosa insegno io di male?". Mazdai replicò: "Dici
che gli uomini non possono vivere per Dio se non conservandosi puri per il Dio
che tu predichi".
[127]
Udite queste cose, Mazdai disse a Giuda: "Ti lascio libero! Va' da
Migdonia, moglie di Carisio, e persuadila a non abbandonarlo". Ma Giuda gli
rispose: "Se tu mi vuoi fare qualcosa, non indugiare! Se lei, infatti, ha
realmente ricevuto quanto ha udito, né il ferro né il fuoco né alcun altro
male peggiore di questi le potrà nuocere o separarla da colui che ha preso
possesso della sua anima".
[128]
Allontanatosi dalla presenza del re Mazdai, Giuda Tomaso fu avvicinato da
Carisio che gli disse: "Non ho mai compiuto nulla di male né verso gli dèi
né verso gli uomini; ti domando, dunque, perché tu mi hai tirato addosso
questa calamità? Perché hai tu portato in casa mia questo disastro? Che
vantaggio ritrai tu da questo? Dimmi ciò che vuoi e te lo darò senza indugio.
Perché mi fai un torto, quando sai che non puoi sfuggire dalle mie mani? Sappi
che se tu non la convinci, eliminerò da questa vita sia tu che lei e, infine,
toglierò anche me stesso da questo mondo. Se, come tu affermi, c'è una vita e
una morte, una condanna e una vittoria, un giudizio e una ricompensa, io mi
presenterò in giudizio con te; e se il Dio che tu predichi è giusto e infligge
i castighi in modo giusto, io sarò ricompensato: io, infatti, non ti ho fatto
alcun male, mentre tu mi hai rattristato; io non ho peccato contro di te, mentre
tu hai peccato contro di me. Ma anche quaggiù posso vendicarmi su di te agendo
verso di te come tu hai agito verso di me. Ascoltami, dunque, vieni a casa mia
con me, parla a Migdonia e convincila ad essere con me come era prima che
vedesse il tuo volto".
[129]
Detto ciò, Giuda entrò in casa di Carisio. Migdonia era seduta e di fronte a
lei c'era Narchia; aveva tra le mani le sue guance e diceva alla sua nutrice:
"Passino veloci i giorni, madre mia, si riducano a una sola le ore, possa
io partire da questo mondo e andare a contemplare colui che è bello del quale
ho udito parlare, il vivente e datore di vita a coloro che credono in lui, là
ove non c'è né la notte né il giorno, ove non sono tenebre ma solo luce, ove
non c'è né il bene né il male, né il ricco né il povero, né il maschio né
la femmina, né gli schiavi né i liberi, ove non sono gli orgogliosi che
spadroneggiano sugli
[130]
Giuda le disse: "Sorella mia, Migdonia, ubbidisci a ciò che ti dice tuo
fratello Carisio!". Migdonia rispose: "Tu che sei incapace di
menzionare quell'atto, come puoi convincermi a compierlo? Io ti ho sentito dire:
"Questa vita temporale non è che un prestito, questo riposo è soltanto
passeggero, queste ricchezze non durano". Tu hai detto ancora: "Chi
odia questa vita, riceverà la vita perpetua. Chi odia la luce del giorno e
della notte andrà a ricevere la luce nella quale non v'è alcuna notte".
Tu hai detto pure: "Chi abbandona questi beni terreni, troverà i beni
perenni"; ed altre cose simili. Tu hai detto quello perché ora hai timore.
[131]
Battesimo del generale. Giuda uscito dalla casa di Carisio, andò in casa del
generale Sifur e quivi abitò. Sifur disse a Giuda: "Preparati una camera
per insegnarvi". E fece come gli era stato detto. Il generale Sifur gli
disse ancora: "Io, mia moglie e mia figlia d'ora in avanti vivremo
santamente, con una sola mente e un solo amore. Supplichiamo di potere ricevere
il segno dalle tue mani, diventare veri servi di nostro Signore ed essere
annoverati nel suo gregge e nel numero delle sue pecore". Giuda rispose:
"Sto pensando che cosa dire ed ho paura. Conosco ciò che so, ma non lo
posso esprimere".
[132]
Cominciò poi a parlare del Battesimo, dicendo: "Questo è il Battesimo per
la remissione dei peccati. Questo genera l'uomo nuovo. Questo è il restauratore
delle intelligenze, colui che unisce l'anima e il corpo, colui che pone l'uomo
nuovo nella Trinità e diviene partecipe della remissione dei peccati. Gloria a
te, potenza nascosta del Battesimo! Gloria a te, potenza nascosta che ti
comunichi a noi nel Battesimo! Gloria a te, potenza invisibile, che ti trovi nel
Battesimo! Gloria a voi, nuove creature, rinnovate per opera del Battesimo al
quale si sono avvicinate con amore!".
[133] Quando furono battezzati e rimisero i loro vestiti, egli fece portare pane e vino, li pose sulla tavola e cominciò a benedirlo, dicendo: "Pane vivo onde quelli che ne mangiano non muoiono! Pane che riempi, con la tua benedizione, le anime affamate! Tu sei degno di ricevere il dono e di essere per la remissione dei peccati, affinché non muoiano quelli che mangiano di te! Invochiamo su di te il nome del Padre, invochiamo su di te il nome del Figlio, invochiamo su di te il nome dello Spirito, il nome esaltato a tutti nascosto". E proseguì: "Nel tuo nome, Gesù, venga la potenza della benedizione e del ringraziamento e riposi su questo pane, affinché tutte le anime che ne partecipano siano rinnovate e siano perdonati i loro peccati". Poi egli lo spezzò e ne diede a Sifur, a sua moglie e a sua figlia.
XI
Atto
undecimo: della moglie di Mazdai
[134]
Dopo avere congedato Giuda Tomaso, il re Mazdai andò a cenare a casa sua, e
narrando a sua moglie quanto era accaduto al suo parente Carisio, le disse:
"Vedi, sorella, ciò che è accaduto a quel poveretto! Tu sai, sorella
Terza, che l'uomo non ha alcuno come la propria moglie nella quale trova la
pace. Ora avvenne che Migdonia andò a vedere uno stregone del quale aveva
sentito parlare e aveva udito le opere; costui la ammaliò e, non so come, lei
si separò da suo marito, il quale non sapeva più che cosa fare. Io volevo
ucciderlo, ma egli non mi permise. Vai tu, e consigliala ad ascoltare suo marito
e a non seguire le parole vane di quell'uomo".
[135]
Alzatasi di buon mattino, Terza andò a casa di Carisio, parente di suo marito,
e trovò Migdonia seduta per terra, vestita di sacco e cosparsa di cenere, che
supplicava dal Signore il perdono dei suoi peccati passati e una spedita
liberazione da questo mondo. Entrata da lei, disse a Migdonia: "Mia
sorella, mia diletta e intima amica, che è questa follia che ti ha preso? Com'è
che sei diventata come una pazza? Pensa a te stessa, pensa alla tua famiglia!
Abbi un pensiero per i tuoi numerosi parenti, abbi pietà del tuo vero sposo e
non fare alcuna cosa che non sia degna della tua nascita come persona
libera!".
[136]
Terza segue Tomaso. Udite queste cose da Migdonia, Terza si affrettò subito
alla casa del generale Sifur per vedere l'apostolo che là era giunto.
[137]
Dopo avere udito queste cose, Terza se ne andò a casa piena di gioia, ed
incontrò suo marito, Mazdai, che l'attendeva: non aveva ancora desinato. Le
domandò: "Perché mai il tuo ingresso dalla strada mi pare oggi più
allegro che in qualsiasi altro giorno? E perché sei venuta a piedi, cosa che
non s'addice a donne come te?". Terza rispose a Mazdai: "Ti sono grata
di avermi mandata da Migdonia! Andai, sentii parlare di un'altra vita e vidi
l'apostolo del nuovo Dio. Io credo che egli sia l'apostolo del Dio che dà la
vita a chiunque crede in lui e adempie la sua volontà. Ho dunque il dovere di
ricompensarti della gentilezza che tu hai avuto per me: ti do un buon consiglio,
affinché tu pure possa diventare re o principe in cielo purché tu mi voglia
ascoltare e compiere quello che ti dico. Ti esorto a temere il Dio venuto qui
per mezzo di questo straniero e a mantenerti puro per questo Dio; la tua regalità,
infatti, è passeggera e la tua quiete sarà mutata in tormento. Ma va da
quest'uomo, credi a ciò che dice, e vivrai per sempre".
[138]
Trovò per strada il suo parente Carisio e gli disse: "Perché mi hai preso
come tuo compagno nello sheol? Perché mi hai danneggiato, senza alcun guadagno?
Perché sei stato ingiusto verso di me, senza riceverne alcun vantaggio? Perché
mi hai ucciso, senza conquistarti la vita? Perché hai compiuto una malvagità
contro di me, quando non ne avevi alcun diritto? Perché non mi hai lasciato
eliminare quello stregone, prima che con i suoi incantesimi corrompesse mia
moglie?". E seguitava a rimproverare Carisio.
XII
Atto
dodicesimo: Vizan, figlio di Mazdai, e Tomaso
[139]
Giunse Vizan, figlio di Mazdai, e disse ai servi: "Datelo a me! Voglio
parlare con lui fino all'arrivo del re". Ed essi glielo diedero.
[140]
Il giovane Vizan, persuaso da nostro Signore, cercava la maniera di liberare
Giuda. Mentre rifletteva su di ciò, giunse il re. Vennero i servi, presero
Tomaso e lo condussero fuori. Uscì con lui anche Vizan e si mise al suo fianco.
[141]
Quando il re vide questa quantità d'acqua, disse a Giuda: "Domanda al tuo
Dio che ci liberi da questa morte per alluvione, affinché non moriamo così".
Giuda pregò, dicendo: "Signore nostro Gesù, io ti chiedo di arginare
questo elemento confinandolo in un solo luogo. Tu hai mandato in diversi luoghi
il tuo servo e il tuo apostolo Giuda, e per mezzo suo tu hai concesso molti
segni meravigliosi, tu che fai sì che la mia anima aneli affinché io pure
riceva il tuo splendore; datore della ricompensa per tutti i miei travagli, tu
che lasci che la mia anima sia in pace con la sua natura senza alcuna relazione
con ciò che è nocivo tu che in ogni tempo sei la causa della mia vita, fai
cessare questa alluvione affinché non si innalzi superba e distruggitrice: ci
sono, infatti, alcuni dei presenti che crederanno in te e vivranno". Appena
Giuda terminò la preghiera, ci fu quiete e a poco a poco le acque furono
assorbite e disparvero, mentre il luogo ritornò asciutto come era prima. Quando
vide ciò, il re Mazdai disse: "Trascinatelo in prigione fino a quando
decideremo il da farsi".
[142]
Tomaso imprigionato. Giuda andò per essere imprigionato e tutto il popolo lo
seguiva, mentre Vizan, figlio del re Mazdai, camminava a destra di Giuda e il
generale Sifur alla sinistra. Entrato in prigione, Giuda permise che Sifur,
Vizan, la moglie e la figlia di Sifur, che lo avevano seguito, si sedessero e
ascoltassero la parola di vita; sapevano, infatti, che a motivo della sua grande
collera, il re Mazdai lo avrebbe ucciso.
[143]
Mentre Giuda diceva queste cose, tutti i presenti che ascoltavano pensavano che
la sua dipartita da questo mondo sarebbe avvenuta in quello stesso momento. Ma
Giuda proseguì: "Credete in colui che guarisce tutti i mali, i nascosti e
quelli manifesti, in colui che dà la vita a tutte le anime che gli chiedono
aiuto! Costui, nato libero e figlio di re, divenne schiavo e povero. Costui
guarisce la sua creatura ed è malato per i suoi servi. Costui purifica chi
crede in lui, ed è disprezzato e insultato da coloro che non l'ascoltano.
Costui affrancò dalla schiavitù, dalla corruzione, dalla soggezione e dal
danno le sue proprietà, ed è diventato sottomesso e insultato dai suoi
schiavi, egli che è il Padre celeste, il Signore di tutte le creature, il
giudice del mondo. Costui venne dall'alto, diventò visibile attraverso la
Vergine Maria, e fu detto figlio del falegname Giuseppe. Costui del quale
abbiamo visto con i nostri occhi la piccolezza del corpo, e del quale abbiamo
ricevuto la maestà attraverso la fede. Costui del quale abbiamo palpato con le
nostre mani il sacro corpo, e del quale con i nostri occhi abbiamo visto
l'aspetto rattristato e la cui forma divina noi soli abbiamo contemplato sul
monte. Costui che fu detto impostore, ed è la verità che non inganna, colui
che pagò il tributo e l'imposta per noi e per sé. Costui del quale il nemico
ebbe paura non appena lo vide, tremò e gli domandò chi era, che cosa era detto
di lui, e al quale egli non manifestò la verità, perché in lui non c'è verità
alcuna. Costui sebbene Signore del mondo, dei suoi piaceri, delle sue ricchezze
e delle sue gioie, le tenne lontane da sé, e ammonì quanti lo ascoltano e
credono in lui di non servirsi di queste cose".
[144]
Preghiera al termine della missione. Quand'ebbe finito di pronunciare queste
parole s'alzò per pregare, dicendo: "Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà in terra
come in cielo. Dacci il costante pane del giorno, perdona a noi i nostri debiti
e i nostri peccati affinché noi pure possiamo perdonare ai nostri debitori, e
non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal maligno.
[145]
La mia bocca non basta a lodarti, né la mia intelligenza a glorificare la tua
bontà verso di me. Mentre io desideravo acquistare e diventare ricco, tu mi
mostrasti, con una visione, che l'infelicità di molti deriva dalla ricchezza e
dalle possessioni; io credetti alla tua visione e sono rimasto in continua
povertà fino a quando tu, vera ricchezza, ti manifestasti a me riempiendo della
tua vera ricchezza quelli che sono degni di te, e liberandoli dal bisogno, dalla
sollecitudine e dall'avarizia.
[146]
Ed egli proseguì ancora: "Ho piantato la tua vigna sulla terra: metta
radici in profondità, intrecci i suoi tralci verso l'alto, appaiano i suoi
frutti sulla terra, e ne gioiscano coloro che ti sei acquistati, che sono degni
di te. Il denaro che tu mi hai dato l'ho messo in banca; verificalo e ridammelo
con l'interesse, come tu hai promesso. Con il talento che mi hai dato, ne ho
guadagnato dieci; siano aggiunti a quelli che già avevo, come tu hai promesso.
Ai miei debitori io ho rimesso un talento; la tua mano non esiga ciò che io ho
condonato. Invitato a cena, ci andai subito; non ne volli mai sapere del campo,
dell'aratro e della moglie; non sia dunque allontanato da essa, né abbia a
mangiarne in forza di scongiuri. Sono stato invitato a feste di nozze e ho
indossato abiti bianchi; ch'io sia degno di essi, le mie mani e i miei piedi non
siano legati, né sia gettato nelle tenebre esteriori. La mia lampada splende
della sua luce; il Signore la custodisca fino a quando egli lascia la sala del
banchetto ed io la riceva, ma non la veda mai tremolante a motivo dell'olio. I
miei occhi ti accolgano, il mio cuore gioisca perché io adempio la tua volontà
e adempio i tuoi comandamenti. Ch'io assomigli al servo saggio e timorato di
Dio, che con prudente diligenza non trascura nulla. Mi sono stancato tutta la
notte vegliando per proteggere la mia casa dai predoni, per impedire che vi
irrompessero".
[147]
"Ho cinto i miei lombi di verità, ho legato ai piedi i miei sandali: ch'io
non veda mai allentati i loro legacci! Ho posto la mano al vomere del mio aratro
e non ho mai guardato indietro, affinché i miei solchi non diventassero curvi.
I miei campi sono biancheggianti, pronti, ormai, per la mietitura: possa io
ricevere la ricompensa! Il vestito che si consuma, l'ho consumato, e ho portato
a termine il lavoro che introduce al riposo. Ho vegliato alla prima, alla
seconda e alla terza veglia: possa io accogliere il tuo volto e adorare la tua
santa bellezza! Ho abbattuto e raso al suolo i miei granai: possa io ricevere il
tuo tesoro che non viene mai meno! Ho prosciugato l'abbondante sorgente che era
in me: possa adagiarmi presso la sorgente viva e accanto a essa riposarmi! Il
legato che tu mi hai consegnato, l'ho ucciso; libera lo sciolto che è in me e
non permettere che la mia anima perda la sua fiducia! Ho fatto esterno
l'interno, e interno l'esterno: possa la tua volontà adempiersi in tutte le mie
membra! Non mi sono voltato indietro sempre proteso in avanti: ch'io non sia una
causa di stupore e un segno! Non ho dato vita al morto, non ho messo a morte il
vivo, non ho colmato l'indigente: capo dei due mondi, possiamo ricevere la
corona della vittoria! Sulla terra ho ricevuto disprezzo: dammi una ricompensa
in cielo!".
[148]
"Le potenze non si accorgeranno di me, i capi non terranno consiglio contro
di me, i pubblicani non mi vedranno, né mi opprimeranno gli esattori. Non mi
schernirà l'abbietto, il cattivo non deriderà il valoroso e l'umile; il
valoroso, il mediocre e il grande che esalta se stesso, non oseranno resistere
davanti a me, a motivo della tua forza vittoriosa che mi circonda, Gesù;
fuggano e si nascondano, incapaci di resistere, poiché con astuzia e di
nascosto piombano su coloro che obbediscono ad essi. I miei figli gridano e
risplendono, nessuno si può celare ai loro sguardi perché la loro natura è
fragrante. Da essi si distinguano i malvagi: il loro albero fruttifero è
amarezza; transiterò in silenzio dal loro posto e verrò da te. Mi sorreggano
la gioia e la pace, ed io giungerò davanti alla tua gloria! Non mi osservi il
calunniatore: i suoi occhi siano accecati dalla tua luce, nella quale io dimoro,
e la sua bocca menzognera se ne stia chiusa, giacché ha della cattiveria contro
di me".
[149] Poi riprese a dire a coloro che erano con lui in prigione: "Figli miei, credete nel Dio ch'io predico. Credete in Gesù Cristo, ch'io annunzio. Credete in colui che è il datore di vita e l'aiuto dei suoi servi. Credete nel datore di vita, a quanti lavorano alla sua opera, in colui nel quale gioisce la mia anima essendo giunto per me il momento di andarlo a ricevere. Credete in colui che è bello e la cui bellezza mi incita a dire ciò che egli è, sebbene io sia incapace di dirlo pienamente. Tu, mio Signore, sei colui che nutre la mia povertà, colui che sopperisce alla mia deficienza, colui che provvede al mio bisogno. Sii con me fino in fondo, affinché io possa venire e ricevere te".
XIII
Atto
tredicesimo: Vizan riceve il Battesimo
[150]
Il giovane Vizan, figlio del re Mazdai, gli domandò: "Te ne supplico,
apostolo di Dio, permettimi di andare a supplicare i custodi dei prigionieri
affinché mi concedano che tu venga con me a casa mia per darmi il segno della
vita e così diventi anch'io un servo di questo nuovo Dio che tu predichi. Io
camminavo in conformità di tutte le cose che tu hai detto fino dalla mia
gioventù, fino a quando mio padre, facendomi violenza, mi diede in moglie
Manashar. Ho ventun anni e sono sette che sono unito in matrimonio con una
donna; prima di sposarmi non conobbi altra donna e da mio padre ero ritenuto un
buon a nulla. Dalla donna ch'egli mi ha dato, finora non ho avuto né figlio né
figlia e mia moglie, in tutti questi anni, ha vissuto con me in piena castità.
Ed oggi, se essa fosse stata bene, se ti avesse visto e avesse udito la tua
parola, io sarei tranquillo, essa vivrebbe e avrebbe ricevuto la vita perpetua;
ma essa è da lungo tempo afflitta e malata. Io dunque supplicherò i custodi
dei prigionieri, qualora tu mi prometti di venire con me a casa mia: io,
infatti, vivo da solo in casa mia e tu guarirai la povera malata".
[151]
Mentre stavano parlando, presso la porta della prigione si trovavano Terza,
Migdonia e Narchia sua nutrice. Esse diedero 360 dramme ai custodi dei
prigionieri, i quali le lasciarono andare da Giuda. Entrate, videro Giuda, Sifur,
Vizan e la moglie e la figlia di Sifur, e tutti i prigionieri che, seduti,
ascoltavano Giuda.
[152]
Terza gli rispose: "Tu non ci hai mai abbandonato eccetto che per un
momento, e non sai come siamo state chiuse qui dentro? Ma se tu lo vuoi sentire,
senti. Il re Mazdai mandò a chiamare me, Terza, mi fece condurre da lui e mi
disse: "Quello stregone non ti ha ancora vinto perché, a quanto ho sentito
dire, egli incanta con acqua, pane e vino e tu non sei stata ancora incantata.
Ma ascolta ciò che ti dico, io non ti torturerò e non ti ucciderò; so,
infatti, che fino a quando egli non ti avrà dato acqua, olio, pane e vino non
avrà su di te pieno potere". Io gli risposi: "Fammi quello che tu
vuoi! Tu hai il potere di fare quanto vuoi sul mio corpo, ma io non ucciderò
l'anima mia con te". Udite da me queste cose, mi rinchiuse in una camera
oscura, sotto la sua sala da pranzo. Suo cugino Carisio condusse Migdonia e
Narchia e le chiuse ambedue con me. Ma a noi non mancò mai la luce, tu stesso
ci hai tratte fuori ed ecco che ci troviamo qui davanti a te. Dacci il segno!
Cada la speranza di Mazdai che ha progettato tutte queste cose contro di
me".
[153]
Quando Giuda, apostolo di nostro Signore, udì queste cose, disse: "Sia
gloria a te, multiforme Gesù! Sia gloria a te, che ti mostri simile alla nostra
povera umanità! Sia gloria a te, che ci dai forza e coraggio, che ci rimproveri
e ci consoli, che ci stai vicino in tutte le nostre pene, che fortifichi la
nostra debolezza e dai coraggio al nostro timore!".
[154]
Battesimo ed Eucaristia. Giuda disse a Vizan: "Va' davanti a noi e
preparaci il necessario per il nostro servizio". Vizan gli domandò:
"Chi ci aprirà le porte della prigione? Essi le hanno chiuse tutte e i
custodi sono addormentati". Giuda gli rispose: "Credi in Gesù e non
avere alcun dubbio! Va', e troverai le porte aperte, girate sui loro
cardini". Poi partì e li precedette. Tutti gli altri andarono dietro a
Giuda.
[155]
Mentre parlavano, giunse Giuda con Sifur, sua moglie e la figlia, con Migdonia,
Terza e Narchia dirette alla casa di Vizan. Non appena Manashar, moglie di
Vizan, vide Giuda si inchinò e l'adorò dicendogli: "Sei venuto, mio
guaritore dalla dolorosa malattia? Tu sei colui ch'io vidi in sogno, colui che
mi hai affidato a questo giovane affinché mi conducesse da te in prigione. La
tua gentilezza non permise ch'io mi stancassi e tu stesso sei venuto da
me". Ciò detto si guardò attorno e vide che il giovane non c'era più;
disse quindi a Tomaso: "Sono incapace di camminare da sola, e il giovane al
quale mi avevi affidato non è più qui". Giuda le rispose: "Il tuo
sostegno sarà Gesù!". Lei allora corse e andò avanti a loro; quando
entrarono in casa di Vizan, figlio di Mazdai, era notte, ma nostro Signore dava
loro luce in abbondanza.
[156]
E Giuda prese a pregare così: "Compagno e aiuto del debole, speranza e
fiducia del povero, rifugio e riposo dello stanco, voce che viene dall'alto a
confortare i cuori dei tuoi credenti, asilo e porto di quanti percorrono la
regione delle tenebre, medico senza onorario che tra gli uomini fosti crocifisso
per molti e per il quale nessuno fu crocifisso! Tu discendesti nello sheol con
grande potenza, i morti ti videro e riacquistarono la vita e il principe della
morte non pot‚ sopportarlo! Tu salisti con grande gloria portando con te
quanti avevano cercato rifugio in te, tracciando loro il sentiero verso l'alto
sicché tutti i redenti seguirono le tue impronte! Tu li portasti nel tuo gregge
mescolandoli con le tue pecore!
[157]
Terminata questa preghiera, disse a Migdonia: "Figlia mia, svesti le tue
sorelle". Lei le svestì, pose su di loro delle cinture e le fece
avvicinare a lui. Il primo a giungere fu Vizan.
[158]
Dopo che furono battezzati e salirono, portò del pane, e la miscela in una
coppa e recitò su di essi la benedizione, dicendo: "Noi mangiamo il tuo
santo corpo che fu crocifisso per noi e beviamo il tuo sangue vivificatore che
fu versato per noi. Il tuo corpo ci sia vita e il tuo sangue ci sia remissione
dei peccati.
Martirio
dell'apostolo Tomaso
[159]
Giuda ritornò in prigione e così pure Terza, Migdonia e Narchia ritornarono in
prigione. Giuda disse loro: "Figlie e sorelle mie nel Signore, mie compagne
e ancelle di Gesù Cristo, ascoltatemi in quest'ultimo giorno: affiderò a voi
la mia parola, giacché in questo mondo non parlerò mai più con voi. Sarò
innalzato a nostro Signore Gesù Cristo, a colui che mi vendette, a colui che
abbassò la sua nobile anima alla mia pochezza, trasportandomi alla sua
grandezza che non tramonta e ritenendomi degno di essere suo servo sincero e
verace. Gioisco che il tempo sia giunto a compimento, che sia giunto il giorno
di andare a ricevere la ricompensa dal mio Signore. Colui, infatti, che mi
ricompensa sa come debbo essere ricompensato, giacché non è né malvagio né
invidioso, bensì è generoso nei suoi doni: egli dà senza misura, sicuro della
inesauribilità della sua ricchezza. Figlie mie, ascoltate.
[160]
Io non sono Gesù, ma servo di Gesù. Io non sono il Cristo, ma un suo ministro.
Io non sono il Figlio di Dio, bensì prego e supplico di poter essere giudicato
degno di Dio. Voi, figlie mie, dimorate nella fede di Gesù Cristo, e mirate
alla speranza del Figlio di Dio. Non siate affrante, figlie mie, nella
persecuzione, vedendomi trattato ignominiosamente, imprigionato e morto, non
sorga in voi dubbio alcuno: io, infatti, adempio la volontà del mio Signore.
Voi sapete che s'io pregassi di non morire, lo potrei fare; ma questa che si
vede non è la morte, bensì una liberazione da questo mondo. Perciò io
l'accolgo con gioia, sono liberato per potere andare a ricevere colui che è
magnifico, colui che amo, colui che è amato. Ho lavorato molto, al suo
servizio, ho portato a termine il mio compito per merito della sua grazia che mi
ha sostenuto e non mi ha abbandonato.
[161]
Quando Giuda ebbe finito di parlare, esse entrarono nella casa oscura. E Giuda
disse loro: "Datore di vita, tu che hai sopportato, per noi, molte cose,
fa' che queste porte ritornino come erano, fa' che siano sigillate con i loro
sigilli". Le lasciò e andò anch'egli in prigione. Esse rimasero afflitte
e piangevano sapendo che il re Mazdai lo avrebbe ucciso.
[162]
Andato in prigione, trovò i custodi che litigavano e dicevano: "Che male
abbiamo fatto a questo stregone che con i suoi incantesimi ha aperto le porte
con l'intento di fare uscire tutti i prigionieri? Andiamo a manifestarlo al re
Mazdai e diciamogli anche di sua moglie e di suo figlio, venuti da lui".
[163]
Il re Mazdai andò a sedersi nell'aula del tribunale e mandò a prendere Giuda,
lo fece spogliare e gli fece mettere una cintura ai fianchi; lo condussero poi
davanti a Mazdai.
[164]
Dopo queste cose, Mazdai rifletteva su quali ordini impartire per farlo morire
dato che aveva paura della grande moltitudine presente: molti, infatti,
credevano in nostro Signore, anche tra i nobili del re.
[165]
Il popolo correva dietro Giuda per liberarlo, ma i soldati lo scortavano con
lance affiancandolo a destra e a sinistra mentre quel principe lo teneva per
mano e lo reggeva.
[166]
Salito Giuda sulla montagna dove essi dovevano pugnalarlo, disse a quelli che lo
tenevano: "Almeno ora, che sono sul punto di partire da questo mondo,
ascoltatemi! Non siano ciechi gli occhi del vostro cuore, né siano sorde le
vostre orecchie da non ascoltare! Credete in questo Dio ch'io predico, non
seguitate a camminare secondo la pervicacia del vostro cuore! Camminate secondo
tutte le virtù che si addicono alla libertà e alla gloria degli uomini, e alla
vita di Dio".
[167]
Giuda disse a Vizan: "Figlio del re terreno, Mazdai, e servo di Gesù
Cristo, lascia che gli inservienti compiano la volontà del loro re Mazdai. Io
vado a pregare". Vizan parlò ai soldati, ed essi permisero che Giuda
andasse a pregare.
[166]
Dopo avere pregato così, Giuda disse ai soldati: "Venite e portate a
compimento la volontà di chi vi ha mandato!". I soldati si avvicinarono,
lo colpirono tutti insieme ed egli cadde a terra e morì. I fratelli piansero
tutti insieme. Portarono dei bei capi di vestiario e molti indumenti di lino, e
seppellirono Giuda nel sepolcro ove erano stati sepolti gli antichi re.
[169]
Dopo la morte di Tomaso. Sifur e Vizan non avrebbero voluto più scendere in
città: se ne stettero là tutto il giorno e passarono là anche la notte. Ma
Giuda apparve loro e disse: "Io non sono qui! Perché ve ne state qui a
farmi la guardia? Sono salito dal mio Signore e ho ricevuto ciò a cui miravo e
aspettavo. Alzatevi dunque, andate giù di qui, ancora un breve istante e poi
voi pure vi unirete a me".
[170]
Dopo molto tempo accadde che uno dei figli del re Mazdai fosse assalito dal
demonio; nessuno riusciva a legarlo perché era molto violento.
Qui
finiscono gli atti di Giuda Tomaso, apostolo di nostro Signore Gesù Cristo, che
fu martirizzato in terra indiana per ordine del re Mazdai.
Gloria
al Padre, al Figlio e allo Spirito santo, ora e sempre nei secoli. Amen.
Inno
di lode dell'apostolo
"Lode
al Padre celeste, signore dell'universo, ineffabile, nascosto per tutte le
epoche nello splendore della tua gloria!
Gloria
al Figlio, primogenito della vita, Verbo di vita, che procede dal Padre eccelso!
Lode
al Padre unico, che con saggezza si riflette in tutte le creature e in tutte le
epoche!
Gloria
al Figlio della luce, che con saggezza, possanza e intelligenza è presente in
ogni epoca!
Lode
al Padre eccelso, che per opera di tutti i suoi profeti è uscito dal
nascondimento all'aperto!
Gloria
al Figlio dell'amore per opera del quale, nel silenzio, fu eseguita ogni cosa
con saggezza!
Lode
al Padre glorioso, che genera il suo primogenito nel silenzio e nella quiete
della mente!
Gloria
al Figlio adorabile, la cui forma sorse, nella quiete e nella gloria, dal Padre!
Lode
al Padre buono, che per mezzo dello Spirito santo rivelò ai suoi profeti il
mistero del suo primogenito!
Gloria
al Figlio eletto, che per mezzo dei suoi apostoli ha rivelato a tutti i popoli
la gloria del Padre!
Lode
al Padre sereno che per mezzo del suo primogenito, datore di vita alla sua
creatura, santifica la sua maestà!
Gloria
al Figlio bello, che sorse dallo splendore del Padre e liberò le nostre anime
con il suo sangue puro!
Lode
al Padre onnipotente, che abita nella luce gloriosa, nascosto nella sua gloria,
a tutti manifesto per opera della sua grazia!
Gloria
al Figlio perfetto, che fu seminato in una terra viva e che prima dei secoli è
nel suo Padre santo!
Lode
al Padre, che a tutto provvede, sempre in alto e nel profondo, ma non c'è luogo
privo di lui!
Gloria
al Figlio, frutto adorabile, che sorse con amore verso tutti, rivestì la nostra
umana natura e uccise il nostro nemico!
Lode
al Padre infinito, che per mezzo degli effluvi del suo spirito ha formato gli
angeli e i suoi servi come un fuoco ardente!
Gloria
al Figlio della luce che procede sul vento e sulle nuvole sante ammantato della
luce del Padre!
Lode
al Padre, che dà la vita a tutti, che per opera del prediletto ha radunato
tutte le generazioni per la sua gloria perché gli dessero gloria!
Gloria
al Figlio della vita, con il cui dono il Padre nutre i santi che procedettero da
lui e raggiunsero i sentieri della pace!
Sia
lode al Padre, che dà la vita a tutti, che, nella quiete e nella tranquillità,
rivelò ai suoi santi i misteri del Figlio per opera dello Spirito santo!
Gloria
al Figlio, frutto del Padre, che ha portato a compimento l'opera del Padre suo,
ha redento i suoi cari e nasconde i suoi eletti sotto le sue ali!
Lode
al Padre buono, che con l'amore e la grazia, per opera del suo prediletto, per
mezzo della morte in croce, dà la vita a tutte le creature!
Gloria
al Figlio primogenito, che con il suo corpo nutre le generazioni, cancella i
nostri peccati con il segno delle sue stigmate e aspergendo su di noi il suo
sangue!
Lode
al Padre buono, che dimora in ogni cuore puro, nella mente dei suoi adoratori,
il cui aspetto nascosto a tutti, ci è manifesto per opera del suo Cristo!
Gloria
al Figlio Verbo, che nella quiete annunzia la sua venuta, che ha indossato la
nostra umanità e ci ha redento con il suo sangue puro e vivo!
Lode
al Padre vivo, che ha vivificato la nostra natura mortale, mentre eravamo
lontani dalla sua via, la cui misericordia ci raggiunse mentre eravamo morti e
perduti!
Gloria
al Figlio amato, che vivificò la nostra natura mortale, e distolse il nostro
errore, fu per noi una medicina vivificante con il suo corpo datore di vita e
con l'aspersione del suo sangue vivo!
Lode
al Padre, che trascende ogni bocca e ogni lingua, che ci rappacifica con noi
stessi per mezzo del suo Cristo, che abbiamo gustato per mezzo del suo frutto
divenendo poi figli della sua pace!
Gloria
al Figlio pacificatore, che sanò le nostre ferite, ci dimostrò la nostra
pervicacia, raddrizzò il nostro smarrimento, ci fece camminare sulla sua via e
per lui abbiamo conosciuto il Padre!
Lode
al Padre onnipotente, che ci ha mandato il suo frutto vivo e vivificante, che
con il sangue del Crocifisso pacificò la sua grazia con le sue creature!
Gloria
al Figlio Verbo della luce, che sorse dall'eccelso e ci saziò con la sua
sapienza, purificò la nostra immondezza e vivificò la nostra mortalità con il
suo segno, la croce luminosa!
Lode
al Padre di ogni lode, il suo nome sia grande in ogni epoca perché senza
guardare ai nostri debiti ci ha vivificato per opera del suo Cristo, vita della
sua volontà!
Gloria
al Figlio, nostro sacerdote, voce generatrice della conoscenza, che ci perdonò
per mezzo della sua offerta pura e santa e versò il suo sangue vivo per i
peccatori!
Lode
al Padre eccelso, nascosto a tutte le epoche e palese ai suoi adoratori,
conforme alla sua volontà!
Gloria
al Figlio della vita, che eseguì la volontà del Padre, pacificò le sue
creature affinché per mezzo suo adorino colui che l'ha mandato e diventino
partecipi dei suoi misteri!
Lode
al Padre sublime, per opera del suo prediletto, da ogni ginocchio che si piega
sia in cielo che in terra!
Gloria
al Figlio adorato della perfetta misericordia per opera del quale sorsero per le
creature la pace e la speranza affinché conoscessero il loro creatore!
Lode
al Padre vivificatore di tutti, la cui abbondante misericordia non viene mai
meno per l'effusione dei suoi doni e ha sempre bisogno di farci regali!
Gloria
al Figlio frutto, che è la porta della luce e la via della verità, che ci fa
camminare sulle sue orme affinché giungiamo alla casa del suo Padre sublime!
Lode
al Padre dolce, che ci ha dato la pace per opera del suo vivificatore e ci ha
rivelato i suoi santi e gloriosi misteri per mezzo dell'ascolto della sua
dottrina!
Gloria
al Figlio unigenito del Padre, che versò su di noi la sua misericordia e ci ha
segnato con la sua croce viva e vivificante!
Tutte
le labbra, tutte le lingue, le epoche e le creature occulte e manifeste, lodino
il Padre, adorino il Figlio e glorifichino lo Spirito santo!
Lo
lodino, in alto, i suoi angeli per mezzo del suo Cristo che nell'Ade è
diventato pace e speranza dei morti che vissero e sono stati risuscitati!
Preghiamo
il Signore vivificatore, nostro paraclito, medicina della nostra vita e nostro
segno vittorioso!
Beati
noi, o Signore, che ti abbiamo conosciuto!
Beati
noi, che in te abbiamo creduto!
Beati
noi a motivo delle tue ferite e del sangue sparso per noi!
Beati
noi, perché la nostra speranza sei tu!
Beati noi, perché sei il nostro Dio adesso e per sempre! Così sia".