Se sono state da sempre variamente illustrate, la storia e le tradizioni, le devozioni e l'arte che hanno reso celebre il Santuario di Caravaggio nei secoli per quanto sorprendente possa sembrare, il messaggio dell'Apparizione è quasi del tutto ignorato e per di più ha continuato a rimanere senza commento.
E’ vero che ci è stato trasmesso in una forma e in un genere letterario che non sono più della nostra cultura, anche teologica. Ma il fatto strano è che pure nei secoli passati l'attenzione e la devozione suscitata dall'evento del 26 maggio 1432 sembra essersi polarizzata più sulla "fontana dei miracoli" che sulle parole della Madonna a Giannetta.
Quali parole? Riascoltiamole in una traduzione la più fedele possibile al testo dell'antico racconto "autorizzato" tramandatoci dagli atti della visita pastorale del vescovo Speciano:
"Ascolta bene e ricorda. Voglio che tu riferisca ovunque potrai, o faccia dire, questo: l'altissimo onnipotente mio Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell'iniquità degli uomini. Essi fanno ciò che è male ogni giorno più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò voglio che tu dica a tutti e a ognuno che digiunino a pane e acqua ogni venerìi in onore del mio Figlio…"
Al di la del rivestimento verbale e delle espressioni usate, il messaggio nella sua essenzialità è lo stesso - del resto non potrebbe essere altro - che risuona dall'Antico al Nuovo Testamento, dall'una all'altra testimonianza profetica concentrata nell'appello di Gesù: "Convertitevi e credete al Vangelo... Il tempo della salvezza è venuto... Il Regno di Dio si realizza".
Al di là del rivestimento culturale e letterario, l'analisi obiettiva delle parole dell'Apparizione di Caravaggio nella loro sostanza e sobrietà ci porta dunque ad un unico messaggio: "Convertitevi e credete al Vangelo", quasi che la Madre del Redentore abbia voluto apparire qui per ripetere in quel tempo e per ogni tempo le ultime sue parole riferite dall'evangelista Giovanni: "Fate quello che vi dirà".
E anche se accompagnato da premonizioni e dalla minaccia di castighi - lo stesso Figlio di Dio quando venne tra gli uomini non tacque la contestazione profetica della “durezza del cuore” e il giudizio incombente per chi non si converte - è pur sempre un appello alla conversione allietato con la promessa di una misericordia già accordata al peccatore che si pente.
Né deve ritenersi inattuale il richiamo al digiuno e a pratiche devozionali. La vita cristiana, oltre che conversione continua, è anche penitenza mortificatrice; e la fede, fatta salva la sua purezza essenziale, non rifugge dall'esprimersi nella religiosità che si riveste di forme variabili nella diversificazione di culture e tempi.
Qualcuno teme che l’importanza attribuita ai messaggi dell'Apparizione della Madonna e alla stessa Vergine Maria come messaggera, oppure ai suoi fortunati veggenti, rischi di snaturare e oscurare il ruolo centrale di Gesù Cristo e della Chiesa, di sminuire la necessità di credere al Vangelo nella sua integrità radicale orientando piuttosto gli animi a verità e rivelazioni che non sono necessarie alla salvezza. Ma è proprio questa la discriminante tra le vere apparizioni e quelle presunte: le apparizioni autentiche fanno rivivere il Vangelo; Maria e i santi conducono a Dio e al suo inviato Gesù Cristo, unico salvatore degli uomini.
Non solo nel tempo di Gesù, ma anche nel tempo della Chiesa - per noi è questo nostro tempo - alla madre di Cristo continua ad essere affidata la missione di predisporre gli uomini all'avvento del Signore. Maria, figura tipica della stessa comunità cristiana "profeta dei tempi nuovi", è madre con la Chiesa e nella Chiesa anche della seconda venuta di Gesù in gloria. Con la Chiesa e nella Chiesa "pellegrina sulla terra" Maria è dentro il popolo di Dio in cammino per condurre tutta l'umanità incontro al Cristo.