La devozione

"Voglio che tu dica", continua l'antico racconto, "...che dopo il vespro festeggino ogni sabato per devozione a me. Quella metà giornata devono dedicarla a me per i molti e grandi favori che hanno ottenuto dal mio Figlio per mia intercessione".
Anche quando la Vergine appare a chiedere preghiere, cosa continua ad accadere che sia diverso da quanto avvenne nella prima generazione dei discepoli? "Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù, e con i fratelli di Lui". Un luogo dove pregare e celebrare il sabato dedicato in riconoscenza a Chi aveva interceduto "per sette anni" non venne efficacemente richiesto dalla Comparsa a Giannetta.

Ma alla comunità di Caravaggio parve che la costruzione di una casa di preghiera e di un luogo d'ospitalità per malati e pellegrini fosse la testimonianza più reale del ringraziamento per la grazia ricevuta. I suoi rappresentanti domandarono dunque al vescovo di poter edificare una chiesa e un ospedale: l'evento dell'Apparizione fioriva in preghiera e carità operosa.

Dunque per chi accoglie il messaggio dell'Apparizione nella sua integrità e nelle sue conseguenze, l'appello a conversione è un invito alla fede nel Dio che salva, e a una fede che trasformi la vita. Non evasione intimistica in una spiritualità pavida e pessimista; non appena ritorno a pratiche religiose ma passione per la costruzione della Chiesa nel mondo, ma centralità ridonata ai sofferenti, ai malati, ai poveri nella casa di Dio e nella comunità umana.
Il frutto del ritorno a Dio e dell’amore vissuto per il prossimo è la gioia, la festa. La “grazia ricevuta” per intercessione di Maria giustamente esige riconoscenza; che però non è un puro dovere ma un’allegrezza.
In Santuario non si può non cantare il Magnificat “per la misericordia che di generazione in generazione si stende su chi ha il santo timor di Dio”; non si può non “fare festa” per il ritrovamento di chi “era perduto” ed è tornato alla casa del Padre.
Se Maria, la madre, insieme con Gesù e i discepoli partecipa alle nozze non mancherà “il vino buono tenuto in serbo sino a ora”.

L'irradiazione della notizia dell'Apparizione e del suo messaggio, soprattutto la fama dei "miracoli" deve aver avuto da subito un'estensione molto ampia, oltre che immediata. La conferma viene già dalla relazione fatta a Cremona nel luglio 1432: in grazia dell'Apparizione quelle terre hanno cominciato a brillare e risplendere per i prodigi che avvenivano, e crebbe devozione così grande che a quel luogo affluiscono fedeli da ogni parte cui sia pervenuta la fama di essa.
E non si tratta di esagerazione, come si potrebbe sospettare. Secondo la nota dei "miracoli" e delle "grazie ricevute" ritrovata nel 1603 e contenuta in un "memoriale antico" scritto in lingua latina è già documentatoche i fedeli che accorrono alla fonte miracolosa, fin dal mese di luglio 1432 a tutto il 15 maggio 1433, giungono davvero da ogni parte: città o paesi delle diocesi di Milano, Bergamo, Lodi, Pavia, Mantova, Varese; dal Lago Maggiore e dalla Valtellina; dai territori di Parma, Piacenza e Valnure, Fiorenzuola, Carpi, Reggio, Bologna, Imola; da Novara, Tortona, Vercelli, Torino, Chieri, Saluzzo, Acqui, Valsesia; dalla Savoia e dalle terre di Genova; da Macerata nelle Marche e dall'Abruzzo; e arrivano addirittura numerosi pellegrini dalla Provenza… Giungono o passano uomini d'arme o di corte di Firenze, di Napoli, delle Puglie, dalla Spagna, dalla Germania... e c'è perfino un prete della Polonia. Pochissimi sono segnati dai paesi vicini, e nessuno dei "miracoli" registrati riguarda per quegli anni persone di Caravaggio.
 
I fatti straordinari spiegano la spontanea rapidità iniziale dell'afflusso dei malati e dei pellegrini e, a loro volta, favoriscono anche il diffondersi della devozione all'immagine dell'Apparizione specialmente con la costruzione di edicole, cappelle e santuari. Incredibile il numero di raffigurazioni dipinte su muro.
Non c'e regione dell'Italia settentrionale, dal Piemonte alla Liguria, dalla Lombardia alle Venezie, dall'Emilia alla Campania e alla Sicilia in cui la Madonna di Caravaggio non abbia devoti e luoghi di venerazione.

Tra i tanti, per antichità si segnalano Novara (1494, e fors'anche prima durante la permanenza di Marco Secco come podestà e rappresentante del duca di Milano), Chiari (tra il 1500 e il 1600), Napoli (dai primi del '600). A proposito di Napoli è da tener presente che la marchesa di Caravaggio Costanza Colonna, figlia di Marc’Antonio Colonna il vincitore di Lepanto, aveva la sua casa in Napoli a Chiaia. Nel palazzo della sua famiglia in piazza Santi Apostoli a Roma per dieci anni (1592-1602) aveva dimorato come teologo consultore, cappellano di palazzo e assistente spirituale san Giuseppe Calasanzio, pioniere in Europa della scuola popolare e gratuita. Il santo fondatore delle Scuole Pie nel 1627 aprì una sede per il noviziato dei suoi futuri maestri nel rione Caravaggio vicino a Porta Reale in Napoli; dall’anno precedente centinaia di ragazzi avevano cominciato a frequentare la scuola nel rione napoletano della Duchesca e molte erano le richieste per aprirne altre. A Chiaia in casa della marchesa di Caravaggio fu ospite per qualche tempo – bandito da Roma e di ritorno da Malta – anche Michelangelo da Caravaggio: fatti che spiegano, più di altre congetture, perché vi sia un altare dedicato alla Madonna di Caravaggio nella chiesa dei Barnabiti, subentrati agli Scolopi a Napoli, e perché qualcuno abbia attribuito il dipinto dell’Apparizione a Michelangelo Merisi.

La chiesa ora parrocchiale nel quartiere di Napoli Barra, annessa alla villa Pignatelli-Monteleone e ancor oggi parte integrante di essa, risale al duca Ettore Pignatelli che fece edificare un oratorio dedicato alla Beata Vergine di Caravaggio implorando per sé e per i suoi familiari dal Papa Clemente XIII (20 gennaio 1767) un’indulgenza a modo di suffragio ogni volta che fosse celebrata la Messa all’altare della Madonna. La tela settecentesca raffigurante l’Apparizione che si trova sull’altare maggiore è attribuita alla scuola di Francesco Solimena.
… Ultimamente in Gabianeta (Gabbioneta) terra su ‘l Cremonese, scrive Francesco Belluomo nel suo Il Sacro Fonte (Codogno, 1645, p. 186) presso alla riva del fiume Oglio, dove in una capelletta era stata eretta un effigie di lei, che operando diverse gratie miracolose mosse la divotione del popolo, ad ergerle ivi una divota Chiesa, come si fece, sì che pare, si possa rassomigliare in qualche modo alla Madonna principalissima di Loreto, le cui Imagini ancora sogliono essere miracolose.
A Parma nella chiesa di san Vitale si venera un immagine secentesca della Madonna di Caravaggio, voluta dalla duchessa Dorotea Sofia di Neuburg, sposa di Odoardo II Farnese duca di Parma e Piacenza.
La devozione alla Madonna di Caravaggio a Palermo, invece, è relativamente recente (1898).