Corrispondenza apocrifa Paolo
1.
LETTERA AI LAODICESI *
(Ms.
di Fulda)
[1]
Paolo (eletto) non da uomini né per mezzo di un uomo, ma per mezzo di Gesù
Cristo, ai fratelli di Laodicea:
[2]
grazia e pace a voi da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
[3]
In ogni mia preghiera ringrazio Cristo per la vostra permanenza in lui, per la
vostra perseveranza nelle sue opere, nell'attesa della promessa per il giorno
del giudizio.
[4]
Non lasciatevi distogliere dalle vane parole di certi uomini che intendono
allontanarvi dalla verità del vangelo da me predicato.
[5]
Ed ora Dio conceda che i miei discepoli contribuiscano al progresso della verità
del vangelo... e pratichino la bontà e le opere salvifiche della vita eterna.
[6]
Le catene, che sopporto in Cristo, nelle quali godo e mi rallegro, sono ora
pubbliche:
[7]
ciò contribuisce alla mia eterna salvezza, insieme all'aiuto delle vostre
preghiere, con l'assistenza dello Spirito santo, sia per la vita sia per la
morte.
[8]
La mia vita, infatti, è in Cristo e il morire è per me una
[9]
gioia. Egli mostrerà in voi la sua misericordia, facendo sì che abbiate lo
stesso amore e nutriate sentimenti unanimi.
[10]
Dunque, carissimi, mantenete saldamente quanto avete udito quand'ero presente:
come ricordate, così agite nel timore di Dio e avrete la vita per sempre,
[11]
giacché è Dio che agisce in voi.
[12]
Tutto quello che fate, fatelo senza rimpianto.
[13]
Del resto, carissimi, gioite nel Signore e guardatevi da coloro che sono alla
ricerca di sordidi guadagni.
[14]
Tutte le vostre preghiere siano davanti a Dio e voi siate perseveranti nel
pensiero di Cristo.
[15]
Fate tutto ciò che è integro, vero, pudico, giusto, ama
[16-17]
Conservate nel vostro cuore quanto avete udito e ricevuto, e sarà con voi la
pace.
[18]
Vi salutano tutti i santi.
[19]
La grazia del Signore Gesù Cristo sia con il vostro spirito.
[20]
Fate in modo che questa lettera sia letta dai Colossesi e quella dei Colossesi
da voi.
2.
LETTERA AGLI ALESSANDRINI *
(Sacram.
e lezion. di Bobbio)
[1]
Fratelli, noi che siamo sotto l'autorità del Signore, dobbiamo osservare il
comandamento di Dio.
[2]
Coloro che osservano i precetti del Signore, hanno la vita eterna, coloro invece
che rifiutano i suoi comandamenti si attirano una rovina e in ciò (consiste) la
seconda morte.
[3]
Il precetto del Signore è questo: non spergiurare, non rubare, non commettere
adulterio, non dire falsa testimonianza, non ricevere doni contro la verità né
a motivo della tua autorità.
[4]
A colui che è in autorità e rinnega la verità sarà rifiutato il regno di Dio
e sarà calpestato nell'inferno: ove non si entra due volte.
[5]
Quanto siamo fragili e prevaricatori, allorché commettiamo il peccato!
[6]
Non ogni giorno facciamo penitenza, ma ogni giorno aggiungiamo peccato a
peccato.
[7]
Affinché sappiate, fratelli carissimi, che le vostre azioni... in questo libro
sta scritto: "Nel giorno del giudizio ci si ricorderà (delle vostre
azioni)".
[8]
Allora non ci saranno testimoni, né correi, né per quel giudizio i doni
avranno alcun peso! Giacché non c'è nulla al di sopra della fede, della verità,
della castità, del digiuno e dell'elemosina che estingue tutti i peccati.
[9]
E non fare a un altro ciò che non vuoi sia fatto a te.
[10]
Impegnati formalmente per il regno di Dio, e avrai la corona del Signore Gesù
Cristo!
3.
LETTERA DEI CORINZI A PAOLO
E
DI PAOLO AI CORINZI
(Papiro
di Heidelberg e altre versioni)
[1,
1] Stefano e tutti i presbiteri che sono con lui, Dafno, Eubulo, Teofilo e
Zenone al fratello Paolo, salute nel Signore.
[2]
Sono giunti a Corinto due uomini, Simone e Cleobio, che pervertono la fede di
alcuni con parole adulterate
[3]
che ti preghiamo di esaminare:
[4]
giacché né da te né dagli altri apostoli abbiamo mai
udito
cose simili;
[5]
conserviamo, infatti, tutto ciò che abbiamo ricevuto da te e da loro.
[6]
Il Signore ci dimostra dunque la sua misericordia per il fatto stesso che tu sei
ancora
in vita e noi possiamo così ascoltare da te queste cose ancora una volta,
[7]
sia che tu venga sia che tu scriva.
[8]
Come è stato manifestato a Teone, noi infatti crediamo che il Signore ti abbia
liberato dalle mani dei nemici.
[9]
Le cose che dicono e insegnano, sono queste:
[10]
negano che si debba credere ai profeti
[11]
e che Dio sia onnipotente,
[1
2] la futura risurrezione della carne,
[13]
che l'uomo sia stato fatto da Dio,
[14]
che Cristo sia disceso nella carne e che sia nato da Maria,
[15]
che il mondo sia da Dio, (pensano) invece che sia dagli angeli.
[16]
Perciò, fratello, ti domandiamo di fare di tutto per venirci in aiuto, affinché
la Chiesa dei Corinzi resti esente da scandalo e sia manifestata la loro pazzia.
Sta bene nel Signore!
[2,
1] I diaconi Tretto ed Eutico portarono la lettera a Filippi.
[2]
e Paolo, essendo in prigione, la ricevette per mezzo di Stratonice, moglie di
Apollofane.
[3]
Dimenticò le sue catene, ne fu grandemente rattristato ed esclamò dicendo:
"Quanto per me sarebbe meglio essere morto e trovarmi presso il Signore,
piuttosto che vivere quaggiù in questa carne, udire notizie tristi come queste
sull'insegnamento e vedere amarezze aggiungersi ad amarezze!
[4]
In un momento critico come questo, io sono in catene e contemplo i malanni per
mezzo dei quali si realizzano le opere di Satana!".
[5]
Nella più grande afflizione Paolo scrisse dunque la lettera di risposta.
[3,
1] Paolo, prigioniero di Gesù Cristo, ai fratelli che si trovano in Corinto,
salute!
[2]
Tra le molte tribolazioni che purtroppo mi colpiscono, non mi sorprendo che le
dottrine del maligno si diffondano così presto.
[3]
Il mio Signore Gesù Cristo, verrà, infatti, molto presto non sopportando più
a lungo l'adulterazione della sua dottrina.
[4]
Fin dall'inizio io vi ho comunicato quanto avevo ricevuto dai santi apostoli
miei predecessori, che erano stati in ogni tempo con il Signore Gesù Cristo.
[5]
Il nostro Signore Gesù Cristo è nato da Maria vergine, dalla stirpe di David,
dal Padre essendo stato mandato a lei lo Spirito celeste,
[6]
affinché egli apparisse in questo secolo, liberasse ogni carne per mezzo della
sua carne e ci risuscitasse dai morti nella carne e annunciasse questo
proponendosi come esempio.
[7]
L'uomo essendo stato creato da Dio Padre,
[8]
dopo la morte fu ricercato affinché rivivesse per mezzo dell'adozione.
[9]
Dio onnipotente, infatti, creatore del cielo e della terra, volendo strappare
gli Ebrei dai loro peccati,
[10]
decise di salvare la casa di Israele e conferì ai profeti qualcosa dello
Spirito di Cristo e li mandò ai primi Ebrei; ed essi predicarono per lungo
tempo e senza alcun errore il vero culto di Dio e la nascita di Cristo.
[11]
Ma colui che può sovvertire ciò che è giusto, volendo essere Dio, si mise
all'opera e li sterminò incatenando ogni carne al suo volere, e la fine del
mondo si avvicinava al giudizio.
[12]
Allora Dio onnipotente, essendo giusto, e non volendo che la sua opera fosse
respinta,
[13]
mandò il suo Spirito a Maria, in Galilea;
[14]
lei credette di tutto cuore e ricevette nell'utero lo Spirito santo di modo che
Gesù apparve nel mondo,
[15]
e quel maligno fosse sconfitto e apparisse che non è Dio, per mezzo di quella
carne con la quale aveva introdotto la morte.
[16]
Così Gesù Cristo salvò, nel suo corpo, ogni carne
[17]
mostrando nel suo corpo un tempio di giustizia
[18]
per mezzo del quale siamo stati salvati.
[19]
Coloro dunque che sono d'accordo con quegli uomini, non sono figli della
giustizia, ma dell'ira poiché hanno respinto la provvidenza di Dio, asserendo
che il cielo, la terra e quanto si trova in essi non sono opera del Padre.
[20]
Sono figli dell'ira e seguono la maledetta dottrina del serpente...
[21]
Scacciateli dunque da voi e fuggite la loro dottrina!
[22]
Voi, infatti, non siete figli della disobbedienza, ma dell'amatissima Chiesa.
[23]
Per questo è stato annunziato il tempo della risurrezione.
[24]
Coloro che asseriscono che non c'è la risurrezione della carne, lo asseriscono
per se stessi, giacché non risorgeranno,
[25]
non avendo creduto che il morto è risorto.
[26]
Sì, Corinzi, essi non
comprendono
né la semina del frumento né quella degli altri semi: gettati nudi in terra,
dopo la corruzione, per volere di Dio, risorgono nuovamente con il corpo e il
vestito;
[27]
e non risorge soltanto ciò che è stato seminato, ma prosperoso e benedetto.
[28]
Se poi non vogliamo prendere esempio dai semi, ma da corpi più nobili,
[29]
voi certo sapete che Giona, figlio di Amati, non volendo predicare contro Ninive,
fu divorato da un mostro marino
[30]
e dopo tre giorni risuscitò dall'abisso più profondo. Dio, infatti, esaudì le
preghiere di Giona e nulla in lui andò distrutto, né un capello né un
sopracciglio.
[31]
Quanto più, come egli stesso risorse, così risusciterà voi di poca fede che
avete creduto in Gesù Cristo.
[32]
Allorché un morto fu gettato dai figli di Israele sulle ossa del profeta Eliseo,
suscitò dai morti corpo e anima, ossa e spirito; essendo stato mandato sul
vostro corpo e sulle vostre ossa lo spirito del Signore, non risusciterete forse
anche voi, in
quel
giorno, con la vostra carne integra?
[33]
Così avvenne pure, allorché il profeta Elia risuscitò da morte il figlio di
una vedova; quanto più il Signore Gesù, al suono della tromba, in un batter
d'occhio, vi risusciterà da morte come egli stesso risorse dai morti. Nel suo
corpo infatti ce ne ha dato l'esempio.
[34]
Se poi voi preferite altre cose, non vogliate molestarmi!
[35]
Io infatti sono prigioniero per conquistare in me Cristo, e perciò porto nel
mio corpo le sue impronte per giungere io stesso alla risurrezione dai morti.
[36]
Chiunque si atterrà a questa regola ricevuta dai beatissimi profeti e dal santo
vangelo, riceverà dal Signore la ricompensa, e quanto risorgerà dai morti,
conseguirà la vita eterna.
[37]
Coloro invece che la trasgrediranno, saranno gettati nel fuoco eterno.
[38]
Tutti quelli che seguono una tale condotta sono una razza di vipere:
[39]
da essi dovete restare separati con la forza del Signore.
[40]
E sarà con voi la pace, la grazia e l'amore. Amen.
(Papiro Bodmer X)
[1,
1] I Corinzi a Paolo. Stefano e con lui i presbiteri Dafno, Eubulo, Teofilo e
Senone, a Paolo, che è nel Signore, salute!
[2]
Sono giunti a Corinto due uomini, un certo Simone e Cleobio, i quali sconvolgono
la fede di alcuni per mezzo di false parole:
[3]
giudicale tu.
[5]
Noi però, custodiamo quanto abbiamo ricevuto sia da te che da quelli.
[6]
Poiché il Signore ci ha usato misericordia, in quanto tu sei ancora in vita
affinché noi possiamo di nuovo ascoltarti,
[7]
o vieni tu stesso, crediamo, infatti, come è stato rivelato a Teone,
[8]
che il Signore ti ha liberato da una mano iniqua,
oppure
rispondici per iscritto.
[9]
Giacché dicono e insegnano queste cose:
[10]
non bisogna seguire dei profeti;
[11]
Dio non è onnipotente;
[12]
non c'è risurrezione della carne;
[13]
la creazione degli uomini non è da Dio;
[14]
Il Signore non è venuto nella carne, né è nato da Maria;
[15]
il mondo non è (opera) di Dio, ma degli angeli.
[16]
Perciò, fratello, poni ogni diligenza per venire qui, affinché la Chiesa dei
Corinzi rimanga senza scandalo e appaia manifesta l'insipienza di costoro. Addio
nel Signore!
[3,
1] Paolo ai Corinzi sulla carne. Paolo, prigioniero di Gesù Cristo, in mezzo a
tanti contrattempi, ai fratelli che sono a Corinto, salute!
[2]
Non mi stupisco che le dottrine del maligno progrediscano così rapidamente.
[3]
Presto, infatti, Gesù Cristo, respinto da coloro che falsificano le sue parole,
porterà a compimento la sua venuta.
[4]
Fin dall'inizio, infatti, io vi trasmisi quanto anch'io avevo ricevuto dagli
apostoli anteriori a me, i quali erano stati tutto il tempo con Gesù Cristo:
[5]
nostro Signore Gesù Cristo è nato da Maria, dalla stirpe di David, dallo
Spirito santo che il Padre ha mandato dal cielo in lei,
[6]
affinché venisse nel mondo a liberare tutta la carne per mezzo della sua
propria carne, e affinché ci risuscitasse dai morti rivestiti di carne, come
egli stesso ne mostrò l'esempio;
[7]
l'uomo è stato creato da suo Padre
[8]
e perciò allorché era perduto fu ricercato per essere vivificato per opera
dell'adozione.
[9]
Il Dio, infatti, di tutte le cose, l'Onnipotente, colui che ha fatto il cielo e
la terra, ai primi Ebrei ha mandato dei profeti per trarli dai loro peccati,
[10]
poiché voleva salvare la casa di Israele. Prese dunque parte dello Spirito di
Cristo e lo inviò sui profeti, i quali annunziarono per molto tempo la
religione senza errore.
[11]
Ma, essendo ingiusto, il principe che vuole essere (Dio) li conduceva e
incatenava tutta la carne degli uomini verso il piacere.
[12]
Il Dio onnipotente, essendo giusto, e non volendo annientare la sua opera,
[13]
fece discendere lo Spirito e sotto forma di fuoco, in Maria, la galilea,
[(14)
15] affinché il maligno che regnava per mezzo della carne perduta, per mezzo di
questa fosse vinto e convinto che non è Dio.
[16]
E, infatti, per mezzo del suo proprio corpo che Gesù Cristo salvò tutta la
carne,
[17]
per mostrare nel suo proprio corpo un tempio di giustizia
[18]
nel quale noi siamo stati liberati.
[19]
Non sono perciò figli di giustizia, ma figli di ira, coloro che respingono la
provvidenza di Dio asserendo che il cielo e la terra e tutto quanto c'è in essi
non sono opere del Padre:
[20]
essi, infatti, hanno la fede maledetta del serpente.
[21]
Distoglietevi da costoro e fuggite il loro insegnamento.
[(22-23)
24] Per coloro che vi dicono che non c'è la risurrezione della carne, per
costoro la risurrezione della carne non c'è,
[25]
rinnegando colui che così è risorto.
[26]
Non comprendono, infatti, o uomini di Corinto, il chicco di grano e tutte le
altre sementi: è gettato nudo nella terra e quando là sotto si è disgregato,
allora per volere di Dio risorge con un corpo rivestito.
[27]
In tal modo il corpo gettato non risorge solo, ma moltiplicato, diritto,
benedetto.
[28]
Se non vogliamo trarre l'esempio dalle sementi,
[29]
voi sapete che Giona, figlio di Amatia, non (volendo) predicare a Ninive fu
inghiottito da un mostro marino
[30]
e dopo tre giorni e tre notti Dio udì Giona orante nel più profondo
dell'abisso: nulla in lui fu leso né un capello, né una palpebra.
[31]
Quanto più risusciterà voi, uomini di poca fede, che credete in Gesù Cristo,
come egli stesso è risorto.
[32]
Se risorse il corpo dell'uomo il cui cadavere, dai figli di Israele, fu gettato
sulle ossa del profeta Eliseo, così anche voi sui quali fu posto il corpo, le
ossa e lo spirito di Cristo, in quel giorno risusciterete con la carne integra.
[(33)
34] Se ammettete qualcosa di diverso, non venite più a darmi fastidio!
[35]
Io infatti ho le catene alle mani per guadagnarmi Cristo, e le impronte sul mio
corpo per giungere alla risurrezione dai morti!
[36]
E se qualcuno segue questa norma avuta per mezzo dei beati profeti e del santo
vangelo,
[37]
riceverà la ricompensa. Se qualcuno trasgredisce queste cose, ha con sé il
fuoco, e coloro che indirizzano su questa strada sono uomini empi
[38]
e rampolli di vipere.
[39]
Con la potenza del Signore, tenetevi lungi da costoro!
[40]
E sia con voi la pace!
4.
CORRISPONDENZA TRA SENECA E PAOLO *
[1]
Seneca a Paolo, salute!
Credo,
Paolo, che ti sia stato riferito che ieri, con il nostro Lucilio, abbiamo
conversato degli apocrifi e di altre cose C'erano con me alcuni compagni delle
tue discipline. C'eravamo, infatti, rifugiati negli orti Sallustiani e,
prendendo occasione dal luogo, pur diretti altrove, si sono aggregati a noi
quelli dei quali ho parlato. Certamente abbiamo desiderato la tua presenza!
Desidero farti sapere che abbiamo letto e ci siamo nutriti del tuo scritto, una
delle tante lettere da te indirizzate ad una città o capitale di provincia, che
con dolcezza esorta a disprezzare la vita mortale. Non credo che quelle
espressioni siano state dette da te, ma per mezzo di te; in fondo, da te e per
mezzo tuo. Tanta è, invero, la maestà di quelle (lettere) e splendono di così
ampia chiarezza che non penso sia sufficiente (per comprenderle) l'età degli
uomini ai quali incombe (il dovere) di istruirsi e perfezionarsi in esse. Ti
auguro di star bene, fratello.
[2]
Paolo ad Anneo Seneca, salute!
Con
piacere, ho ricevuto ieri le tue lettere. Avrei risposto subito, se avessi avuto
a disposizione il giovane da mandarti. Tu sai, infatti, quando, da chi, in che
tempo ed a chi si debba dare e affidare. Ti prego di non credere che tu sia
trascurato, mentre invece mi interesso della qualità della persona. Sono felice
che le mie lettere, scritte a diversi, vi siano state gradite e che sia
favorevole il giudizio di un uomo così grande. Né tu infatti, critico,
filosofo e maestro di un principe così grande, ed anche di tutti, diresti
questo se proprio non lo credessi. Ti auguro di vivere a lungo e bene.
[3]
Seneca a Paolo, salute!
Ho
messo in ordine alcuni scritti ed ho sistemato le loro parti secondo il piano
dovuto. Ho anche deciso di leggerli a Cesare; se felicemente, al più presto, la
sorte vorrà che egli benevolmente presti un orecchio interessato forse sarai
presente anche tu, altrimenti ti fisserò un giorno per esaminare quest'opera
insieme. Potrei anche non comunicare a lui questi scritti senza prima averne
parlato con te, se questo però si può fare impunemente. Questo, affinché tu
sappia ch'io non ti trascuro. Stai bene, carissimo Paolo!
[4]
Paolo ad Anneo Seneca, salute!
Ogni
volta che ascolto le tue lettere ti considero presente e non faccio altro che
pensarti sempre con noi. Non appena dunque inizierai a venire, ci vedremo da
vicino. Ti auguro di stare proprio bene!
[5]
Seneca a Paolo, salute!
Sono
veramente desolato dell'eccessivo isolamento! Che c'è? Che cosa c'è che ti
tiene in disparte? Se è l'indignazione della signora per il fatto che tu ti sei
staccato dal rito e dalla setta antica voltandoti altrove, è il caso di fare in
modo che sappia che ciò non è avvenuto con leggerezza, bensì a ragion veduta.
Sta proprio bene!
[6]
Paolo a Seneca e Lucillo, salute!
Di
quanto mi hai scritto non è il caso di trattarne con penna e inchiostro, il
primo dei quali segna a traccia i pensieri che il secondo rende evidenti; tanto
più ch'io so che tra voi, presso di voi cioè e in voi, ci sono parecchi che mi
capiscono. Si devono onorare tutti, quelli soprattutto che spiano l'occasione di
indignarsi.
Se
verso di essi usiamo pazienza, li vinceremo sotto ogni aspetto e da qualsiasi
parte, purché siano di quelli che si ravvedono. State proprio bene!
[7]
Anneo Seneca a Paolo e Teofilo, salute!
Ti
confesso di gradire assai la lettura delle tue lettere inviate ai Galati, ai
Corinzi e agli Achei, affinché viviamo l'uno per l'altro.
E
con quale brivido divino tu le presenti! Lo Spirito santo, infatti, in te e
aleggiando sopra di te esprime, con bocca sublime, concetti molto rispettabili.
Vorrei quindi che alla loro maestà non mancasse il culto della parola, dato che
tu annunci cose esimie. E per non celarti nulla, o fratello, e non volendo
essere in debito verso la mia coscienza, ti confesso che Augusto si è commosso
alle tue espressioni. Gli lessi quanto tu affermi nell'esordio a proposito della
virtù, ed egli esclamò: "Si resta stupiti che abbia tali sentimenti chi
non ha avuto una formazione regolare". Io risposi che Dio suole parlare per
bocca dei semplici e di coloro che non possono adulterare la sua dottrina.
Gli
addussi l'esempio di Vatieno, uomo rustico, al quale - nell'agro reatino -
apparvero due uomini che poi si svelarono come Castore e Polluce; ed egli ne fu
abbastanza convinto. State bene!
[8]
Paolo a Seneca, salute!
So
che il nostro Cesare ama le cose degne di ammirazione, e quando manca permette
che lo si avverta, ma non permette che lo si offenda. Ritengo invero che tu
abbia agito in modo piuttosto pesante nel volergli fare conoscere quanto è
contrario al suo culto e alle sue credenze. Siccome egli venera gli dèi dei
gentili, non comprendo come mai ti sia passato per la mente di volergli far
conoscere questo: penso che tu l'abbia fatto per troppo amore verso di me. In
futuro, te ne prego, non farlo più. Volendomi bene, ti devi guardare dal
compiere qualcosa di offensivo verso la signora: questa offesa, è vero, non ci
nuocerà se lei sarà perseverante, ed in caso contrario non ci sarà utile. In
quanto regina non si indignerà, ma in quanto donna ne sarà offesa. Sta proprio
bene!
[9]
Seneca a Paolo, salute!
So
bene che quanto ti agita nella lettera con la quale ti ho annunziato di avere
comunicato le tue lettere a Cesare, non è un motivo personale, bensì la
conoscenza della natura (umana) che distoglie gli spiriti degli uomini da ogni
dottrina e morale sana: io non me ne sono stupito, e non da oggi soltanto! Ho,
infatti, molte prove che mi confermano pienamente questa conoscenza. Agiamo
dunque in modo diverso. Se in passato si è fatto qualcosa con faciloneria, tu
mi scuserai. Ti ho mandato un volume sulla ricchezza delle espressioni. Stai
bene, Paolo carissimo!
[10]
Paolo a Seneca, salute!
Ogni
volta che ti scrivo e che appongo il mio nome accanto al tuo, compio un'azione
grave e incongruente verso la mia setta. Come spesso ho detto, debbo essere
tutto a tutti e rispettare nella tua persona quell'onore che la legge romana
riconosce ai senatori, e scegliere l'ultimo posto al termine della lettera, ma
non voglio agire a mio arbitrio, meschinamente, contro le convenienze e in modo
disdicevole. Stai bene, devotissimo maestro. Il 27, sotto il terzo consolato di
Nerone e Messala.
[11]
Seneca a Paolo, salute!
Salve,
Paolo mio carissimo. Pensi che non mi rattristi e ch'io non ritenga cosa
deplorevole il fatto che la vostra innocenza sia oggetto di supplizio? Ed
ancora, che il popolo tutto vi giudichi rei di dure e perverse condanne
attribuendovi tutte le sfortune della città? Sopportiamo con animo forte e
accontentiamoci delle circostanze che la sorte ci ha serbato, fino a tanto che
l'inalterabile felicità metta fine ai nostri mali. Anche le età passate hanno
subìto Alessandro Magno, il Macedone, figlio di Filippo, Dario e Dionisio, e la
nostra età ha Caio Cesare, ai quali fu lecito ogni arbitrio. E' a tutti noto
che Roma ha frequenti incendi e non c'è dubbio sulla loro origine. Ma se ad
uomini oscuri fosse concesso di dire qual è la causa, se nelle tenebre fosse
permesso di parlare impunemente, allora tutti vedrebbero ogni cosa. Purtroppo,
ahimè! cristiani ed Ebrei sono continuamente inviati al supplizio come
incendiari. Ma il bandito, chiunque egli sia, che si copre di menzogna e la cui
voluttà è nel sangue, avrà indubbiamente il suo giorno. E come ogni persona
che è migliore delle altre ha dato la sua testa per molti, così costui sarà
votato da tutti a quel fuoco che lo consumerà. In sei giorni bruciarono
centotrentadue case e quattro isolati; nel settimo giorno si fermò. Ti auguro,
fratello di stare proprio bene! Il 28 marzo, sotto il consolato di Frugi e
Basso.
[12]
Seneca a Paolo, salute!
Salve,
Paolo mio carissimo. Se a me e al mio nome, essendo tu così grande e amato
sotto ogni aspetto, capiterà che tu non unisca soltanto il tuo nome, ma sia
necessariamente congiunto, allora, per il tuo Seneca sarà una cosa perfetta.
Essendo tu la cima, il vertice di tutte le più alte montagne, come non potrei
rallegrarmi se ti sarò così vicino da essere preso per un altro te stesso? Non
ritenere dunque di essere indegno di figurare in testa alle nostre lettere: in
tal modo, infatti, più che lodarmi sembrerebbe che tu mi metta alla prova.
Giacché sai bene di essere cittadino romano. Invero, il mio rango è il tuo, e
vorrei che il tuo fosse mio. Stai bene, mio carissimo Paolo! Il 23 marzo, sotto
il consolato di Aproniano e Capitone.
[13]
Seneca a Paolo, salute!
Molte
tue opere contengono enigmi ed allegorie. Bisognerebbe dunque che tanta forza di
pensiero e il genio che ti è proprio avessero non dico una certa qual bellezza
di parole, ma almeno una certa eleganza. Non temere il fatto che molti, come
spesso ti ho sentito dire, presi da questa arte abbiano snaturato il pensiero e
snervata la forza delle idee. Vorrei che tu mi accordassi di tenere conto del
carattere della lingua latina, affinché il sublime genio che ti è stato
concesso fosse, da te, trattato come merita. Stai proprio bene. La vigilia delle
none di luglio sotto il consolato di Lurcone e Sabino.
[14]
Paolo a Seneca, salute!
Le
tue ricerche ti hanno rivelato delle verità che la divinità fa conoscere a
pochi. Con fiducia, dunque, io semino in un campo, già fertile, una semente
molto feconda; non certo qualcosa di corruttibile, ma il Verbo immutabile,
emanazione di un Dio che cresce e resta in eterno. Constaterai che quanto tu hai
imparato con la riflessione confuta le obiezioni degli Ebrei e dei pagani, e
vedrai che è verità che non verrà meno. Tu diverrai un autore nuovo
annunziando Gesù Cristo, mostrando una sapienza che i retori non potranno
superare. Questa sapienza che gusterai, tu l'insinuerai nell'ambito del re
temporale, dei familiari ed amici; ma ti sarà duro e difficile convincerli e la
maggior parte di loro non si arrenderà alle tue esortazioni. Ma la parola di
Dio, instillata in essi come un adattissimo principio vitale, genererà un uomo
nuovo, incorruttibile, un'anima eterna che da quaggiù è protesa verso Dio.
Stai bene, nostro carissimo Seneca. Il 1ø agosto, sotto il consolato di Lurcone
e di Sabino.
Terminano
così le quattordici lettere che san Paolo apostolo e Seneca reciprocamente si
scrissero.
